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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Un articolo molto chiaro di Luciano Paccagnella, docente di Sociologia della conoscenza e delle reti dell'Università di Torino, che spiega in maniera molto chiara quali sono le questioni in ballo nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) relativamente ai processi di digitalizzazione e innovazione del Paese che hanno particolare rilevanza all'interno del Piano.

In cosa consiste una società "completamente digitale"? Come è affrontato il tema delle "competenze digitali, tra le quali non vi sono solo competenze strettamente tecniche (per esempio, come impostare una tabella in un foglio elettronico) ma anche e soprattutto competenze cognitive critiche (per esempio: come stimare rapidamente l’affidabilità del sito internet che stiamo consultando?)".

"Ma il punto cruciale del piano è quello che riguarda la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, dove la parola d’ordine è “cloud first”. " L'autore fa alcuni esempi per spiegare qual'è il problema del Lock In tecnologico. Quali scelte faranno le PA in tema di cloud? Si affideranno al cloud pubblico di Google, Amazon, o Microsoft? Ma cosa hanno di pubblico i servizi di queste aziende?

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PNRR. A. Baldassarra: “Cloud nazionale? Il governo rifiuti una narrativa sbagliata che penalizza imprese e competenze italiane”

Il vero rischio è che con i nostri soldi del PNRR contribuiremo a far crescere il PIL degli altri. E questo senza considerare il rischio di trovarsi, negli anni a venire, a commentare ancora una volta una “occasione perduta”, con scempio delle competenze e delle capacità industriali del Paese, come già avvenuto nel secolo scorso prima con l’elettronica e poi con l’informatica.

Ultimamente in Italia si è acceso e continua ad andare avanti in modo importante il dibattito sul tema del “Cloud Nazionale”.

In vista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) il Ministro Vittorio Colao ha infatti comunicato che il suo obiettivo è creare un cloud unico per la PA entro il 2022.

Un intervento, quello di Colao, che ha mosso le acque sul tema della nuvola, scatenando il dibattito su come verrà presidiato il terreno della digitalizzazione in Italia.

Come si è appreso dalla stampa, in un primo momento sembrava che i gruppi candidati ad avere un ruolo preponderante nel piano “Italia Digitale 2026” a difesa della sicurezza cyber italiana e per la digitalizzazione sul Cloud fossero rappresentati dalle alleanze Leonardo–Microsoft, Fincantieri–Amazon e TIM–Google, quest’ultima partita per prima nel 2020. Ora, nelle ultime ore sembra prender piede un diverso schema di gioco centrato su un accordo a tre tra Cassa Depositi e Prestiti (CDP), Leonardo e TIM (dietro cui sarebbe diluita in modo silente la presenza di Google).

Leggi l'articolo intero con l'intervista a Baldassarra, AD di Seeweb.

Non si può dire che il cloud sia un tema sottostimato dell’agenda nazionale: il Ministero dell’Innovazione l’ha individuato come un punto fondamentale della propria azione,

Il ministro dell’Innovazione ha recentemente annunciato che l’Italia seguirà il modello francese, quello cioè annunciato da Parigi la settimana scorsa, che prevede che i dati della PA siano rigorosamente gestiti da operatori europei, in modo da porli al riparo da intrusioni di agenzie estere, in particolare americane, alle quali la normativa statunitense del CLOUD ACT ha concesso il dono dell’extraterritorialità.

Quindi tutto bene se il nostro governo seguirà questa via che, peraltro, avrebbe il pregio di dare fiducia e fiato all’industria ICT nazionale. Poi però si leggono notizie di stampa secondo cui il futuro Polo strategico nazionale, dove dovrebbero confluire asset e dati strategici della nostra PA, sarà gestito da un “campione nazionale” in “partnership” con un campione digitale globale. I nomi circolati fino ad ora sono TIM (con Google), Fincantieri (con Amazon) e Leonardo (con Azure/Microsoft). E allora viene il dubbio: il governo ha capito fino in fondo la lezione francese?

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Image: lavoratori Amazon lavoratori Amazon protestano

L'annuncio è arrivato proprio all’ultima curva. Perché il primo giugno scadeva la data di un’altra moratoria, che era stata decisa nelle drammatiche settimane che seguirono l’assassinio di George Floyd

Il gruppo ha deciso di prolungare – senza una data di scadenza – la moratoria per la vendita alla polizia americana e alle polizie locali della sua tecnologia per il riconoscimento facciale.

Un “prodotto” che proprio nella primavera e nell’estate scorsa, nel pieno delle tensioni seguite all’assassinio da parte dell’agente Derek Chauvin, si scoprì essere in dotazione a tanta parte dell’apparato di sicurezza statunitense. E che tanti drammi ha causato. Ai neri, alle donne, ai trans. Ai migranti.

Leggi l'articolo sul sito de "Il Manifesto"