Come riporta l'Ansa, Facebook ha fortemente limitato la capacità delle agenzie di stampa palestinesi di raggiungere il pubblico durante la guerra tra Israele e Gaza.
In un'analisi completa dei dati di Facebook, Bbc ha scoperto che le redazioni nei territori palestinesi (a Gaza e in Cisgiordania) hanno subito un forte calo del coinvolgimento del pubblico dall'ottobre 2023.
Nel corso dell'ultimo anno, i giornalisti palestinesi hanno espresso il timore che i loro contenuti online siano stati sottoposti allo shadow ban da parte di Meta, ovvero che il numero di persone che li visualizzano sia stato limitato.
Meta è stata già in passato accusata dai palestinesi e dai gruppi per i diritti umani di non aver moderato equamente l'attività online.
Un rapporto indipendente del 2021 commissionato dall'azienda ha affermato che ciò non era intenzionale, ma dovuto alla mancanza di competenze di lingua araba tra i moderatori. Parole e frasi venivano interpretate come offensive o violente, quando in realtà erano innocue.
Rispondendo alla ricerca della BBC, Meta ha ammesso di aver adottato "misure temporanee sui prodotti e sulle politiche" nell'ottobre 2023, per affrontare una sfida nel bilanciare il diritto alla libertà di parola con il fatto che Hamas era sanzionato dagli Stati Uniti e allo stesso tempo considerato un'organizzazione pericolosa dalle politiche dello stesso Meta.
Qui la notizia completa sul sito della BBC.
Mohammed Almajdalawi racconta a Fanpage.it come gli studenti sfollati della Striscia hanno ricominciato a seguire le lezioni online grazie al progetto degli alberi della rete dell’ong italiana ACS: “Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme”:
"La guerra è ormai entrata nel suo secondo anno, sono più di dodici mesi che i nostri figli non possono andare a scuola, che sono obbligati a sfollamenti continui, che vivono senza casa, costretti a fare la fila per un pezzo di pane, per un bicchiere d’acqua o del cibo confezionato", racconta a Fanpage.it Mohammed Almajdalawi, volontario gazawi dell’ong italiana ACS e padre di quattro figli. "Con altri volontari di ACS abbiamo pensato di provare a far seguire ai bambini sfollati la scuola a distanza. Abbiamo messo su un sistema di apprendimento elettronico, con connessioni online, e installando tende scolastiche nei campi, dove i bambini possono seguire le lezioni tutti insieme".
Dopo un anno di spietata offensiva israeliana su Gaza, il conflitto si allarga a macchia d’olio in tutta la regione mediorientale. Anche se l’escalation in corso assorbe l’attenzione dei media principali, non possiamo distogliere lo sguardo da quello che succede sul campo.
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La ong Acs Italia ha creato hotspot rudimentali nella Striscia. Ma sono le relazioni umane a permettere il funzionamento
«La cosa più forte sono i legami umani. Il nostro è un movimento che va dal basso verso il basso e l’obiettivo è di riuscire a mantenere un canale di comunicazione tra le persone, tenere in piedi almeno una briciola di rete sociale che mantenga le comunità coese. Che permetta di sapere, conoscere. Qual è l’ordine di sgombero? Da dove arriveranno oggi le bombe? La mia vicina, mia sorella, sono ancora vive?». Manolo Luppichini, videomaker, regista, con decenni di attivismo (e mediattivismo, come si sarebbe detto nei primi 2000) alle spalle, è una delle anime di Gazaweb. Il progetto della ong Acs Italia che ha dato vita agli Alberi della rete, hotspot rudimentali che hanno permesso di riportare la connessione internet in alcune zone della Striscia. «La nostra è solo una goccia in mezzo al mare, una toppa» continua Luppichini, «e non può essere la soluzione al problema». Dopo i primi bombardamenti israeliani su Gaza e i primi blackout, la connessione è stata una delle prime cose a sparire.
Il modo trovato da questo gruppo di “nerd attempati” come li definisce lo stesso Luppichini, è semplice, ma efficace. Pali su cui vengono issati dei secchielli contenenti smartphone e powerbank alimentate con pannelli solari e delle e-sim. Ogni “albero” diventa così un hotspot che permette a decine di gazawi di collegarsi. «Il nostro è stato un riflesso quasi istantaneo. Acs non riusciva a parlare con nessuno dei palestinesi con cui lavora da oltre 20 anni all’interno della Striscia. Ci siamo resi subito conto che internet era il problema».
Oltre a decine di migliaia di vite umane, l’offensiva di Israele sta annichilendo deliberatamente le infrastrutture di telecomunicazione a Gaza.
Per aggirare i black-out della rete e condividere connessioni gratuite nelle aree difficili della striscia, gli operatori gazawi dell’ong ACS hanno iniziato a piantare gli Alberi della Rete.
Gli Alberi della Rete sono hot-spot che spuntano nei coni d’ombra delle zone di conflitto e irradiano segnali WI-FI liberi, accessibili da tuttə. Quando attecchiscono, gli Alberi della Rete aiutano a connettere Gaza col resto del mondo, mantengono vivi i legami affettivi e fanno da argine, per impedire che anche le relazioni umane vengano sradicate dalla guerra.
Una serie di cellulari di ultima generazione consentono il collegamento ai network internazionali anche con le eSIM, carte sim virtuali che (tramite l’attivazione di un codice) svolgono le stesse funzioni di una SIMcard tradizionale. Inviando il codice di attivazione eSIM a chi possiede uno di questi apparecchi, si possono attivare collegamenti alle reti cellulari egiziane o israeliane dall’interno della striscia di Gaza.
Fai crescere gli Alberi della RETE a Gaza, sottoscrivi per il progetto
L’Associazione Cooperazione Solidarietà di Padova, ha progettato e messo in funzione “gli alberi della rete”: un sistema per la distribuzione del segnale internet a Gaza. Fin dall’inizio dei bombardamenti, gli attacchi informatici mirati hanno colpito le infrastrutture di comunicazione, impedendo alla popolazione in fuga di mettersi in contatto con i gruppi di soccorso. Per garantire che la popolazione civile abbia accesso a infrastrutture di telecomunicazione libere, che le consentano di ricevere avvisi tempestivi, di comunicare con i servizi umanitari e con i propri cari, un gruppo di esperti di comunicazione e tecnologie informatiche ha fornito una connessione gratuita per la popolazione sfollata in diverse aree.
Illustra il progetto Manolo Luppichini, filmmaker e mediattivista.