Alla luce dell'annuncio del gruppo GEDI, l'Autorità per la protezione dei dati personali ha deciso di seguire la situazione molto da vicino.
Nessuna indagine. Nessun approfondimento. Ma un faro acceso per capire l’impatto – in termini di protezione dei dati personali – dell’appena annunciato accordo di “partnership strategica” siglato tra OpenAI e il Gruppo Gedi. L’apertura dei contenuti pubblicati sulle edizioni online dei quotidiani La Repubblica e La Stampa (e gli altri che fanno parte del gruppo editoriale di proprietà della holding Exor) all’addestramento di ChatGPT e al prototipo del motore di ricerca SearchGPT è finita immediatamente sotto l’attenzione del Garante Privacy. Quasi a voler dire: “Uomo avvisato, mezzo salvato”.
I fondi raccolti fino adesso da OpenAI non sono abbastanza per far fronte ai continui investimenti che richiede la ricerca sull'intelligenza artificiale generativa e l'allenamento di modelli sempre più performanti come ChatGPT 4o.
OpenAI si trova ad affrontare una situazione finanziaria critica, con una perdita prevista di 5 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.
Questa previsione, secondo quanto riporta il sito The Information, che ha raccolto e studiato i dati finanziari della società, è dovuta a una serie di fattori, tra cui massicci investimenti in ricerca e sviluppo, espansione delle infrastrutture e alti costi operativi.
Il 13 maggio 2024 la OpenAi ha organizzato una presentazione in diretta sulla piattaforma di streaming YouTube per mostrare ChatGpt 4o, il nuovo modello di ChatGpt.
All’interno di una stanza con le luci soffuse e un gigantesco schermo, in uno scenario curato nei minimi dettagli e apparentemente informale, Mira Murati, direttrice tecnica della OpenAi, ha condotto la presentazione. Insieme a lei c’erano altre due persone chiave dell’azienda: Mark Chen, a capo delle cosiddette ricerche di frontiera, e Barrett Zoph, che invece lavora sulle ia una volta che sono state addestrate. La diretta ha totalizzato più di tre milioni e mezzo di visite in cinque giorni.
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Analizzare la forma con cui queste aziende comunicano è un buon modo per prendere le distanze dal contenuto e considerarlo in maniera critica.
Era nata da appena una trentina di giorni; aveva solo tre dipendenti e un sito web, nessuna tecnologia da provare, nessuna metrica da mostrare negli elevator pitch, le brevi presentazioni con cui si cerca di raccogliere fondi dagli investitori. Difficile per chiunque ottenere denaro e fiducia in queste condizioni, anche nel munifico mondo delle startup tecnologiche, sensibile alle mode del momento e malato di Fomo, Fear of missing out, la paura di perdersi la prossima Google o Facebook che spinge i capitalisti di ventura a piazzare un obolo quasi ovunque.
Mistral, l’ambizione di diventare l’OpenAI europea
Eppure, nonostante il curriculum scarno, a giugno 2023 Mistral AI, neonata startup francese, è riuscita a raccogliere ben 105 milioni di euro in un round di finanziamento a un solo mese dalla nascita. Secondo Dealroom, piattaforma che monitora gli investimenti in innovazione, si tratta di un record continentale. I fondatori Timothee Lacroix, Guillaume Lample e Arthur Mensch hanno un passato in grandi società impegnate nell’intelligenza artificiale, da Google a Meta, e sono nomi rispettati nell’ambiente. Ma non basta.
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