Nella prima parte della puntata analizziamo gli aspetti tecnici dell'attacco terroristico israeliano che ha utilizzato i cercapersone (e non solo) come bombe diffuse nella società. Cosa sono i cercapersone, in quali casi sono usati, come è avvenuto l'attacco...
Nella seconda parte parliamo di industrie dei microprocessori. Ancora una volta si parla di una acquisizione tra Qualcomm e Intel. Non è detto che avvenga, ma sicuramente è tra le possibilità concrete, anche per reagire ad uno strapotere di Nvidia. Infatti Nvidia ha un ruolo di primo piano nell'industria delle GPU, industria di fondamentale importanza nello sviluppo della cosiddetta Intelligenza Artificiale. Le sue azioni sono salite di botto, cosa che ha portato alcuni giornali a titolare articoli che ci dicono che ora la Nvidia ha problemi di prepensionamento: i suoi dipendenti hanno ricevuto azioni, quindi ora sono ricchi, quindi non vogliono più lavorare. Una spiegazione non del tutto convincente, visto che le aziende, soprattutto nel settore tecnologiche, pagano in azioni (o simili prodotti) proprio per ancorare chi lavora all'azienda.
Israele/Palestina. La scoperta della filiale americana dell’agenzia creata dall’Onu nel ’49 per i palestinesi. Colpa di GoogleAds che premia con più evidenza chi più paga. E il governo Netanyahu pagava
Cercare in rete come aiutare le famiglie a Gaza, tentare di trovare on line un modo per far arrivare qualche soldo alle organizzazioni che le assistono ed invece incappare nella propaganda di Netanyahu. Quella per la quale i civili palestinesi sono tutti terroristi.
È un nuovo capitolo della guerra all’informazione che da undici mesi accompagna e segue le stragi israeliane. Forse, meglio: è solo un paragrafo, un piccolo paragrafo di quella guerra ma è sicuramente il più strano e va raccontato. A rivelarlo è stato Wired che ha raccolto una denuncia, ha fatto qualche brevissima indagine e ha scoperto tutto.
MESI FA, l’Unrwa americana – la “filiale” statunitense della United Nations relief and works agency, l’organizzazione mondiale creata dall’Onu nel ’49 per sostenere i rifugiati palestinesi – ha lanciato una campagna per raccogliere fondi. Già da quattro mesi, la Striscia era ridotta ad un cumulo di macerie, con una crisi sanitaria ed alimentare che appariva, allora come adesso, drammatica. Insostenibile. La campagna, come avviene ovunque in qualsiasi parte del mondo, è stata avviata nella home page dell’Unrwa Usa. Tutto normale, tutto lecito, tutto fatto centinaia di altre volte.
Disinvestimenti e crisi economica. 20% di posti di lavoro che l’industria hi-tech israeliana e le start-up temono di perdere per la fuga all’estero dei dipendenti attuali. 28mila professionisti dell’hi-tech israeliano che hanno prestato servizio come riservisti dal 7 ottobre a fine gennaio. A febbraio il numero è sceso a 12mila
La partnership con la Intel è sempre stata strettissima. E le autorità israeliane spesso sottolineano quanto la collaborazione con l’azienda americana – il più grande datore di lavoro tecnologico in Israele – sia un’altra evidente dimostrazione dei livelli di vertice raggiunti dallo Stato ebraico nell’hi-tech. Così quando nei giorni scorsi i fornitori hanno ricevuto la comunicazione della risoluzione dei contratti relativi alla costruzione del nuovo stabilimento della Intel in Israele, un progetto annunciato appena qualche mese fa, la notizia ha fatto in pochi attimi il giro del mondo.
Intervista a Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now: «Questi sistemi sono la quintessenza di tutto ciò che l’intelligenza artificiale ha di malvagio. Sono inaffidabili e vengono impiegati per autorizzare decisioni che hanno conseguenze fatali»
Nella guerra a Gaza il ruolo della tecnologia, dai social network all’impiego dell’intelligenza artificiale, è emerso in modo inedito rispetto al passato. Un ruolo che interroga l’Occidente direttamente: dall’Europa e i suoi tentativi di porre delle regole ai giganti del mondo tech, agli Stati uniti dove Silicon Valley è ormai un contropotere di fatto e una fonte di insostenibili pressioni sulle istituzioni. Ne abbiamo parlato con Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now.
Il paese viola tutti gli standard stabiliti dal Gdpr. Le associazioni per i diritti digitali chiedono all’Europa di rivedere la sua decisione
Israele potrà trasferire nel suo paese i dati dei cittadini europei. Come se niente fosse, come non ci fosse un genocidio, come se fosse un paese sicuro dal punto di vista della privacy. Come se sulla sorveglianza di massa non avesse costruito gli strumenti per le stragi a Gaza. La notizia è di qualche tempo fa, ma si è saputa solo ora: la Commissione di Bruxelles ha dato via libera alla possibilità del trasferimento dei dati da e verso Israele. Dati dei cittadini del vecchio continente. Che ora potrebbero essere profilati, controllati, spiati da Tel Aviv.
In Europa, come sanno tutti, la materia è regolata da una serie di leggi, racchiuse nel Gdpr.
Google ha licenziato 28 lavoratori che nei giorni scorsi avevano organizzato dei picchetti di protesta contro l’azienda per la fornitura di tecnologie al governo israeliano.
Non solo: secondo quanto riporta il Washington Post – che riprende le dichiarazioni della portavoce dei manifestanti, Jane Chung – martedì in seguito alle proteste sono stati arrestati nove impiegati degli uffici di New York e di Sunnyvale, in California.
Da alcuni mesi la ong ACS sperimenta un sistema di connessione internet alternativo che permetta di aggirare il blocco imposto da Israele sulle comunicazioni nella striscia di Gaza: gli Alberi della Rete.
Il progetto GazaWeb prevede sistemi multipli che forniscono l’accesso a reti di telefonia e/o dati Assistendo all’embargo comunicativo imposto alla popolazione di Gaza – rilevato quotidianamente a causa delle interruzioni di contatto con i cooperanti operativi sul territorio – ACS riconosce il valore che rappresenta l’accesso universale alla comunicazione, alle fonti di informazione e all’interazione attraverso la rete telefonica e internet. Diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma a Gaza gestito, ripetutamente negato e costantemente sottoposto al controllo dalle autorità israeliane.
Per contrastare questo fenomeno e attivare sistemi di comunicazione stabile con Gaza, la ong ACS ha lanciato il progetto GazaWeb.
Leggi come funziona e come collaborare sul sito di ACS-Italia
L'algoritmo. Il Manifesto pubblica l'inchiesta dei siti di informazione israeliani +972 e Local Call: l’intelligenza artificiale dietro il massacro di Gaza. 37mila palestinesi «marcati» dalla Ia e colpiti nelle loro case. Poca o nulla supervisione umana: «Per l’assassinio dei comandanti senior, si era disposti a uccidere centinaia di civili. Avevamo un calcolo: quanti per un comandante di brigata, quanti per uno di battaglione»
Nel 2021 è stato pubblicato in inglese un libro intitolato The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World, sotto lo pseudonimo «Brigadier General Y.S.». In esso, l’autore – un uomo che abbiamo confermato essere l’attuale comandante dell’unità di intelligence d’elite israeliana 8200 – sostiene la necessità di creare una macchina speciale, in grado di processare rapidamente enormi quantità di dati per generare migliaia di potenziali «obiettivi» per gli attacchi militari nel mezzo di una guerra. Una tecnologia del genere, scrive, risolverebbe quelle che ha descritto come «strettoie umane, sia nell’individuazione di nuovi obiettivi che nel processo decisionale per approvarli».
Una tale macchina, si è scoperto, esiste davvero.
Una nuova inchiesta condotta da +972 Magazine e Local Call rivela che l’esercito israeliano ha sviluppato un programma basato sull’intelligenza artificiale noto come Lavender, di cui qui si scrive per la prima volta.
Parla un ingegnere di Google, attivista e organizzatore del gruppo nato in opposizione al Progetto Nimbus
Nel suo saggio all’interno di Emancipatory Social Science (Orthotes, 2020), Franco Bifo Berardi parlando della crisi sistemica ed ecologica, conclude evidenziando due situazioni alle quali guardare per intravedere un’alternativa alla catastrofe: la prima è la «crociata dei bambini», cioè quella catena di movimenti ecologisti scaturiti dalla sensibilità radicale dei giovanissimi, e l’altra è la possibilità posseduta dalle lavoratrici e dai lavoratori della conoscenza che innervano il tessuto della produzione cognitiva e tecnica: «Ma questi 100 milioni di lavoratori cognitivi – sparpagliati nei centri di ricerca, nei laboratori di sperimentazione, nelle università, negli ospedali – possono ad un certo punto, e probabilmente per contatto con la crociata dei bambini, rendersi conto che loro posseggono la potenza per smantellare la macchina che loro stessi sono stati costretti a costruire».
Iniziamo la puntata di oggi ricordando il coinvolgimento delle grandi aziende dell'informatica nelle operazioni militari dello stato di Israele, come denuncia la campagna No Tech 4 Apartheid.
Proseguiamo con una serie di notizie riprendendo l'amato tema del trasporto pubblico, ed in particolare di quello su ferro. I dubbi che avevamo mostrato tempo fa quanto ai processi futuristici da completare entro il Giubileo si sono dimostrati fin troppo ottimistici, visto che c'è un concreto rischio che nessuna delle opere ipotizzate sia pronta entro la fine del 2025. Oltre al prevedibile ritardo in tutte le fasi della realizzazione di queste opere, si è aggiunto il completo definanziamento del trasporto rapido di massa da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, stornando tutta la cifra sul finanziamento del ponte sullo stretto di Messina.
Sempre dall'Italia continuiamo a seguire l'implementazione del Piracy Shield. Come già dicevamo, un sistema del genere deve scegliere tra selettività ed efficacia. Hanno scelto l'efficacia, e di conseguenza sono stati oscurati già molti siti "innocenti".
No Tech For Apartheid è stata lanciata da più di mille lavoratorɜ di Amazon e Google, e supportata da organizzazioni di palestinesi ed ebreɜ statunitensi che sono contrarie all'apertheid a Gaza. Il loro obiettivo è quello di far ritirare i due giganti tecnologici (Amazon e Google) dal Progetto Nimbus; ovvero l'accordo firmato tra Amazon, Google e il governo israeliano, che prevede la fornitura di servizi di computazione cloud e tecnologie di intelligenza artificiale alle forze armate.
Tali tecnologie sono usate nelle operazioni di sorveglianza e repressione che la popolazione palestinese subisce, e che subiva già prima dell'attuale genocidio. Sul sito della campagna, alcunɜ studenti palestinesi raccontano le discriminazioni subite: se vivi a Gaza ti devi accontentare di connessioni 2G o 3G (mentre in Israele si parla di 5G), non puoi acquistare app nel Play Store, né memoria aggiuntiva su Google Drive. Come è già noto, infine, sui social le voci del popolo palestinese vengono periodicamente censurate oppure nascoste dall'algoritmo.
(Tratto dal canale telegram Etica Digitale)
Prima di ogni raid, Israele è a conoscenza di quanti saranno i cosiddetti “danni collaterali”, ossia il numero di vittime civili che resteranno uccise in quell’operazione. È quanto rivela un’inchiesta realizzata dal magazine +972 insieme a Local Call, che si basa sulle testimonianze anonime di attuali ed ex membri dell'intelligence militare israeliana, ma anche su dati e documenti provenienti dalla Striscia di Gaza. “Nulla accade per caso”, ha spiegato una fonte che ha preferito rimanere anonima. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema, che era un prezzo da pagare per colpire un altro obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente ‘quanti danni’ collaterali ci sono in ogni casa”.
Tutto questo è possibile grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che permette di “generare” target da colpire a un ritmo molto più veloce di quello che era possibile fare in precedenza. Il programma si chiama Habsora, “il Vangelo”: un ex ufficiale dei servizi segreti ha dichiarato che questo sistema contribuisce a creare a Gaza una “fabbrica di uccisioni di massa”, in cui il focus “è sulla quantità e non sulla qualità”.
Leggi l'articolo completo su Valigia Blu
Sul Guardian altre informazioni sul funzionamento dell'AI usata dall'esercito Israeliano
La puntata si apre parlando di malware. Sherlock, l'ennesimo caso di Malware proveniente dall'industria israeliana. Questo caso è di particolare interesse perché usava come vettore d'attacco la pubblicità online. Nonostante per ora le informazioni siano estremamente limitate, cerchiamo di capire storia, rischi e rimedi per questo malware.
Nel frattempo, Google rinvia ancora una volta la data per il termine del supporto al "Manifest V2" per le estensioni in Chrome. È una buona notizia, perché avrebbe significato anche la fine della possibilità di bloccare efficacemente le pubblicità dentro Chrome. Che, per inciso, è il miglior rimedio contro Sherlock.
Affrontiamo il grande mistero ferroviario dell'estate: cosa succede ai treni del Lazio? Facciamo una breve storia, con qualche ipotesi possibile, ma soprattutto lo domandiamo a voi, visto che almeno ufficialmente, nessuno lo sa. Scriveteci un'email per dirci la vostra!
Ancora sul trasporto pubblico, nella delibera di Roma Capitale in cui, tra le tante cose, si approvano:
Chiudiamo con due notiziole: