Carola Frediani nella sua newsletter fa il punto sul cloud europeo e italiano.
Il consorzio Gaia-X intende creare un cloud federato europeo attraverso un accordo di collaborazione per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi, e prevede anche la creazione di una serie di hub regionali. Attenzione, l’idea è quella di creare non una piattaforma ma un ecosistema, prima ancora un framework, cioè una cornice in cui far funzionare servizi cloud secondo standard e regole comuni (su portabilità, sicurezza, interoperabilità ecc) e a quel punto favorire così lo sviluppo di un’industria locale.
Problema: anche le aziende di cloud extra-Ue sono membri del consorzio, costituitosi come noprofit nel 2021, anche se non è chiaro quale ruolo avranno. Ricordiamo che i servizi cloud di Amazon, Microsoft e Google ammontano al 69 per cento del mercato
Il consiglio di amministrazione del consorzio è composto da aziende europee quali “OVHCloud, Airbus, Orange e ovviamente Deutsche Telekom, ma il coinvolgimento riguarda anche partner extra europei. Tra le crescenti organizzazioni che hanno aderito al progetto – circa 320 dalle poche decine di un anno fa – ci sono alcune che rappresentano gli interessi di aziende esterne, come Bitkom, CISPE e Digital Europe che sono la voce dei vari Amazon, Google e Microsoft all’interno di Gaia X. L’influenza statunitense, quindi, è ancora molto importante”. Nel mentre, alcune aziende di hardware e software europee, scontente di come stava andando il progetto, a luglio hanno creato Euclidia
L’hub italiano Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese ha presentato il suo progetto di hub regionale di Gaia-X lo scorso maggio: il governo ha infatti affidato a Confindustria il compito di costituire e coordinare la “filiale” italiana. A differenza di altri Paesi, in cui è previsto il coordinamento da parte delle istituzioni pubbliche, sul nostro territorio il promotore dell’Hub è Confindustria”, scrive un report di I-Com. Nondimeno il governo avrebbe dato un sostegno finanziario.
Struttura, statuto e lancio operativo dell’hub dovevano essere previsti per fine giugno. Tuttavia anche la parte italiana sembra essere in ritardo
La gara per il cloud della PA del Polo Strategico Nazionale Per quanto riguarda invece il PSN, il Polo Strategico Nazionale, cioè quell’infrastruttura che in Italia dovrà ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali, a fine ottobre si contavano 3 cordate nazionali pronte a presentare i rispettivi progetti: Tim-Cdp-Sogei-Leonardo; Almaviva-Aruba; Engineering-Fastweb.
Ultimo punto del casino. “A sorpresa la gara non sarà gestita dalla Consip, la spa del ministero dell’Economia che si è occupata delle precedenti procedure per il cloud della Pa”, ha scritto Il Sole 24 Ore.
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