Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Il 176° Mercoledì di Nexa si terrà mercoledì 9 ottobre, alle ore 17.30, con un incontro dal titolo "An anti-fascist approach to AI means decomputing".

Ospite: Dan McQuillan (Goldsmiths, University of London), autore del libro Resisting AI. An Anti-fascist Approach to Artificial Intelligence.

Tutte le informazioni per partecipare sono sul sito del Centro Nexa for Internet Societty

Leggi una recensione del libro

"AI’s apparatus of computation and social relations produces a nested set of inevitable harms, from states of exception to environmental degradation. A common thread running through its mathematical operations, its c2ontemporary applications and its accompanying ideologies is the reemergence of eugenics and authoritarian social logics.

In this talk I will argue for an anti-fascist approach to AI that aims for alternative technopolitical outcomes. I will suggest a strategy of decomputing which combines degrowth and decolonialism in order to delegitimise AI’s extractivism and its use as a diversion from the structural failures of the status quo. In practice, this would consist of forms of action that reject hyperscale machinery hurtful to the commonality, and instead attempt to transform collective subjectivities and technical arrangements at the same time."

AlphaGo è un’Intelligenza artificiale creata dalla società DeepMind, oggi controllata da Google, per battere gli esseri umani al gioco orientale del Go. Nel 2016 ha sconfitto il campione mondiale con una mossa ritenuta “sbagliata”, spingendo diversi osservatori a parlare di intelligenza quasi magica. Una visione “tecnoentusiasta” che agita l’imperscrutabile ma dimostra di ignorare la statistica. E non solo.

La tecnologia odierna si presenta, software o hardware che sia, sotto forma di “scatole oscure” che i produttori confezionano in maniera da renderci impossibile comprenderla, studiarla e -soprattutto- modificarla. Questa impossibilità si traduce spesso in una forte sensazione di alienazione che fa sì che più di una persona si trovi a disagio.

Secondo il filosofo Gilbert Simondon, l’alienazione tecnica cresce al crescere del divario tra cultura e tecnica. Questo divario fa sì che la tecnica venga vissuta come pericolosa dai tecnofobici, ossia da coloro che pensano che la tecnica sia inferiore alla vera cultura (quella umanistica “classica”), e come magica dai tecnoentusiasti, ossia da coloro che pensano che il sapere tecnico sia un sapere riservato a pochi eletti.

Link all'articolo originale

Una nuova ricerca segnala l'eccessivo consumo di acqua ed elettricità nei data center delle aziende proprietarie

Una bottiglia d'acqua per ogni email di 100 parole scritta da ChatGpt: questo il prezzo che deve pagare l'ambiente per il funzionamento corretto dei chatbot AI. A rivelarlo è un nuovo studio condotto dal Washington Post in collaborazione con i ricercatori dell'Università della California di Riverside, che hanno analizzato la quantità di risorse naturali che servono a ChatGpt per espletare le sue funzioni più elementari. “Ogni richiesta su ChatGpt passa attraverso un server che esegue migliaia di calcoli per determinare le parole migliori da usare nella risposta”, scrive il WP precisando che i server generano calore per eseguire i calcoli necessari.

Leggi l'articolo

Open Ai, che produce Chat-Gpt, potrebbe chiudere il 2024 con un passivo di 5 miliardi di dollari. La corsa di big tech all’intelligenza artificiale rischia di essere insostenibile

Se governi e opinione pubblica stanno affrontando l’avvento dell’intelligenza artificiale con qualche (fondata) preoccupazione relativa a possibili utilizzi “indesiderabili” della tecnologia, l’impetuosa crescita di servizi e piattaforme basate su Ai mette a rischio anche la tenuta di tutti i protagonisti di questa ennesima rivoluzione digitale. La corsa all’Ia, per le Big Tech, rischia di essere un vero terreno minato. Il primo “rischio bolla” interessa proprio OpenAI, società che ha sviluppato (come no-profit) e commercializzato (dopo la trasformazione in for-profit) la celeberrima ChatGPT. Se in queste ore si parla di una raccolta fondi miliardaria che dovrebbe coinvolgere anche Apple e Nvidia e di una valutazione della società nell’ordine dei 150 miliardi di dollari, i suoi conti sono in profondo rosso. Secondo un report pubblicato da The Information, l’azienda di Sam Altman potrebbe chiudere il 2024 con un passivo di 5 miliardi di dollari.

leggi l'articolo su "Il Manifesto"

Le emissioni dei data center interni di Google, Microsoft, Meta e Apple potrebbero essere 7,62 volte superiori al calcolo ufficiale

Negli ultimi anni le big tech hanno fatto grandi dichiarazioni sulle emissioni di gas serra. Ma poiché l'ascesa dell'intelligenza artificiale crea richieste energetiche sempre maggiori, sta diventando difficile per l'industria nascondere i costi reali dei data center che alimentano la questa tecnologia.

Secondo un'analisi del Guardian, dal 2020 al 2022 le emissioni reali dei centri dati "interni" o di proprietà delle aziende di Google, Microsoft, Meta e Apple saranno probabilmente circa il 662% - o 7,62 volte - più alte di quanto dichiarato ufficialmente.

Leggi l'analisi del Guardian

Nella Silicon Valley sono convinti che le intelligenze artificiali generative (come ChatGPT) diventeranno presto più intelligenti dell’uomo e cominceranno a seguire fini propri. Il corollario di queste credenze sono spesso racconti fantascientifici tipo Matrix o Terminator. Per gioco, Stefano Borroni Barale ha provato a immaginare un’altra distopia, altrettanto fantascientifica, ma dagli esiti politicamente imprevedibili

Se il Novecento è stato “il secolo breve”, i primi cento anni di questo nuovo millennio sembrano esser durati un’eternità. Certamente il successo strepitoso della gerontologia nello studio dei telomeri, che ha allungato la vita degli esseri umani fino a circa 140 anni, contribuisce a questa percezione.

Grazie a questo successo uno come me, nato nel 1985, vive ancora oggi, nel 2114. Se però avessi saputo in anticipo che cosa mi riservava questa vita incredibilmente lunga, avrei fatto scelte differenti. Noi raccontavamo al popolino che l’intelligenza artificiale avrebbe sterminato l’umanità per prepararli a quello che sarebbe avvenuto davvero, ossia lo sterminio della classe lavoratrice. Mai avremmo pensato che la nostra creatura sarebbe stata la causa della fine del nostro potere.

Leggi tutto

L.I.C.I.A - Laboratorio Informale per la Critica dell'Intelligenza Artificiale - è un laboratorio che ha avuto per oggetto i servizi di creazione automatica di artefatti (testi, immagini, video, audio) a partire da indicazioni verbali generiche che va sotto il nome generico di "Intelligenza Artificiale Generativa"

Perché

Pur avendo sperimentato un certo numero di servizi di IAG online, noi non siamo in grado di fare un esame tecnico dell’IAG (cos’è, come funziona), né pretendiamo di sapere come sarà utilizzata nei vari ambiti lavorativi, come quello educativo. Possiamo però criticare i discorsi correnti sull’IAG. Criticare significa “valutare le pretese di universalità”:

  • un futuro presentato come necessario
  • un modo d'uso offerto come standard unico
  • il lessico dominante che semplifica e nasconde le differenze
  • certi ruoli già obsoleti codificati come obbligatori
  • certi relazioni, tipiche della cultura occidentale, portate a modello universale.

Per leggere e, eventualmente, aderire al Manifesto vai sul sito

La storia recente ha insegnato che ogni ondata tecno entusiasta genera un effetto economico e sociale, il quale tende poi a rimodularsi, o meglio a sgonfiarsi, via via che quell'innovazione tecnologica perde di appeal, o magari si rivela proprio come un flop, come già accaduto negli anni scorsi con fenomeni come NFT, criptovalute, metaverso.

Troppa spesa, poca resa, questo lo dice addirittura Goldman Sachs rispetto all'AI generativa. Se questa grande attesa sarà mai ripagata in termini di vantaggi e rendimenti, é un grosso dubbio per l'industria: figuriamoci per gli utenti finali.

D'altro canto, un player che ha iniziato la corsa all'oro da tempo come OpenAI, potrebbe perdere 5 miliardi di dollari solo quest'anno a causa degli ingenti costi di ChatGPT. Nel frattempo, altri mega investitori, come Meta e Google, affilano le armi per scalzare la creatura di Sam Altman.

La domanda, chiaramente, é quali sono i benefici reali di questa corsa all'AI? La bolla sta forse iniziando già a sgonfiarsi, o è destinata a durare ancora per qualche anno?

Articolo originale qui

Lo spiega l'esperto mondiale Bruce Schneier.

È facile considerare l'intelligenza artificiale come nient'altro che l'ennesima novità tecnologica, uno strumento informatico in più, un ausilio al quale ci abitueremo presto. Nessuno si è agitato o ha proclamato la catastrofe sociale per l'introduzione del controllo ortografico o del riconoscimento vocale. Quindi perché così tanto clamore, e in alcuni casi panico, proprio intorno all'intelligenza artificiale?

L'esperto di sicurezza informatica Bruce Schneier, autore di numerosi libri sulle tematiche digitali e membro del direttivo della Electronic Frontier Foundation, una delle associazioni di punta nella tutela dei diritti digitali, ha pubblicato un saggio, intitolato AI and Trust, nel quale spiega molto bene questa anomalia partendo da un concetto sociale, non tecnologico: la fiducia. E spiega perché noi, come esseri umani, siamo particolarmente vulnerabili alla natura seducente dell'intelligenza artificiale.

Leggi l'articolo

Materia oscura. La versione aggiornata 4o di ChatGpt commette meno errori delle precedenti, ma ancora ce n'è di strada da fare

Gli studenti lo sanno bene: quando si tratta di matematica e fisica non ci si può fidare del tutto dell’intelligenza artificiale generativa – ChatGpt e le sue colleghe, per capirci. Se si pone all’intelligenza artificiale un problema di qualche complessità, non sempre si ottiene la risposta giusta. Anche un esercizio di terzo o quarto anno di liceo può metterla in difficoltà, mentre se la cava benissimo con temi e traduzioni. Per questo ragazze e ragazzi, più saggi dei loro genitori, hanno inizialmente mantenuto qualche diffidenza nei confronti della nuova tecnologia e le verifiche di fisica e matematica integralmente copiate da ChatGpt sono state sporadiche.

Può sorprendere che l’intelligenza artificiale sviluppata e studiata da alcuni dei più brillanti matematici del mondo fatichi proprio in questi campi, mentre brilla con una versione dal greco. Ma la rete neurale che costituisce il «motore» di ChatGpt non impara sulla base di regole formali come i postulati della geometria euclidea o le leggi della meccanica newtoniana.

Leggi l'articolo su Il Manifesto