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Si sa ancora poco di Giove, il nuovo sistema di polizia predittiva italiano che il Ministero dell’Interno vorrebbe dare in dotazione a tutte le questure d’Italia.

Sviluppato dentro il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno – sulla base delle sperimentazioni portate avanti dal 2008 dalla questura di Milano con il software KeyCrime – Giove si presenta come “un sistema di elaborazione e analisi automatizzata per l’ausilio delle attività di polizia”, come riporta Il Sole 24Ore, e sarebbe in grado di predire dove e quando i reati di maggior impatto sociale, come molestie sessuali, furti in abitazione e truffe agli anziani, potrebbero verificarsi nuovamente.

Uno scenario che richiama la fantascienza e che solleva dubbi e perplessità tra gli addetti ai lavori, soprattutto per la comprovata incapacità attuale di questi sistemi di trovare corrispondenze con la realtà e per la loro tendenza a discriminare le persone in base all’etnia e alla provenienza geografica. Non solo, ad aumentare la preoccupazione è il fatto che nulla sia ancora stato detto circa alcuni aspetti fondamentali, come quali banche dati e dati verranno usati per addestrare l’algoritmo, chi sarà il responsabile del trattamento dei dati e se l’uso del sistema comporterà o meno arresti preventivi. Domande che hanno spinto alcuni senatori a depositare, qualche giorno fa, un’interrogazione parlamentare dedicata.

Uno scenario inquietante, insomma, che potrebbe materializzarsi se il sistema otterrà il parere positivo del Garante della privacy.
Ne parliamo con Jacopo, parte del gruppo di ricerca C.I.R.C.E

Ascolta l'audio dell'intervento di Jacopo sul sito di Radio Onda D'Urto

Sarebbe in grado di prevedere crimini futuri, ma alcuni parlamentari chiedono al ministero dell'Interno più informazioni su privacy e algoritmo utilizzati

È stata depositata in Senato un'interrogazione parlamentare sul sistema Giove, il software italiano di “polizia predittiva” annunciato ieri dal Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell'Interno e che sarebbe destinato a tutte le questure italiane.

Il testo, che vede come primo firmatario il senatore dem Filippo Sensi (già attivo nella precedente legislatura sul tema delle intelligenze artificiali), chiede al ministero dell'Interno delucidazioni in merito alla “capacità di previsione di una serie di reati in base allo sviluppo di un algoritmo di intelligenza artificiale - sulla carta controllato e gestito da operatori della Polizia di Stato - come supporto alle indagini preliminari” e di chiarire “quali interventi intenda mettere in atto per introdurre il sistema Giove in Italia, se esistono altri software di questo tipo già in uso o dei quali si prospetta l'utilizzo, quali aziende siano state coinvolte nella definizione di questa tecnologia, della sua implementazione e del suo sviluppo”.

Un software, Giove, che dovrebbe essere in grado infatti di “prevedere” i cosiddetti crimini predatori, che molto spesso sono esemplificati dal furto e dalla rapina...

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