La CNIL, l’Autorità francese per la protezione dei dati, accusa il colosso di Mountain View di aver inserito pubblicità tra le e-mail degli utenti Gmail senza il loro consenso e di aver condizionato la creazione di un account Google all’accettazione di cookie pubblicitari. Coinvolti oltre 74 milioni di account solo in Francia.
Il procedimento nasce da un reclamo presentato dall’associazione NOYB (None Of Your Business) nell’agosto 2022, che aveva denunciato pratiche scorrette legate all’uso della posta elettronica Gmail e al processo di creazione degli account Google.
Secondo le verifiche ispettive svolte tra il 2022 e il 2023, Google avrebbe mostrato messaggi pubblicitari simili a e-mail nelle schede “Promozioni” e “Social” di Gmail, senza previo consenso degli utenti.
La CNIL ha definito “negligente” l’atteggiamento del gruppo di Mountain View, ricordando che Google era già stata sanzionata due volte: nel 2020 con una multa da 100 milioni di euro e nel 2021 con un’ulteriore sanzione da 150 milioni di euro, sempre in materia di cookie.
Questa recidiva ha pesato nella determinazione dell’importo attuale, considerando anche la posizione dominante di Google sul mercato pubblicitario online e la diffusione globale del servizio Gmail, che è la seconda piattaforma di posta elettronica più utilizzata al mondo.
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Una settimana di sentenze per il mondo della silicon valley, tanto in Europa quanto negli Usa. Nonostante Google prenda una multa da quasi 3 miliardi di dollari per abuso di posizione dominante, non si può lamentare: il "rischio" antitrust è scongiurato, e l'Unione Europea si mostra più tenera del solito.
Infatti nonostante negli Usa Google sia riconosciuto come monopolista nel settore delle ricerche sul Web, il giudice ha valutato di dare dei rimedi estremamente blandi, molto lontani da quelli paventati. Ricordiamo che si era parlato addirittura di obbligare Google a vendere Chrome.
Anche nell'Ue i giudici sono clementi. Il caso Latombe, che poteva diventare una sorta di Schrems III, non c'è stato: la corte ha dichiarato che il Data Protection Framework è valido, e che quindi la cessione di dati di cittadini Ue ad aziende Usa è legale. È un grosso passo indietro nel braccio di ferro interno all'unione europea tra organismi che spingevano per questa soluzione (la Commissione) e altri che andavano in senso opposto (la Corte di Giustizia). Difficile pensare che i recenti accordi sui dazi non c'entrino nulla.
Lo ha deciso un giudice al termine di una lunga battaglia legale in cui l'azienda era accusata di aver violato le leggi sulla concorrenza
Un giudice statunitense ha deciso che Google non dovrà vendere il suo browser Chrome, come aveva invece richiesto il dipartimento della Giustizia statunitense, che accusava l’azienda di aver violato le norme su monopoli e concorrenza. Il processo era iniziato nel 2019 e ad agosto del 2024 Google era stata dichiarata colpevole, ma la pena è stata stabilita solo martedì.
Chrome rappresenta il 60 per cento del mercato globale dei browser, con circa 3,5 miliardi di utenti: quasi tutti usano il motore di ricerca Google, tramite cui l’azienda guadagna con la vendita di inserzioni pubblicitarie.
Uno sguardo al "report sostenibilità" di Google e alle sue molte bugie; il meglio di hackmeeting 2025; Zona Warpa 4-5 Luglio al CSOA Forte Prenestino; notiziole dal Medio Oriente.
A Giugno è uscito, come ogni anno, il report sostenibilità di Google. A leggerlo, sembra che sia possibile fare il miracolo: continuare a consumare sempre più energia, eppure far diminuire l'impatto ambientale. Vediamo insieme alcuni dei trucchi utilizzati (da Google, ma non solo) per far quadrare i conti.
L'Hackmeeting 2025 è stato un mese fa, vi raccontiamo alcuni dei contenuti che ci sono piaciuti... avremmo voluto farlo in modo più esteso, ma ci siamo resi conto che si stava facendo tardi e abbiamo tagliato, non ce ne voglia chi ha curato altri dei momenti interessanti!
Al telefono con Kenobit parliamo di Zona Warpa - La festa del videogioco ribelle itinerante. Il mondo del videogioco è infatti troppo spesso depoliticizzato, e questo festival mira a fare da ponte tra chi gioca e chi fa videogiochi, in una cornice consapevole. Questo weekend è il turno del Forte Prenestino, qui potete vedere alcuni video di edizioni passate per farvi un'idea.
Chiudiamo con delle notiziole dal Medio Oriente:
Aggiornamenti di attualità sul caso Paragon: le analisi smentiscono la difesa del Copasir; letture sul tema del linguaggio che evoca lo schiavismo nell'elettronica e informatica; Google usa le sue piattaforme per ostacolare le alternative aperte.
Il 5 Giugno, il Copasir ha pubblicato la sua relazione sul Caso Paragon: tra le altre cose, ci dice che Citizen Lab potrebbe averla sparata un po' grossa, e che Francesco Cancellato potrebbe non esser mai stato intercettato. Peccato che una settimana dopo esca un nuovo report di Citizen Lab, che indica che altri due giornalistə europei sono stati attaccati con malware Paragon, e che uno di questi lavora proprio a Fanpage, la testata diretta proprio da Cancellato.
Abbiamo già parlato di linguaggio escludente nell'informatica, continuiamo a farlo ripercorrendo uno studio sull'origine dell'espressione master-slave (padrone-schiavo). Un'espressione più recente di quanto potrebbe sembrare, e abbastanza specifica di elettronica e informatica. Attraverso vari esempi, vediamo che anche se è difficile dare una ricostruzione certa della sua genesi, questa espressione non deriva dall'essere una metafora espressiva - per quanto problematica - di un meccanismo tecnico, ma da una specifica concezione della divisione del lavoro che prevede sempre l'esistenza di un dualismo tra volontà/intelletto e forza bruta.
Nextcloud denuncia che Google, attraverso il Play Store, ha artificialmente limitato le possibilità della sua applicazione per Android, rendendo più difficile (ma non impossibile) l'utilizzo di alternative libere.
Chiudiamo con il ruolo italiano nei bombardamenti statunitensi contro l'Iran.
Il 9 maggio 2025, il procuratore generale del Texas, Ken Paxton, ha annunciato un accordo storico con Google, che pagherà un maxi risarcimento di 1,375 miliardi di dollari per chiudere due cause legali intentate nel 2022 e riguardanti gravi violazioni della privacy dei consumatori.
Secondo le accuse, il colosso tecnologico di Mountain View avrebbe violato la privacy degli utenti texani senza il loro consenso esplicito, e in particolare avrebbe:
Puntata del 27 aprile
La prima parte della puntata è dedicata ad analizzare come sta andando la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sottolineando le differenze tra quello che avviene in Cina e in Europa.
Nella seconda parte, alcune notiziole su temi digitali, prevalentemente riguardanti Google e i suoi problemi con l'antitrust.
Ma non mancano informazioni su quanto avviene in Europa: multe morbide a Meta ed Apple, esposti sugli eccessi del piracy shield spagnolo, autodifesa digitale alla commissione europea: forniti cellulari usa e getta e sistemi di schermatura varia per membri dello staff che visitano gli Stati Uniti... e l'Ungheria.
Google ha annunciato che non rinuncerà all'uso dei 'cookie' nel suo browser Chrome, cinque anni dopo aver promesso che li avrebbe eliminati gradualmente. Lo riportano i media americani.
Nel 2020 Google aveva annunciato l'intenzione di bloccarli, ma da allora il provvedimento è stato rinviato più volte. E poi di nuovo nel 2022 il colosso californiano parlava di un passaggio dai cookie a un sistema meno invasivo, in grado di tracciare preferenze e interessi senza compilare la cronologia di navigazione.
Nel luglio 2024 il gruppo di Mountain View ha dichiarato che non avrebbe impedito i cookie per impostazione predefinita, ma avrebbe consentito agli utenti di disattivarli. "È chiaro che ci sono prospettive divergenti" tra "editori di contenuti, sviluppatori, autorità di regolamentazione e settore pubblicitario" sulle possibili modifiche ai cookie, ha scritto Anthony Chavez, vicepresidente di Privacy Sandbox che si occupa della gestione dei dati personali per Google.
La dipendenza europea dall’infrastruttura cloud americana solleva preoccupazioni sulla sicurezza. Il Cloud Act permette agli USA di accedere ai dati globali, mettendo a rischio la privacy e la sicurezza nazionale dell’Europa
Cinque settimane di Donald Trump e gli europei stanno scoprendo per la prima volta quello che Vasco cantava 46 anni fa: non siamo mica gli americani. E non solo non siamo gli americani, improvvisamente scopriamo che i loro interessi non coincidono con i nostri. E non solo i loro interessi non coincidono con i nostri, presto scopriremo che spesso sono opposti.
Indice degli argomenti
La puntata è dedicata a come la qualità di Google sia nel tempo calata.
Raccogliamo delle evidenze che non siano solo aneddotiche, mettiamole insieme con i dati di fatturato di Alphabet, con l'avvicendarsi di manager e con i documenti diventati pubblici per via delle inchieste antitrust.
In chiusura di puntata alcuni aggiornamenti sul caso Paragon.