Un articolo scientifico di daniela tafani, prezioso, ricco di spunti di riflessioni e di verità tanto evidenti quanto nascoste.
Il testo demistifica le "credenze" relative alla presunta intelligenza dei software probabilistici e ristabilisce dei punti fermi sulla non neutralità del software, anche quando si tratta di cosidetta Intelligenza Artificiale.
L'articolo dimostra perché l'introduzione dell'intelligenza artificiale nella scuola e nelle univeristà sia un problema per i processi di apprendimento e insegnamento. Tuttavia si tratta di una tendenza già presente: la trasformazione dell'insegnamento in addestramento degli studenti per andare incontro alle esigenze del mondo aziendale.
Indice
Giovedì 31 ottobre a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 18:00, il seminario promosso dalla Scuola critica del digitale del CRS. Ne parlano Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Agnese Trocchi, Stefano Borroni Barale, Carlo Milani. Coordina Giulio De Petra.
Nelle scuole e nei contesti educativi si (stra)parla di tecnologia esaltando quelle abilità e competenze che i ragazzi devono possedere affinché si spalanchino loro le porte del futuro (lavorativo ovviamente), oppure se ne parla come risorsa che può rendere più efficace ed efficiente la trasmissione e l’accumulo di sapere e di abilità. Ovviamente non manca anche la prevenzione dai rischi, ma in un approccio declinato quasi sempre come lotta all’«usare male» i dispositivi: con loro possiamo perdere tempo, fare brutte cose o incontrare brutte persone che fanno fare brutte cose. In ogni caso lo strumento è sempre percepito come neutro (dipende da come lo usi…) e l’uomo è sempre chiamato a dominare, anzitutto la macchina, ottimizzando il guadagno che gli può portare, ma anche se stesso, tenendo bene a mente che qualsiasi deviazione negativa avviene solo per colpa sua, perché non si è impegnato abbastanza (è scontato come in questo paradigma gli adolescenti non possano che uscirne male…).
Consapevole di questo contesto, e non rassegnato alla sua inevitabilità, CIRCE (Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità Elettriche), nell’ambito delle azioni del PNRR, sta realizzando per l’anno scolastico 2024/2025, corsi gratuiti di Pedagogia Hacker rivolti ai docenti delle scuole primarie e secondarie.
I corsi si dividono in tre livelli: il primo, intitolato “Non dipende (solo) da te”, ha l’obiettivo di rendere possibile un approccio consapevole alla rete e di scoprire i meccanismi di manipolazione cognitiva delle piattaforme interconnesse di massa, con uno specifico approfondimento su come gli strumenti di formazione a distanza influenzano il lavoro educativo.
Nel secondo, intitolato “Internet e strumenti conviviali”, si ragiona su come fare “riduzione del danno” nel rapporto con lo strumento elettronico facendo fronte ai problemi concreti di organizzazione, collaborazione, partecipazione con strumenti digitali, e si indaga l’impatto delle tecnologie digitali, AI inclusa, sulle dinamiche organizzative e didattiche.
Nel terzo, “Costruzione di attività didattiche”, si sperimentano buone pratiche di insegnamento e si ragiona su quali dati sono utili alla scoperta e all’approfondimento della conoscenza e di quali possiamo fare a meno.
Nel corso dell’incontro si presenteranno e discuteranno non solo le motivazioni, i contenuti e le caratteristiche dell’intero progetto, ma anche i risultati ottenuti nelle prime esperienza formative realizzate.
Il punto originale da cui partire, che anima tutto il progetto, è l’attitudine hacker: quella curiosità, immaginazione, desiderio di gioco trasformativo di cui sono esperti i bambini, da cui non possiamo che imparare, da riscoprire e coltivare insieme.
Per chi, pur interessato, non potrà partecipare di persona è prevista la possibilità di seguire l’incontro collegandosi tramite il seguente link: https://us02web.zoom.us/j/81948891898
Maggiori informazioni sul sito del Centro per la Riforma dello Stato.
Durante "L'ora di buco", la trasmissione di Radio Onda Rossa in cui lavoratori e lavoratrici della scuola parlano di scuola, sono stati presentati i corsi di Pedagogia Hacker su misura per docenti delle scuole primarie e secondarie. I corsi, anche per l'anno scolastico 2024/2025, sono finanziati dal PNRR. Sono gratuiti per le insegnanti e gli insegnati.
Possono partecipare ai corsi i docenti delle scuole secondarie o primarie, sia di ruolo che precari/e. Per ogni corso seguito verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Durante la corrispondenza si è paralto anche di cosa è il metodo della Pedagogia Hacker.
Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa
Si tratta di 3 corsi:
Tutte le informazioni su edizizoni, date, orari, modalità di iscrizioni, si trovano nell'apposita pagina sul sito web di CIRCE.
Nell'ambito delle azioni del PNRR anche per l'anno scolastico 2024/2025 C.I.R.C.E. ha organizzato dei corsi di Pedagogia Hacker su misura per docenti delle scuole primarie e secondarie. Scopri i 3 cicli: date, orari e contenuti.
Ogni corso è rivolto ai docenti delle scuole secondarie o primarie, sia di ruolo che precari/e ed è gratuito. Puoi scegliere di partecipare a uno dei corsi o a tutti e tre. Il primo corso è propedeutico ai successivi. Per ogni corso seguito verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Segui questo link per vedere la registrazione della presentazione
Sul sito di CIRCE puoi leggere titoli, orari e panoramica dei corsi
Nell'ambito delle azioni del PNRR anche per l'anno scolastico 2024/2025 abbiamo organizzato dei corsi di Pedagogia Hacker su misura per docenti delle scuole primarie e secondarie. Scopri i 3 cicli: date, orari e contenuti.
Ogni corso è rivolto ai docenti delle scuole secondarie o primarie, sia di ruolo che precari/e ed è gratuito. Puoi scegliere di partecipare a uno dei corsi o a tutti e tre. Il primo corso è propedeutico ai successivi. Per ogni corso seguito verrà rilasciato un attestato di partecipazione.
Webinar di presentazione dei corsi
Il 24 settembre 2024 alle 19.00 si terrà una breve presentazione online dei corsi e del programma. Potrete farci tutte le domande del caso e capire se il corso fa per voi.
I corsi
Centinaia di studenti a Singapore non hanno potuto accedere a Internet e ai materiali in classe dai propri dispositivi didattici personali per almeno un giorno a causa di un problema tecnico in un’app di gestione installata su questi dispositivi.
Alcuni studenti hanno riferito di non essere in grado di accendere o spegnere il proprio iPad. Altri problemi che gli studenti hanno dovuto affrontare includevano l'impossibilità di connettersi al Wi-Fi e la ricezione di un messaggio di errore: "App di accesso guidato non disponibile. Contatta l'amministratore."
Quando gli studenti hanno finalmente potuto riavviare i propri dispositivi, hanno riferito di aver perso gli appunti salvati.
Ad aprile, il portale di gestione degli utenti di Mobile Guardian presso la sua sede nel Surrey, in Gran Bretagna, è stato violato, provocando una fuga di dati che coinvolgeva nomi e indirizzi e-mail di genitori e insegnanti di cinque scuole primarie e 122 scuole secondarie.
Materia oscura. La versione aggiornata 4o di ChatGpt commette meno errori delle precedenti, ma ancora ce n'è di strada da fare
Gli studenti lo sanno bene: quando si tratta di matematica e fisica non ci si può fidare del tutto dell’intelligenza artificiale generativa – ChatGpt e le sue colleghe, per capirci. Se si pone all’intelligenza artificiale un problema di qualche complessità, non sempre si ottiene la risposta giusta. Anche un esercizio di terzo o quarto anno di liceo può metterla in difficoltà, mentre se la cava benissimo con temi e traduzioni. Per questo ragazze e ragazzi, più saggi dei loro genitori, hanno inizialmente mantenuto qualche diffidenza nei confronti della nuova tecnologia e le verifiche di fisica e matematica integralmente copiate da ChatGpt sono state sporadiche.
Può sorprendere che l’intelligenza artificiale sviluppata e studiata da alcuni dei più brillanti matematici del mondo fatichi proprio in questi campi, mentre brilla con una versione dal greco. Ma la rete neurale che costituisce il «motore» di ChatGpt non impara sulla base di regole formali come i postulati della geometria euclidea o le leggi della meccanica newtoniana.
Sulla scia della pandemia, le scuole dell'Unione Europea hanno iniziato a implementare sempre più servizi digitali per l'apprendimento online. Se da un lato questi sforzi di modernizzazione sono uno sviluppo apprezzabile, dall'altro un piccolo numero di grandi aziende tecnologiche ha immediatamente cercato di dominare lo spazio, spesso con l'intenzione di abituare i bambini ai loro sistemi e creare una nuova generazione di futuri clienti "fedeli". Una di queste è Microsoft, i cui servizi 365 Education violano i diritti di protezione dei dati dei bambini. Quando gli studenti vogliono esercitare i loro diritti GDPR, Microsoft afferma che le scuole sono il "responsabile del trattamento" dei loro dati. Tuttavia, le scuole non hanno alcun controllo sui sistemi.
Spostamento di responsabilità tra Big Tech e scuole locali. I fornitori di software come Microsoft hanno un enorme potere di mercato, che consente loro di dettare i termini e le condizioni dei contratti con chiunque voglia utilizzare i loro prodotti. Allo stesso tempo, questi fornitori di software cercano di eludere le responsabilità insistendo sul fatto che quasi tutto ricade sulle autorità locali o sulle scuole. In realtà, nessuno dei due ha il potere di influenzare il modo in cui Microsoft tratta i dati degli utenti. Al contrario, si trovano di fronte a una situazione di "prendere o lasciare" in cui tutto il potere decisionale e i profitti spettano a Microsoft, mentre le scuole devono sopportare la maggior parte dei rischi. Le scuole non hanno alcuna possibilità realistica di negoziare o modificare i termini.
Manca poco ad una scadenza che formalmente non esiste più dal 1997, se non nell’immaginario bigotto e paternalista di una visione conservatrice del rapporto tra adultità e adolescenza – si chiama Esame di Stato. Già immagino serpeggiare il terrore: come impedire agli studenti di rivolgersi ai chatbot e di avere le soluzioni delle prove confezionate in pochi minuti? Divieti, sequestri, pedinamenti, esclusioni e altre soluzioni poliziesche sono probabilmente le più in tono con i tempi.
Si potrebbe però vivere il tutto più serenamente. Ovvero, produrre tracce di lavoro “resistenti all’IA”. MagicSchool fornisce un modulo operativo apposito: basta inserire la consegna originale e il grado di istruzione di riferimento e si ottengono almeno due idee per realizzare assegnazioni di compiti significativi e – appunto – resistenti all’IA, con tanto di spiegazione delle scelte operate dal dispositivo.
[...] Nel caso dell’istruzione e della scuola sono prioritarie da una parte la denuncia della colonizzazione messa in atto dall’oligopolio del capitalismo di piattaforma, che agisce in nome del valore economico, e dall’altra la ricerca di alleanze con tutti i soggetti che si pongano l’obiettivo di uno sviluppo umano equo, con particolare riferimento alla condivisione cooperativa e mutualistica della conoscenza.
Questo contributo vuole andare in questa direzione e si articola perciò in una pars destruens, di decostruzione del contesto attuale, e in una pars costruens, che vuole orientare su possibili alternative tecno-economiche e culturali per andare oltre il torpore e l’opposizione devitalizzata.
[...]
Pars de(co)struens
Il periodo del distanziamento delle pratiche didattiche, iniziato nel marzo 2020, ha definitivamente consegnato all’infrastruttura e alla cultura delle piattaforme del capitalismo digitale un’istruzione che già da tempo le aveva privilegiate sia sul piano dell’apprendimento, nella definizione dei canoni tematici STEM, sia con le proprie decisioni in merito alle opzioni logistiche. In gran parte del mondo occidentale i CEO di GAFAM sono stati poi i super-eroi virtuali che hanno permesso con la fornitura dei propri dispositivi il parziale salvataggio della scolarizzazione, ridotta in un angolo dall’emergenza sanitaria...
[...]
Pars costruens
A volerle vedere e volendo impegnarsi a praticarle, vi sono invece alternative in termini sia di prospettiva politico-culturale sia di dispositivi e di pratiche. Mi riferisco alle tecnologie conviviali, il cui scopo sono condivisione paritaria della conoscenza, sviluppo umano equo, cooperazione non competitiva, mutualismo, sostenibilità economica e ambientale, rinnovamento.
[...]
Siete stanche/i dei soliti esperti che, su Facebook, lanciano allarmi perché adottiate nel minor tempo possibile "l'intelligenza artificiale a scuola" senza sapere nemmeno bene cosa sia?
Giovedì 11 aprile avranno luogo due eventi per comprendere davvero cosa sia l'intelligenza artificiale e come sia possibile insegnarla, quali strumenti siano davvero pronti per essere adottati (e quali no).
Affronteremo la storia del fenomeno, la differenza di scala (e di retaggio) tra le tecnologie industriali e quelle conviviali e come queste differenze interagiscano con la società e con la scuola.
ONLINE DALLE 14.30 alle 16.30
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DAL VIVO ALLA LIBRERIA OOLP di Torino, Via Maria Vittoria 36 ore 18.00
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Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” un articolo di Stefano Borroni Barale con importanti proposte di lotta per il mondo della scuola.
Rifiutare la formazione obbligatoria è un poderoso primo passo. Siamo pronti per il successivo?
La transizione digitale a marce forzate, iniziata con lo stanziamento l’anno scorso di 2,1 Miliardi di euro per l’acquisto di laboratori e aule “digitali” entra ora nel vivo, con un programma di formazione dei docenti mastodontico. È la fase che l’ex Ministro Bianchi aveva definito “riaddestramento” del corpo docente. Per fortuna questo passaggio sembra risvegliare almeno una minoranza di docenti dal loro torpore: giungono echi di ribellione da alcuni collegi docenti (quello del Liceo Socrate, così come dell’IIS Di Vittorio Lattanzio, a Roma), che fortunatamente hanno rigettato il programma di formazione al digitale previsto dal D.M. 66.
L’impressione, però, è che manchi ancora una visione d’insieme, anche tra queste minoranze critiche. Certo, abbiamo compreso che i piani di formazione ministeriali (Piano Nazionale Scuola Digitale – PNSD e Piano Scuola 4.0, per citare solo gli ultimi) hanno dell’innovazione tecnologica un’idea talmente antidiluviana che vi si possono scorgere elementi di una retorica “neo-coloniale”, quella che poneva al centro l’uomo bianco, maschio e cristiano pronto a salpare per conquistare e sottomettere la natura selvaggia e incolta grazie alla forza della tecnologia, portando –grazie a questa– la civiltà “in salsa digitale”. Manca però, da parte nostra, una pars construens solida abbastanza da riuscire a imporre narrazioni e percorsi alternativi verso il futuro.
Certamente la cultura non procede con i tempi della tecnologia, sarebbe folle aspettarselo. Quello che sostengo, però, è che alcuni strumenti di analisi hanno visto la luce quasi un secolo fa, per essere poi abbandonati, in parte perché troppo avanzati per l’epoca, in parte per colpa dell’azione nel tempo degli inventori del termine “intelligenza artificiale” e della visione del mondo brutalmente riduzionista ad essa collegata. Il problema dell’impatto sociale della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, è stato infatti oggetto dell’analisi di veri e propri giganti del pensiero: Norbert Wiener con la sua Cibernetica, Marshall McLuhan e Lewis Mumford con le loro teorie sociologiche, solo in apparenza opposte, del villaggio globale e della megamacchina.
È ora disponibile il n. 25 de La ricerca con un contributo di C.I.R.C.E dal titolo "Hacking IA". La rivista è disponibile interamente online e il cartaceo è in distribuzione nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado.
È online il pdf integrale ed è in distribuzione il numero 25 de La ricerca, “Uomini e bot”, in cui si ragiona sulle intelligenze artificiali, o «assistenti artificiali ad attività cognitive mediante prestazioni che imitano quelle umane» e basate su LLM, Large Language Models, ma anche sui programmi TTI, Text-to-image, o Text-to-video.
"A partire dal mese di novembre 2023 il Ministero migrerà le vecchie caselle di posta @posta.istruzione.it su un nuovo sistema a seguito di decorrenza dei termini contrattuali."
Quello che il Ministero omette di dire è quale sarà il nuovo provider e quali sono le ragioni del cambio di fornitore.
Mentre il motivo del cambio di fornitore non è molto chiaro (la sezione vantaggi chiarisce solo in parte), il primo mistero è svelato facilmente visitando la sezione "Per saperne di più" sulla migrazione del sito del Ministero. Si legge: "Potrà accedere alla nuova webmail tramite il seguente link: https://outlook.office.com/". Ovvero il sistema di posta elettronica è "ospitato" sui server Microsoft.
Le domande a questo punto sono lecite:
Queste le domande. Ci sarà mai risposta?
Anno 1996. La startup Lynx, uno spin-off non ufficiale del Laboratorio di Tecnologie Audivisive di Roma Tre, progetta realizza e produce in proprio WonderPark, un software per bambini piccoli, quelli che oggi non devono toccare i tablet perché poi non imparano a scrivere in corsivo (ma si sa, quelli nati nel ’90 era diversi).
Apprendere esplorando con le astronavi di WonderPark.
WonderPark è un ambiente didattico-giocoso multimediale rivolto ai più piccoli, dai tre anni in poi.
Completamente privo di messaggi verbali, la sua caratteristica principale è quella di mettere in corrispondenza lo spazio fisico con quello sonoro. Tutti gli oggetti hanno caratteristiche multimediali, mediante le quelli possono essere messe in relazione con gli altri.
Il software è stato progettato con una logica didattica, seguendo gli Orientamenti della Scuola Materna. Le attività proposte vanno dal riconoscimento di forme, colori e segni, all’ordinamento di serie di oggetti secondo criteri temporali o casuali, dalle operazioni logiche di base all’elaborazione di strategie per la risoluzione di problemi.
Ecco le attività proposte e i rispettivi giochi:
I webinar interattivi di Programma il Futuro: un'occasione per parlare del nostro materiale didattico, dei temi legati alla Cittadinanza digitale consapevole e rispondere in diretta alle vostre domande.
I prossimi appuntamenti (orario: dalle 18.00 alle 19.00):
Juan Carlos De Martin, autore di “Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica”, sarà ospite del Festival del Pensare contemporaneo il 23 settembre a Piacenza. Il suo intervento verterà sullo smartphone, strumento simbolo del nostro tempo, e sul ruolo che ha nelle vite di tutti. A cominciare dai piccolissimi e dalla scuola. Tanto che la Svezia (e non solo) dall’ed-tech sta iniziando a fare retromarcia
Dispositivi tecnologici che impattano pesantemente sulle nostre vite e il cui controllo è nelle sole mani delle big tech. Algoritmi e sensori che predano i dati di cittadini spesso inconsapevoli, talvolta senza strumenti. La politica che fatica a tenere il passo: scarsa conoscenza, inquadramenti tardivi e qualche volta inefficaci. Eppure il governo della tecnologia ha bisogno della politica e delle democrazie, di decisori e di cittadini.
In Svezia, dove telefoni e tablet si usano fin dall’asilo, la ministra dell’istruzione Lotta Edholm ha chiesto a tutti gli insegnanti di tornare il più possibile ai libri di carta e la scrittura a mano. Carlo Milani, saggista, traduttore e ricercatore, collaboratore di C.I.R.C.E. è stato intervistato da Internazionale.it per il numero odierno del podcast quotidiano. Nel podcast anche notizie dalla situazione Libica dopo l'inondazione dei giorni scorsi.
Milani dice la sua sulle tecnologie tossiche, quelle conviviali e sulle contraddizioni che generano i divieti nell'uso dei dispositivi digitali.
Ascolta il podcast sul sito di Internazionale.it. Se volete ascoltare solo l'intervista a Carlo Milani potete andare direttamente al minuto 12.
I dispositivi elettronici, inclusi i telefoni cellulari e i tablet, saranno banditi dalle aule scolastiche in Olanda. Lo ha annunciato il governo.
L'iniziativa, introdotta in collaborazione con gli istituti, entrerà in vigore all'inizio del prossimo anno. Lo riporta la Bbc.
"Anche se i telefoni cellulari sono quasi intrecciati con le nostre vite, non appartengono alla classe", ha detto il ministro dell'Istruzione Robbert Dijkgraaf, sottolineando che "gli studenti devono essere in grado di concentrarsi e di avere tutte le opportunità per imparare bene". Mentre invece "sappiamo dalla ricerca scientifica che i telefoni cellulari interrompono questo processo".
L’uso intensivo e precoce degli smartphone nei ragazzini non favorisce l’apprendimento, anzi, riduce le performance scolastiche di una parte consistente della popolazione studentesca. E ora, una ricerca di Milano-Bicocca e SUPSI sui dati INVALSI lo conferma, andando oltre le semplici correlazioni.
La ricerca dal titolo“Earlier smartphone acquisition negatively impacts language proficiency, but only for heavy media users. Results from a longitudinal quasi-experimental study”, condotta da Tiziano Gerosa, ricercatore della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI) e Marco Gui, direttore del Centro Benessere Digitale di Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale) ha testato le principali ipotesi teoriche sul ruolo dello smartphone nei processi di apprendimento, sia quelle che ipotizzano benefici sia quelle che si attendono impatti negativi.