Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Dopo aver raggiunto il successo le grandi aziende tecnologiche finiscono sempre con lo sfruttare gli utenti, gli inserzionisti e i lavoratori. È ora di invertire la rotta, per creare una rete davvero libera

L’anno scorso ho coniato il termine enshittification, merdificazione, per descrivere il declino delle piattaforme digitali. Questa parolina oscena ha avuto molto successo: evidentemente riflette lo spirito del tempo. L’American dialect society l’ha scelta come parola dell’anno del 2023 (per questo, temo, sulla mia tomba ci sarà inevitabilmente l’emoji della cacca).

Ma cos’è la merdificazione, e perché se n’è parlato tanto? È una mia teoria che spiega in che modo internet è stata colonizzata dalle piattaforme digitali; perché si stanno tutte degradando rapidamente e completamente; perché è un fatto rilevante e cosa possiamo fare per rimediare. Siamo nel pieno di una grande merdificazione, in cui i servizi su cui facciamo più affidamento si stanno trasformando in mucchi di merda. È frustrante, demoralizzante, perfino terrificante.

Cory Doctorow è un giornalista e scrittore canadese. Si occupa di diritti digitali e sicurezza informatica. È consulente dell’Electronic frontier foundation, un’organizzazione non profit che difende i diritti digitali e la libertà d’espressione su internet. Questo articolo è l’adattamento di un discorso tenuto a gennaio per la Marshall McLuhan lecture all’ambasciata del Canada di Berlino, in Germania.

Leggi l'articolo sul sito di Internazionale

Il conflitto in Ucraina è l’ultima dimostrazione del legame sempre più stretto tra le cosiddette Big Tech, le grandi piattaforme digitali, e gli apparati militari.

Il Mondo, podcast quotidiano di Internazionale, intervista sull'argomento Dario Guarascio, professore associato di economia e politiche dell'innovazione all'università Sapienza di Roma

Ascolta il podcast sul sito di Internazionale

Educare alle tecnologie conviviali contro l’omologazione e l’alienazione della tecnica.

"Quelle tra esseri umani e smartphones sono interazioni all’insegna dell’iterazione, cioè della ripetizione di azioni."

Non dipende (solo) da te. Non dipende (solo) da come li usi. I social media di massa, le app più note, i siti più cliccati sono costruiti appositamente in maniera tossica. Favoriscono l’instaurarsi di dinamiche di abuso e autoabuso, stimolando in maniera incoercibile il sistema dopaminergico a prescindere dall’età, dalle competenze, dalla lingua, dal sesso, dallo status sociale degli esseri umani implicati. Non è un segreto. Da anni facciamo circolare i video della webserie “Dopamine”, disponibile sulla rete franco-tedesca Arte.

"Non tutte le tecnologie digitali sono strutturalmente tossiche. Esistono anche tecnologie informatiche conviviali, progettate non per dominare ma per convivere giocosamente, umani e macchine, insieme a tutti gli altri esseri viventi e non viventi."

Leggi l'articolo di Carlo Milani si "Il tascabile"

Internet nelle mani dei mastodonti. Il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile

Più telefoni cellulari e più connessioni a Internet. Tuttavia, il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile. Il divario digitale separa regioni e fasce d’età in una realtà globale in cui tre persone su quattro di età superiore ai dieci anni possiedono un telefono cellulare. Tuttavia, solo il 65% ha accesso alla rete .

Lo scorso settembre, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha riferito che nel 2023 2,6 miliardi di persone, circa un terzo della popolazione mondiale, non avranno ancora accesso a Internet. Secondo swissinfo.ch, la principale piattaforma di informazione svizzera, questa cifra è in leggero calo rispetto ai 2,7 miliardi dell’anno precedente. In entrambi i casi, si tratta di circa la metà dei 5,4 miliardi di persone già connesse – “il maggior numero di persone con accesso nella storia”. Tuttavia, nonostante questo risultato, le tendenze attuali non garantiscono l’obiettivo di una connettività “universale e significativa” entro il 2030.

A fine novembre, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, ha commentato che “gli ultimi dati sulla connettività globale mostrano una crescita, ma rimangono delle lacune”. L’analisi del traffico internet e della copertura della rete 5G, la più veloce per l’uso domestico, rivela forti differenze tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito (Vedi: https://www.itu.int/es/mediacentre/Pages/PR-2023-11-27-facts-and-figures-measuring-digital-development.aspx).

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Il 25 agosto è entrato in vigore il Digital Services Act, per ora per le piattaforme online più grandi (quelle con più di 45 milioni di utenti), sino a che sarà applicabile a tutti gli operatori di servizi online a partire dal 17 febbraio 2024. I soggetti interessati sono tutti gli intermediari online, i motori di ricerca e le piattaforme di comunicazione sociale (mercati online, social network, piattaforme di condivisione di contenuti, app store e piattaforme di viaggio e alloggio online) che saranno soggetti a obblighi specifici e crescenti in ragione della dimensione della impresa.

[...]

Alla base vi sono questioni di difficile soluzione, che concernono la natura giuridica dei soggetti coinvolti dalle istituzioni pubbliche. In primo luogo, che cosa sono le grandi piattaforme del web: poteri privati o soggetti che esercitano una funzione pubblica? O altro ancora? E inoltre. Se la premessa è l’eccesso di potere dei baroni del digitale, i c.d. Gafam (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft), siamo sicuri che coinvolgerli direttamente nella vigilanza del discorso pubblico costituisca davvero un limite a tale potere e non equivalga invece ad accrescerlo? Il contratto con il quale l’utente usufruisce dei servizi digitali rischia di trasformarsi in un atto di delega, alle compagnie del web, del controllo su alcuni diritti di rango costituzionale. Si può certamente comprendere come taluni profili di interventismo delle Big Companies di Internet abbia ragione di sussistere per le comunicazioni commerciali, per le offerte cioè di beni o servizi, o per quel tipo di comunicazione palesemente illegale perché rimandante a profili della legislazione penale degli Stati membri. Il punto, però, è che il DSA si occupa anche di tutti quei contenuti che costituiscono la mera espressione del proprio pensiero, cioè di una delle libertà costituzionali fondanti dall’Illuminismo in poi l’identità della società civile europea e non solo.

Leggi l'articolo completo sul sito de "La Fionda"

In Svezia, dove telefoni e tablet si usano fin dall’asilo, la ministra dell’istruzione Lotta Edholm ha chiesto a tutti gli insegnanti di tornare il più possibile ai libri di carta e la scrittura a mano. Carlo Milani, saggista, traduttore e ricercatore, collaboratore di C.I.R.C.E. è stato intervistato da Internazionale.it per il numero odierno del podcast quotidiano. Nel podcast anche notizie dalla situazione Libica dopo l'inondazione dei giorni scorsi.

Milani dice la sua sulle tecnologie tossiche, quelle conviviali e sulle contraddizioni che generano i divieti nell'uso dei dispositivi digitali.

Ascolta il podcast sul sito di Internazionale.it. Se volete ascoltare solo l'intervista a Carlo Milani potete andare direttamente al minuto 12.

Finora lo storico Liceo Classico "Pilo Albertelli" di Roma sarebbe l'unico in tutta Italia ad aver bocciato il “Piano Scuola 4.0”, o meglio i progetti del PNRR "Next generation Labs e Classrooms".

Il Consiglio d’istituto del Liceo — intitolato al Professor Pilo Albertelli, che in questo Liceo insegnò prima di venir barbaramente torturato e poi trucidato alle Fosse Ardeatine perché da sempre antifascista — ha rigettato a maggioranza due progetti presentati dal dirigente scolastico e destinati a cambiare totalmente gli spazi didattici, orientandoli verso una marcata tecnologizzazione. Così facendo, il liceo ha temporaneamente rinunziato a finanziamenti con fondi del PNRR che superavano i 270.000 euro: decisione che è facile bollare come folle e ideologica in un quadro nazionale della Scuola italiana cronicamente definanziata, con edifici fatiscenti, salari ignominiosi, classi affollate e carenze di personale. E infatti il "mostro" è finito in prima pagina: il coro di condanna si è aperto con le bordate di Repubblica, che ha stigmatizzato la scelta in un articolo del 15 maggio.

Il Comunicato Stampa dei genitori
All'articolo replicano però i genitori dell'"Albertelli" (tra i quali figurano anche professionisti e docenti universitari, quindi non certo luddisti di due secoli fa) con un articolato Comunicato Stampa, che spiega la decisione presa dal Consiglio d’istituto: "Questi progetti cosa propongono? Leggeteli prima di dire che chi li rifiuta sta facendo una battaglia contro le tecnologie ed è fermo all’800. Vengono per esempio prospettati laboratori per diventare curatori di play-list (professione per la quale le app che oggi si possono incontrare in un laboratorio saranno più che sorpassate tra qualche anno) e poco altro, dello stesso tenore".

Leggi la storia completa sul sito tecniche della scuola

Leggi le FAQ per le scuole sul Piano Scuola 4.0 del PNRR dell'ASsociazione per il SOftware LIbero

Sono molte le scuole che in questi giorni stanno provvedendo alla disattivazione dei servizi Google e\o Microsoft.

Nelle settimane scorse le scuole hanno ricevuto le richieste di Monitora PA affinché siano rimossi entro 60 giorni il servizio di posta elettronica gmail ed ogni altro servizio collegato, come Google drive, Google documents e Google workspace.

Come è noto, la contestazione di Monitora PA trae origine dalla sentenza del 16 luglio 2020 della Corte di giustizia dell’Unione europea (sentenza Schrems-II ) che di fatto ha abolito l’accordo internazionale tra USA e UE per uniformare la sicurezza del trattamento dati cosi come previsto dal Regolamento Europeo sulla Protezione dei dati (art. 45 del GDPR 679/2016).

Con la suddetta sentenza della Corte di giustizia europea (CGUE) i trasferimenti di dati verso gli Stati Uniti non possono più basarsi su questo strumento. Ciò ha determinato quel vuoto normativo, quella mancanza di adeguatezza che ha reso, di fatto, il trattamento dati negli USA non conforme al GDPR.

Leggi l'articolo completo sul sito di Obiettivoscuola

In un oceano di segnalazioni al Garante fatte da Monitora-PA e confusione da parte delle PA, quello che si evince è che la privacy continua a essere presa sottogamba; e che nonostante le critiche che MonitoraPA ha ricevuto per i metodi crudi impiegati (principalmente segnalazioni di massa), rimane a oggi l'unico gruppo che sta riuscendo con azioni concrete a far rispettare il diritto alla privacy delle persone

Leggi la storia e guarda il grafico dell'efficacia delle segnalazioni su EticaDigitale

Caro Ministero dell'Istruzione, mi dispiace ma non posso accettare una circolare come quella che avete scritto oggi alle #scuole italiane, dove sostanzialmente si dice:

1- care scuole, voi siete i Titolari, quindi se sbagliate sono cavoli vostri.

2- comunque #Google e Microsoft sono sicuri, perché lo dicono sul loro sito.

Una circolare di questo tipo desta molta confusione tra i dirigenti, ed è evidentemente scritta da chi non ha contezza di cosa sia Schrems II.

Leggi il commento completo

p.s. Nella circolare si dice anche "Inoltre, si coglie l’occasione di ricordare che le misure del PNRR 1.2 - Migrazione al cloud (cloud qualificati) e 1.4.1 – siti web delle scuole, a cui la stragrande maggioranza delle istituzioni scolastiche ha aderito, possono rappresentare strumenti finalizzati anche a preservare l’utilizzo dei dati personali e sensibili del personale e degli alunni, utilizzando per comunicazioni di particolari tipologie di dati, servizi implementati su cloud qualificati e su aree ad accesso riservato dei siti web delle scuole"

Il che vuol dire che le scuole hanno a disposizione denaro, e tanto, per migrare a fornitori che non trasferiscano dati extra-UE.

Monitora-PA risponde alle domande di alcune scuole in merito a Google Classroom e Microsoft Office 365.

  • I termini del servizio di Google Workspace for Education sono GDPR Compliant?
  • Ma non bastano le clausole contrattuali standard?
  • E selezionando una region europea?
  • Quali alternative abbiamo?
  • Perché scrivete alle PA?

"Condividiamo qui le risposte nella speranza che possano essere utili ad altri Dirigenti Scolastici, fermo restando che siamo sempre felici di aiutare le scuole in difficoltà sulla nostra chat Matrix / Telegram."

Leggi le risposte sul sito di Monitora-PA

Un genitore e docente, ha scritto, con il supporto di Monitora-Pa, una lettera per richiedere alle scuole dei suoi figli l'interruzione dei trasferimenti di dati verso Google ed altri fornitori statunitensi. La lettera è stata generosamente condivisa affinché altri genitori possano adattarla al proprio contesto ed inviarla agli Istituti dei propri figli.

Puoi scaricare la lettera da adattare dal sito di Monitora-PA.

Come proteggere i nostri ragazzi (e la Democrazia)?

Impedire che i nostri figli si riducano a burattini nelle mani dei Big Tech è ancora possibile, ma è urgente agire con decisione.

La normativa italiana ed europea, garantisce ancora molti diritti ai genitori degli studenti che facendoli valere possono consentire ai Dirigenti Scolastici (spesso mal consigliati da DPO francamente incompetenti, come si è visto in occasione del FOIA di Fabio) di prendere coscienza dei gravi danni che stanno causando ai propri studenti, nonché dei rischi legali di cui verranno chiamati a rispondere nei prossimi mesi.

Leggi il testo completo delle motivazioni della lettera sul sito di Montitora-PA

Tra il 2019 e il 2021 le 25 maggiori società tecnologiche non avrebbero pagato circa 36,3 miliardi di euro di imposte. Quello dell'evasione fiscale da parte delle Big Tech è un problema che si può risolvere? Se sì, come?

La procura di Milano ha aperto un fascicolo per un omesso versamento dell’IVA da parte di Meta, l’azienda che gestisce Facebook, Instagram e WhatsApp, che ammonta a circa 870 milioni di euro.

La notizia è stata riportata per la prima volta dal Fatto Quotidiano, che mercoledì ha scritto che l’indagine è stata avviata dalla Procura europea e che è passata poi «per competenza» alla procura di Milano. Il problema contestato a Meta è che le piattaforme che gestisce consentono agli utenti di iscriversi gratuitamente ma allo stesso tempo la società ottiene i loro dati personali che consentono di generare profitti: si tratta di una sorta di “merce di scambio” e di conseguenza Meta dovrebbe versare l’IVA su questo scambio. La cifra di 870 milioni di euro risulta da questo mancato pagamento tra il 2015 e il 2021.

Leggi l'articolo completo su Giornalettismo

Abbiamo parlato con il co-fondatore della comunità di attivisti hacker che hanno come obiettivo quello della protezione dei dati personali degli italiani online

Giornalettismo ha trattato in diverse occasioni le tematiche riguardanti il caso Google Analytics e il trasferimento di dati presso Paesi Terzi. Questioni affrontate anche a livello normativo sia dall’Italia che dall’Europa, con interventi che hanno modificato quello status quo divenuto una vera e propria routine. Ma cosa accade se anche la Pubblica Amministrazione non riesce a rimettersi al passo utilizzando strumenti in linea con gli impianti legislativi forniti dallo European Data Protection Board? Ne abbiamo parlato con Giacomo Tesio, co-fondatore di Monitora PA, la comunità italiana di hacker attivisti che ha come obiettivo primario quello di proteggere i dati riservati degli italiani.

Leggi l'intervista integrale sul sito "Giornalettismo".

Leggi anche "Come hanno reagito gli Atenei italiani alla richiesta di smettere di utilizzare i servizi di Google?"

Leggi anche la seconda parte dell'intervista

Entro il 28 Febbraio le scuole devono comunicare al MIM i progetti che intendono realizzare con i fondi ricevuti dal PNRR. In vista di ciò la CUB Scuola Università e Ricerca organizza un incontro online e uno in presenza con streaming online per fornire consulenza a RSU, docenti iscritti e simpatizzanti su come redarre i progetti.

Ecco le date:

  • Lunedì 20 ore 18.00
  • Giovedì 23 ore 14.00

Qui trovate il formulario per l'iscrizione

In allegato un documento per chi ha fretta e vuole le informazioni-chiave per orientarsi in pochi minuti, composto nella forma di domande e risposte ai dubbi più comuni.

FAQ per governare il PNRR...

...invece di farsi governare...

Tutto quello che dovete sapere prima del 28 Febbraio per evitare un massivo trasferimento di fondi pubblici nelle tasche di poche aziende private, in violazione delle normative sulla pubblica acquisizione di software (CAD – codice dell’amministrazione digitale) e del regolamento europeo per la protezione dei dati personali (GDPR).

La registrazione di un webinar in cui Maria Chiara Pievatolo e Giacomo Tesio hanno provato a spiegare i problemi di Google & friends ad un gruppo di docenti delle superiori.

Il webinar è avvenuto sulla piattaforma di videoconferenza BBB messa a disposizione dal GARR.

Potete vederla nella piattaforma del GARR

Un webinar di Elena Pesaresi, Funzionario del Garante per la protezione dei dati personali.

Senza nominarle esplicitamente Pratesi mette in guardia sull'uso di piattaforme per la didattica a distanza, per le videoconferenze, per gli esami a distanza che non sono conformi al GDPR e costituiscono una violazione del diritto alla privacy degli studenti e dei lavoratori di scuole e università, oltre che essere un problema per la libertà di insegnamento. Il video dura circa un'ora.

Guarda il video su peertube

Monitora-PA chiede di smettere di usare GMail e i servizi ad esso associati (Google Drive, Google Workspace for Education etc...)

Dopo le diverse iniziative volte a fare pressione su PA, scuole e università affinché rispettino il GDPR, Monitora-PA torna alla carica inviando una PEC a 45 Atenei.

Infatti, a seguito della sentenza Schrems II della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, l'uso dei servizi delle GAFAM (Google, Aple, Facebook, Amazon, Microsoft) non è attualmente conforme, in assenza di misure tecniche supplementari efficaci che non ci risultano indicate sul vostro sito, alle disposizioni del GDPR in ordine al trasferimento transfrontaliero dei dati personali verso gli Stati Uniti o altri Paesi la cui legislazione non fornisca ai cittadini europei una protezione equivalente a quella garantita nell'Unione.

Leggi tutto su Monitora-PA

Tira un’aria meno favorevole agli oligarchi della rete. Dopo molto (troppo) tempo, i cosiddetti Over The Top non sono più intoccabili.

Certamente, il quadro normativo europeo ha cambiato di segno. I due recenti provvedimenti – Digital Services Act (DSA) e Digital Market Act (DMA) – hanno chiuso una lunga afasia legislativa in merito ai nuovi prepotenti del capitalismo delle piattaforme. Gli oligopoli in questione, peraltro tassati in modo irrisorio, godevano di uno status paradossale. Dotate di poteri enormi, le grandi società del Web ricche e popolate da milioni di utenti attraversavano impunemente le maglie di un diritto pensato nell’età analogica e scritto da pur illustri giuristi immersi in una cultura ormai superata.

Ora il vento sta facendo il suo giro e – finalmente- si riconosce la realtà dei fatti. Se già nell’epoca di McLuhan il mezzo era il messaggio, nella stagione digitale il messaggio sussiste in quanto è veicolato da un reticolo diffusivo che apre e chiude i rubinetti a suo piacimento.

leggi l'articolo completo di Vinenzo Vita sul sito de "Il Manifesto" (è necessaria la registrazione gratuita)

Il ministro dell'Istruzione francese boccia Google e Microsoft e invita le scuole ad non usare più le piattaforme. Un excursus sulla situazione nelle scuole italiane e francesi con il parere di Costarelli (Associazione Nazionale Presidi), prof.ssa Maria Chiara Pievatolo, Maria Laura Mantovani (M5S).

Leggi l'articolo completo su key4biz.