Il primo rapporto di revisione sul Data Privacy Framework (DPF), pubblicato dall’European Data Protection Board (EDPB) il 4 novembre 2024, segna una tappa decisiva nel monitoraggio della protezione dei dati personali dei cittadini europei trasferiti verso gli Stati Uniti.
Nato come risposta alla sentenza “Schrems II” della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), che nel 2020 aveva invalidato il Privacy Shield per carenze di tutela, il DPF cerca di rispondere alle esigenze di bilanciamento tra diritti individuali e interessi di sicurezza nazionale statunitensi, introducendo principi quali la necessità e la proporzionalità nelle operazioni di sorveglianza.
L’EDPB, tuttavia, osserva come le misure implementate dal DPF, sebbene migliorative, lascino aperte questioni rilevanti sulla reale equivalenza delle garanzie offerte rispetto a quelle europee.
In particolare, il report solleva dubbi riguardo alla trasparenza delle pratiche di raccolta dati e all’efficacia del meccanismo di ricorso, un sistema teoricamente aperto ai cittadini europei per ottenere rimedi in caso di violazione dei loro diritti.
I Garanti privacy dell'Unione europea (EDPB), finalmente, hanno deciso: Meta deve interrompere il trasferimento dei dati degli utenti di Facebook nei suoi server negli Stati Uniti. E in base a questa decisione, il Garante privacy irlandese, il principale regolatore sulla protezione dei dati di Meta, perché la sua sede europea è in Irlanda, deve adottare questa decisione vincolante entro al massimo un mese dalla decisione finale dell'EDPB.
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Si sta, quindi, per scrivere una storica pagina per la protezione dei dati personali dei cittadini dell'Unione Europea. E dopo l'ordine di stop, Meta cosa farà?
Bloccherà Facebook nell'Unione Europea? In passato ha già minacciato questa ipotesi… vedremo. E il Garante italiano riprenderà con i provvedimenti come a Caffeina Media, dopo essersi “bloccato da quando c'è l'ordine esecutivo di Biden”?