Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Zuckerberg annuncia la "svolta" di Meta: un allineamento completo alla retorica di Trump e alle modalità di X. Spariscono il fact checking, via libera all'ulteriore attacco all'identità razziali, di genere e sessuali.

Il governo italiano invece cerca accordi con Musk per Starlink: si parla di cifre spaziali per l'utilizzo dei satelliti di Starlink da parte dell'esercito italiano. La mossa unisce 3 obiettivi: fare un favore all'amico; procedere con la politica bellicista; colpire il progetto europeo di un sistema satellitare simile a Starlink per gestire in proprio una simile infrastruttura militare.

Notiziole:

  • la legge francese sull'amministrazione illecita di piattaforme online utilizzata per il sito di chat Coco.fr, noto per essere stato usato come piattaforma di comunicazione per gli stupri di Mazan; quanto si può estendere l'uso di una legge del genere?
  • Google fa finta che Chromium non sia suo, ma un progetto open source a cui Google aderisce. La Linux Foundation facilita l'operazione.

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Secondo l'indiscrezione di Bloomberg, questa sarebbe una delle opzioni al vaglio di Pechino per evitare che la piattaforma venga vietata negli Usa a partire dal 19 gennaio.

Il piano di emergenza è una delle opzioni che Pechino sta valutando mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti decide se confermare o meno una legge che chiede alla società cinese ByteDance di cedere le attività statunitensi di TikTok entro il 19 gennaio.

Un potenziale accordo di alto profilo con uno degli alleati più stretti di Trump ha un certo fascino per il governo cinese, che dovrebbe avere voce in capitolo sulla vendita finale di TikTok: il patron di Tesla ha speso più di 250 milioni di dollari a sostegno della rielezione del tycoon ed è stato scelto per un ruolo di primo piano nel migliorare l'efficienza del governo dopo l'insediamento del repubblicano.

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Nessun accordo. Per ora. Ma c’è un’istruttoria in corso: e comunque non ci sono alternative ai servizi offerti dall’azienda di Musk. È questa la sintesi di quanto detto in conferenza stampa della presidente del Consiglio Meloni in merito al possibile contratto con SpaceX da 1,5 miliardi di euro per fornire comunicazioni satellitari al governo e ai militari. Istruttoria che - secondo l’agenzia Bloomberg, che per prima aveva dato la notizia e il cui articolo mi sembra sia rimasto centrale per inquadrare la vicenda - sarebbe stata in fase avanzata. Chiariamo subito che Bloomberg non ha scritto che l’accordo fosse chiuso. Ha però affermato che il progetto fosse già stato approvato dai servizi segreti italiani e dal Ministero della Difesa. E che i negoziati, in corso dal 2023, osteggiati da alcuni funzionari italiani e arenatisi fino a poco tempo fa, avrebbero ripreso ad avanzare dopo il recente incontro a sorpresa di Meloni con Trump in Florida.

In questo numero della newsletter Guerre di Rete

  • Italia, Musk e Ue: che partite si stanno giocando
  • Tutti i guai di OpenAI
  • Arriva la Nato a proteggere i cavi del Baltico

Leggi la newsletter di Carola Frediani per tutti i dettagli

Le mani sulle reti L’eccezionalismo muskiano sembra una categoria analitica fallace (come anche «tecnodestra» ma sarebbe un altro discorso) che dietro la cortina di fumo creata intorno al personaggio rischia di ostacolare la comprensione di fenomeni strutturali ben più importanti.

Nel dibattito pubblico italiano ed europeo si sta affermando una sorta di eccezionalismo muskiano. Molti commentatori e politici, infatti, descrivono Elon Musk come fosse un fenomeno nuovo e totalmente a sé stante nel panorama del digitale (o, più in generale, dei grandi detentori di capitali). Alcune questioni di fondo vanno chiarite per evitare di trovarsi spiazzati quando un altro miliardario tecnocrate, come è adesso il caso di Zuckerberg, compie mosse che vanno incontro al nuovo potere trumpiano. Dove sarebbe allora questo eccezionalismo di Musk? Quello che fa veramente la differenza non sono tanto le sue parole.

Quello che mi sembra di gran lunga più importante è il processo che ha portato tutti i principali Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a consegnare a una manciata di imprese statunitensi il controllo di tre infrastrutture essenziali, ovvero, le infrastrutture di comunicazione, archiviazione ed elaborazione delle informazioni. Stati che non controllino, anche fisicamente, queste infrastrutture sono, per dirla in maniera delicata, a sovranità limitata.

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Puntata del 24 novembre 2024

Apriamo la puntata collegandoci con l'Hacklabbo di Bologna per segnalare la loro prossima iniziativa: Hack or di(y|e), due giorni di workshop, capture the flag e quant'altro. A proposito: 20-21 Dicembre AvANa (yours truly) fa 30 anni, siateci! Le selezioni musicali di stasera ne sono un assaggio.

Tutto il resto della puntata è dedicata al rapporto tra aziende della tecnologia e politica statunitense. Iniziamo con il ruolo dei Venture Capitalist nel nuovo governo statunitense, con JD Vance vicepresidente e Musk che ha già iniziato a parlare di tagli politicamente orientati.

Nel frattempo l'antitrust, che ha riconosciuto Google come monopolista, avanza la proposta di separare Chrome da Google. Facciamo un po' di ipotesi a riguardo.

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Si fa il nome della società di comunicazioni satellitari di Musk per un progetto pilota per superare i ritardi dei piani sulla banda larga.

Se sarà Starlink si saprà a valle del bando, ma la società di telecomunicazioni satellitari fondata da Elon Musk è il nome più quotato per aggiudicarsi il progetto pilota di internet dallo spazio in Lombardia. Un test che si inserisce nel tentativo del governo Meloni di tamponare le falle del programma Italia a 1 Giga, che utilizza 3,65 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per cablare con la fibra ottica aree remote del Paese entro giugno 2026, ma rischia di mancare l'obiettivo.

Nonostante i due vincitori del bando, Open Fiber e Fiber Cop (la società della rete nata dallo scorporo di Tim) dicano di essere in linea con la tabella di marcia di connessione di 7 milioni di numeri civici in zone difficilmente raggiungibili e con pochi abitanti (e pertanto poco appetibili per gli operatori di telecomunicazioni), Palazzo Chigi ormai da tempo accarezza l'idea di affidarsi al satellite per non sforare le scadenze del Pnrr e, di conseguenza, perdere i fondi europei. L'internet dallo spazio, però, rischia di non garantire la stessa qualità di connessione.

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Bruce Daisley è stato vicepresidente per Europa, Medio Oriente e Africa presso Twitter, dove ha lavorato tra il 2012 e il 2020.

Adesso lancia l'allarme su Elon Musk, definito "un fragile narcisista che pubblica incessantemente su un social network che ha fatto suo".

Daisley sostiene che Musk sta utilizzando X in modo personalistico, come quando ha diffuso un post parlando di teorie complottiste di estrema destra su presunti "campi di concentramento" alle isole Falkland.

Il problema di fondo é che le piattaforme digitali sono più o meno tutte gestite in modo oligarchico e influenzano l'agenda pubblica col proprio flusso di notizie, vere o false non importa, influendo anche in modo consistente sulla generazione di consenso.

Probabilmente, per quanto le opinioni di Daisley siano fondate, non vanno alla radice del problema: i social media mainstream non si possono "usare bene", sono pensati per produrre un uso compulsivo da parte degli utenti, per influenzarne le scelte e i comportamenti.

Chiaramente, ogni piattaforma riflette anche le scelte e la filosofia di chi la detiene, come é evidente nel caso di Musk/X.

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Stati uniti. Musk: «L’invasione di migranti voluta da Biden continua. Solo un’onda rossa a novembre può salvare gli Usa»

È troppo presto per dire che lo scopo di Elon Musk nel comprare Twitter fosse quello di riportare il suo amico Trump alla presidenza degli Stati Uniti? No, non lo è. Nel 2022 Musk ha pagato 44 miliardi di dollari (l’equivalente dello stipendio di diecimila operai americani per 200 anni) e ha ribattezzato Twitter “X” per esibire il suo ego smisurato. Poi la sua prima mossa è stata quella di eliminare il gruppo che si occupava di fiducia e sicurezza, ovvero di controllare che la piattaforma non diventasse uno strumento per aggressioni politiche o personali. L’unica parola che contava era la sua: il caos che ne è derivato ha causato la fuga degli inserzionisti e l’apertura di indagini da parte delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo.

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La lettera di Musk&Co. è stata fortemente criticata dalla scienziata Timnit Gebru, diventata famosa per essere stata licenziata da Google accusata da lei di sviluppare un'IA con pregiudizi.

La ricercatrice sostiene che GPT-4 sia solo come "un pappagallo stocastico" ripete il meglio che trova sul web, senza averne comprensione. No Panic, quindi. Per Gebru non serve ascoltare i firmatari dell'appello, ma sviluppare da subito un'IA che "funzioni per noi".

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Un articolo di CrimethInc sulla fine dei social media.

Come tuttɜ sanno già, CrimethInc è statɜ sospesɜ da Twitter mentre quel tale di Elon Musk ha reintegrato noti neo-nazi nella piattaforma. In una piattaforma come Twitter, un progetto prezioso come il nostro è come un canarino in una miniera di carbone: quando le cose cambiano siamo lɜ primɜ ad andare, e ciò significa che il conto alla rovescia sta arrivando a zero per chiunque.

Oggi parliamo a voi dall’altro lato del grande divario. Bannatɜ su Facebook, Instagram, ed ora su Twitter, continuiamo ad esistere e ad organizzarci. Se puoi ancora sentirci - se stai leggendo queste parole - allora c’è vita oltre i social media. Questo vale sia per interi movimenti sociali che per singoli individui.

Guardando questa situazione da un contesto storico più ampio, Twitter stesso è come un canarino in una miniera di carbone. L’acquisizione della piattaforma da parte di Elon Musk conferma la fine dei social media come li conosciamo, almeno ai fini di un cambiamento sociale positivo. Tutte le principali piattaforme che hanno avuto un ruolo nei movimenti dell’ultimo decennio sono stati portati sotto il diretto controllo di reazionari, determinati ad assicurarsi che non possano essere utilizzate per coordinare la resistenza.

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La puntata si apre con alcuni aggiornamenti sulla vicenda del nuovo "governo" di Twitter: estremisti di destra che tornano, licenziamenti che vanno, spunte che vanno e vengono.

C'è poi la notizia delle rivolte nella fabbrica Foxconn che produce gli iPhone. Quali i motivi che spingono a ribellarsi?

Rimanendo in Cina, approfondimento sul tema delle restrizioni al commercio dei chip emanate dal governo USA: cosa dicono? in quale scenario si trovano? cosa c'è da aspettarsi?

Conclusione con 2 notizie: ancora un aggiornamento sul caso Z-Library e la situazione nel Salvador alla luce del crollo del Bitcoin. Il paese centramericano aveva infatti investito ingenti risorse in Bitcoin, facendone la sua valuta legale.

Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa

Negli ultimi 14 giorni è successo di tutto! Licenziamenti di massa, dimissioni di massa ai vertici, cambiamenti nel servizio, inclusi numerosi ripensamenti.

Le Dita nella presa, trasmissione di Radio Onda Rossa e la newsletter Guerre di rete di Carola Frediani fanno il punto su quanto successo cercando di demistificare il carosello mediatico che ha generato l'acquisto di Twitter da parte di Elon Musk.

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Ascolta il podcast di Le Dita Nella Presa

Dal Podcast del Corriere della sera.
Al secondo tentativo, l’uomo più ricco del mondo ce l’ha fatta: per 44 miliardi di dollari è diventato il proprietario del social network più influente nel campo dell’informazione. Massimo Gaggi spiega in che modo il fondatore di Tesla e SpaceX interverrà sulla libertà di parola, adottando sui contenuti una linea di apertura che va nella direzione contraria alle nuove norme (Digital Services Act - Dsa) alle quali sta pensando Bruxelles, come racconta Massimiliano Jattoni Dall’Asén .

Ascolta il podcast

Con Maurizio Graffio proviamo a dare una lettura riguardo la notizia dell'acquisizione da parte di Elon Musk della piattaforma social Twitter, non c'è in ballo nessuna democrazia ma è solo una classica storia del capitalismo contemporaneo.

Ascolta il podcast (15 minuti) sul sito di Radio Onda Rossa.