Non dobbiamo dare lo smartphone per acquisito e limitarci a discuterne l’uso. Dovremmo anche mettere in discussione come è fatto lo smartphone, a tutti i livelli
Da molti mesi si parla con particolare intensità di smartphone e adolescenti. Era qualche anno che se ne discuteva, dando anche vita alle prime iniziative, ma è solo nel 2024 che l’argomento dell’impatto dello smartphone sul benessere psicologico e sulle prestazioni scolastiche dei più giovani è entrato con forza nel dibattito pubblico, conquistando spazio nei media e diventando oggetto di iniziative politiche. In particolare, sono due le proposte intorno alle quali si polarizzano l’attenzione e le proposte: se proibirne o meno l’uso a scuola (come è stato deciso di recente in Italia e in altre Paesi, europei e non) e se proibire o meno del tutto lo smartphone sotto una certa età (per esempio, sotto i 16 anni).
Il modello, insomma, è quello delle sigarette...
Leggi l'articolo di Juan Carlos De Martin sul sito de "Il Manifesto"
Urso, 'avanti con la sovranità digitale' Non si capisce se lo dice con ironia o è convinto, forse non sa cosa sia Amazon Web Services?
l Consiglio dei ministri ha approvato, oggi, la delibera che dichiara l'interesse strategico nazionale del programma di investimento iniziale da 1,2 miliardi di euro presentato da Amazon Web Services (AWS), per stabilire ed espandere l'infrastruttura e i servizi cloud in Italia.
Lo si apprende da una nota derl Mimit.
Il Ministro commenta: "L'investimento di Amazon Web Service consolida il ruolo dell'Italia come hub europeo d'innovazione. Oggi facciamo un ulteriore passo verso la sovranità digitale,
Si rimane basiti nel leggere tali dichiarazioni. Si tratta di un provvedimento che affossa ulteriormente la possibilità che i provider italiani ed europei si sviluppino creando conososcenza e valore locale. Si consegna il cloud ad Amazon e, con altri provvedimenti, ad altri provider d'oltre oceano. Nel frattempo i nostri governanti dichiarano che sono provvedimenti che fanno avanzare l'Italia verso la sovranità digitale. MA E' UN MEME?
Oltre tutto senza tenere conto del regolamento europeo per la protezione dei dati (GDPR) che è considerato da molti, compresa la corte europea di giustizia, in conflitto con la normativa USA che regola il cloud.
Leggi anche [L’AI consuma troppo. Irlanda (regina dei data center Ue) a rischio crisi energetica. Ecco perché vengono da noi (forse)](L’AI consuma troppo. Irlanda (regina dei data center Ue) a rischio crisi energetica. Ecco perché vengono da noi (forse))
Puntata del 24 novembre 2024
Apriamo la puntata collegandoci con l'Hacklabbo di Bologna per segnalare la loro prossima iniziativa: Hack or di(y|e), due giorni di workshop, capture the flag e quant'altro. A proposito: 20-21 Dicembre AvANa (yours truly) fa 30 anni, siateci! Le selezioni musicali di stasera ne sono un assaggio.
Tutto il resto della puntata è dedicata al rapporto tra aziende della tecnologia e politica statunitense. Iniziamo con il ruolo dei Venture Capitalist nel nuovo governo statunitense, con JD Vance vicepresidente e Musk che ha già iniziato a parlare di tagli politicamente orientati.
Nel frattempo l'antitrust, che ha riconosciuto Google come monopolista, avanza la proposta di separare Chrome da Google. Facciamo un po' di ipotesi a riguardo.
Ascolta la puntata nel sito di Radio Onda Rossa
Si fa il nome della società di comunicazioni satellitari di Musk per un progetto pilota per superare i ritardi dei piani sulla banda larga.
Se sarà Starlink si saprà a valle del bando, ma la società di telecomunicazioni satellitari fondata da Elon Musk è il nome più quotato per aggiudicarsi il progetto pilota di internet dallo spazio in Lombardia. Un test che si inserisce nel tentativo del governo Meloni di tamponare le falle del programma Italia a 1 Giga, che utilizza 3,65 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per cablare con la fibra ottica aree remote del Paese entro giugno 2026, ma rischia di mancare l'obiettivo.
Nonostante i due vincitori del bando, Open Fiber e Fiber Cop (la società della rete nata dallo scorporo di Tim) dicano di essere in linea con la tabella di marcia di connessione di 7 milioni di numeri civici in zone difficilmente raggiungibili e con pochi abitanti (e pertanto poco appetibili per gli operatori di telecomunicazioni), Palazzo Chigi ormai da tempo accarezza l'idea di affidarsi al satellite per non sforare le scadenze del Pnrr e, di conseguenza, perdere i fondi europei. L'internet dallo spazio, però, rischia di non garantire la stessa qualità di connessione.
Il 29 e 30 novembre si terrà al Vag61 (Bologna) la decima edizione di Hack or Di(Y|e). HoD è una due giorni di seminari riguardanti lo studio, la critica e la riappropriazione degli strumenti tecnologici.
I due giorni saranno dedicati ad argomenti alla portata di tutt, smanetton e non. Si parlerà infatti di PiracyShield e censura di stato, palestre di autoeducazione digitale, ciappini sui router e binary exploitation per principianti (e pure altro…).
Sabato a tarda notte finiremo con l’allegra confusione dei ten minutes talk.
Durante tutta la durata dell’evento saranno presenti tavoli di lockpicking, reverse engineering, retrogaming, distro e una Capture The Flag.
Non mancheranno pranzo, merenda, cena, LAN space e distro.
Sul sito di Hack or Di(y|e) programma e dettagli delle due giornate
Il video della presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del CRS, de “Le emissioni segrete”, un libro per conoscere l’impatto ambientale del digitale, di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024).
Ne hanno parlato con l’autrice Stefano Lotti, Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro Montebugnoli. Coordinamento di Giulio De Petra.
Venerdì 29 novembre 2024 per Elèuthera editrice esce in libreria "Pedagogia hacker" di Davide Fant e Carlo Milani. Un libro per educatori, educatrici, insegnanti, psicologi, tecnici, artisti, ma anche per chiunque sia alla ricerca di pratiche che ci portino a essere soggetti più attivi e soprattutto più consapevoli degli effetti che la tecnologia ha su di noi.
"Con il libro che avete tra le mani vogliamo rispondere all’urgenza di un’educazione sui temi del digitale che ponga al centro le relazioni fra persone e tecnologie. Relazioni ambivalenti che sfociano spesso in vissuti di sofferenza, di euforia a cui seguono cocenti delusioni, di esaltazione spasmodica ed emozioni violente; da questo disagio della tecnica vogliamo muovere per aprire spazi di immaginazione, ri-creazione e liberazione."
L’ampia diffusione dell’Intelligenza Artificiale, che notoriamente consuma molta energia, sta mettendo sotto pressione la rete elettrica dell’Irlanda e ancor più seriamente sta mettendo in forse il ruolo di punta del paese come hub tecnologico d’elezione delle Big Tech Usa in Europa.
Lo scrive Politico.eu, aggiungendo che il problema energetico di Dublino potrebbe di fatto ridisegnare il panorama tecnologico del Vecchio Continente.
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Domanda di data center non sostenibile in Irlanda
Nel frattempo, il Ministero dell’ambiente, del clima e delle comunicazioni irlandese ha riconosciuto in una dichiarazione che “non tutta la domanda di sviluppo di data center può essere soddisfatta in modo sostenibile” nel breve termine. Mentre i giganti della tecnologia Amazon, Microsoft e Google iniettano miliardi nell’infrastruttura cloud europea che alimenta l’intelligenza artificiale, la disponibilità di energia (idealmente, economica e verde) potrebbe emergere come un criterio fondamentale per determinare le loro prossime destinazioni di investimento.
“I data center, come tutti i grandi consumatori di energia, devono esistere entro i limiti della nostra legislazione e dei nostri obiettivi sul clima, così come della nostra sicurezza energetica”, hanno affermato, riecheggiando un avvertimento simile del ministro irlandese per il clima e l’ambiente Eamon Ryan in un’intervista al Financial Times.
Mohammed Almajdalawi racconta a Fanpage.it come gli studenti sfollati della Striscia hanno ricominciato a seguire le lezioni online grazie al progetto degli alberi della rete dell’ong italiana ACS: “Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme”:
"La guerra è ormai entrata nel suo secondo anno, sono più di dodici mesi che i nostri figli non possono andare a scuola, che sono obbligati a sfollamenti continui, che vivono senza casa, costretti a fare la fila per un pezzo di pane, per un bicchiere d’acqua o del cibo confezionato", racconta a Fanpage.it Mohammed Almajdalawi, volontario gazawi dell’ong italiana ACS e padre di quattro figli. "Con altri volontari di ACS abbiamo pensato di provare a far seguire ai bambini sfollati la scuola a distanza. Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme".
Una campagna promossa da FSFE
Perché il software creato usando i soldi dei contribuenti non è rilasciato come Software Libero?
Vogliamo che la legge richieda che il software finanziato pubblicamente e sviluppato per il settore pubblico sia reso pubblicamente disponibile sotto una licenza Software Libero/Open Source. Se è denaro pubblico (public money), allora dovrebbe essere pubblico anche il codice sorgente (public code).
Il codice pagato dalle persone dovrebbe essere disponibile alle persone!
Informati sul sito della campagna dove si può firmare la lettera aperta.
Il primo rapporto di revisione sul Data Privacy Framework (DPF), pubblicato dall’European Data Protection Board (EDPB) il 4 novembre 2024, segna una tappa decisiva nel monitoraggio della protezione dei dati personali dei cittadini europei trasferiti verso gli Stati Uniti.
Nato come risposta alla sentenza “Schrems II” della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), che nel 2020 aveva invalidato il Privacy Shield per carenze di tutela, il DPF cerca di rispondere alle esigenze di bilanciamento tra diritti individuali e interessi di sicurezza nazionale statunitensi, introducendo principi quali la necessità e la proporzionalità nelle operazioni di sorveglianza.
L’EDPB, tuttavia, osserva come le misure implementate dal DPF, sebbene migliorative, lascino aperte questioni rilevanti sulla reale equivalenza delle garanzie offerte rispetto a quelle europee.
In particolare, il report solleva dubbi riguardo alla trasparenza delle pratiche di raccolta dati e all’efficacia del meccanismo di ricorso, un sistema teoricamente aperto ai cittadini europei per ottenere rimedi in caso di violazione dei loro diritti.
Piattaforme. Sommare potere economico e potere mediatico non può che distorcere, anche molto seriamente, il processo democratico
Per quasi un decennio i social media sono stati capri espiatori così comodi che, se non fossero esistiti, qualcuno li avrebbe probabilmente inventati. Che cosa c’è, infatti, di più comodo del dare la colpa a Facebook, a Twitter o a TikTok per un voto andato storto, come per esempio quello del referendum sulla Brexit o l’elezione di Trump nel 2016? (Quando il voto, invece, va come si desidera, tutto in ordine sotto il cielo). Per completare l’operazione politica bastava poi aggiungere l’interferenza straniera (tipicamente russa): chi aveva perso non aveva comunque nulla di sostanziale da rimproverarsi, era tutta colpa dei social media e dei mestatori stranieri. Tutto, insomma, pur di non dedicarsi al difficile lavoro di comprendere la realtà sociale, e al pesante, ma essenziale, esercizio dell’autocritica.
Non che i social media, i motori di ricerca, e ora anche i servizi di «intelligenza artificiale» come ChatGPT non possano influenzare gli elettori: certo che li influenzano, anche se in genere in maniera meno diretta di quanto pensino alcuni (che peraltro in genere tendono a sminuire il ruolo, ancora molto importante, dei media tradizionali).
Il 16 novembre ore 18:30, presso ESC Atelier Autogestito di Roma verrà presentato il libro Piattaforme e partecipazione politica (ed. Mondadori) di Marco Deseriis (Scuola Normale Superiore)
Ne discute con l'autore Michele Sorice (Sapienza Università di Roma)
Le piattaforme digitali – assieme ai social media – hanno assunto una posizione dominante nelle società contemporanee, influenzando il nostro modo di concepire e agire la politica. Il protagonismo di Elon Musk e Jeff Bezos nella campagna elettorale americana appena conclusa, con il successo e la rielezione di Donald Trump, lo dimostra in modo lampante.
Nell'ultimo decennio, però, diversi partiti e movimenti «piattaformizzati», dal Movimento 5 Stelle ai Partiti Pirata, da Black Lives Matter a Fridays for Future, hanno esibito forme inedite di connessione politica, mettendo in tensione le già esauste istituzioni della rappresentanza.
Il volume di Marco Deseriis, partendo dai casi studio suindicati, verifica virtù e limiti della democrazia digitale 2.0. Uno studio critico rigoroso, utile per orientarci nelle turbolenze e nelle crisi globali con le quali, senza sosta, abbiamo a che fare.
Esc Atelier Autogestito Via dei Volsci, 153, 00185 Roma RM, Italia
Puntata 5 di EM, prima del ciclo Estrattivismo dei dati, parliamo di IA nel costesto del consumo delle risorse e della guerra.
Leggi tutto e ascolta l'audio della trasmissione sul sito di Radio Onda Rossa
Mercoledì 20 novembre a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 18:00, la presentazione, organizzata dalla Scuola critica del digitale del CRS, del libro di Giovanna Sissa (il Mulino, 2024). Ne parlano con l’autrice Stefano Lotti, Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Alessandro Montebugnoli. Coordina Giulio De Petra.
Il mondo digitale è stato raccontato, e continua ad esserlo, come un universo libero da ogni vincolo materiale. Non è così. Il mondo digitale per esistere ha bisogno di cavi, circuiti, calcolatori sempre più potenti, memorie, sensori e dispositivi individuali della più varia natura. E tutto questo deve essere costruito, trasportato, alimentato, dismesso e smaltito.
La miniaturizzazione dei dispositivi e l’invisibilità di Internet e dei data center rendono difficile immaginare quanta energia sia necessaria per consentirne costruzione, uso e smaltimento. Ma è possibile dimostrare che l’universo digitale lascia un’impronta di carbonio significativa e crescente e che influisce sul riscaldamento globale.
L’utilizzo da parte delle aziende informatiche di “tecnologie rinnovabili” non risolve il problema. Nella produzione informatica infatti si è sempre considerato l’uso crescente di risorse fisiche come un dettaglio trascurabile considerando i costi decrescenti dell’hardware. È necessario invece tenere conto fin dalla progettazione di modalità di elaborazione capaci di ridurre le emissioni. Serve un’informatica che conosca, rispetti e risparmi le risorse computazionali che utilizza.
Tutte le informazioni sul sito del Centro Riforma della Stato
Puntata del 10 nevembre 2024. Da domani, 11 Novembre, TSMC smetterà di vendere a Pechino chip con tecnologia sotto i 7nanometri (inclusi). A che tecnologia sono arrivate le industrie della repubblica popolare cinese? Quanto divario le separa ancora da quelle occidentali? Vedremo tutto questo, legandolo alla condizione geopolitica Taiwanese.
Alcuni cambi di licenze continuano a mettere in crisi la nostra coscienza: il software libero è sempre la scelta migliore? Anche quando Amazon dice di sì? Sempre più progetti si stanno muovendo verso licenze non compatibile con la tradizionale definizione di software libero; i motivi ci sembrano quantomeno comprensibili.
Chiudiamo con alcune notiziole riguardo ai temi del copyright, dei sistemi di trasporto pubblico su ferro ma, soprattutto, di tecnologie digitali obsolete.
Questa non è la storia della solita gara fra guardie e ladri in fatto di sicurezza; non è una vicenda di casseforti virtuali più robuste da contrapporre a grimaldelli sempre più sottili e penetranti. È la storia di come l’intelligenza artificiale obbliga tutti, utenti, studiosi e malviventi, a pensare come una macchina, in modo non intuitivo, e di come questo modo di pensare stia portando alla scoperta di vulnerabilità e di forme di attacco incredibilmente originali e impreviste e alla dimostrazione di strani virtuosismi di fantasia informatica, che conviene a tutti conoscere per non farsi imbrogliare. Perché per esempio una semplice immagine o un link che ai nostri occhi sembrano innocui, agli occhi virtuali di un’intelligenza artificiale possono rivelarsi bocconi fatalmente avvelenati.
[...]
La nuova tendenza in informatica, non solo da parte di Microsoft, è spingerci a installare sui nostri computer un assistente automatico che ha pieno accesso a tutte le nostre mail e ai nostri file ed esegue ciecamente qualunque comando datogli dal primo che passa. Cosa mai potrebbe andare storto?
Benvenuti alla puntata del 4 novembre 2024 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.
Un articolo scientifico di daniela tafani, prezioso, ricco di spunti di riflessioni e di verità tanto evidenti quanto nascoste.
Il testo demistifica le "credenze" relative alla presunta intelligenza dei software probabilistici e ristabilisce dei punti fermi sulla non neutralità del software, anche quando si tratta di cosidetta Intelligenza Artificiale.
L'articolo dimostra perché l'introduzione dell'intelligenza artificiale nella scuola e nelle univeristà sia un problema per i processi di apprendimento e insegnamento. Tuttavia si tratta di una tendenza già presente: la trasformazione dell'insegnamento in addestramento degli studenti per andare incontro alle esigenze del mondo aziendale.
Indice
Puntata dedicata in buona parte all'approfondimento di un curioso, ma sicuramente non unico, caso di incrocio tra la storia dell'infrastruttura di Internet, e in particolare dei DNS, con la politica internazionale: lo stato delle British Indian Ocean Territory scompare, e con esso dovrebbe scomparire anche il dominio .io, ad oggi usatissimo, in particolare dalle aziende tecnologiche. Ripercorriamo questa e altre vicende simili.
Passiamo poi a parlare di copyright, questa volta sotto una lente nuova, ovvero quella segnalateci dalle grandi aziende statunitensi della tecnologia; queste infatti si lamentano per la balcanizzazione di Internet, che danneggia gli interessi statunitensi; e inseriscono nella categoria anche i sistemi anti-pirateria italiani e francesi.
Concludiamo con una multa che nemmeno il signor Bonaventura.
Il video del seminario, tenutosi il 31 ottobre, promosso dalla Scuola critica del digitale del CRS. Interventi di Maurizio (Graffio) Mazzoneschi, Agnese Trocchi, Stefano Borroni Barale, Carlo Milani. Coordinamento di Giulio De Petra.
Ordine degli interventi
Giulio De Petra da 00:00:00
Maurizio (Graffio) Mazzoneschi da 00:08:10
Carlo Milani da 00:36:04
Agnese Trocchi da 00:44:38
Stefano Borroni Barale da 00:46:56
Giulio De Petra da 01:08:03
Agnese Trocchi da 01:13:54
Stefano Borroni Barale da 01:23:36
Giulio De Petra da 01:28:20