Si fa il nome della società di comunicazioni satellitari di Musk per un progetto pilota per superare i ritardi dei piani sulla banda larga.
Se sarà Starlink si saprà a valle del bando, ma la società di telecomunicazioni satellitari fondata da Elon Musk è il nome più quotato per aggiudicarsi il progetto pilota di internet dallo spazio in Lombardia. Un test che si inserisce nel tentativo del governo Meloni di tamponare le falle del programma Italia a 1 Giga, che utilizza 3,65 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per cablare con la fibra ottica aree remote del Paese entro giugno 2026, ma rischia di mancare l'obiettivo.
Nonostante i due vincitori del bando, Open Fiber e Fiber Cop (la società della rete nata dallo scorporo di Tim) dicano di essere in linea con la tabella di marcia di connessione di 7 milioni di numeri civici in zone difficilmente raggiungibili e con pochi abitanti (e pertanto poco appetibili per gli operatori di telecomunicazioni), Palazzo Chigi ormai da tempo accarezza l'idea di affidarsi al satellite per non sforare le scadenze del Pnrr e, di conseguenza, perdere i fondi europei. L'internet dallo spazio, però, rischia di non garantire la stessa qualità di connessione.
Il video del seminario, tenutosi il 31 ottobre, promosso dalla Scuola critica del digitale del CRS. Interventi di Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Agnese Trocchi, Stefano Borroni Barale, Carlo Milani. Coordinamento di Giulio De Petra.
Ordine degli interventi
Giulio De Petra da 00:00:00
Maurizio (Graffio) Mazzoneschi da 00:08:10
Carlo Milani da 00:36:04
Agnese Trocchi da 00:44:38
Stefano Borroni Barale da 00:46:56
Giulio De Petra da 01:08:03
Agnese Trocchi da 01:13:54
Stefano Borroni Barale da 01:23:36
Giulio De Petra da 01:28:20
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Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” un articolo di Stefano Borroni Barale con importanti proposte di lotta per il mondo della scuola.
Rifiutare la formazione obbligatoria è un poderoso primo passo. Siamo pronti per il successivo?
La transizione digitale a marce forzate, iniziata con lo stanziamento l’anno scorso di 2,1 Miliardi di euro per l’acquisto di laboratori e aule “digitali” entra ora nel vivo, con un programma di formazione dei docenti mastodontico. È la fase che l’ex Ministro Bianchi aveva definito “riaddestramento” del corpo docente. Per fortuna questo passaggio sembra risvegliare almeno una minoranza di docenti dal loro torpore: giungono echi di ribellione da alcuni collegi docenti (quello del Liceo Socrate, così come dell’IIS Di Vittorio Lattanzio, a Roma), che fortunatamente hanno rigettato il programma di formazione al digitale previsto dal D.M. 66.
L’impressione, però, è che manchi ancora una visione d’insieme, anche tra queste minoranze critiche. Certo, abbiamo compreso che i piani di formazione ministeriali (Piano Nazionale Scuola Digitale – PNSD e Piano Scuola 4.0, per citare solo gli ultimi) hanno dell’innovazione tecnologica un’idea talmente antidiluviana che vi si possono scorgere elementi di una retorica “neo-coloniale”, quella che poneva al centro l’uomo bianco, maschio e cristiano pronto a salpare per conquistare e sottomettere la natura selvaggia e incolta grazie alla forza della tecnologia, portando –grazie a questa– la civiltà “in salsa digitale”. Manca però, da parte nostra, una pars construens solida abbastanza da riuscire a imporre narrazioni e percorsi alternativi verso il futuro.
Certamente la cultura non procede con i tempi della tecnologia, sarebbe folle aspettarselo. Quello che sostengo, però, è che alcuni strumenti di analisi hanno visto la luce quasi un secolo fa, per essere poi abbandonati, in parte perché troppo avanzati per l’epoca, in parte per colpa dell’azione nel tempo degli inventori del termine “intelligenza artificiale” e della visione del mondo brutalmente riduzionista ad essa collegata. Il problema dell’impatto sociale della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, è stato infatti oggetto dell’analisi di veri e propri giganti del pensiero: Norbert Wiener con la sua Cibernetica, Marshall McLuhan e Lewis Mumford con le loro teorie sociologiche, solo in apparenza opposte, del villaggio globale e della megamacchina.
Doppia segnalazione di DataKnightmare. Puntata 18 e puntata 17.
La puntata 18 è sul Piano Strategico Nazionale, ovvero come consegnare il cloud italiano alle Big Tech USA. Visto che la cordata che ha vinto la gara, tra mille polemiche, si avvale dei servizi di Microsoft Azure (partner di Leonardo), Google Cloud (partner di Tim) e Amazon Web Services (con Sogei).
La puntata 17 parla di 3 "notiziole":
Il piano nazionale di ripresa e resilienza prevede diverse misure volte a potenziare e migliorare i servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni. I fondi già assegnati in questo ambito sono circa 1,6 miliardi. Vediamo a cosa servono e come si distribuiscono sul territorio.
Sono 8 gli investimenti del Pnrr e del fondo complementare pensati per rafforzare e migliorare i servizi digitali della pubblica amministrazione.
I fondi già assegnati ammontano a circa 1,6 miliardi. La Lombardia è la regione che riceve più fondi (202,7 milioni). Seguono il Piemonte (124,5) e il Veneto (97,3).
Se si escludono i progetti di ambito nazionale, alle regioni del mezzogiorno va il 35,8% delle risorse stanziate finora.
A livello comunale, Palermo è il territorio che riceve la maggior quota di risorse (circa 3,5 milioni di euro). Seguono i comuni di Roma (2,9), Venezia (2,7) e Verona (2,5). Leggi tutto sul sito di OpenPolis
La lotta. Le alternative a Google Classroom. Inchiesta sul Progetto Fuss avviato fin dal 2005 dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Parla Graffio, collaboratore del centro C.I.R.C.E.: "Le scuole sono spinte ad adottare software che hanno un modo loro di funzionare che non è quello delle relazioni umane. Così rischia di venire meno quindi la relazione tra i compagni di classe e tra gli insegnanti"
La digitalizzazione nella scuola può anche essere guidata e non imposta. Lo pensano alcuni gruppi di pensatori informatici che hanno avviato incontri in tutto il paese per aiutare i docenti a capire cosa significa, soprattutto nella didattica, lavorare con il modello del software libero e perché scegliere tra grandi gruppi e piattaforme non-profit.
Non è una scelta tecnica ma del tutto politica e riguarda la condivisione del sapere, la libertà di accesso alle informazioni e l’idea di scuola come una comunità in cui tutte le sue componenti partecipano attivamente al processo di costruzione della conoscenza.
Leggi l'articolo su C.I.R.C.E.
Nella stessa pagina anche un'intervista a Renata Puleo (ALAS) dal titolo "«Oltre il Pnrr, a scuola con un’idea cooperativa della tecnologia»". Parla Renata Puleo, già dirigente scolastica e oggi socia dell'Associazione lavoratori scuola (Alas) che partecipa alla mobilitazione contro la digitalizzazione imposta dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): "Serve una critica all’uso capitalistico delle piattaforme digitali impiegate anche nella didattica in funzione di una loro concezione democratica, solidale e conviviale"
15 giugno 2023, 16,30 - Aula 1 (Aula Magna) della facoltà di lettere, Università La Sapienza, Roma Il Liceo Classico "Pilo Albertelli" di Roma chiama ad una assemblea aperta per discutere in modo ampio suii temi della scuola, sulle risorse di cui ha bisogno, su ciò che è veramente necessario cambiare.
Il Liceo è stato il primo in tutta Italia ad aver bocciato il “Piano Scuola 4.0”, o meglio i progetti del PNRR "Next generation Labs e Classrooms".
Antonio Vigilante ha pubblicato la sua Mail al collegio dei docenti, dopo aver spiegato in presenza perché ha votato contro il piano Scuola 4.0
Non ho nulla contro la tecnologia in sé, come ho detto in Collegio. Ho molto contro una certa concezione della tecnologia. Così come non mi piace che a scuola vi siano libri di testo. Non c’è nulla di più umiliante, per un docente, di dover spiegare il libro di testo, e ho sempre trovato singolare che questa umiliazione non sia percepita come tale e si vada invece sempre alla ricerca del libro più aggiornato, più completo, più prestigioso - e più costoso. Mi piace l’idea delle scuole come comunità che creano il sapere e lo condividono: e che dunque i libri di testo, se proprio ne avvertono il bisogno, lo scrivono da sé. E poi lo condividono. È la vecchia pedagogia cooperativa di Freinet. Mi piace l’idea di scuole nelle quali gli strumenti informatici vengono dominati.
Il caso. I dirigenti scolastici: «Un progetto calato dall’alto, gli istituti rifiutano i fondi perché non ce la fanno, si punta all'iper-digitalizzazione mentre le strutture restano fatiscienti». La protesta contro la scadenza del 30 giugno. Si fa strada la critica allo schiacciamento su una visione tutta economicista fatta di «target» e tarata su un aspetto parziale, solo tecnologico, dell’«innovazione»
Salvo proroghe dell’ultimo minuto si avvicina il 30 giugno quando è prevista la scadenza della presentazione, da parte dei dirigenti scolastici, dei progetti del «piano Scuola 4.0» previsto dal «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr). Il piano è contestato, nella forma e nel merito, da diversi consigli di istituto (come quello del Liceo capitolino Pilo Albertelli, il Manifesto del 24 maggio) anche perché impegna i dirigenti e le amministrazioni scolastiche in un lavoro incessante per rispettare i tempi di consegna.
I SOLDI che arriveranno saranno finalizzati solo all’acquisto di materiali tecnologici per le aule. «Il Pnrr è un’irripetibile occasione per mettere mano alle questioni urgenti del nostro sistema scolastico ma il “piano Scuola 4.0” si presenta problematico da due punti di vista – spiega Monica Fontana dell’ufficio di presidenza di Proteo Fare Sapere – Pur rientrando in un percorso doveroso di digitalizzazione della pubblica amministrazione è evidente che la scuola ha caratteristiche diverse. Le comunità educanti non sono un servizio da migliorare e gli alunni non sono utenti. La scuola deve migliorare le prestazioni per l’utenza perché ha un mandato complesso, costituzionalmente garantito, di costruzione del sapere finalizzato ad acquisire tanti saperi tra cui competenze di cittadinanza».
Lo staff di Continuity, all'interno del progetto "ComeInClasse", ha registrato un video nel quale il dirigente e l'animatore digitale di una scuola hanno mostrato come è configurato il loro "google classroom".
Partendo da queste richieste Continuity ha configurato la suite "ComeInClasse" che integra i migliori strumenti rispettosi della privacy affinché:
Durante l'incontro è stato confrontata la parte di google configurata dalla scuola ed, in opera, la/le soluzioni alternative configurate allo stesso modo.
Sono stati analizzati i costi e le modalità di fruizione/attivazione utilizzabili già "dal giorno dopo" (per esempio in versione Saas) e/o i possibili progetti PNRR anche quando questi prevedano la presenza di un server in sede.
la registrazione del video è visibile nella piattaforma BBB di Comeinclasse
Finora lo storico Liceo Classico "Pilo Albertelli" di Roma sarebbe l'unico in tutta Italia ad aver bocciato il “Piano Scuola 4.0”, o meglio i progetti del PNRR "Next generation Labs e Classrooms".
Il Consiglio d’istituto del Liceo — intitolato al Professor Pilo Albertelli, che in questo Liceo insegnò prima di venir barbaramente torturato e poi trucidato alle Fosse Ardeatine perché da sempre antifascista — ha rigettato a maggioranza due progetti presentati dal dirigente scolastico e destinati a cambiare totalmente gli spazi didattici, orientandoli verso una marcata tecnologizzazione. Così facendo, il liceo ha temporaneamente rinunziato a finanziamenti con fondi del PNRR che superavano i 270.000 euro: decisione che è facile bollare come folle e ideologica in un quadro nazionale della Scuola italiana cronicamente definanziata, con edifici fatiscenti, salari ignominiosi, classi affollate e carenze di personale. E infatti il "mostro" è finito in prima pagina: il coro di condanna si è aperto con le bordate di Repubblica, che ha stigmatizzato la scelta in un articolo del 15 maggio.
Il Comunicato Stampa dei genitori
All'articolo replicano però i genitori dell'"Albertelli" (tra i quali figurano anche professionisti e docenti universitari, quindi non certo luddisti di due secoli fa) con un articolato Comunicato Stampa, che spiega la decisione presa dal Consiglio d’istituto: "Questi progetti cosa propongono? Leggeteli prima di dire che chi li rifiuta sta facendo una battaglia contro le tecnologie ed è fermo all’800. Vengono per esempio prospettati laboratori per diventare curatori di play-list (professione per la quale le app che oggi si possono incontrare in un laboratorio saranno più che sorpassate tra qualche anno) e poco altro, dello stesso tenore".
Leggi la storia completa sul sito tecniche della scuola
Leggi le FAQ per le scuole sul Piano Scuola 4.0 del PNRR dell'ASsociazione per il SOftware LIbero
Lo scorso 11 maggio CIRCE è intervenuta nella tavola rotonda organizzata da Proteo Fare Sapere Ancona e CGIL - FLC.
Il tema era il seguente: I rischi e le opportunità nel Piano Scuola 4.0 nel PNRR: libertà di insegnamento, ruolo del Collegio Docenti e difesa della scuola della Costituzione. L'utilizzo delle piattaforme e delle tecnologie digitali nella scuola pubblica
Nel sito di CIRCE trovate i dettagli dell'appuntamento
Questi i temi trattati nell'intervento:
Queste sono le slide mostrate durante l'intervento
In questo periodo si sono tenuti diversi workshop e seminari sull'argomento. Ne segnalo alcuni di seguito:
Sabato 1 aprile 2023 ha avuto luogo il seminario Tecnologie didattiche e PNRR: che fare? organizzato da CUB Scuola Università e Ricerca di Torino
Guarda il video dell'intervento Un altro digitale possibile di Carlo Milani
Hanno partecipato: Carlo B. Milani (C.I.R.C.E. - autore di Tecnologie conviviali), Gruppo di Lavoro Nazionale su Tecnologia nella Scuola (CUB SUR), Luca Malgioglio (Ass. Agorà 33 – La Nostra Scuola), Paolo Dongilli (FUSS), Giorgio Favaro (Continuity), Marco Ciurcina (Studiolegale.it)
Partendo dalle esperienze pionieristiche del progetto FUSS attivo fin dai primi anni 2000 proviamo a fare due proposte concrete, una orientata alla scuola secondaria superiore e l'altra invece più adatta alle scuole secondarie inferiori e alla primaria. Entrambe queste proposte sono in grado, a nostro parere, di permetterci di raggiungere i seguenti obbiettivi:
Altre informazioni e registrazioni del seminario si trovano sul cloud della CUB
“La normativa è chiara e di semplice attuazione. Si usino le risorse del PNRR per una transizione digitale trasparente a tutela della scuola democratica.”
CUB SUR ha deciso di lanciare la campagna “libero insegnamento con libero software”, che si pone l’obiettivo di mobilitare i colleghi e le colleghe per richiamare le dirigenze al pieno rispetto delle normative, utilizzando l’abbondante dotazione che hanno ricevuto dal Piano Scuola 4.0 per garantire l’utilizzo di tecnologie compatibili con una transizione digitale trasparente a tutela della democrazia nella scuola. Non si tratta di una battaglia legalista, ma di un impegno per il futuro della nostra scuola, messo a rischio dalla continua violazione di tre leggi poste a difesa del bene comune.
Leggi l'articolo completo sul sito della CUB
Sabato 1 aprile 2023 h 15.00-18.00 la CUB Scuola Università e Ricerca di Torino organizza il seminario Tecnologie didattiche e PNRR: che fare?
Partecipano: Carlo B. Milani (C.I.R.C.E. - autore di Tecnologie conviviali), Gruppo di Lavoro Nazionale su Tecnologia nella Scuola (CUB SUR), Luca Malgioglio (Ass. Agorà 33 – La Nostra Scuola), Paolo Dongilli (FUSS), Giorgio Favaro (Continuity), Marco Ciurcina (Studiolegale.it)
Partendo dalle esperienze pionieristiche del progetto FUSS attivo fin dai primi anni 2000 proviamo a fare due proposte concrete, una orientata alla scuola secondaria superiore e l'altra invece più adatta alle scuole secondarie inferiori e alla primaria. Entrambe queste proposte sono in grado, a nostro parere, di permetterci di raggiungere i seguenti obbiettivi:
L'Associazione per il Software LIbero ha rilasciato delle FAQ (Risposte a domande frequenti) dedicate alle scuole che sono alle prese con il PNRR.
Il fine è quello di dare la possibilità di utilizzare i fondi del PNRR per sanare irregolarità relative alla difesa della Privacy (leggi eliminare i servizi non conformi al GDPR) utilizzando servizi basati su software libero.
Inoltre le scuole potranno adottare servizi e software che rispondano realmente alle esigenze didattiche ed organizzative delle scuole invece che adottare a scatola chiusa servizi proposte da grandi aziende distanti dalla vita delle scuole.
Leggi le FAQ sul sito di ASSOLI
Entro il 28 Febbraio le scuole devono comunicare al MIM i progetti che intendono realizzare con i fondi ricevuti dal PNRR. In vista di ciò la CUB Scuola Università e Ricerca organizza un incontro online e uno in presenza con streaming online per fornire consulenza a RSU, docenti iscritti e simpatizzanti su come redarre i progetti.
Ecco le date:
Qui trovate il formulario per l'iscrizione
In allegato un documento per chi ha fretta e vuole le informazioni-chiave per orientarsi in pochi minuti, composto nella forma di domande e risposte ai dubbi più comuni.
FAQ per governare il PNRR...
...invece di farsi governare...
Tutto quello che dovete sapere prima del 28 Febbraio per evitare un massivo trasferimento di fondi pubblici nelle tasche di poche aziende private, in violazione delle normative sulla pubblica acquisizione di software (CAD – codice dell’amministrazione digitale) e del regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR).
La possibilità di usufruire di dispositivi digitali – ma anche il possesso di competenze adeguate per sfruttarli al meglio – rappresenta una delle sfide che il sistema educativo italiano è chiamato ad affrontare nei prossimi anni. Per raggiungere questo obiettivo, il nostro paese ha adottato il cosiddetto piano “Scuola 4.0“. A questo progetto contribuisce anche il Pnrr con un investimento da 2,1 miliardi di euro.
Un decreto del ministero dell’istruzione pubblicato lo scorso settembre ha distribuito tra gli istituti scolastici italiani una parte di questi fondi destinati in particolare a progetti nuovi. Altri atti pubblicati in precedenza invece avevano dirottato parte degli investimenti su progetti già in essere. La palla adesso passa agli istituti scolastici che dovranno presentare a stretto giro i progetti che intendono realizzare con i fondi assegnati. Un passaggio non scontato. Anche nel caso delle scuole infatti la carenza di personale amministrativo e di competenze adeguate può costituire un ostacolo.
Leggi l'approfondimento completo su Openpolis
Monitora PA lancia una nuova campagna: "Vogliamo liberare 8 milioni di studenti dal controllo dei GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) a Scuola".
Monitora PA ha avviato il primo FOIA (richiesta di accesso agli atti) massivo della storia italiana, come primo passo di una strategia che si svilupperà completamente nei prossimi 3/4 mesi.
La campagna chiede ai Dirigenti scolastici di rispondere delle proprie scelte. Responsabile, infatti, deriva dal latino "responsum abilem", capace di rispondere delle proprie decisioni passate e soprattutto presenti. In quest'ottica è stato richiesto alle 8.254 Scuole che riceveranno a breve miliardi di euro dall'Unione Europea come hanno speso le risorse precedentemente disponibili.