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Deforestazione, centrali a carbone, interi villaggi sgomberati con la forza, scarti chimici nelle acque, operai bruciati vivi, schiavi bambini, fauna e flora devastate, incidenti mortali. Sono il prezzo nascosto dell’auto elettrica.

La rivoluzione verde, infatti, come tutte le rivoluzioni, non è un pranzo di gala. La Commissione Europea ha deciso che dal 2035 si potranno vendere solo veicoli elettrici. Bisogna abbattere a tutti i costi le emissioni di Co2 per combattere l’effetto serra. Ma se la transizione avverrà senza tenere in conto i costi umani e ambientali, rischia di essere solo una tinta di verde che copre ogni sorta di abusi.

La parte più importante di un’auto elettrica è la sua batteria: 500 chili di minerali tra cui nichel, litio, manganese, cobalto, che viaggiano fino a 50.000 miglia nautiche prima di raggiungere la fabbrica in cui saranno trasformati in celle. Non proprio a Km zero. E d’altronde i fornitori di materie prime per ogni singola casa automobilistica sono centinaia: è difficile sapere da dove arrivano e dove finiscono i minerali per i veicoli elettrici, nemmeno il congresso americano è riuscito a farli mappare. Report ha deciso di indagare sulla filiera del nichel, un minerale che costituisce il 10% circa del peso delle batterie più performanti, dai 39 ai 43 chili per auto. La troupe di Report è finita in Indonesia dove ha potuto documentare quanto poco pulita è la filiera e quanto incide sui diritti umani più basici, a partire dall'accesso all'acqua. Anche nella vicina Germania, la fabbrica di Tesla è al centro di infuocate polemiche per il suo impatto ambientale.

Guarda l'inchiesta di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella sul sito di Report

Nella provincia argentina di Jujuy . Comunità da oltre un mese in lotta contro la riforma "estrattivista" della Costituzione locale imposta senza referendum. La sfida per l’oro bianco tra Cina, Usa e Ue nel triangolo sudamericano in cui si concentrano il 65% delle riserve mondiali. E i costi reali della presunta transizione verde

Mentre a Bruxelles i 60 rappresentanti dell’Unione europea e della Celac inneggiavano alla transizione ecologica a cui aprirebbe la strada la cooperazione biregionale in materia di approvvigionamento del litio e di altre materie prime essenziali, la popolazione della provincia argentina di Jujuy avrebbe avuto molto da dire sui costi concreti di quella presunta transizione verde.

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A partire dall'approvazione della riforma la repressione, scatenata con inaudita violenza già dal giorno successivo, non ha fatto che aumentare – senza peraltro riuscire a fermare le proteste – combinandosi con una persecuzione giudiziaria che non sta risparmiando nessuno: manifestanti, rappresentanti del popoli indigeni, sindacalisti, docenti, avvocati.

«Tutto questo è per il litio», denunciano le comunità indigene in resistenza contro il modello estrattivista perseguito dal governatore Morales, in piena corsa per le primarie della destra in coppia con il capo di governo di Buenos Aires Horacio Rodríguez Larreta, che lo ha voluto come suo vice.

Leggi l'articolo su "Il Manifesto"

La parola “nazionalizzazione” rimanda agli anni settanta, quando Salvador Allende nazionalizzò le aziende minerarie di rame in Cile, pronunciando queste parole alle Nazioni Unite: “Abbiamo nazionalizzato il rame. Lo abbiamo fatto con il voto unanime del parlamento, dove i partiti di governo sono in minoranza. Vogliamo che tutto il mondo capisca che non abbiamo affatto confiscato le imprese estere dell’industria mineraria […]. Queste stesse aziende, che hanno sfruttato il rame cileno per anni, e nello specifico negli ultimi 42 anni, hanno incassato in questo periodo più di quattro miliardi di dollari, quando il loro investimento iniziale non superava i trenta milioni di dollari”.
Sappiamo come è andata a finire: Pinochet

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Proprio in Cile, oggi, la stessa parola esplosiva ritorna con Gabriel Boric, il giovane presidente di sinistra che ha appena annunciato la nazionalizzazione del settore del litio. La notizia è doppiamente significativa e dice molto sulla nostra epoca. Prima di tutto perché il litio è uno dei minerali più importanti del ventunesimo secolo, indispensabile per le batterie delle automobili elettriche e per le tecnologie dell’economia verde. Entro la metà del secolo la domanda di litio si moltiplicherà per cinquanta, dunque non sorprende che in questo contesto emergano grandi tensioni geopolitiche.

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Possibili giacimenti di litio nel Lazio. Lo stato degli scavi e gli interessi in gioco.

Nella città di Campagnano, a pochi chilometri dalla Capitale, inizia a diffondersi un crescente interesse per le risorse minerarie del territorio. A seguito di rilevamenti geologici si inizia a parlare infatti della possibile presenza nel suolo di giacimenti di litio ovvio un metallo prezioso probabilmente nascosto nel sottosuolo a migliaia di metri di profondità e disciolto nell'acqua.

Anche chiamato oro bianco, si tratta di una risorsa preziosa per le batterie che sarà cruciale nei processi produttivi della transizione energetica per la costruzione delle batterie presenti nelle auto elettriche, nei cellulari o ancora quelle integrate nei impianti solari.

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