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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Puntata 5 di EM, prima del ciclo Estrattivismo dei dati, parliamo di IA nel costesto del consumo delle risorse e della guerra.

PRIMA PARTE - CONSUMO DI ENERGIA E DI RISORSE

  • Crescente domanda di energia dell'IT negli ultimi 20 anni, forte accelerazione causata dalla corsa all'intelligenza artificiale
  • L’espansione delle infrastrutture per AI, i data center, ha portato ad un aumento significativo delle emissioni di CO2
  • Impatto di tale aumento, della domanda insaziabile di energia, sugli obiettivi climatici. A partire dalle grandi aziende tecnologiche che oltre a causarlo, si trovano nella condizione di dover ridurre le emissioni (Google e Microsoft: target di e+missioni nette zero entro il 2030 – capire quanto sia vincolante, quanto siano trasparenti le verifiche…)
  • I data center, essenziali per l’addestramento e l’operatività dei modelli AI, consumano enormi quantità di energia, generando emissioni e richiedendo grandi quantità d'acqua. Con costi ambientali difficili da quantificare completamente. Vediamo qualche numero:
  • Una recente ricerca dell'Università della California di Riverside. Premessa: ogni richiesta su un LLM come ChatGpt passa attraverso uno dei milioni di server di cui l’azienda OpenAI dispone, e questo server esegue migliaia di calcoli per determinare le parole migliori da usare nella risposta, consumando energia e generando calore, calore che poi deve essere smaltito usando altra energia nei sistemi di raffreddamento

Leggi tutto e ascolta l'audio della trasmissione sul sito di Radio Onda Rossa

Certo vi sorprenderà scoprire che le cosiddette Terre Rare, un gruppo di 17 elementi chimici che prende il nome dall’inglese Rare Earth Elements, rare non lo sono affatto: il cerio è presente tanto quanto il rame e i due elementi più rari della serie (tulio e lutezio) sono 200 volte più abbondanti dell’oro. Il problema è che estrarre questi metalli tanto indispensabili alle tecnologie – fibre ottiche, auto ibride, pannelli solari, computer, touchscreen, ma anche radar militari – è un processo complesso e molto difficile.
Solo per fare un esempio, servono tremendi solventi. Tremendi per chi? Qui, come sempre, arrivano le note dolenti, anzi dolorrosissime. Ce le racconta in questo articolo, tratto da Valori, in modo molto chiaro Anna Radice Fossati. Qui anticipiamo solo che la Cina che produce circa il 60% delle terre rare mondiali, ne lavora e raffina il 90% e detiene il 37% circa delle riserve mondiali. Però ha pensato bene di “esternalizzzare” il problema a Myanmar, la terra insanguinata dai vecchi generali birmani

Leggi l'artico sul sito di Comune Info

La parola “nazionalizzazione” rimanda agli anni settanta, quando Salvador Allende nazionalizzò le aziende minerarie di rame in Cile, pronunciando queste parole alle Nazioni Unite: “Abbiamo nazionalizzato il rame. Lo abbiamo fatto con il voto unanime del parlamento, dove i partiti di governo sono in minoranza. Vogliamo che tutto il mondo capisca che non abbiamo affatto confiscato le imprese estere dell’industria mineraria […]. Queste stesse aziende, che hanno sfruttato il rame cileno per anni, e nello specifico negli ultimi 42 anni, hanno incassato in questo periodo più di quattro miliardi di dollari, quando il loro investimento iniziale non superava i trenta milioni di dollari”.
Sappiamo come è andata a finire: Pinochet

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Proprio in Cile, oggi, la stessa parola esplosiva ritorna con Gabriel Boric, il giovane presidente di sinistra che ha appena annunciato la nazionalizzazione del settore del litio. La notizia è doppiamente significativa e dice molto sulla nostra epoca. Prima di tutto perché il litio è uno dei minerali più importanti del ventunesimo secolo, indispensabile per le batterie delle automobili elettriche e per le tecnologie dell’economia verde. Entro la metà del secolo la domanda di litio si moltiplicherà per cinquanta, dunque non sorprende che in questo contesto emergano grandi tensioni geopolitiche.

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Possibili giacimenti di litio nel Lazio. Lo stato degli scavi e gli interessi in gioco.

Nella città di Campagnano, a pochi chilometri dalla Capitale, inizia a diffondersi un crescente interesse per le risorse minerarie del territorio. A seguito di rilevamenti geologici si inizia a parlare infatti della possibile presenza nel suolo di giacimenti di litio ovvio un metallo prezioso probabilmente nascosto nel sottosuolo a migliaia di metri di profondità e disciolto nell'acqua.

Anche chiamato oro bianco, si tratta di una risorsa preziosa per le batterie che sarà cruciale nei processi produttivi della transizione energetica per la costruzione delle batterie presenti nelle auto elettriche, nei cellulari o ancora quelle integrate nei impianti solari.

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È un minerale essenziale per la produzione delle batterie che alimentano veicoli elettrici e telefoni. Quasi il 70 per cento del cobalto mondiale viene estratto nella Repubblica Democratica del Congo, in miniere di proprietà cinese

Nicolas Niarchos, giornalista di The New Yorker, è stato diverse volte nel sud della RDC. Nel suo reportage racconta la storia dello sfruttamento del territorio e delle persone per estrarre il Cobalto.

Leggi il reportage sul sito di Internazionale

Bellissima puntata de "Le Dita Nella Presa" che dedica la prima parte alla crisi dei chip. Da un paio di anni, infatti, buona parte dell'industria dei chip non riesce a tenere testa alle richieste. Analizziamo i motivi di questa situazione, toccando questioni di tecnologie produttive, industriali, ma anche di carattere geopolitico per quanto riguarda l'estrazione delle materie prime. A proposito: l'Ucraina fornisce la metà del neon mondiale; il neon, tra le altre applicazioni, ha la produzione di laser di precisione per l'industria dei chip.

Nella seconda parte alcune notizie sulla disinformazione ormai dilagante.

Ascolta il podcast della puntata sul sito di Radio Onda Rossa

La trasmissione Le Dita Nella Presa che va in onda una domenica si e una no su Radio Onda Rossa ha dato vita ad un ciclo di trasmissioni che ha sviscerato alcune importanti questioni legate alla sostenibilità del digitale.

Design

Apriamo un ciclo di puntate per parlare della materialità del digitale: ovvero del perché non accettiamo la semplificazione che "il digitale inquina meno della carta".

Facciamo un'analisi dell'impatto ambientale delle tecnologie, dall'estrazione fino al fine vita. Utilizzando la metodologia della LCA (analisi del ciclo di vita) discutiamo i modelli di produzione della merce tecnologica.

Rifiuti

Parleremo del "fine vita" degli oggetti tecnologici e dei problemi ambientali connessi: i componenti elettronici sono particolarmente inquinanti e difficili da separare e riciclare.

Facciamo un excursus sulle normative riguandanti i RAEE, i sistemi di gestione previsti, sottolineando le criticità, tra cui spiccano la gestione privata (in genere affidata agli stessi produttori) contrapposta all'interesse pubblico e la scarsa trasparenza sugli effettivi risultati conseguiti.

Produzione e lavoro

Terza puntata del ciclo sulla materialità del digitale: dopo aver parlato del design dei dispositivi elettronici e dell'estrazione delle materie prime, passiamo al lavoro che sta dietro ai prodotti elettronici che usiamo quotidianamente, in particolare a quello "prettamente" elettronico.

Le materie prime

Dal coltan al cellulare

Dopo la puntata precedente, dedicata al design, oggi parliamo delle materie prime utilizzate per produrre i dispositivi digitali.

Partiamo dalla lista di materiali necessari alla produzione di un computer standard e analizziamo alcuni dei processi di estrazione dei minerali che li contengono. Petrolio e acqua sono le risorse maggiormente usate (in kg), ma ci concentreremo su Oro e Tantalio perché irrinunciabili per l'elettronica, come è oggi.

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