Il rebus del Cloud per la PA: competizione, procedure, cordate. Serve più trasparenza

Tra annunci roboanti si è arrivati al dunque: tanti soldi grazie al PNRR, un prevedibile assalto alla diligenza, con appetiti ben in vista delle grandi multinazionali, e meccanismi di controllo ancora poco chiari. Si spera che sul Cloud non si verifichi la stessa impostura che si è registrata sul dossier della rete unica.

Il Cloud per la PA prende prepotentemente la scena. Come previsto, il ministero guidato da Vittorio Colao ha ricevuto la proposta progettuale avanzata dalla cordata TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti (CDP, attraverso la sua controllata CDP Equity) e Sogei. A depositare la propria proposta progettuale anche il tandem nazionale composto da Almaviva e Aruba.

La posta in gioco messa a disposizione dal PNRR non è di poco conto: 1,9 miliardi di euro per infrastruttura Cloud e migrazione dei dati, cui si aggiungono altri miliardi per il settore del digitale nel suo complesso, a cui si aggiungono ancora altre ingenti risorse provenienti da misure esterne al PNRR.

Si tratta di soldi pubblici che andrebbero spesi tutti e spesi nel migliore dei modi, salvaguardando alcune prerogative che qualificano le decisioni. Ma vediamo, per questo, quali sono i punti di criticità.

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Nel frattempo è arrivata la presa di posizione del Consorzio Italia Cloud che non presenterà proposte perché "Non riconosciamo il modello del Governo". Leggi tutto.

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