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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

La Commissione Ue ha multato Apple per 500 milioni di euro e Meta per 200 milioni per violazioni del regolamento sui mercati digitali Dma. Si tratta di importi relativamente modesti rispetto a multe precedentemente comminate per simili infrazioni. Possibile che la scelta di Bruxelles di limitare l’ammontare delle sanzioni sia anche un “segnale” all’amministrazione Trump della volontà europea di non andare ad uno scontro su questioni commerciali. Il presidente statunitense ha definito le normae Ue sul settore tecnologici una barriera commerciale non tariffaria che i suoi dazi reciproci mirano a colpire.

Un’ipotesi formalmente smentita dalla Commissione. “Si tratta di applicazione delle normative, non di commercio. Sono questioni distinte, completamente separate. Abbiamo un regolamento e lo stiamo applicando”, ha detto la portavoce della Commissione europea Arianna Podestà.

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È possibile impedire che l'intelligenza artificiale usi per l'addestramento ciò che abbiamo pubblicato sui social network. Ecco come

L’annuncio è arrivato lo scorso 14 aprile: Meta comincerà ad addestrare il suo modello di intelligenza artificiale Meta AI con i dati pubblicati dagli utenti di Facebook e Instagram anche in Europa. La mossa dell’azienda di Mark Zuckerberg ha immediatamente provocato un vero tsunami di reazioni (prevedibilmente) negative e la maggiore preoccupazione degli utilizzatori dei social network targati Meta, al momento, è quella di sapere come impedire l’utilizzo dei loro contenuti per foraggiare l’algoritmo.

L’azienda ha annunciato la possibilità di opporsi all’uso delle informazioni pubblicate, ma le cose non sono semplici come potrebbe sembrare. Nell’addestramento del modello, infatti, potremmo finirci anche se ci opponiamo all’utilizzo dei nostri dati.

Come anticipato da Wired, Meta AI verrà addestrata usando i “contenuti pubblici condivisi da utenti adulti”. Sono esclusi, quindi, i post e i commenti pubblicati da utenti minori di 18 anni e i messaggi privati scambiati con altri contatti. Il riferimento ai commenti pubblici escluderebbe, almeno in teoria, tutti i contenuti che vengono pubblicati con restrizioni di visualizzazione. Se abbiamo cioè impostato l’account di Facebook per consentire l’accesso ai post solo ai nostri contatti o usiamo un account Instagram privato, questi dovrebbero essere esclusi dall’addestramento di Meta AI. Vi rientrerebbero, comunque, il nome, l’immagine profilo e altri contenuti come i commenti a post pubblici, le valutazioni o recensioni su Marketplace e su un account Instagram pubblico.

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Link diretto Facebook per opporsi

Link diretto Instagram per opporsi

Dopo lo stop dello scorso anno, Meta inzierà presto ad addestrare i suoi modelli di intelligenza artificiale in Europa sulla base dei post e dei commenti pubblici degli utenti maggiorenni. L'obiettivo è insegnare all'IA a "comprendere e riflettere meglio culture, lingue e storie" per "consentire di supportare meglio milioni di persone e aziende in Europa", sottolinea la società di Mark Zuckerberg.

Si può scegliere di opporsi compilando un modulo. Con tale modulo non si disattiverà Meta AI (in molti in queste ore vorrebbero eliminarlo da WhatsApp o dalle chat di Instagram e Facebook, ma non sembra possibile). Semplicemente aderendo, i propri dati non dovrebbero più confluire tra quelli usati dall’algoritmo per apprendere e migliorarsi.

C’è però un discrimine importante, come avverte Facebook: “Potremmo comunque trattare le informazioni che ti riguardano per sviluppare e migliorare l’IA su Meta, anche se ti opponi o non usi i nostri Prodotti. Ad esempio, questo potrebbe accadere se tu o le tue informazioni: apparite in un’immagine condivisa con tutti sui nostri Prodotti da qualcuno che li usa; siete menzionati nei post o nelle didascalie che qualcun altro condivide sui nostri Prodotti”. Una deroga che potrebbe aprire un nuovo fronte tra Meta e le autorità europee.

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Meta AI è comparsa su WhatsApp senza preavviso, generando polemiche e preoccupazioni sulla privacy. Inoltre, l’assistente virtuale introdotto forzatamente dal gruppo Zuckerberg non può essere disattivato e fornisce istruzioni fuorvianti per la rimozione.

Avete notato quel pulsantino bianco con un cerchio blu comparso di recente nella schermata di Whatsapp sul vostro smartphone? Si tratta dell’icona di Meta AI, l’intelligenza artificiale sviluppata dal gruppo di Mark Zuckerberg. Il sistema, progettato per essere semplice e intuitivo, garantisce un accesso immediato alla chatbot, la finestra di conversazione alimentata da Llama 3.2, la versione più avanzata di AI di Meta, dotata di capacità multimodali.

Violazione della privacy?
Nulla di male, in apparenza. Il problema è che Meta AI è entrato a far parte della nostra quotidianità, su milioni di schermi, senza alcuna notifica preventiva, né esplicito consenso.

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Meta, la società che controlla Facebook e Instagram, sta facendo di tutto per evitare che Careless People, un libro molto critico nei suoi confronti, continui a essere venduto e diffuso. La scorsa settimana ha ottenuto in tribunale che l’autrice Sarah Wynn-Williams, una ex dipendente di Facebook, sospenda la promozione del libro in attesa di una decisione sull’eventuale violazione del contratto che aveva firmato con Meta. Nonostante la decisione, il libro continua a essere venduto e la casa editrice Macmillan ha detto di non avere intenzione di ritirarlo.

Il libro cita anche il periodo intorno al 2016, quando Facebook decise di fornire assistenza con il proprio personale alla campagna elettorale per Donald Trump, che vinse poi le elezioni contro Hillary Clinton. Wynn-Williams aggiunge che – in seguito al successo di Trump – Zuckerberg valutò seriamente di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti, tenendo alcuni discorsi negli stati in bilico in cui suonava «come un bambino che pensa che un presidente parli in quel modo».

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Puntata dedicata in gran parte al tema dell'internazionalizzazione dei nomi di dominio. Infatti da diversi anni questi non sono più limitati ai caratteri dell'alfabeto inglese, ma supportano anche caratteri di altre lingue. Il dibattito è abbastanza aperto, e vede contrapposte delle esigenze tecniche di semplicità e sicurezza alle esigenze di persone non inglesi di poter scrivere nella propria lingua.

Passiamo poi alle notiziole: dall'acqua al fluoro passando dai licenziamenti massivi del DOGE e dai suoi piani di automatizzazione. Si allarga l'uso del DNA nelle indagini di polizia. Meta si rivendica l'uso di Torrent, sostenendo che scroccare non è reato. Nonostante le censure e le multe e le minaccie di licenziamento da parte dei grandi studi legali, una ricerca mostra che la maggior parte degli avvocati americani usa l'Intelligenza Artificiale per il suo lavoro.

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Secondo Meta, l'uso di Torrent per scaricare copie pirata dei libri non è illegale, se non vengono distribuite tramite seeding dopo il download.

Emergono nuovi dettagli relativi al processo che vede Meta sul banco degli imputati. L’azienda di Menlo Park, accusata di violazione del copyright da diversi autori per aver addestrato i modelli Llama con copie digitali pirata di numerosi libri, ha dichiarato che il torrenting senza seeding non è illegale.

I documenti depositati in tribunale hanno confermato che i dipendenti di Meta sono stati autorizzati a scaricare circa 82 TB di dati tramite Torrent dal sito Anna’s Archive. Le copie pirata dei libri sono state utilizzate per il training dei modelli Llama. L’azienda californiana sostiene che il “fair use” è consentito dalla legge.

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Zuckerberg annuncia la "svolta" di Meta: un allineamento completo alla retorica di Trump e alle modalità di X. Spariscono il fact checking, via libera all'ulteriore attacco all'identità razziali, di genere e sessuali.

Il governo italiano invece cerca accordi con Musk per Starlink: si parla di cifre spaziali per l'utilizzo dei satelliti di Starlink da parte dell'esercito italiano. La mossa unisce 3 obiettivi: fare un favore all'amico; procedere con la politica bellicista; colpire il progetto europeo di un sistema satellitare simile a Starlink per gestire in proprio una simile infrastruttura militare.

Notiziole:

  • la legge francese sull'amministrazione illecita di piattaforme online utilizzata per il sito di chat Coco.fr, noto per essere stato usato come piattaforma di comunicazione per gli stupri di Mazan; quanto si può estendere l'uso di una legge del genere?
  • Google fa finta che Chromium non sia suo, ma un progetto open source a cui Google aderisce. La Linux Foundation facilita l'operazione.

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Parigi chiede a Bruxelles di agire contro le ingerenze di Musk.

Prima Elon Musk, poi Mark Zuckerberg. Quasi una manovra a tenaglia. Il primo destabilizza l'Europa prendendo di mira capi di Stato e di governo nei suoi post e spinge i movimenti di estrema destra, il secondo - sull'onda di una conversione tardiva al trumpismo - si scaglia contro l'eccessiva regolamentazione dell'Unione Europea ed evoca persino la censura. L'Ue non vuole alzare i toni, pur vedendo le nubi addensarsi all'orizzonte.

Non è il suo stile, diciamo. Eppure tocca marcare il territorio: "La moderazione dei contenuti - nota Bruxelles - non significa censura". "La libertà di espressione è al centro del Digital Services Act (Dsa), che stabilisce le regole per gli intermediari online per contrastare i contenuti illegali, salvaguardando la libertà di espressione e d'informazione online: nessuna disposizione del Dsa obbliga le piattaforme a rimuovere i contenuti leciti", dichiara all'ANSA un portavoce della Commissione Europea in risposta alle accuse del patron di Facebook.

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Le mani sulle reti L’eccezionalismo muskiano sembra una categoria analitica fallace (come anche «tecnodestra» ma sarebbe un altro discorso) che dietro la cortina di fumo creata intorno al personaggio rischia di ostacolare la comprensione di fenomeni strutturali ben più importanti.

Nel dibattito pubblico italiano ed europeo si sta affermando una sorta di eccezionalismo muskiano. Molti commentatori e politici, infatti, descrivono Elon Musk come fosse un fenomeno nuovo e totalmente a sé stante nel panorama del digitale (o, più in generale, dei grandi detentori di capitali). Alcune questioni di fondo vanno chiarite per evitare di trovarsi spiazzati quando un altro miliardario tecnocrate, come è adesso il caso di Zuckerberg, compie mosse che vanno incontro al nuovo potere trumpiano. Dove sarebbe allora questo eccezionalismo di Musk? Quello che fa veramente la differenza non sono tanto le sue parole.

Quello che mi sembra di gran lunga più importante è il processo che ha portato tutti i principali Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a consegnare a una manciata di imprese statunitensi il controllo di tre infrastrutture essenziali, ovvero, le infrastrutture di comunicazione, archiviazione ed elaborazione delle informazioni. Stati che non controllino, anche fisicamente, queste infrastrutture sono, per dirla in maniera delicata, a sovranità limitata.

Leggi l'articolo di J.C. De Martin

Ultimo atto di una strategia di avvicinamento a Donald Trump, ma anche punto finale del distanziamento di Meta dalla stagione “liberal” aperta nel 2016. La decisione avrà riflessi sulle organizzazioni giornalistiche che si occupavano di verificare le notizie

Meta chiude il suo programma di fact-checking e punta a sostituirlo con un sistema di “note della comunità” simile a quello introdotto sul social concorrente X, di proprietà di Elon Musk. È un passo definitivo per l’azienda di Mark Zuckerberg, che rivoluziona l’approccio del gruppo che possiede i social Facebook, Instagram e Threads e la app di messaggistica Whatsapp rispetto all’informazione e ai media tradizionali.

Il Ceo di Meta lo ha annunciato di persona martedì in un video su Facebook. Nel suo discorso fa esplicito riferimento al mutato panorama politico e sociale, e parlando del desiderio di abbracciare “la libertà di parola”, ossia il free speech che è diventato lo slogan di Elon Musk dopo l’acquisto della piattaforma Twitter, oggi rinominata X. Ma cita anche i “troppi errori” commessi dal sistema di moderazione dei contenuti di Meta e in particolare gli scandali scoppiati durante le elezioni presidenziali Usa.

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Come riporta l'Ansa, Facebook ha fortemente limitato la capacità delle agenzie di stampa palestinesi di raggiungere il pubblico durante la guerra tra Israele e Gaza.

In un'analisi completa dei dati di Facebook, Bbc ha scoperto che le redazioni nei territori palestinesi (a Gaza e in Cisgiordania) hanno subito un forte calo del coinvolgimento del pubblico dall'ottobre 2023.

Nel corso dell'ultimo anno, i giornalisti palestinesi hanno espresso il timore che i loro contenuti online siano stati sottoposti allo shadow ban da parte di Meta, ovvero che il numero di persone che li visualizzano sia stato limitato.

Meta è stata già in passato accusata dai palestinesi e dai gruppi per i diritti umani di non aver moderato equamente l'attività online.

Un rapporto indipendente del 2021 commissionato dall'azienda ha affermato che ciò non era intenzionale, ma dovuto alla mancanza di competenze di lingua araba tra i moderatori. Parole e frasi venivano interpretate come offensive o violente, quando in realtà erano innocue.

Rispondendo alla ricerca della BBC, Meta ha ammesso di aver adottato "misure temporanee sui prodotti e sulle politiche" nell'ottobre 2023, per affrontare una sfida nel bilanciare il diritto alla libertà di parola con il fatto che Hamas era sanzionato dagli Stati Uniti e allo stesso tempo considerato un'organizzazione pericolosa dalle politiche dello stesso Meta.

Qui la notizia completa sul sito della BBC.

La Commissione irlandese per la protezione dei dati (Dpc) ha emesso una sanzione di 251 milioni di euro nei confronti di Meta, la società madre di Facebook, per aver trasgredito le normative europee sulla privacy dei dati (Gdpr).

La multa, annunciata martedì 17 dicembre, è il risultato di un’indagine su una violazione di sicurezza risalente a luglio 2017, che ha compromesso oltre tre milioni di account nel territorio dell’Unione Europea.

“Gli individui sono stati esposti a rischi significativi per i loro diritti fondamentali a causa della mancata integrazione dei requisiti di protezione dei dati”, ha affermato Graham Doyle, vice commissario del Dpc irlandese.

La falla è stata causata da un errore di progettazione nella piattaforma Facebook, che ha consentito a soggetti non autorizzati di accedere a profili utente non altrimenti visibili.

Clicca qui per l'articolo completo.

Chiuse le indagini per una presunta evasione fiscale di oltre 887 milioni di euro nei confronti dei rappresentanti legali di Meta Platforms Ireland Limited (società che controlla Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger). Lo ha reso noto con un comunicato stampa il procuratore di Milano, Marcello Viola.

Al gruppo Meta viene contestato di aver omesso la dichiarazione di oltre 3,9 miliardi di euro fra il 2015 e il 2021 e aver evaso l’Iva per oltre 887 milioni di euro. Le indagini avrebbero verificato come Meta “acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto” per “consentire agli utenti l’utilizzo” gratuito “del proprio software e dei correlati servizi digitali”, fa sapere il procuratore di Milano. Un “rapporto“, secondo gli investigatori, che andrebbe assoggettato a regimi Iva in quanto ricompreso nella “cornice normativa” della “operazione permutativa“.

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Un breve documentario di Al Jazeera.
Meta ha un problema con la Palestina. Se usate Facebook o Instagram, probabilmente avete visto voi stessi la censura. Dena Takruri scopre una cultura interna di censura, intimidazione e paura all'interno di Meta, la società madre di Instagram e Facebook.
Parla con i dipendenti di Meta che hanno cercato di risolvere il problema o di far sentire la propria voce e che hanno detto di essere stati messi a tacere o addirittura licenziati. L'autrice indaga anche sui profondi legami dei leader di Meta con Israele, che potrebbero spiegare perché Meta sopprime e censura i contenuti palestinesi per miliardi di utenti in tutto il mondo.

La Data Protection Commission (DPC), l’autorità irlandese che si occupa di privacy e che agisce in materia per conto dell’Unione Europea, ha multato Meta per 91 milioni di euro per non aver tutelato in maniera adeguata le password dei suoi utenti.

Meta è la società statunitense che controlla Facebook, Instagram e WhatsApp e la sanzione è stata stabilita in seguito a indagini cominciate nell’aprile del 2019, quando Meta aveva avvisato l’ente irlandese di aver inavvertitamente conservato le password nei suoi sistemi interni senza che fossero criptate: è una violazione del Regolamento generale dell’Unione Europea sulla protezione dei dati (GDPR), la legge europea in vigore dal maggio del 2018 e pensata per rafforzare la protezione dei dati personali dei cittadini e dei residenti dell’Unione Europea.

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L'azienda Cox Media Group afferma di ascoltare le conversazioni degli utenti tramite smartphone e altri dispositivi per proporre annunci personalizzati.

I telefoni ci ascoltano, ci spiano: è qualcosa che si sente dire da tempo e che secondo l’azienda Cox Media Group (CMG) è vero. In questo caso però non si tratta di un report o di una ricerca che cerca di sostenere la tesi, bensì della strategia di marketing di CMG, che afferma di poter “origliare” le conversazioni tramite i microfoni di smartphone, tablet, smart TV e altri dispositivi.

CMG la chiama “Active Listening” e secondo i materiali marketing, esaminati da 404 Media, promette di analizzare le conversazioni in tempo reale per trovare potenziali clienti. CMG afferma che questo servizio è già disponibile: le aziende che decideranno di sfruttarlo potranno scegliere un territorio entro un raggio di 10 o 20 miglia, dove Active Listening ascolterà le conversazioni sfruttando i microfoni dei dispositivi.

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La storia recente ha insegnato che ogni ondata tecno entusiasta genera un effetto economico e sociale, il quale tende poi a rimodularsi, o meglio a sgonfiarsi, via via che quell'innovazione tecnologica perde di appeal, o magari si rivela proprio come un flop, come già accaduto negli anni scorsi con fenomeni come NFT, criptovalute, metaverso.

Troppa spesa, poca resa, questo lo dice addirittura Goldman Sachs rispetto all'AI generativa. Se questa grande attesa sarà mai ripagata in termini di vantaggi e rendimenti, é un grosso dubbio per l'industria: figuriamoci per gli utenti finali.

D'altro canto, un player che ha iniziato la corsa all'oro da tempo come OpenAI, potrebbe perdere 5 miliardi di dollari solo quest'anno a causa degli ingenti costi di ChatGPT. Nel frattempo, altri mega investitori, come Meta e Google, affilano le armi per scalzare la creatura di Sam Altman.

La domanda, chiaramente, é quali sono i benefici reali di questa corsa all'AI? La bolla sta forse iniziando già a sgonfiarsi, o è destinata a durare ancora per qualche anno?

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Lo stop richiesto dal Garante irlandese dopo la denuncia di una associazione

Meta non lancerà per il momento i suoi modelli di Intelligenza artificiale in Europa dopo che l'autorità irlandese di regolamentazione della privacy ha chiesto di ritardare il suo piano per usare i dati degli utenti di Facebook e Instagram.

La mossa del colosso tecnologico è arrivata dopo le denunce e un appello del gruppo 'Noyb' alle autorità per la protezione dei dati di Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna ad agire contro l'azienda.

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Stati uniti. Su Instagram, Threads, e presto su Facebook gli utenti non vedranno più i post "problematici" per la piattaforma

In un post pubblicato sul proprio blog all’inizio di febbraio, Meta, la compagnia di Facebook e Instagram, aveva annunciato l’intenzione di rimuovere i contenuti politici dalle raccomandazioni che arrivano quando si usano Instagram e Threads. All’epoca, la società spiegò questa decisione affermando di non volersi intromettere tra gli utenti e i post che vedono, ma di non volere «nemmeno consigliare contenuti politici da account che non segui». Di questa mossa non si è più parlato fino a due giorni fa, ora, con le elezioni che si avvicinano e la campagna elettorale che entra sempre più nel vivo. Senza nemmeno avvisare gli utenti della modifica, questa funzionalità è stata ufficialmente implementata, per cui se già si sta seguendo l’account di qualcuno si vedono i suoi contenuti normalmente, ma se non si è un follower di quell’account non si vedranno più i suoi contenuti che contengano riferimenti “politici”.

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