Puntata 25 di EM, settima del ciclo Estrattivismo dei dati, parliamo di Intelligenza Artificiale e lavoro.
Nella prima parte, la trasmissione affronta il tema dell’intelligenza artificiale dal punto di vista del lavoro nascosto che ne rende possibile il funzionamento. Ospite Antonio Casilli, che racconta come dietro ogni algoritmo, chatbot o app ci sia una vasta rete di lavoratori spesso invisibili e sottopagati, impegnati in attività di addestramento e moderazione dei sistemi di IA. La discussione esplora il legame tra sfruttamento digitale e automazione, mostrando come il lavoro umano venga semplicemente spostato e reso meno visibile, ma non eliminato.
Nella seconda parte, si approfondisce il concetto di "lavoro invisibilizzato" nell’era delle piattaforme e dell’intelligenza artificiale. Casilli descrive come molti lavoratori digitali, anche in Europa, restino fuori dal campo visivo pubblico, spesso vincolati da contratti di riservatezza e condizioni precarie.
Nella terza parte, il focus si sposta sulle possibili prospettive politiche e sindacali: si parla di nuove forme di organizzazione e tutela dei lavoratori digitali, dalle iniziative sindacali dal basso alle azioni legali collettive, fino all’ipotesi di cooperative di intelligenza artificiale.
Newsletter N. 205 - 11 maggio 2025
Numero centrato soprattuto su AI, lavoratori e rapporti di potere
Dopo l’ondata di attenzione e infatuazione mediatica che ha accompagnato il lancio di ChatGPT e di molti altri strumenti di intelligenza artificiale generativa, dopo che per molti mesi si è parlato di vantaggi per la produttività, o di sostituzione del lavoro (soprattutto delle mansioni noiose e ripetitive) con l’AI, siamo arrivati a un punto dove si intravedono più che altro le prime sostituzioni di lavoratori. E ciò sebbene la promessa crescita di produttività lasci ancora molto a desiderare (non parliamo della sostituzione di ruoli).
Mentre gli stessi lavoratori del settore tech (un’elite che per anni ha viaggiato in prima classe anche nelle peggiori fluttuazioni del mercato del lavoro) si sono resi conto di trovarsi in una situazione piuttosto scomoda: più licenziabili, da un lato, e più esposti ai dilemmi etici di lavorare per aziende che hanno abbandonato precedenti remore per contratti di tipo militare, dall’altro.
Partiamo proprio dalla guerra.
Una parte di dipendenti di Google DeepMind (l’unità di Alphabet che lavora sull’intelligenza artificiale e tra le altre cose ha rilasciato Gemini, la famiglia di modelli linguistici di grandi dimensioni) stanno cercando di sindacalizzarsi per contestare la decisione dell'azienda di vendere le sue tecnologie ai militari, e a gruppi legati al governo israeliano.
...
A oltre 140 moderatori di contenuti di Facebook è stato diagnosticato un disturbo post traumatico, causato dall’esposizione prolungata a immagini e video di omicidi, suicidi, abusi sessuali su minori e affini.
A rivelarlo è il Guardian, che ha precisato che i moderatori in questione hanno lavorato tra le 8 e le 10 ore al giorno nella struttura di Samasource in Kenya, una società esterna che si è occupata di gestire l’attività di moderazione per conto di Meta, utilizzando per lo più collaboratori provenienti dall’Africa.
“Le prove sono indiscutibili: moderare Facebook è un lavoro pericoloso che provoca un disturbo da stress post traumatico per tutta la vita a quasi tutti coloro che lo fanno”, ha dichiarato al Guardian Martha Dark, fondatrice di un’organizzazione britannica non a scopo di lucro che sta seguendo il caso dei moderatori kenioti. Ma Meta non ha rilasciato alcun commento al riguardo.
Link all'articolo qui
"A partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare anche alle ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro."
Durante tutta l'intervista vengono svelati i molti luoghi comuni legati alla scomparsa del lavoro a causa dell'Intelligenza Artificiale. Si può dire che il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale. Il lavoro al contrario viene nascosto, sempre più delocalizzato (anche in Madagascar) e sotto pagato. A volte addirittura è il lavoro umano che sostituisce ciò che viene venduto come Intelligenza Artificiale: durante l'intervista vengono fatti diversi esempi.
Insieme al colosso degli Iphone e al gruppo di Elon Musk, anche Microsoft, Alphabet e Dell sono state denunciate da un’ong negli Stati Uniti per aver consapevolmente impiegato metallo estratto da minatori bambini in Congo. Se i giudici daranno via libera sarà la prima causa in tribunale relativa alle forniture di cobalto
Tesla, Apple e altri campioni dell’hi-tech «made in Usa» rischiano di finire alla sbarra per il cobalto insanguinato. Sarebbe il primo caso in tribunale relativo alle forniture del metallo impiegato nelle batterie: una causa che fa da pendent a quella che di recente ha visto ExxonMobil assolta dal reato di aver nascosto all’opinione pubblica il ruolo del petrolio nel cambiamento climatico e che potrebbe fare da apripista ad analoghe azioni giudiziarie contro società che vantano credenziali “green”.
Sono accuse gravissime quelle che International Rights Advocates, una ong americana, rivolge ad alcuni tra i maggiori utilizzatori mondiali di batterie a nome di 14 famiglie della Repubblica democratica del Congo, Paese da cui proviene oltre il 60% del metallo impiegato nei catodi, noto per le continue violazioni dei diritti umani.
Maurizio Franzini e Lisa Magnani prendendo spunto da un emendamento alla legge australiana sul Fair Work, approvato recentemente, riflettono sul diritto dei lavoratori a disconnettersi fuori degli orari normali di lavoro, ignorando messaggi e chiamate del datore di lavoro. Gli autori richiamano brevemente gli ostacoli al pieno riconoscimento di questo diritto e ritengono che in gioco non vi sia soltanto il problema del confine tra lavoro e non lavoro ma la più generale concezione del lavoro e del suo ruolo nella vita delle persone.
Il 12 febbraio scorso Camera e Senato australiano hanno approvato un emendamento che modifica il Fair Work Act del 2009. La notizia ha avuto risonanza a livello internazionale perché il tema è di grande importanza, per le ragioni che cercheremo di chiarire. Si tratta del diritto dei lavoratori alla disconnessione al di fuori degli orari di lavoro, quindi il riconoscimento del diritto di non rispondere, in quegli orari, a chiamate o mail del datore di lavoro o di terze parti (ad esempio, clienti).
Dopo aver raggiunto il successo le grandi aziende tecnologiche finiscono sempre con lo sfruttare gli utenti, gli inserzionisti e i lavoratori. È ora di invertire la rotta, per creare una rete davvero libera
L’anno scorso ho coniato il termine enshittification, merdificazione, per descrivere il declino delle piattaforme digitali. Questa parolina oscena ha avuto molto successo: evidentemente riflette lo spirito del tempo. L’American dialect society l’ha scelta come parola dell’anno del 2023 (per questo, temo, sulla mia tomba ci sarà inevitabilmente l’emoji della cacca).
Ma cos’è la merdificazione, e perché se n’è parlato tanto? È una mia teoria che spiega in che modo internet è stata colonizzata dalle piattaforme digitali; perché si stanno tutte degradando rapidamente e completamente; perché è un fatto rilevante e cosa possiamo fare per rimediare. Siamo nel pieno di una grande merdificazione, in cui i servizi su cui facciamo più affidamento si stanno trasformando in mucchi di merda. È frustrante, demoralizzante, perfino terrificante.
Cory Doctorow è un giornalista e scrittore canadese. Si occupa di diritti digitali e sicurezza informatica. È consulente dell’Electronic frontier foundation, un’organizzazione non profit che difende i diritti digitali e la libertà d’espressione su internet. Questo articolo è l’adattamento di un discorso tenuto a gennaio per la Marshall McLuhan lecture all’ambasciata del Canada di Berlino, in Germania.
La crescita dell’AI ha riproposto il dibattito sul Reddito di Base Universale
Da sempre, gli interessi economici hanno trainato lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie di automazione, e da sempre la società civile ha cercato di partecipare alla conversazione sulle politiche relative al loro uso.
Chi beneficia dell’introduzione di una tecnologia nel processo lavorativo? Come riconfigura i rapporti con la forza lavoro? Cosa faranno i lavoratori che verranno rimpiazzati? Sarà possibile formarli nuovamente? O questi sviluppi tecnologici sono il preludio di una spirale di precarizzazione sistemica?
Tutte queste domande (e molte, molte altre) giocano un ruolo politico decisivo nelle economie di tutto il mondo. L’opinione pubblica che si genera attorno a esse rappresenta un equilibrio fondamentale, e la stessa idea sulle capacità effettive di una tecnologia, su come si possa sviluppare e come sia in grado di riconfigurare i rapporti di forza condiziona le scelte politiche, per cui diventa un tema delicato anche dal punto di vista propagandistico (come nel caso del cosiddetto AI doomerism).
leggi l'articolo sul sito di Guerre di Rete
Leggi anche l'ultimo numero della newsletter di Carola Frediani
Puntata 16 di EM, quarta del ciclo tecnologico Estrattivisimo dei dati, parliamo di Intelligenza Artificiale e lavoro, con un ospite, Antonio Casilli, docente di sociologia presso Télécom Paris, la scuola di ingegneria delle telecomunicazioni del Politecnico di Parigi.
Nella prima parte della trasmissione passiamo in rassegna, con una serie di esempi, il ruolo dell'IA nel mondo del lavoro, tra parcellizzazione, cottimo e sfruttamento nel Sud del Mondo, sfatando miti e smascherando retoriche pericolose.
Nella seconda parte analizziamo in particolare la precarizzazione del lavoro con l'IA, click work, micro task, uberizzazione, anche in relazione alla fornitura di lavoro gratuito e dati da parte degli utenti del web nel Nord del Mondo, utilizzati poi anche per l'addestramento delle IA. Introduciamo anche la necessità di redistribuire il surplus derivante dall'estremo aumento di efficienza attraverso l'introduzione di un reddito universale di cittadinanza.
Nella terza parte proviamo a parlare di futuro del lavoro, di opportunità e limiti per una mobilizzazione dei laboratori nel Nord e nel Sud del Mondo e delle nuove sfide che ci attendono.
Amazon France Logistique, l’azienda che gestisce i magazzini del grande e-commerce statunitense Amazon in Francia, ha ricevuto una multa da 32 milioni di euro dalle autorità francesi per aver «creato un sistema di sorveglianza» dei dipendenti «eccessivamente intrusivo». La sanzione è stata emessa il 27 dicembre, ma è stata resa pubblica martedì dalla Commissione nazionale dell’informatica e delle libertà (CNIL), l’autorità incaricata di assicurare l’applicazione della legge sulla tutela dei dati personali in Francia.