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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

"A partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare anche alle ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro."

Durante tutta l'intervista vengono svelati i molti luoghi comuni legati alla scomparsa del lavoro a causa dell'Intelligenza Artificiale. Si può dire che il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale. Il lavoro al contrario viene nascosto, sempre più delocalizzato (anche in Madagascar) e sotto pagato. A volte addirittura è il lavoro umano che sostituisce ciò che viene venduto come Intelligenza Artificiale: durante l'intervista vengono fatti diversi esempi.

Ascolta l'intervista di Stakka Stakka su Radio Backout

Argomento principale della puntata di "Le Dita nella presa" è la gig economy. L'aspetto più diffuso di questo modo nuovo e pericoloso di intendere il lavoro sia quello legato alle consegne a domicilio, c'è in realtà anche molto altro; il tratto comune è quello di scomporre il lavoro in piccole "attività" che possono così essere gestite come cottimo. Vediamo, analizzando alcuni siti, come questa tendenza anche se forse non del tutto espressa sia già in atto ad esempio con i siti di Q&A (domande & risposte).

Felicitazioni: 3-4-5 settembre, hackmeeting a Ponticelli (Bologna)! non mancate.

Che succede in India: il governo di estrema destra fa la voce grossa contro Twitter per quanto riguarda la censura di temi scomodi al governo. Prendendo spunto da questo episodio, vediamo come il modo in cui i paesi cercano di controllare il discorso pubblico su Internet rifletta le strutture economiche dei paesi stessi.

Alcune notiziole dalla Cina: browser spioni e dati biometrici richiesti da TikTok.

Ascolta il podcast sul sito di Radio Onda Rossa

Un bellismo documentario in quattro parti sulle nuove forme di lavoro e di sfruttamento rese possibili dalle piattaforme digitali.

Moderatori di contenuti, riders, crowd workers, magazzinieri: tutti lavori uniti dal controllo software sulla propria attività, dalla pressione, dai rischi e dallo stress che ne derivano. Francia, Madagascar, Irlanda... è la globalizzazione.

Un'inchiesta su cosa significa oggi lavorare dentro e per le piattaforme e sulle realtà distopiche che hanno creato.

Episodio 1 Pedalare, ragazzi, pedalare!

Bilel ha 24 anni e tre fratelli. A parte il più piccolo, che va ancora alle medie, lavorano tutti per Uber Eats. Ogni giorno, compreso il week end, iniziano alle nove di mattina e staccano anche alle 4 del mattino per un totale di 400 euro lordi al mese - ammesso che nel frattempo non finiscano sotto a una macchina nel disperato tentativo di vincere un bonus. Come dovremmo chiamarla, flessibilità o schiavitù?

Episodio 2 La trappola dei micro-lavori

Sono tra i 45 e i 90 milioni i micro-lavoratori del web nel mondo. Nathalie vive in Francia, ha 42 anni, due figli ed è separata. Con il suo lavoro quotidiano - rispondere a delle domande idiote - aiuta l’algoritmo di Google a diventare sempre più umano, condannando se stessa a diventare sempre più un robot. In Madagascar, addirittura, le sfruttate del clic sono capaci di lavorare 336 ore al mese alla corte di clienti come Disneyland Paris per ritrovarsi a guadagnare 200 euro. Ecco le loro testimonianze.

Episodio 3 Traumatizzati senza moderazione

Amélie fa la moderatrice di contenuti a Barcellona presso una delle tante aziende che Facebook subappalta per svolgere questo tipo di attività. Chris fa lo stesso a Dublino. Entrambi hanno cominciato a lavorare senza prevedere che essere esposti tutti i giorni al lato peggiore dell’umanità li avrebbe catapultati in un inferno dal quale non sarebbero più riusciti a venire fuori, anche dopo aver cambiato mestiere.

Episodio 4 Il mio padrone non è un algoritmo

I proletari del clic hanno il divieto assoluto di parlare del lavoro che svolgono, persino con i propri famigliari. Eppure la consapevolezza di essere vittime di un traffico di manodopera al limite della legalità li spinge sempre più spesso a rompere il silenzio, a insorgere e a organizzarsi in forme cooperative alternative in grado di tutelare maggiormente i loro diritti.

Sono milioni nel mondo, in Asia, Africa, Sud America, le persone che per pochi centesimi svolgono compiti di intelligenza umana, piccole mansioni che le macchine non sono in grado di fare da sole. Un fenomeno in crescita anche in Europa, per alcuni studiosi una forma estrema di smart working.

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