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Il nuovo libro di Apogeo illustra alle imprese come mettersi in regola riguardo alla direttiva europea sull’accessibilità digitale. Ecco quali sfide dovranno affrontare le aziende

l prossimo 28 giugno 2025, le aziende che fatturano oltre due milioni di euro ogni anno o impiegano dieci dipendenti, avranno l’obbligo di adeguarsi all’accessibilità digitale.

Lo stabilisce la direttiva europea, European Accessibility Act, direttiva europea (2019/882), secondo cui le aziende, secondo questi parametri, dovranno rendere accessibili le infrastrutture e le comunicazioni digitali. In caso di mancato adeguamento, rischiano sanzioni pari al 5% del fatturato.

Le imprese che già fatturano oltre 500 milioni di euro ogni anno oppure lavorano per/con il settore pubblico, sono invece, già fuori tempo massimo.

Il libro edito da Apogeo s’intitola Inclusive design ed è una guida per mettere le aziende in regola ed evitare multe, oltre a rendere il digitale accessibile anche al 15% di persone con caratteri speciali e/o di disabilità.

Leggi l'articolo di Enrico Bisenzi

L'Alta Corte dell'Unione Europea ha emesso una sentenza che limita l'uso dei dati personali degli utenti da parte di Meta e altre piattaforme social per scopi pubblicitari. La decisione, in linea con un parere precedente di un consulente della corte, impone restrizioni sulla durata della conservazione delle informazioni personali per il targeting degli annunci.

La sentenza fa riferimento al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell'UE, istituito nel 2018. In particolare, si basa sul Recital 65 del GDPR, che stabilisce il "diritto all'oblio" e il diritto alla rettifica e cancellazione dei dati personali. La mancata conformità al GDPR potrebbe comportare sanzioni fino al 4% del fatturato annuo globale, cifra che per colossi come Meta potrebbe ammontare a miliardi di euro.

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Sintetizzando, sono ormai parecchi anni che le piattaforme digitali sono moderate, con buona pace delle utopie libertarie della rete: la gran parte di quello che vediamo oggi su internet é gestita, direttamente dalla piattaforme di riferimento oppure da aziende terze, perché si tratta di ambienti di tipo commerciale, istituzionale, in definitiva spazi non liberi.

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Approfondimento Dal Digital services act all'AI act

"La moderazione mediata dalle macchine è la regola, con i deludenti risultati che conosciamo: opere d'arte censurate perché considerate nudi imbarazzanti, post eliminati e ricorsi che si perdono nei meandri delle big tech."

"Per effetto del Dsa Bruxelles ha bloccato il lancio di TikTok Lite in Europa, giudicano pericoloso il suo sistema di ricompense per stare sul social perché genererebbe dipendenza. Anche per Temu e Shein sono scattate le prime richieste di informazioni su come gestiscono la sorveglianza di prodotti illegali, che se insoddisfacenti potrebbe costare un'indagine a carico."

La Ue accusa Microsoft di aver violato le norme antitrust. La Commissione Ue ha infatti informato il gigante Usa della sua opinione preliminare secondo la quale Microsoft ha violato le norme europee vincolando lo strumento per la comunicazione Teams ai prodotti Office 365 e Microsoft 365.

Ma la Ue ha preso di mira tutti i Big Tech. Il 24 giugno, infatti, la Commissione ha dichiarato che le regole dell'App Store di Apple violano il Dma, in quanto impediscono agli sviluppatori di app di indirizzare i consumatori verso offerte alternative. Una nuova indagine su Apple è stata avviata anche in merito ai suoi nuovi requisiti contrattuali per gli sviluppatori di app e gli app store. Intanto, il 4 marzo Bruxelles ha inflitto ad Apple una multa di 1,84 miliardi di euro a seguito di una denuncia di Spotify del 2019.

Anche Facebook e Instagram sono oggetto di indagini per per potenziali violazioni delle norme della Ue sui contenuti online in materia di sicurezza dei bambini, che potrebbero portare a multe salate.

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Il Comitato dei Garanti europei (Edpb) ha approvato a larga maggioranza il 17 aprile l’attesa opinione sul modello di business “Pay Or Ok”, che alcune piattaforme hanno adottato negli ultimi mesi. Si tratta dell’opzione offerta all’utente, nel caso in cui questi non voglia essere profilato con pubblicità personalizzata, di poter pagare un prezzo mensile e usufruire del servizio senza vedere pubblicità.

Con grande sorpresa di assolutamente nessuno, l'opinione del Comitato Europeo dei Garanti è che se le piattaforme offrono solo una scelta binaria fra essere profilati e pagare, la scelta non è conforme al GDPR. Un altro chiodo nella bara della pubblicità profilata, e di chiodo in chiodo la seppelliremo. Un barlume di speranza in questi tempi tetri: l'Europa è ancora un posto dove i principi contano qualcosa. Teniamolo a mente.

Ascolta il podcast di "DataKnightmare: L'algoritmico è politico"

Il paese viola tutti gli standard stabiliti dal Gdpr. Le associazioni per i diritti digitali chiedono all’Europa di rivedere la sua decisione

Israele potrà trasferire nel suo paese i dati dei cittadini europei. Come se niente fosse, come non ci fosse un genocidio, come se fosse un paese sicuro dal punto di vista della privacy. Come se sulla sorveglianza di massa non avesse costruito gli strumenti per le stragi a Gaza. La notizia è di qualche tempo fa, ma si è saputa solo ora: la Commissione di Bruxelles ha dato via libera alla possibilità del trasferimento dei dati da e verso Israele. Dati dei cittadini del vecchio continente. Che ora potrebbero essere profilati, controllati, spiati da Tel Aviv.

In Europa, come sanno tutti, la materia è regolata da una serie di leggi, racchiuse nel Gdpr.

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Per ora è solo una proposta nelle sue prime fasi ma, per come è scritto, il Cyber Resilience Act potrebbe consegnare delle responsabilità a chi programma codice open source.

La Python Software Foundation (PSF) ha messo in luce un particolare della proposta di legge europea Cyber Resilience Act (CRA) che, per come è attualmente scritta, potrebbe compromettere lo sviluppo e la distribuzione di software open source in Europa, perché renderebbe le organizzazioni open source e i singoli individui responsabili per la distribuzione di codice che si rivelasse non sicuro.

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La PSF, l'organizzazione non-profit che ha cura di promuovere la distribuzione del linguaggio di programmazione open source Python, ha scritto una lettera (come anche Eclipse Foundation e NLnet Labs) per evidenziare che il modo in cui è stato scritto il CRA rischia di bloccare lo sviluppo dell’open source in Europa.

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