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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

La puntata racconta la storia di una backdoor scoperta recentemente all'interno del sistema operativo Linux. Nonostante in questo caso tutto sia stato scoperto prima che potesse essere realmente efficace, vale la pena di andarla a guardare in dettaglio, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista delle dinamiche sociali che la hanno permessa.

Proseguiamo con l'ormai immancabile Piracy Shield. Nonostante sia ormai chiaro che il sistema fa acqua, AGCOM lo difende a spada tratta, respingendo tutti i reclami e contrattacca comminando multe a chi la pensa diversamente, come Assoprovider. Peccato che probabilmente la multa non è dovuta. Con Cloud Flare invece, bandiera bianca (nel senso di whitelist).

Chiudiamo con le notiziole, tra cui segnaliamo il rinvio dell'estradizione di Assange a quando gli Stati Uniti dichiareranno che Assange non rischia la pena di morte. Per il resto, solite cose: schermi che guardano te che guardi pubblicità che alimentano AI che non funzionano.

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AGCOM ha multato Assoprovider per ostacolo all'attività di vigilanza, ma si è rifiutata di fornire l'elenco degli indirizzi IP che sono stati oscurati. Nel frattempo tutti si chiedono quando arriveranno le multe per gli utenti del pezzotto.

La piattaforma antipirateria Piracy Shield è ancora al centro delle polemiche, ed è bombardata da critiche che si riversano automaticamente sull’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che tanto l’ha voluta e che la gestisce direttamente, anche se non l’ha sviluppata in casa ma se l’è fatta regalare dalla Lega Serie A di calcio.

Alle critiche l’AGCOM risponde con un muro sempre più alto, con la tolleranza zero e minimizzando gli effetti collaterali dello scudo antipezzotto. Ma anche con le multe, come testimonia l’ultima comunicazione dell’associazione italiana degli Internet Provider, Assoprovider, che rappresenta oltre 250 aziende grandi e piccole.

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Negli oltre 3.200 indirizzi Ip oscurati sono finite una serie di iniziative legali. Agcom nega i problemi, mentre su Github si rivendica la pubblicazione del codice sorgente dell'app

Aumenta il conto dei danni collaterali di Piracy Shield, la piattaforma nazionale per bloccare in automatico in 30 minuti lo streaming pirata di partite di calcio. Nelle intenzioni dei promotori, la Lega calcio Serie A e l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom, che l’ha in gestione), il sistema dovrebbe abbattere solo i siti che trasmettono senza autorizzazione eventi sportivi in diretta.
Ma, alla prova dei fatti, nei 3.212 blocchi compiuti da Piracy Shield dal lancio, il primo febbraio, sono finite anche risorse di rete che nulla hanno a che fare con la pirateria online.
La loro colpa? Condividere l’indirizzo Ip con i siti nel mirino di Agcom.

E nelle scorse su Github, piattaforma dove sviluppatori e ingegneri condividono e pubblicano il codice dei loro software, è comparso un profilo che rivendica di aver pubblicato il codice sorgente della piattaforma. Un fendente all'immagine di sicurezza granitica dietro cui si trincera l'autorità quando fa riferimento a Piracy Shield. Sono in corso verifiche sulla veridicità del contenuto ma, al momento, non sono pervenute smentite.

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Apriamo la puntata parlando del Piracy Shield, anzi lasciamo parlare l'AGCOM a riguardo. La scoperta delle più moderne tecnologie Internet, quali i siti e le CDN, mette l'AGCOM di fronte ad una grossa questione: bloccare i siti illeciti senza bloccare quelli leciti è difficile.

Negli USA, il complottismo (rappresentato da Schmitt, trumpiano DOC) arriva di fronte alla corte suprema, protestando per le limitazioni alla libertà di espressione subite, secondo lui, da account di estrema destra. Vista la composizione attuale della corte suprema, c'è da tremare.

Apple è stata accusata dall'antitrust USA di abusare della condizione di monopolio, facendo il tipo di cose che hanno sempre fatto: evitare l'interoperabilità.

L'ONU approva a larghissima maggioranza una risoluzione non vincolante sull'intelligenza artificiale. Si parla di rispetto dei diritti umani, ma sempre rimanendo sul vago. Non stupisce quindi ci sia stata l'unanimità.

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Iniziamo la puntata presentando un'iniziativa che si terrà al CSOA Forte Prenestino Giovedì 29 Febbraio alle ore 19: la presentazione di "On not dying: secular immortality in the age of technoscience"; ne parliamo al telefono con due compagni che si sono occupati spesso di simili tematiche, cercando di capire i motivi, le sottigliezze e i pericoli di questa ideologia (fondamentalmente suprematista) particolarmente in voga tra le elite della Silicon Valley.

Continuiamo spostandoci in tutt'altra parte del mondo,ovvero in Indonesia, ma col filo rosso della mancata rassegnazione alla morte. Ringraziamo StakkaStakka per l'audio! Da lì al caso del Deep Fake usato come modo per "superare" il divieto di partecipare attivamente alle elezioni, che abbiamo visto in Pakistan, il passo è breve.

Continuiamo a parlare di Piracy Shield, il provvedimento che permette una rapida censura dei siti che secondo la Serie A violano il copyright. Secondo l'AGCOM, non si sono stati problemi, e la prova è che non ci sono stati ricorsi, nonostante una apposita procedura per riceverli. Peccato che la procedura sia sostanzialmente rotta... Comunque, stiamo tranquilli: finora non è stato bloccato nessun sito della Pubblica Amministrazione.

Continuiamo con altre notiziole a tema biometria.

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Sabato 24 febbraio 2024 la piattaforma PiracyShield ha ordinato ai provider italiani di escludere un IP dalla navigazione, una delle tantissime segnalazioni. Ma si trattava di un IP di Cloudflare: in un colpo "bannati" decine di siti leciti.

Ore 16:15 di sabato 24 febbraio 2024. Dalla piattaforma anti-pezzotto Piracy Shield arriva a tutti i provider italiani un ticket relativo a un indirizzo IP da oscurare, il 188.114.97.7. I provider, come da disposizioni di legge, eseguono ed oscurano l'indirizzo. Qualcuno, dall'altra parte del marchingegno donato dalla Lega Calcio all'AGCOM aveva 60 secondi prima creato il ticket con quell'IP, senza curarsi però del fatto che l'indirizzo appartiene a Cloudflare (uno dei più grandi operatori cloud e CDN) e che dietro quell'indirizzo ci fossero decine, forse centinaia di siti. Tra cui, quasi sicuramente, anche uno pirata. Che, per quello che ci è dato di capire, poco dopo si è spostato di qualche IP ed è ancora vivo e vegeto.

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Tira un’aria meno favorevole agli oligarchi della rete. Dopo molto (troppo) tempo, i cosiddetti Over The Top non sono più intoccabili.

Certamente, il quadro normativo europeo ha cambiato di segno. I due recenti provvedimenti – Digital Services Act (DSA) e Digital Market Act (DMA) – hanno chiuso una lunga afasia legislativa in merito ai nuovi prepotenti del capitalismo delle piattaforme. Gli oligopoli in questione, peraltro tassati in modo irrisorio, godevano di uno status paradossale. Dotate di poteri enormi, le grandi società del Web ricche e popolate da milioni di utenti attraversavano impunemente le maglie di un diritto pensato nell’età analogica e scritto da pur illustri giuristi immersi in una cultura ormai superata.

Ora il vento sta facendo il suo giro e – finalmente- si riconosce la realtà dei fatti. Se già nell’epoca di McLuhan il mezzo era il messaggio, nella stagione digitale il messaggio sussiste in quanto è veicolato da un reticolo diffusivo che apre e chiude i rubinetti a suo piacimento.

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