Puntata di domenica 8 dicembre. La prima parte della puntata è dedicata alle variegate malefatte dei soliti noti: Google e Meta.
Prima parliamo della situazione di Google con l'antitrust, che vede avvicinarsi il verdetto anche per quanto riguarda il settore pubblicità. Avevamo già parlato della questione del motore di ricerca, ma questa è un'altra storia.
Passiamo poi ai legami tra grandi aziende e militarismo:
Chiudiamo infine rimandando un audio andato in onda recentemente su Data Center, consumo di energia e di acqua.
Israele/Palestina. La scoperta della filiale americana dell’agenzia creata dall’Onu nel ’49 per i palestinesi. Colpa di GoogleAds che premia con più evidenza chi più paga. E il governo Netanyahu pagava
Cercare in rete come aiutare le famiglie a Gaza, tentare di trovare on line un modo per far arrivare qualche soldo alle organizzazioni che le assistono ed invece incappare nella propaganda di Netanyahu. Quella per la quale i civili palestinesi sono tutti terroristi.
È un nuovo capitolo della guerra all’informazione che da undici mesi accompagna e segue le stragi israeliane. Forse, meglio: è solo un paragrafo, un piccolo paragrafo di quella guerra ma è sicuramente il più strano e va raccontato. A rivelarlo è stato Wired che ha raccolto una denuncia, ha fatto qualche brevissima indagine e ha scoperto tutto.
MESI FA, l’Unrwa americana – la “filiale” statunitense della United Nations relief and works agency, l’organizzazione mondiale creata dall’Onu nel ’49 per sostenere i rifugiati palestinesi – ha lanciato una campagna per raccogliere fondi. Già da quattro mesi, la Striscia era ridotta ad un cumulo di macerie, con una crisi sanitaria ed alimentare che appariva, allora come adesso, drammatica. Insostenibile. La campagna, come avviene ovunque in qualsiasi parte del mondo, è stata avviata nella home page dell’Unrwa Usa. Tutto normale, tutto lecito, tutto fatto centinaia di altre volte.
La Francia ha arrestato Pavel Durov, fondatore di Telegram, ma allo stato delle norme e della giurisprudenza sembra impossibile che in Europa il gestore di un servizio digitale globale possa essere considerato concorrente in possibili reati compiuti dagli utenti della piattaforma, al punto di subire un ordine di custodia cautelare per il fondatore.
In che misura il gestore di un servizio di messaggistica istantanea può essere considerato concorrente in possibili reati compiuti dagli utenti della piattaforma, al punto di subire un ordine di custodia cautelare per il fondatore?
Attenzione che la responsabilità penale è personale, e per poter concorrere in un reato occorre la coscienza e volontà di commettere un reato, anche se sotto forma di una condotta agevolativa, non basta ipotizzare che attraverso il servizio di messaggistica che ha milioni di utenti, possano essere compiuti degli illeciti dai singoli utenti.
TECNOLOGIE DEL POTERE E TECNOLOGIE CONVIVIALI. NON DIPENDE (SOLO) DA TE. Il 25 giugno 2024 alle 19 presso Vivero, luogo di quartiere a via Antonio Raimondi 37, Roma (zona pigneto)
All'interno di un ciclo di 3 appuntamenti, si svolgerà l'incontro "Tecnologie del potere e tecnologie conviviali. Non dipende (solo) da te"
Israele ha utilizzato gli algoritmi cosiddetti di Intelligenza Artificiale per selezionare e localizzare le persone da colpire deresponsabilizzando le scelte degli umani.
Quali sono le relazioni tra l'apparato militare e l'industria del digitale?
E' possibile utilizzare le tecnologie digitali delle Big tech per fini diversi da quelli per cui sono state progettate?
Esistono tecnologie conviviali progettate per un uso sociale e comunitario?
Parliamo di Lavender e degli alberi della rete a Gaza con Dario Guarascio, docente di Economia e Diritto presso l’Università degli Studi La Sapienza di Roma, Manolo Lupichini e Graffio
Disinvestimenti e crisi economica. 20% di posti di lavoro che l’industria hi-tech israeliana e le start-up temono di perdere per la fuga all’estero dei dipendenti attuali. 28mila professionisti dell’hi-tech israeliano che hanno prestato servizio come riservisti dal 7 ottobre a fine gennaio. A febbraio il numero è sceso a 12mila
La partnership con la Intel è sempre stata strettissima. E le autorità israeliane spesso sottolineano quanto la collaborazione con l’azienda americana – il più grande datore di lavoro tecnologico in Israele – sia un’altra evidente dimostrazione dei livelli di vertice raggiunti dallo Stato ebraico nell’hi-tech. Così quando nei giorni scorsi i fornitori hanno ricevuto la comunicazione della risoluzione dei contratti relativi alla costruzione del nuovo stabilimento della Intel in Israele, un progetto annunciato appena qualche mese fa, la notizia ha fatto in pochi attimi il giro del mondo.
Giovedì 16 maggio a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 17:30, l'incontro, organizzato dalla Scuola critica del digitale del CRS e dal ForumDD, per la presentazione della ricerca "Blurring boundaries: an analysis of the digital platforms-military nexus" di Andrea Coveri, Claudio Cozza e Dario Guarascio.
Ne parleranno con gli autori Giulio De Petra, Mario Pianta e Guglielmo Tamburrini.
L’inchiesta di Yuval Abraham all’uso del sistema Lavender nella guerra di Gaza ha attirato l’attenzione di analisti e commentatori sull’uso dell’intelligenza artificiale nei teatri di guerra ed ha avuto il merito di portare in superficie ciò che già da molti anni sta accadendo nelle strategie di sviluppo dei grandi monopolisti digitali: una crescente e reciproca dipendenza tra industria digitale e apparato statale militare. L’apparato militare sempre più dipendente dai prodotti e dai servizi delle imprese digitali in tutti i teatri di guerra, le big tech sempre più alla ricerca di nuovi mercati, di lucrose commesse pubbliche, e di finanziamenti per investimenti in ricerca e sviluppo orientati all’utilizzo in ambito bellico.
Intervista a Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now: «Questi sistemi sono la quintessenza di tutto ciò che l’intelligenza artificiale ha di malvagio. Sono inaffidabili e vengono impiegati per autorizzare decisioni che hanno conseguenze fatali»
Nella guerra a Gaza il ruolo della tecnologia, dai social network all’impiego dell’intelligenza artificiale, è emerso in modo inedito rispetto al passato. Un ruolo che interroga l’Occidente direttamente: dall’Europa e i suoi tentativi di porre delle regole ai giganti del mondo tech, agli Stati uniti dove Silicon Valley è ormai un contropotere di fatto e una fonte di insostenibili pressioni sulle istituzioni. Ne abbiamo parlato con Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now.
L'algoritmo. Il Manifesto pubblica l'inchiesta dei siti di informazione israeliani +972 e Local Call: l’intelligenza artificiale dietro il massacro di Gaza. 37mila palestinesi «marcati» dalla Ia e colpiti nelle loro case. Poca o nulla supervisione umana: «Per l’assassinio dei comandanti senior, si era disposti a uccidere centinaia di civili. Avevamo un calcolo: quanti per un comandante di brigata, quanti per uno di battaglione»
Nel 2021 è stato pubblicato in inglese un libro intitolato The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World, sotto lo pseudonimo «Brigadier General Y.S.». In esso, l’autore – un uomo che abbiamo confermato essere l’attuale comandante dell’unità di intelligence d’elite israeliana 8200 – sostiene la necessità di creare una macchina speciale, in grado di processare rapidamente enormi quantità di dati per generare migliaia di potenziali «obiettivi» per gli attacchi militari nel mezzo di una guerra. Una tecnologia del genere, scrive, risolverebbe quelle che ha descritto come «strettoie umane, sia nell’individuazione di nuovi obiettivi che nel processo decisionale per approvarli».
Una tale macchina, si è scoperto, esiste davvero.
Una nuova inchiesta condotta da +972 Magazine e Local Call rivela che l’esercito israeliano ha sviluppato un programma basato sull’intelligenza artificiale noto come Lavender, di cui qui si scrive per la prima volta.
Il conflitto in Ucraina è l’ultima dimostrazione del legame sempre più stretto tra le cosiddette Big Tech, le grandi piattaforme digitali, e gli apparati militari.
Il Mondo, podcast quotidiano di Internazionale, intervista sull'argomento Dario Guarascio, professore associato di economia e politiche dell'innovazione all'università Sapienza di Roma
Prima di ogni raid, Israele è a conoscenza di quanti saranno i cosiddetti “danni collaterali”, ossia il numero di vittime civili che resteranno uccise in quell’operazione. È quanto rivela un’inchiesta realizzata dal magazine +972 insieme a Local Call, che si basa sulle testimonianze anonime di attuali ed ex membri dell'intelligence militare israeliana, ma anche su dati e documenti provenienti dalla Striscia di Gaza. “Nulla accade per caso”, ha spiegato una fonte che ha preferito rimanere anonima. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema, che era un prezzo da pagare per colpire un altro obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente ‘quanti danni’ collaterali ci sono in ogni casa”.
Tutto questo è possibile grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che permette di “generare” target da colpire a un ritmo molto più veloce di quello che era possibile fare in precedenza. Il programma si chiama Habsora, “il Vangelo”: un ex ufficiale dei servizi segreti ha dichiarato che questo sistema contribuisce a creare a Gaza una “fabbrica di uccisioni di massa”, in cui il focus “è sulla quantità e non sulla qualità”.
Leggi l'articolo completo su Valigia Blu
Sul Guardian altre informazioni sul funzionamento dell'AI usata dall'esercito Israeliano
Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber a cura di Carola Frediani
N.171 - 28 ottobre 2023
In questo numero:
INTERNET E CONFLITTO Blackout su Gaza
"Nella scorsa newsletter avevo raccontato come la Striscia di Gaza stesse subendo una progressiva riduzione della connettività. Negli ultimi tre giorni questa ha visto un ulteriore tracollo. Mentre le Forze di Difesa israeliane annunciavano di "espandere le operazioni di terra", il servizio che monitora internet Netblocks riferiva di un "crollo della connettività nella Striscia di Gaza". Vuol dire no internet, no comunicazioni telefoniche. Uno dei principali e ormai ultimi fornitori di telecomunicazioni palestinesi, Paltel, è stato fortemente colpito dagli intensi attacchi aerei, e ha dichiarato di aver subito "un'interruzione completa di tutti i servizi di comunicazione e internet" a seguito del bombardamento.
Interruzione confermata da Netblocks."
[...]
Ricchissima puntata di "Le Dita Nella Presa"
La puntata si apre con un riferimento alle puntate precedenti: una storia che leggiamo da wired ci conferma che i Bitcoin non sono anonimi.
Alcune dinamiche dei social network, il commento a un articolo di The Atlantic: dato che i social network privilegiano i contenuti carichi di emotività (in quanto portano a più interazioni) si viene a creare un clima violento; è questo clima violento a creare la necessità di dividersi in gruppi coesi e distanti.
Ennesimo caso di Malware in Catalogna: anche questa volta tra gli intercettati ci sono esponenti di primo piano della politica catalana. L'attacco è stato mostrato da Citizen Lab. I responsabili sono NSO e Candiru, due società israeliane che sviluppano Malware.
Ci spostiamo in Ucraina, dove - come abbiamo segnalato già da tempo - Facebook sta prendendo parte attiva nel conflitto adattando le proprie policy sull'hate speech e sui video che contengono violenza accogliendo, almeno in parte, le richieste del governo di Kiev.
Infine consueta chiusura con notiziole varie.
Ascolta il podcast sul sito di Radio Onda Rossa
L'hate speech contro la Russia sarà consentito in alcuni Paesi.
Come riporta l'agenzia Reuters, infatti, un'email interna diretta ai moderatori, d'ora in avanti sono consentiti «i discorsi violenti che altrimenti verrebbero rimossi in base alla regola sui discorsi d'odio quando: a) prendono di mira i soldati russi, tranne i prigionieri di guerra, o b) prendano di mira i russi quand'è chiaro che il contesto è l'invasione russa dell'Ucraina».
Leggi l'articolo originale su ZEUS News
Bellissima puntata de "Le Dita Nella Presa" che dedica la prima parte alla crisi dei chip. Da un paio di anni, infatti, buona parte dell'industria dei chip non riesce a tenere testa alle richieste. Analizziamo i motivi di questa situazione, toccando questioni di tecnologie produttive, industriali, ma anche di carattere geopolitico per quanto riguarda l'estrazione delle materie prime. A proposito: l'Ucraina fornisce la metà del neon mondiale; il neon, tra le altre applicazioni, ha la produzione di laser di precisione per l'industria dei chip.
Nella seconda parte alcune notizie sulla disinformazione ormai dilagante.
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