La scuola al mercato dei dati

Così il controllo sulla didattica rafforza lo strapotere delle multinazionali

Quasi nove scuole italiane su dieci si sono affidate alla piattaforma proprietaria di Google. I dati inediti del ministero dell’Istruzione e degli Uffici scolastici regionali nell'inchiesta di Altreconomia a due anni dall’avvio della Didattica a distanza.

L'inchiesta di Stefano Zoja, frutto anche di una richiesta di accesso civico al MIUR e a 18 Uffici Scolastici Regionali, mostra la incredibile penetrazione nella scuola italiana di due piattaforme USA (quindi in teoria fuori legge secondo il GDPR): Google Suite Educazione (86% delle scuole e università) e Microsoft 365 Education (18%).

Nell'inchiesta ci sono alcune interviste che esprimono la propria preoccupazione su vari temi, tra i quali l'uso di piattaforme di sorveglianza di massa che basano i propri business model sui dati personali, che possono utilizzare i dati di milioni di studenti (per lo più minorenni) per i propri scopi; l'orientamento della didattica da parte delle big tech: se Google egemonizza la didattica digitale, saranno sempre più i loro codici tecnologici a stabilire come si fa lezione, con quali modalità e tempi, quali contenuti è possibile caricare, con il rischio di un serio condizionamento culturale nel tempo.

In sostanza il controllo della scuola rafforza lo strapotere economico delle principali aziende tecnologiche mondiali.

L'inchiesta è contenuta nel numero di marzo della rivista Atreconomia ed è a pagamento. Quì per pagare la singola inchiesta e leggerla

In proposito ho scritto due articoli, in linea con le preoccupazioni espresse nell'inchiesta:

Didattica a distanza fuori dall'emergenza, di cui una versione riadattata è uscita anche su Internazionale online

Didattica a distanza seconda ondata, leggibili anche nella seconda edizione di "formare... a distanza? di C.I.R.C.E.

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