Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

A volte osannata come tecnologia rivoluzionaria, altre volte accompagnata da dubbi e paure, l’intelligenza artificiale è stata negli ultimi mesi al centro del dibattito, purtroppo spesso inquinato da mitologie turbocapitaliste o da incomprensioni sulle sue effettive potenzialità. Partendo dallo stato della ricerca, passando per le conseguenze nel mondo del lavoro, nei rapporti geopolitici e nell’immaginario comune, proviamo a delineare un quadro realistico sul ruolo di questa tecnologia

Alune riflessioni sull'Intelligenza Artificiale e sulle possibilità di ricerca e di intervento "di parte" di Daniele Gambetta in due parti

leggi la prima parte sul sito di DinamoPress

e la seconda parte: "Technic and magic: animismo di piattaforma e svolta linguistica 2.0"

Insieme a centinaia di altri siti di tutto il mondo, il manifesto ha bloccato i software che "alimentano" le enormi banche dati private delle IA

  • L'uso dei contenuti del manifesto per programmi di machine learning e IA è vietato salvo accordo scritto preventivo con la cooperativa
  • Tra i principali siti del mondo, uno su quattro sta bloccando l'accesso illimitato delle IA ai propri contenuti
  • E' una dichiarazione politica che mira a difendere il pubblico e la società da una espropriazione che potrebbe essere irreversibile

Leggi l'articolo su "Il Manifesto"

Newsletter N.168 - 24 settembre 2023 a cura di Carola Frediani.

In questo numero:

  • Identikit di OpenAI
  • Ora si può usare Bard con Gmail
  • Copilot AI alla conquista di Windows 11
  • Arriva DALL-E 3
  • TikTok spinge sulle etichette per i contenuti generati da AI
  • AAA etichettatori cercasi, dagli studenti cinesi ai carcerati finlandesi agli scrittori senza un soldo
  • Cosa c’è dietro l’ultimo aggiornamento dell’iPhone
  • La bio su Musk

Leggi la newsletter sul sito di guerre di rete

Cosa ci insegna la storia di ELIZA, il primo chatbot che sembrava conversare come un umano. A partire da come il suo creatore divenne un critico feroce della perdita di autonomia dell’umano.

Tra i tanti ruoli che ChatGPT ha rapidamente iniziato ad assumere nelle vite dei milioni di utenti che lo utilizzano su base quasi quotidiana, ce n’è uno probabilmente inatteso. Per molti, il sistema di OpenAI con cui è possibile conversare su ogni argomento, e spesso in maniera convincente, è diventato un amico, un confidente. Addirittura uno psicologo. Una modalità non prevista (almeno esplicitamente) da OpenAI, ma scelta da un numero non trascurabile di utenti, che si relazionano a ChatGPT come se davvero fosse un analista. Per impedire un utilizzo giudicato (per ragioni che vedremo meglio più avanti) improprio e pericoloso, OpenAI impedisce al suo sistema di intelligenza artificiale generativa di offrire aiuto psicologico, che infatti di fronte a richieste di questo tipo si limita a fornire materiale utile da consultare. Ciò però non ha fermato gli “utenti-pazienti” che, su Reddit, si scambiano trucchi e tecniche per sbloccare ChatGPT affinché fornisca loro consigli psicologici.

Joseph Weizenbaum e il suo chatbot ELIZA

Un risvolto che potrebbe sorprendere molti. Uno dei pochi che sicuramente non si sarebbe sorpreso e che avrebbe avuto moltissimo da dire sull’argomento è Joseph Weizenbaum, scienziato informatico e docente al MIT di Boston, scomparso nel 2008. Colui che già parecchi decenni prima della sua morte aveva preconizzato – o meglio, affrontato e approfondito in prima persona – molti degli aspetti che portano le persone a relazionarsi in maniera intima con le macchine e le cause di questo comportamento.

Leggi l'articolo di Signorelli sul sito di Guerre di rete

Nell'ultima puntata dell'estate di DataKnightmare, Vannini prende spunto da un paper per porre alcune domande e diversi avvertimenti.

Il paper si pone due domande semplici. Se l'uso di chat gpt possa veramente migliorare la produttività e se l'uso di chat gpt abbia effetti diversi su lavoratori meno schillati che su lavoratori più schillati.
Le risposte sono chiare.
Con chat gpt il livello medio dei testi migliora e i tempi di produzione si abbassano, quindi siamo autorizzati a dire che la produttività cresce. Inoltre con chat gpt la differenza fra le capacità dei singoli viene fortemente ridotta.

Pur prendendo per buono il risultato del paper, le criticità sono molte.
Tra e altre: avere addestrato le cosiddette intelligenze artificiali in prevalenza su contenuti disponibili in internet, con le virgolette, significa che le intelligenze artificiali sanno scrivere come un marchettaro a cottimo, Perché quelli sono i contenuti prevalenti in internet, marketing, report aziendali senza anima e comunicazione funzionale.

Ieri abbiamo insegnato alle macchine come scrivono gli esseri umani usando come esempio quando gli esseri umani scrivono come macchine.
Il pericolo è che i vari chat gpt diventino il termine di paragone, per cui da domani gli esseri umani dovranno scrivere come macchine per non perdere la competizione contro macchine che scrivono come esseri umani che scrivono come macchine.

Ascolta la puntata e buon ascolto.

In anteprima e in uscita progressiva per i donatori, e poi per i lettori, la monografia di guerre di rete sull'intelligenza artificiale

Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber a cura di Carola Frediani N.167 - 4 settembre 2023

La newsletter riprende con l'annuncio dell’uscita del primo ebook di Guerre di Rete. Si intitola Generazione AI e, indovinate un po’, è dedicato agli ultimi sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa, e al loro impatto sulla società, l’economia, la geopolitica. È stato ideato e curato da Carola Frediani, da Sonia Montegiove e da Federico Nejrotti, e i suoi articoli sono firmati da Stefano Casini, Antonio Dini, Carola Frediani, Federica Meta, Giuditta Mosca, Federico Nejrotti, Antonio Piemontese e Andrea Signorelli.

Troverete l’introduzione di Carola Frediani; Andrea Signorelli che racconta la storia del chatbot ELIZA e soprattutto di Joseph Weizenabum, e i suoi riverberi attuali; Antonio Dini ci trasporta in profondità nella “guerra fredda” dell’AI, lo scontro Usa e Cina, e le varie angolature geopolitiche della partita, da Taiwan all’Ucraina; Federica Meta si muove tra Usa, Ue e Cina, tra legislazione e investimenti, e poi analizza alcune delle aziende in campo; Federico Nejrotti racconta e analizza l’impatto dell’AI generativa sul mondo artistico; Giuditta Mosca sviscera un ampio studio, che analizza e critica il ruolo di Big Tech; Antonio Piemontese intervista alcuni esperti fra giornalismo, accademia e politica (Virginia Padovese; Mariarosaria Taddeo; Brando Benifei) sul rischio della generazione automatica di disinformazione; e Stefano Casini descrive alcuni degli strumenti di AI esplosi per il grande pubblico negli ultimi mesi.

Leggi l'introduzione di Frediani sul sito di Guerre di Rete

Cassandra Crossing/ Com'era prevedibile, ChatGPT evolve verso un'architettura di API e plugin. Questo rappresenta un rischio, perché deresponsabilizza sia chi vende i servizi di GPT4 sia chi li usa.

Circa due mesi fa un annuncio di OpenAI ha reso nota la realizzazione di plugin che consentono di interfacciare ChatGPT con fonti esterne di dati e servizi.

Tecnicamente, si tratta di una API che permette la realizzazione di plugin che interfacciano, anche in maniera bidirezionale, una fonte di dati o un servizio con ChatGPT (per esempio) e viceversa.

In questo modo ChatGPT può utilizzare risorse informative per produrre le sue "risposte". E nella direzione opposta gli "oggetti intelligenti", i servizi e i siti possono far generare testi, programmi e immagini alla falsa IA di turno, e utilizzarli per produrre i risultati o le pagine che devono fornire.

È perfettamente chiaro come questa architettura permetta un immediato inserimento delle false Intelligenze Artificiali nei tessuti profondi della Rete come la conosciamo oggi.

Leggi l'articolo completo su ZEUS News

Nella puntata del 16 luglio, un'ospite speciale ci aiuta a capire meglio le implicazioni più sottili dell'approccio "big data" (basato cioè sull'accumulazione di archivi di dati caratterizzati dalla quantità prima che dalla qualità) nello specifico della linguistica.

Puntata con focus sui problemi più prettamente linguistici, osservando come i modelli di intelligenza artificiale che generano testo (insomma i vari ChatGPT) creano a tutti gli effetti la lingua; la raccolta di dati "a strascico", lungi dall'essere un metodo per ascoltare tutte le voci si dimostra un modo per selezionare le voci legittime; così, quello che poteva sembrare un problema semplice per un algoritmo innocuo apre il problema, per niente banale, della rappresentazione.

Lo facciamo seguendo, in parte, l'articolo che è costato il licenziamento di Timnit Gebru e accompagnati da musiche centroasiatiche.

Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa

Le immagini che metti sui socialnework sono molto più di un ricordo. Il video che ogni genitore dovrebbe guardare

Il 75% dei genitori condivide immagini e dati dei propri figli sui social media. Otto genitori su 10 sono seguiti sui propri social da gente che conoscono e non hanno mai incontrato. Inizia così un video targato Telekom, uno dei maggiori operatori di telecomunicazione tedeschi - ma questo conta poco o, forse nulla perché i suoi contenuti non riguardano un prodotto o un servizio commerciale – tutti, da genitori, dovremmo guardare e riguardare.

La storia raccontata nel video è quella di Ella, una bambina di 9 anni, i cui genitori, appartengono a quel 75% che usa condividere foto, video e dati dei propri figli online, momenti e scene di vita vissuta innocenti, naturali, magari semplici ricordi.

Leggi l'articolo di Guido Scorza

Guarda il video su youtube

Smontare l’”illusione quantitativa” con cui un certo fanatismo tecnologico guarda al linguaggio, e in particolare la traduzione, non è difficile

Appreso dal capo di una grande società italiana di traduzione automatica, nel corso di un recente convegno al Senato, che entro cinque anni il suo lavoro verrà svolto dall’intelligenza artificiale, Silvia Pareschi, nota traduttrice, ha reagito rilasciando un’intervista su La Stampa che nei giorni scorsi ha fatto molto discutere.

Il rischio – ha detto – è che ci si abitui gradualmente e inconsapevolmente a traduzioni automatiche a basso costo di qualità scadente, non accorgendosi dei danni che questo arrecherà al pensiero umano, così come la rana non si accorge che l’acqua in cui nuota è quella di una pentola che sta sul fuoco. Si tratta di un allarme giustificato?

Puntata andata in onda il 13 luglio.

Accanto ai disastri e agli abusi di cui si parla tanto, nell'intelligenza artificiale ci sono moltissimi episodi di uso positivo e costruttivo, già adottabili in pratica nel lavoro di tutti i giorni di tantissime persone. Dalla semplice scrittura di una mail fino all’aiuto alle persone con disabilità, ecco una rassegna ragionata di applicazioni utili, insieme alla storia di un "ostacolo inatteso" nella corsa frenetica allo sviluppo di questa tecnologia, con i due semplici criteri che permettono di decidere se un uso dell’IA è buono o cattivo.

Ascolta l'audio della puntata di Paolo Attivissimo sulla Radiotelevisione Svizzera

La città impone alle aziende che usano la Ai per le assunzioni di non discriminare sulla base di razza e genere

Le aziende di New York City che utilizzano dei programmi d’intelligenza artificiale per gestire le assunzioni dovranno dimostrare che il software che impiegano non segue criteri discriminatori, sessisti o razzisti. Questa nuova legge, entrata in vigore mercoledì, è la prima al mondo del suo genere, e sicuramente detterà la linea da seguire per le aziende che vogliono avvalersi dell’ausilio di intelligenze artificiali per assumere personale

Questi software, chiamati automatic employment decision tool, strumento di decisione automatica sull’occupazione, o Aedt, hanno la funzione sia di segnalare i candidati promettenti, che di scartare quelli ritenuti non idonei, aprendo così la strada a tutta una serie di preoccupazioni riguardanti i criteri di valutazione delle intelligenze artificiali. Una donna in età fertile è una candidata appetibile al pari di un uomo della stessa età? E una persona non bianca?

Leggi l'articolo su "Il Manifesto"

In questo podcast uno scambio di opinioni sull'AI Act con l'ospite speciale Alessandro Longo, direttore responsabile di agendadigitale.eu. l'AI Act è il regolamento Europeo per l'intelligenza artificiale, il primo al mondo. E' stato approvato dal Parlamento Europeo ed è l'inizio di una nuova negoziazione con le altre due istituzioni - Commissione e Consiglio. Non è ancora la versione definitiva, né è ancora in vigore.

Diversi spunti interessanti a cominciare dalla mancanza di regolamentazione delle applicazioni di intelligenza artificiale per applicazioni di tipo militare. Il secondo punto di attenzione è la questione dell'appropriazione dei dati pubblicati nel web, poiché il fatto che siano accessibili a tutti non vuol dire automaticamente che siano utilizabili per l'addestramento di AI senza consenso.

E poi c'è una questione che non è legata direttamente al regolamento: "l'intelligenza artificiale cambierà tutto in un momento in cui non siamo sicuri che quelli che rischiano di rimanere indietro siano in grado invece di avere voce in capitolo e quindi non siamo sicuri che tutta questa grande rivoluzione poi porterà benessere a tutti".

Ascolta il podcast

Le temute truffe di identità basate sulle immagini sintetiche si sono concretizzate e sono in corso; i siti di disinformazione generano fiumi di falsità per incassare milioni; e le immagini di abusi su minori generate dal software travolgono, per pura quantità, chi cerca di arginare questi orrori.

Quando sono stati annunciati pubblicamente i primi software di intelligenza artificiale capaci di generare immagini e testi, per molti imprenditori la reazione istintiva è stata un entusiasmo sconfinato di fronte all’idea di poter tagliare i costi di produzione dei contenuti mettendo al lavoro questi nuovi servitori digitali al posto delle persone. Ma per molti altri, anche non esperti di informatica, la reazione è stata ben diversa. Paura, pura e semplice. Paura per il proprio posto di lavoro e paura per i possibili abusi, facilmente prevedibili, di questa tecnologia.

Questa è la storia di come quella paura del possibile è oggi diventata reale, raccontata attraverso tre casi recenti che sono un campanello d’allarme urgente. Le temute truffe di identità basate sulle immagini sintetiche si sono concretizzate e sono in corso; i siti di disinformazione generano fiumi di falsità per incassare milioni; e le immagini di abusi su minori generate dal software travolgono, per pura quantità, chi cerca di arginare questi orrori. La politica nazionale e internazionale si china su queste questioni con i suoi tempi inevitabilmente lunghi, ma nel frattempo i danni personali e sociali sono già gravi e tangibili, ed è decisamente il momento di chiedersi se si possa fare qualcosa di più di un coro tedioso di meritatissimi “Ve l’avevamo detto”.

Benvenuti alla puntata del 30 giugno 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane – e questa settimana inquietanti – dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

Ascolta il podcast sul blog di Paolo Attivissimo

Come temevamo i nodi relativi al nudging (spinta gentile) verso l'accettazione delle "decisioni" dell'Intelligenza Artificiale in campo medico stanno venendo al pettine.

Il WSJ racconta del caso di una esperta infermiera specializzata in oncologia che si è trovata di fronte a una diagnosi, secondo lei sbagliata, fatta da una IA. La diagnosi era di sepsi. L'allarme dell'algoritmo ha messo in relazione un elevato numero di globuli bianchi con un'infezione settica. A quanto pare l'IA non avrebbe tenuto conto che il paziente fosse affetto da leucemia, che può causare valori di globuli bianchi simili. L'algoritmo attiva l'allarme quando rileva modelli che corrispondono a precedenti pazienti con sepsi. Peraltro il sistema non ha spiegato la sua decisione.

Le regole dell'ospedale in questione prevedono che gli infermieri seguano il protocollo quando c'è una segnalazione di setticemia a meno che non ricevano un'approvazione da parte del medico responsabile. Secondo l'infermiera, Melissa Beebe, però anche con l'autorizzazione, in caso di errore rischia un procedimento disciplinare.

Risultato: l'infermiera ha eseguito gli ordini e ha effettuato il prelievo di sangue mettendo a rischio il malato. Alla fine la diagnosi dell'algoritmo si è rivelata sbagliata, come sosteneva l'infermiera.

Certamente l'uso di Intelligenza Artificiale, sempre più usata nella diagnosi medica, costituisce un grande aiuto per la cura della salute dei pazienti. Allo stesso tempo sta sollevando un grande interrogativo: chi prende le decisioni in caso di emergenza: gli umani o il software?

Temiamo che per un/una medico o un/una infermiere sarà sempre più difficile assumersi la responsabilità di contraddire la diagnosi di una Intelligenza Artificiale. Speriamo di sbagliarci, ma le avvisaglie sembrano andare in questa direzione.

Leggi la storia sul sito del WSJ o nella newsletter "Guerre di Rete"

La newsletter del 25 giugno di Carola Frediani

In questo numero:

  • AI Act, effetto Bruxelles
  • AI: Biden accelera, ascolta i rischi, cerca finanziatori
  • Se infermiera e AI non sono d’accordo
  • Microsoft e Anonymous Sudan
  • Che fine ha fatto la piattaforma per il Referendum digitale?
  • Altro

Leggi la newsletter sul sito di Guerre di rete

Un testo del sociologo Antonio Casilli che è interventuo alla giornata di dibattito presso il Monk di Roma dal titolo «C’è vita oltre il lavoro», organizzata da Tlon

Angelica, giovane donna di 27 anni, vive a Tambaú, a nord della megalopoli di San Paolo. Il suo lavoro: «addestrare» robot aspirapolvere, piccoli elettrodomestici dotati di telecamere intelligenti che riconoscono e evitano ostacoli. Anche i più inattesi, come gli escrementi degli animali domestici. Angelica è retribuita per scattare foto delle deiezioni del suo cane. Le sue immagini, etichettate e catalogate, vengono pagate solo pochi reais su una delle cinquantaquattro piattaforme di micro-lavoro attive in Brasile. L’esempio di Angelica è tratto dal rapporto Micro-lavoro in Brasile. I lavoratori dietro l’IA? pubblicato il 19 giugno dal centro Latraps (Brasile), in collaborazione con il mio gruppo di ricerca DiPLab (Francia). Per anni, con i miei colleghi e studenti ho condotto inchieste come questa in diciannove paesi in Europa, Africa e America Latina. Alla domanda: «Dove viene prodotta l’intelligenza artificiale?», oggi noi diamo una risposta originale: non nella Silicon Valley o in grandi centri tecnologici dei paesi del Nord. I dati, ingredienti fondamentali dell’IA, vengono prodotti nei paesi emergenti e in via di sviluppo.

Leggi l'articolo sul sito de Il Manifesto

Sarà valido fino a fine 2025, e non era scontato visto che piacciono molto al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi

La Camera ha approvato decreto-legge 51 del 2023 che tra le altre cose contiene l’estensione della moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale in scadenza alla fine dell’anno. Fino al 31 dicembre 2025, e non più fino al 31 dicembre 2023, le autorità pubbliche e i privati non potranno installare impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici e aperti al pubblico. L’emendamento che ha confermato il divieto in scadenza era stato presentato da Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filiberto Zaratti del Partito Democratico, e approvato la scorsa settimana in commissione.

La conferma della moratoria non era scontata perché alla fine di aprile il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva sostenuto la necessità di installare sistemi di riconoscimento facciale nelle stazioni, negli ospedali e nelle zone commerciali delle grandi città per garantire più sicurezza. «La videosorveglianza è uno strumento ormai unanimemente riconosciuto come fondamentale», aveva detto Piantedosi, intervistato dal Quotidiano Nazionale. «La sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e indagine». L’estensione del divieto fino al 2025 non era scontata anche perché negli ultimi anni molti sindaci, soprattutto di centrodestra, avevano cercato di installare telecamere a riconoscimento facciale: tutti i tentativi fatti finora erano stati bloccati dal Garante della privacy.

Leggi l'articolo su Il Post

Naomi Klein, The Guardian, Regno Unito
Le aziende tecnologiche sostengono che l’intelligenza artificiale risolverà molti problemi e migliorerà la vita delle persone. Ma senza regole adeguate produrrà sfruttamento e povertà

Tra i molti dibattiti in corso sulla rapida diffusione della cosiddetta intelligenza artificiale (ia) ce n’è uno relativamente sconosciuto sulla scelta della parola “allucinazioni”. È il termine che i programmatori e i sostenitori dell’ia generativa (quella in grado di generare a richiesta testi, immagini o altro in risposta a una richiesta) usano per descrivere le sue risposte quando sono completamente inventate o semplicemente sbagliate. Per esempio, quando chiediamo a un chatbot (un software che simula la conversazione di un essere umano) la definizione di una cosa che non esiste e il programma, in modo piuttosto convincente, ce ne dà una con tanto di note a piè di pagina false. “Nel nostro campo nessuno è ancora riuscito a risolvere il problema delle allucinazioni”, ha detto di recente Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Google e dell’Alphabet, l’azienda che controlla il motore di ricerca californiano.

Leggi l'articolo sul sito di Internazionale

Respiro . La MeMa che sta prendendo forma è immersa nel mondo degli automi che ci inquietano, ma la sua intenzione è quella di testimoniare che esistono modi sicuri e socialmente sani per utilizzare le tecnologie cosiddette “intelligenti”

Con Sal avevamo spesso fantasticato di fare qualcosa insieme. Lui ‘hacker’ creativo e situazionista, io infiltrato nella realtà di una ‘big tech’ multinazionale ma molto presente nelle viscere tecnologiche d’Italia. Condividevamo molte intuizioni, l’amore per la ricerca, lo spirito anti-accademico, l’allergia per il soluzionismo e le buzzword del marketing informatico.

[...]

Leggi l'articolo su "Il Manifesto"

Sul sito è possibile leggere un primo risultato di MeMa: La nostra Intelligenza Artificiale alla ricerca di Berlusconi

p.s. per leggere gli articoli de "Il Manifesto" è necessario registrarsi. La registrazione è gratuita