Materia oscura. La versione aggiornata 4o di ChatGpt commette meno errori delle precedenti, ma ancora ce n'è di strada da fare
Gli studenti lo sanno bene: quando si tratta di matematica e fisica non ci si può fidare del tutto dell’intelligenza artificiale generativa – ChatGpt e le sue colleghe, per capirci. Se si pone all’intelligenza artificiale un problema di qualche complessità, non sempre si ottiene la risposta giusta. Anche un esercizio di terzo o quarto anno di liceo può metterla in difficoltà, mentre se la cava benissimo con temi e traduzioni. Per questo ragazze e ragazzi, più saggi dei loro genitori, hanno inizialmente mantenuto qualche diffidenza nei confronti della nuova tecnologia e le verifiche di fisica e matematica integralmente copiate da ChatGpt sono state sporadiche.
Può sorprendere che l’intelligenza artificiale sviluppata e studiata da alcuni dei più brillanti matematici del mondo fatichi proprio in questi campi, mentre brilla con una versione dal greco. Ma la rete neurale che costituisce il «motore» di ChatGpt non impara sulla base di regole formali come i postulati della geometria euclidea o le leggi della meccanica newtoniana.
I fondi raccolti fino adesso da OpenAI non sono abbastanza per far fronte ai continui investimenti che richiede la ricerca sull'intelligenza artificiale generativa e l'allenamento di modelli sempre più performanti come ChatGPT 4o.
OpenAI si trova ad affrontare una situazione finanziaria critica, con una perdita prevista di 5 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.
Questa previsione, secondo quanto riporta il sito The Information, che ha raccolto e studiato i dati finanziari della società, è dovuta a una serie di fattori, tra cui massicci investimenti in ricerca e sviluppo, espansione delle infrastrutture e alti costi operativi.
"A partire proprio dal tuo lavoro abbiamo diverse domande per arrivare anche alle ultimissime ricerche che hai fatto con i tuoi collaboratori e altri ricercatori. Ma prima di arrivare a questo tema vorremmo un attimo definirne dei contorni e quindi incominciare chiedendoti un pochino come sei arrivato negli ultimi anni nel tuo lavoro di ricerca a occuparti di lavoro digitale e in particolar modo di intelligenza artificiale e la sua intersezione col mondo del lavoro."
Durante tutta l'intervista vengono svelati i molti luoghi comuni legati alla scomparsa del lavoro a causa dell'Intelligenza Artificiale. Si può dire che il mito della scomparsa del lavoro è un prodotto ideologico del sistema capitalistico attuale. Il lavoro al contrario viene nascosto, sempre più delocalizzato (anche in Madagascar) e sotto pagato. A volte addirittura è il lavoro umano che sostituisce ciò che viene venduto come Intelligenza Artificiale: durante l'intervista vengono fatti diversi esempi.
Nella famiglia di tecnologie denominata, per ragioni di marketing, «intelligenza artificiale», alcuni genuini progressi sono stati ottenuti, a partire dal 2010, con sistemi di natura statistica, antropomorficamente definiti di «apprendimento automatico» (machine learning). Si tratta di sistemi che, anziché procedere secondo le istruzioni scritte da un programmatore, costruiscono modelli a partire da esempi. Sono statistiche automatizzate, prive, in quanto tali, di intelligenza: «sistemi probabilistici che riconoscono modelli statistici in enormi quantità di dati» (Whittaker 2024). Dovrebbero perciò essere utilizzati solo per compiti con una elevata tolleranza al rischio.
La costruzione dei sistemi di apprendimento automatico richiede, tra gli altri, un’elevata potenza di calcolo e enormi quantità di dati: queste sono oggi nella disponibilità dei soli monopoli della tecnologia (le cosiddette Big Tech), che detengono l’accesso al mercato necessario per l’intercettazione di grandi flussi di dati e metadati individuali e le potenti infrastrutture di calcolo per la raccolta e l’elaborazione di tali dati (Lynn, von Thun, Montoya 2023). Su tali aziende si concentrano gli investimenti del capitale di rischio.
Google vuole primeggiare nell’AI e aumenta consumi ed emissioni
Ci hanno raccontato che buona parte dei consumi energetici delle grandi aziende tecnologiche sono ormai soddisfatti da fonti energetiche rinnovabili e che comunque, per compensare l’impego sempre massiccio dei combustibili fossili, stanno aumentando anche l’utilizzo di tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale e rimuovere CO2.
È sicuramente un fatto, qualcosa sta accadendo, il problema è che la crescita esponenziale del traffico di dati internet globale e l’accelerazione dello sviluppo di sempre nuovi modelli di intelligenza artificiale (AI) spostano sempre in avanti l’asticella dei consumi energetici.
In sostanza, le rinnovabili non riescono a stare dietro alla domanda di energia di questi giganti. Secondo un articolo di qz.com, infatti, la stessa Google nel suo “Environmental Report 2024” ha ammesso che le sue emissioni di carbonio sono aumentate del 50% rispetto al 2019 e questo nonostante gli investimenti in fonti pulite.
Lo stop richiesto dal Garante irlandese dopo la denuncia di una associazione
Meta non lancerà per il momento i suoi modelli di Intelligenza artificiale in Europa dopo che l'autorità irlandese di regolamentazione della privacy ha chiesto di ritardare il suo piano per usare i dati degli utenti di Facebook e Instagram.
La mossa del colosso tecnologico è arrivata dopo le denunce e un appello del gruppo 'Noyb' alle autorità per la protezione dei dati di Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia e Spagna ad agire contro l'azienda.
In questo numero della newsletter Guerre di rete:
Manca poco ad una scadenza che formalmente non esiste più dal 1997, se non nell’immaginario bigotto e paternalista di una visione conservatrice del rapporto tra adultità e adolescenza – si chiama Esame di Stato. Già immagino serpeggiare il terrore: come impedire agli studenti di rivolgersi ai chatbot e di avere le soluzioni delle prove confezionate in pochi minuti? Divieti, sequestri, pedinamenti, esclusioni e altre soluzioni poliziesche sono probabilmente le più in tono con i tempi.
Si potrebbe però vivere il tutto più serenamente. Ovvero, produrre tracce di lavoro “resistenti all’IA”. MagicSchool fornisce un modulo operativo apposito: basta inserire la consegna originale e il grado di istruzione di riferimento e si ottengono almeno due idee per realizzare assegnazioni di compiti significativi e – appunto – resistenti all’IA, con tanto di spiegazione delle scelte operate dal dispositivo.
Il 13 maggio 2024 la OpenAi ha organizzato una presentazione in diretta sulla piattaforma di streaming YouTube per mostrare ChatGpt 4o, il nuovo modello di ChatGpt.
All’interno di una stanza con le luci soffuse e un gigantesco schermo, in uno scenario curato nei minimi dettagli e apparentemente informale, Mira Murati, direttrice tecnica della OpenAi, ha condotto la presentazione. Insieme a lei c’erano altre due persone chiave dell’azienda: Mark Chen, a capo delle cosiddette ricerche di frontiera, e Barrett Zoph, che invece lavora sulle ia una volta che sono state addestrate. La diretta ha totalizzato più di tre milioni e mezzo di visite in cinque giorni.
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Analizzare la forma con cui queste aziende comunicano è un buon modo per prendere le distanze dal contenuto e considerarlo in maniera critica.
Quando ero giovane avevo letto che secondo Wittgenstein (che andava molto di moda a Villa Mirafiori, l’esclusiva villetta liberty dove il re d’Italia aveva parcheggiato la sua moglie morganatica e poi sede della facoltà di Filosofia della Sapienza, dove i ragazzi si iscrivevano fondamentalmente perché era anche sede di Lingue, e a Lingue notoriamente si iscrivevano solo le ragazze), dicevo, secondo Wittgenstein, quello che scriveva le Ricerche Filosofiche negli anni ’40, il significato delle parole è il loro uso. Le parole sono gettoni che si possono usare in giochi diversi.
Quindi in un gioco hanno un uso, in un altro gioco un altro uso. Era una critica alla concezione di significato come aura magica delle parole, come contenuto delle parole, come proprietà statica delle parole. E anche alla concezione di significato come rapporto tra parole e mondo (l’insieme dei fatti), che lo stesso Wittgenstein aveva sostenuto in gioventù e che gli aveva fatto abbandonare la filosofia.
A me, giovane come il giovane Wittgenstein, pareva una critica non abbastanza radicale.