La pandemia ha avuto un forte impatto sul mondo del lavoro, anche se molti effetti sono poco chiari oppure figli di processi ancora in corso. Openpolis ha analizzato il fenomeno insieme ad altre 6 redazioni di Edjnet, soffermandosi in questa analisi sul lavoro da remoto.
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La possibilità di usufruire di dispositivi digitali – ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio – rappresenta una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese ha adottato il cosiddetto piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento da 2,1 miliardi di euro.
Un decreto del ministero dell’istruzione pubblicato lo scorso settembre ha distribuito tra gli istituti scolastici italiani una parte di questi fondi destinati in particolare a progetti nuovi. Altri atti pubblicati in precedenza invece avevano dirottato parte degli investimenti su progetti già in essere. La palla adesso passa agli istituti scolastici che dovranno presentare a stretto giro i progetti che intendono realizzare con i fondi assegnati. Un passaggio non scontato. Anche nel caso delle scuole infatti la carenza di personale amministrativo e di competenze adeguate può costituire un ostacolo.
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Le terre rare sono un gruppo di 17 minerali ormai considerati indispensabili per la transizione ecologica e digitale, visto il loro diffuso utilizzo in ambiti come le tecnologie avanzate, la medicina, la difesa e le infrastrutture per trarre energia da fonti rinnovabili. Tuttavia si tratta di materiali che in natura si presentano in concentrazioni molto basse, legati in composti con altri minerali. Il che rende la loro estrazione un processo lungo, complesso e, soprattutto, altamente inquinante.
Ad oggi la produzione di terre rare raggiunge le centinaia di migliaia di tonnellate ogni anno: 243.300 nel 2020, di cui circa 140mila prodotte dalla Cina e 38mila dagli Stati Uniti. La Cina da sola detiene il 38% delle riserve esistenti a livello globale, per un totale di 44 milioni di tonnellate su 115,8.
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Il costo di una buona connessione internet varia molto all’interno dell’Unione europea, con prezzi che risultano particolarmente elevati nei paesi che affacciano sul mare Adriatico.
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Che ogni cittadino europeo abbia accesso a una connessione di almeno 1 gigabit al secondo è uno degli obiettivi fondamentali dello European digital compass, ovvero la strategia digitale europea per il prossimo decennio.
Oltre all’accesso di per sé a una qualsiasi rete internet, è importante la velocità della connessione di cui si può usufruire. Un aspetto che cambia radicalmente le possibilità di utilizzo dello strumento. Abbiamo quindi analizzato l’accessibilità delle connessioni veloci, sia in termini di presenza che di costi degli abbonamenti, rispetto alle condizioni economiche dei cittadini.
Un tema che è inoltre strettamente legato al nono obiettivo di sviluppo sostenibile delle Nazioni unite, che prevede un incremento significativo dell’accesso alle tecnologie della comunicazione e dell’informazione, e l’accesso universale a internet con prezzi equi “entro il 2020”.
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