Una corrispondenza a Radio Onda Rossa per cercare di comprendere il dibattito nazionale che sta dando molto spazio alla proposta di acquisto di Tim fatta da Kkr.
Colleghiamo a questo argomento anche il tema del cloud europeo, un progetto che rimane ancora non del tutto chiaro. Si può già dare per assodato, però, che il tema della sovranità che viene sbandierato per quanto riguarda la stesura della fibra non sia al centro delle attenzioni quando si parla di cloud.
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Investigative Reporting Project Italy ha realizzato un'inchiesta sulla filiera dell’industria in Italia, tra attori emergenti, testimonial della politica ed ex appartenenti a forze armate e forze dell’ordine.
Il software più famoso si chiama Pegasus e l’ha prodotto una società israeliana, NSO. È stato utilizzato per spiare giornalisti, oppositori politici, attivisti. Lo scopo che ci si aspetta dai sistemi di sorveglianza è proteggere. Invece, a volte, i prodotti possono essere “offensivi”. Data la sensibilità delle materie che riguardano la sicurezza, spesso le informazioni sono poche e parziali. NSO è uno dei principali attori di questa industria e ha già attraversato una lunga serie di scandali.
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Anche l’Italia ha attori di primo piano in questo settore, che spesso si intrecciano in vari modi a Leonardo, azienda le cui azioni appartengono per il 30% al Ministero delle finanze. E l’industria esiste anche grazie a un sistema di fondazioni e think tank che creano una rete di scambio di opinioni idee, e tecnologie con gli Stati. Un vero e proprio micelio sotterraneo di cui è spesso difficile comprendere l’estensione.
Questa serie indaga sulle diverse sfaccettature dell’industria della sorveglianza e della sua filiera, sui canali usati per espandere il controllo della propria fetta di mercato e sui prodotti che le aziende italiane cercano di introdurre per sfidare i competitor mondiali.
Leggi tutte le puntate dell'inchiesta sul sito di IRPI
Carola Frediani nella sua newsletter fa il punto sul cloud europeo e italiano.
Il consorzio Gaia-X intende creare un cloud federato europeo attraverso un accordo di collaborazione per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi, e prevede anche la creazione di una serie di hub regionali. Attenzione, l’idea è quella di creare non una piattaforma ma un ecosistema, prima ancora un framework, cioè una cornice in cui far funzionare servizi cloud secondo standard e regole comuni (su portabilità, sicurezza, interoperabilità ecc) e a quel punto favorire così lo sviluppo di un’industria locale.
Problema: anche le aziende di cloud extra-Ue sono membri del consorzio, costituitosi come noprofit nel 2021, anche se non è chiaro quale ruolo avranno. Ricordiamo che i servizi cloud di Amazon, Microsoft e Google ammontano al 69 per cento del mercato
Il consiglio di amministrazione del consorzio è composto da aziende europee quali “OVHCloud, Airbus, Orange e ovviamente Deutsche Telekom, ma il coinvolgimento riguarda anche partner extra europei. Tra le crescenti organizzazioni che hanno aderito al progetto – circa 320 dalle poche decine di un anno fa – ci sono alcune che rappresentano gli interessi di aziende esterne, come Bitkom, CISPE e Digital Europe che sono la voce dei vari Amazon, Google e Microsoft all’interno di Gaia X. L’influenza statunitense, quindi, è ancora molto importante”. Nel mentre, alcune aziende di hardware e software europee, scontente di come stava andando il progetto, a luglio hanno creato Euclidia
L’hub italiano Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese ha presentato il suo progetto di hub regionale di Gaia-X lo scorso maggio: il governo ha infatti affidato a Confindustria il compito di costituire e coordinare la “filiale” italiana. A differenza di altri Paesi, in cui è previsto il coordinamento da parte delle istituzioni pubbliche, sul nostro territorio il promotore dell’Hub è Confindustria”, scrive un report di I-Com. Nondimeno il governo avrebbe dato un sostegno finanziario.
Struttura, statuto e lancio operativo dell’hub dovevano essere previsti per fine giugno. Tuttavia anche la parte italiana sembra essere in ritardo
La gara per il cloud della PA del Polo Strategico Nazionale Per quanto riguarda invece il PSN, il Polo Strategico Nazionale, cioè quell’infrastruttura che in Italia dovrà ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali, a fine ottobre si contavano 3 cordate nazionali pronte a presentare i rispettivi progetti: Tim-Cdp-Sogei-Leonardo; Almaviva-Aruba; Engineering-Fastweb.
Ultimo punto del casino. “A sorpresa la gara non sarà gestita dalla Consip, la spa del ministero dell’Economia che si è occupata delle precedenti procedure per il cloud della Pa”, ha scritto Il Sole 24 Ore.
Leggi la newsletter completa di Carola Frediani che spiega i punti sul cloud riassunti qui
Puntata speciale dedicata ai Facebook files. Raccontiamo le rivelazioni riguardo Facebook e Instagram uscite di recente, rivelazioni che mostrano alcuni elementi ben più pesanti del solito.
In particolare emerge che Facebook non era rimasta con le mani in mano riguardo alle critiche sulle implicazioni sociali che gli venivano risolte. Al contrario era ben cosciente degli effetti nefasti che aveva sul piano sociopolitico o sulla depressione che fomentava soprattuto nei più giovani. Sapeva anche quali scelte avrebbero potuto ridurre questi difetti. Tuttavia, ha deciso di non prendere quelle scelte per dare priorità al profitto.
Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa
Meta è alla ricerca di titoli di giornale che dimostrino il suo impegno per la privacy — ma la storia della cancellazione dei dati biometrici su Facebook è più complessa.
In un post sul blog aziendale, il vicepresidente all’intelligenza artificiale Jerome Pesenti spiega che Facebook vuole limitare il proprio uso di tecnologie di riconoscimento facciale su larga scala, perché “anche nei molti casi in cui il riconoscimento facciale può essere utile, bisogna confrontarsi con le crescenti preoccupazioni della società sull’uso della tecnologia stessa.”
Il post non menziona, tuttavia, la cancellazione di DeepFace, l’algoritmo di riconoscimento facciale che Facebook ha allenato proprio sulle foto dei propri utenti, e che l’azienda quindi potrebbe utilizzare in qualsiasi momento in prodotti futuri.
Un attacco informatico a Siae ha portato al furto di dati degli artisti: carte e documenti di identità, documenti di iscrizione e deposito. Siae conferma a Cybersecurity360 che l’attacco c’è stato e che è andato a segno. E che quella è la tipologia di dati di rubati. Conferma anche una richiesta di riscatto (non rivelato).
Siae non pagherà, dice, e quindi si espone al rischio, annunciato dai criminali, della pubblicazione del pacchetto di dati sottratti, 60 GB secondo quanto pubblicato sul loro sito sul darkweb, dove per ora ha pubblicato alcuni sample. E ha annunciato la pubblicazione di altri.
Si tratta della gang Everest, una delle bande specializzate in ransomware con base in Russia. Siae ha denunciato l’accaduto alla Polizia e al Garante Privacy.
Ogni nostra decisione sul futuro, piccola o grande, riguardante i prossimi trenta minuti o i prossimi trent’anni, si basa su quello che noi sappiamo adesso.
E quello che noi adesso sappiamo, o crediamo di sapere, rispecchia l’assieme delle informazioni che, nel corso delle nostre vite e fino a questo momento, ci hanno raggiunto e colpito. E che, convincendoci della loro rilevanza, hanno incessantemente contribuito a formare, a modificare (o a deformare) la nostra visione di noi stessi e delle cose.
Dunque, poter disporre di informazioni di qualità è fondamentale perché sia i singoli sia i governi decidano bene e, per dirla con Steven Pinker, in modo razionale e responsabile: tale, cioè, da “salvare il mondo”.
Il problema è che il sistema globale dell’informazione non è mai stato così turbolento, pervasivo e soverchiante, opaco e tossico. Mai così capace di influenzare in modo istantaneo gli orientamenti individuali e collettivi. E mai così complesso: talmente complesso che osservarne le dinamiche è difficile. Qui di seguito riassumo alcuni punti. Unendoli è possibile, se si vuole, cominciare a farsi un quadro.
Leggi l'articolo completo di Annamaria Testa
In un paese che si scopre sotto ricatto nei porti e sulle strade dei camionisti, non si può comunque rimanere indifferenti al segnale che giunge dalla Banca d’Italia sul futuro del risparmio.
L’autorevolezza della fonte e la delicatezza del tema impone una riflessione più estesa e articolata. Con un’intervista all’Huffington Post (https://www.huffingtonpost.it/entry/amazon-co-insidiano-le-banche-tradizionali_it_615d76e1e4b045b6faaf63fb ) la vice direttrice generale dell’Istituto Alessandra Perrazzelli auspica possibili intese fra il sistema bancario e le grandi piattaforme digitali.
Lo strapotere delle Big Tech anche nel mondo finanziario
L’alto dirigente della Banca d’Italia appare rassegnata al dominio che questi gruppi privati ormai esercitano sull’intera gamma dei nostri comportamenti, surclassando qualsiasi concorrenza in qualsiasi settore, compresa l’intermediazione finanziaria.
leggi l'articolo completo di Michele Mezza
Il decreto di fatto rafforza il potere del Governo riducendo quello del Garante e così le tutele di diritti e libertà dei cittadini. La cosa più grave: via al potere di intervento del Garante in caso di gravi rischi in trattamenti pubblici di dati
I poteri del Garante privacy fortemente ridotti nei confronti dello Stato e della PA. Idem per le garanzie dei cittadini. È lo scenario che si presenta nello schema di decreto Capienze, già approvato e in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Grande preoccupazione in queste ore da parte di esperti privacy per la svolta anti-garantista dell’Italia.
In particolare il Garante non potrà più intervenire in via preventiva su trattamenti a rischio da parte della PA, la quale d’altro canto avrà sempre la possibilità di trattare i dati per fini di interesse pubblico senza bisogno di una norma primaria – indicati dalla stessa amministrazione in caso non siano già previsti dalla legge. Semplificazioni che però fanno temere briglie completamente sciolte: il Decreto Capienze approvato dal Consiglio dei ministri giovedì 7 ottobre 2021 indica che il trattamento dei dati da parte delle PA è sempre consentito per finalità pubbliche.
Leggi tutto l'articolo su Cybersecutiry360
Negli ultimi anni molte società in tutto il mondo hanno cominciato a usare l’intelligenza artificiale per selezionare il personale da assumere, con lo scopo di eliminare dalla scelta eventuali pregiudizi e rischi di discriminazioni. Ma secondo gli esperti di tecnologia affidarsi a un algoritmo non è una soluzione, perché gli strumenti utilizzati tendono a imitare i preconcetti umani.
La mancanza di inclusività nelle squadre di programmatori e tecnici informatici, composte principalmente da uomini bianchi, si riflette infatti nei meccanismi automatici di selezione, penalizzando le donne e le persone lgbt+ o appartenenti alle minoranze.
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