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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Nel mese di aprile 2024, tre sono gli appuntamento con il libro Tecnologie Conviviali di Carlo Milani a Roma. Ecco tutte le date e i luoghi.

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MERCOLEDÌ 17 APRILE 2024 ore 19, AvANa, Forte Infoshop & Sala da tè inTHErferenze presentano: Tecnologie Conviviali di Carlo Milani

Le macchine digitali con cui conviviamo dicono molto del modo in cui trattiamo noi stessi e il mondo, mettendoci di fronte alle nostre contraddizioni.

Il libro di Carlo Milani, "Tecnologie Conviviali" propone scenari inediti in cui possiamo non solo immaginare ma anche costruire concretamente relazioni diverse, prive delle gigantesche asimmetrie di potere che connotano oggi il rapporto tra umani e macchine.

In questo radicale ripensamento del nostro rapporto con la tecnologia, che non a caso riecheggia le tesi di Ivan Illich, adeguandole però al mondo digitale, Milani ci invita a instaurare una diversa relazione con quegli «esseri tecnici» – elettrodomestici, computer, robot industriali… – che ormai vivono con noi, rendendoci apparentemente sempre più potenti (e di fatto sempre più subordinati). E lo fa puntando l'attenzione su quelle gerarchie oppressive, tipiche delle nostre società, che si replicano anche nelle relazioni fra umani e macchine, producendo una tecnoburocrazia che intende comandare e governare le macchine proprio come comanda e governa gli umani. Eppure, ci dice Milani, un'altra evoluzione è ancora possibile. Se infatti l'attuale sistema tecnoburocratico poggia su scelte quotidiane di delega, sottomissione e conformismo, l'attitudine hacker rappresenta lo sguardo curioso di chi è alla ricerca di un uso conviviale delle macchine. Un approccio capace di riconfigurare la nostra visione tecnosociale, affrancandola dal rapporto comando/obbedienza proprio dell'immaginario gerarchico.

Carlo Milani è saggista, traduttore e ricercatore associato presso l'ERTIM-INALCO di Parigi. Insegna Genealogia delle fonti digitali in vari licei e università tra Parigi, St. Gallen, Roma, Bologna, Parma e Bergamo, ed è membro del gruppo C.I.R.C.E. (circex.org), per il quale tiene conferenze e corsi di formazione basati sulla pedagogia hacker. All'attività editoriale, di insegnamento e di ricerca affianca quella di informatico con alekos.net. Fino al 2018 ha pubblicato saggi sulla Rete e le tecnologie digitali sotto l'eteronimo collettivo di Ippolita, in particolare: Open non è free (Elèuthera, 2005), Luci e ombre di Google (Feltrinelli, 2007), Nell'acquario di Facebook, l'irresistibile ascesa dell'anarcocapitalismo (Ledizioni, 2012), La rete è libera e democratica… Falso! (Laterza, 2014), Tecnologie del dominio (Meltemi, 2017).

Link al libro: https://www.eleuthera.it/scheda_libro.php?idlib=560

Da alcuni mesi la ong ACS sperimenta un sistema di connessione internet alternativo che permetta di aggirare il blocco imposto da Israele sulle comunicazioni nella striscia di Gaza: gli Alberi della Rete.

Il progetto GazaWeb prevede sistemi multipli che forniscono l’accesso a reti di telefonia e/o dati Assistendo all’embargo comunicativo imposto alla popolazione di Gaza – rilevato quotidianamente a causa delle interruzioni di contatto con i cooperanti operativi sul territorio – ACS riconosce il valore che rappresenta l’accesso universale alla comunicazione, alle fonti di informazione e all’interazione attraverso la rete telefonica e internet. Diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma a Gaza gestito, ripetutamente negato e costantemente sottoposto al controllo dalle autorità israeliane.

Per contrastare questo fenomeno e attivare sistemi di comunicazione stabile con Gaza, la ong ACS ha lanciato il progetto GazaWeb.

Leggi come funziona e come collaborare sul sito di ACS-Italia

Anche quest'anno torna Brugole e merletti al NextEmerson. 10 - 11 - 12 maggio 2024.

Tre giorni di workshop pratici e autoriparazioni.
laboratori arditi, esperimenti rudimentali, scambi di sapere...

Tutto quello che avresti sempre voluto imparare a riparare, cucire, smontare, avvitare, riutilizzare, prendre a martellate.

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La puntata racconta la storia di una backdoor scoperta recentemente all'interno del sistema operativo Linux. Nonostante in questo caso tutto sia stato scoperto prima che potesse essere realmente efficace, vale la pena di andarla a guardare in dettaglio, non solo da un punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista delle dinamiche sociali che la hanno permessa.

Proseguiamo con l'ormai immancabile Piracy Shield. Nonostante sia ormai chiaro che il sistema fa acqua, AGCOM lo difende a spada tratta, respingendo tutti i reclami e contrattacca comminando multe a chi la pensa diversamente, come Assoprovider. Peccato che probabilmente la multa non è dovuta. Con Cloud Flare invece, bandiera bianca (nel senso di whitelist).

Chiudiamo con le notiziole, tra cui segnaliamo il rinvio dell'estradizione di Assange a quando gli Stati Uniti dichiareranno che Assange non rischia la pena di morte. Per il resto, solite cose: schermi che guardano te che guardi pubblicità che alimentano AI che non funzionano.

Ascolta sul sito di Radio Onda Rossa

L'algoritmo. Il Manifesto pubblica l'inchiesta dei siti di informazione israeliani +972 e Local Call: l’intelligenza artificiale dietro il massacro di Gaza. 37mila palestinesi «marcati» dalla Ia e colpiti nelle loro case. Poca o nulla supervisione umana: «Per l’assassinio dei comandanti senior, si era disposti a uccidere centinaia di civili. Avevamo un calcolo: quanti per un comandante di brigata, quanti per uno di battaglione»

Nel 2021 è stato pubblicato in inglese un libro intitolato The Human-Machine Team: How to Create Synergy Between Human and Artificial Intelligence That Will Revolutionize Our World, sotto lo pseudonimo «Brigadier General Y.S.». In esso, l’autore – un uomo che abbiamo confermato essere l’attuale comandante dell’unità di intelligence d’elite israeliana 8200 – sostiene la necessità di creare una macchina speciale, in grado di processare rapidamente enormi quantità di dati per generare migliaia di potenziali «obiettivi» per gli attacchi militari nel mezzo di una guerra. Una tecnologia del genere, scrive, risolverebbe quelle che ha descritto come «strettoie umane, sia nell’individuazione di nuovi obiettivi che nel processo decisionale per approvarli».

Una tale macchina, si è scoperto, esiste davvero.

Una nuova inchiesta condotta da +972 Magazine e Local Call rivela che l’esercito israeliano ha sviluppato un programma basato sull’intelligenza artificiale noto come Lavender, di cui qui si scrive per la prima volta.

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AGCOM ha multato Assoprovider per ostacolo all'attività di vigilanza, ma si è rifiutata di fornire l'elenco degli indirizzi IP che sono stati oscurati. Nel frattempo tutti si chiedono quando arriveranno le multe per gli utenti del pezzotto.

La piattaforma antipirateria Piracy Shield è ancora al centro delle polemiche, ed è bombardata da critiche che si riversano automaticamente sull’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), che tanto l’ha voluta e che la gestisce direttamente, anche se non l’ha sviluppata in casa ma se l’è fatta regalare dalla Lega Serie A di calcio.

Alle critiche l’AGCOM risponde con un muro sempre più alto, con la tolleranza zero e minimizzando gli effetti collaterali dello scudo antipezzotto. Ma anche con le multe, come testimonia l’ultima comunicazione dell’associazione italiana degli Internet Provider, Assoprovider, che rappresenta oltre 250 aziende grandi e piccole.

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La fisica Giovanna Sissa chiarisce come l'universo digitale, in apparenza immateriale, mantenga un profondo legame fisico con la materia e generi un forte impatto in termini di emissioni di gas serra, consumi di energia e sfruttamento di risorse non rinnovabili

“È possibile una transizione digitale che sia anche ecologica?”. È da questo interrogativo che nascono le tesi esposte da Giovanna Sissa nel nuovo libro Le emissioni segrete, recentemente pubblicato da il Mulino. Insegnante di Sostenibilità ambientale dell’ICT al Dottorato di ricerca STIET dell’Università di Genova, Sissa sostiene che la risposta alla domanda di cui sopra, “può essere affermativa solo se impariamo a comprendere i costi ambientali dei sistemi digitali, intelligenti o meno, che permeano la vita contemporanea e quelli di ciò che ne consente il funzionamento: le infrastrutture di telecomunicazione e i data center”.
Secondo la studiosa, “la consuetudine con gli oggetti digitali ci rende insensibili al loro impatto in termini di emissioni di gas serra, consumi di energia elettrica, sfruttamento di risorse non rinnovabili e produzione di rifiuti elettronici, impronte che spesso restano ‘segrete’, invisibili ai nostri occhi, perché il settore digitale non si è mai preoccupato davvero di evitarle e ridurle”.

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Dal n. 6/2024 di “Collegamenti per l’organizzazione diretta di classe” un articolo di Stefano Borroni Barale con importanti proposte di lotta per il mondo della scuola.

Rifiutare la formazione obbligatoria è un poderoso primo passo. Siamo pronti per il successivo?

La transizione digitale a marce forzate, iniziata con lo stanziamento l’anno scorso di 2,1 Miliardi di euro per l’acquisto di laboratori e aule “digitali” entra ora nel vivo, con un programma di formazione dei docenti mastodontico. È la fase che l’ex Ministro Bianchi aveva definito “riaddestramento” del corpo docente. Per fortuna questo passaggio sembra risvegliare almeno una minoranza di docenti dal loro torpore: giungono echi di ribellione da alcuni collegi docenti (quello del Liceo Socrate, così come dell’IIS Di Vittorio Lattanzio, a Roma), che fortunatamente hanno rigettato il programma di formazione al digitale previsto dal D.M. 66.
L’impressione, però, è che manchi ancora una visione d’insieme, anche tra queste minoranze critiche. Certo, abbiamo compreso che i piani di formazione ministeriali (Piano Nazionale Scuola Digitale – PNSD e Piano Scuola 4.0, per citare solo gli ultimi) hanno dell’innovazione tecnologica un’idea talmente antidiluviana che vi si possono scorgere elementi di una retorica “neo-coloniale”, quella che poneva al centro l’uomo bianco, maschio e cristiano pronto a salpare per conquistare e sottomettere la natura selvaggia e incolta grazie alla forza della tecnologia, portando –grazie a questa– la civiltà “in salsa digitale”. Manca però, da parte nostra, una pars construens solida abbastanza da riuscire a imporre narrazioni e percorsi alternativi verso il futuro.
Certamente la cultura non procede con i tempi della tecnologia, sarebbe folle aspettarselo. Quello che sostengo, però, è che alcuni strumenti di analisi hanno visto la luce quasi un secolo fa, per essere poi abbandonati, in parte perché troppo avanzati per l’epoca, in parte per colpa dell’azione nel tempo degli inventori del termine “intelligenza artificiale” e della visione del mondo brutalmente riduzionista ad essa collegata. Il problema dell’impatto sociale della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, è stato infatti oggetto dell’analisi di veri e propri giganti del pensiero: Norbert Wiener con la sua Cibernetica, Marshall McLuhan e Lewis Mumford con le loro teorie sociologiche, solo in apparenza opposte, del villaggio globale e della megamacchina.

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Stati uniti. Su Instagram, Threads, e presto su Facebook gli utenti non vedranno più i post "problematici" per la piattaforma

In un post pubblicato sul proprio blog all’inizio di febbraio, Meta, la compagnia di Facebook e Instagram, aveva annunciato l’intenzione di rimuovere i contenuti politici dalle raccomandazioni che arrivano quando si usano Instagram e Threads. All’epoca, la società spiegò questa decisione affermando di non volersi intromettere tra gli utenti e i post che vedono, ma di non volere «nemmeno consigliare contenuti politici da account che non segui». Di questa mossa non si è più parlato fino a due giorni fa, ora, con le elezioni che si avvicinano e la campagna elettorale che entra sempre più nel vivo. Senza nemmeno avvisare gli utenti della modifica, questa funzionalità è stata ufficialmente implementata, per cui se già si sta seguendo l’account di qualcuno si vedono i suoi contenuti normalmente, ma se non si è un follower di quell’account non si vedranno più i suoi contenuti che contengano riferimenti “politici”.

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Lo shopping è il futuro dei social, Temu nella top10 delle app più scaricate

L’era dei social network usati dagli utenti come diari della propria vita privata è finita: è l’inizio dell’epoca dei social commerce. Gli aggiornamenti di stato degli amici e degli ex compagni di università hanno lasciato il posto a un diluvio di filmati di aspiranti influencer, i contenuti testuali sono marginali, il video dilaga. E tutti provano a venderti qualcosa.

La percentuale di utenti americani che afferma di documentare la propria vita online, scrive l’Economist, è crollata dal 40% del 2020 al 28% all’inizio del 2024. I social network sono sempre più simili alla tv: prima si leggevano e si scrivevano i post ora si fa zapping tra i reels dove, come in televisione, tutti sponsorizzano un prodotto o un servizio. Oggi, secondo Meta, le notizie rappresentano meno del 3% di ciò che le persone in tutto il mondo vedono nel loro feed Facebook. Di conseguenza, Meta ha dichiarato che “non stipulerà nuovi accordi commerciali per i contenuti di notizie tradizionali”.

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Negli oltre 3.200 indirizzi Ip oscurati sono finite una serie di iniziative legali. Agcom nega i problemi, mentre su Github si rivendica la pubblicazione del codice sorgente dell'app

Aumenta il conto dei danni collaterali di Piracy Shield, la piattaforma nazionale per bloccare in automatico in 30 minuti lo streaming pirata di partite di calcio. Nelle intenzioni dei promotori, la Lega calcio Serie A e l’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom, che l’ha in gestione), il sistema dovrebbe abbattere solo i siti che trasmettono senza autorizzazione eventi sportivi in diretta.
Ma, alla prova dei fatti, nei 3.212 blocchi compiuti da Piracy Shield dal lancio, il primo febbraio, sono finite anche risorse di rete che nulla hanno a che fare con la pirateria online.
La loro colpa? Condividere l’indirizzo Ip con i siti nel mirino di Agcom.

E nelle scorse su Github, piattaforma dove sviluppatori e ingegneri condividono e pubblicano il codice dei loro software, è comparso un profilo che rivendica di aver pubblicato il codice sorgente della piattaforma. Un fendente all'immagine di sicurezza granitica dietro cui si trincera l'autorità quando fa riferimento a Piracy Shield. Sono in corso verifiche sulla veridicità del contenuto ma, al momento, non sono pervenute smentite.

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Atresmedia, Movistar, Egeda e Mediaset sostengono che sulla popolare app di messaggistica istantanea proliferassero link per violare il diritto d'autore

Dal 25 marzo 2024, Telegram non funziona più in Spagna. Almeno temporaneamente. La popolare app di messaggistica istantanea – utilizzata, secondo le ultime stime, dal 19% dei cittadini spagnoli – non potrà più operare sul suolo iberico dopo la decisione presa dal giudice Santiago Pedraz in seguito alle molteplici reclami avanzati da almeno quattro grandi gruppi di media audio-visivi nei confronti della piattaforma. Si parla di pirateria e di violazione delle leggi sul copyright. Soprattutto quello legato ai diritti di trasmissione di film, serie tv e partite di calcio (e altri sport).

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Big Tech. Alphabet (che controlla Google), Apple e Meta avrebbero violato il Digital Markets Act. La Commissione europea avvia un’indagine contro le tre aziende

È ancora scontro tra Europa e Big Tech americane, sempre in nome dell’apertura del mercato e del rispetto delle regole della concorrenza. Solo tre settimane dopo la pesante multa da 1,8 miliardi di euro comminata ad Apple da Bruxelles per violazione alla competitività in merito allo streaming musicale, la Commissione europea ha avviato ora un’indagine per non rispetto del Digital Market Act (Dma) – la legge sui mercati digitali entrata in vigore da due settimane – contro tre colossi digitali: Aphabet, che controlla Google, Meta, a cui fanno riferimento i social network Facebook e Instagram, e di nuovo contro il gigante di Cupertino.

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L’AI di massa, che tutto sommato è ancora da venire e dimostrare, avanza per supernove. La propulsione è quella di capitali ingentissimi e ad ogni passo semina morte e distruzione su chiunque altro ci abbia provato.

Iniziò allo stesso modo di tante storie incidentali, il 30 Novembre 2022 partì l’AI Race.

La bandiera a scacchi la diede un servizio di un’azienda poco nota, la OpenAI che lo aprì al pubblico con il nome di ChatGPT. L’AI è una materia che riguarda la scienza dell’informazione, molto più antica di questo software, ma l’effetto WoW fu così forte che segnò di per se una pietra miliare per l’intero settore. La profonda influenza di questo prodotto, soprattutto nella versione del lancio, non riguardava le effettive capacità, quanto piuttosto l’interesse del pubblico che attirava.

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Apriamo la puntata parlando del Piracy Shield, anzi lasciamo parlare l'AGCOM a riguardo. La scoperta delle più moderne tecnologie Internet, quali i siti e le CDN, mette l'AGCOM di fronte ad una grossa questione: bloccare i siti illeciti senza bloccare quelli leciti è difficile.

Negli USA, il complottismo (rappresentato da Schmitt, trumpiano DOC) arriva di fronte alla corte suprema, protestando per le limitazioni alla libertà di espressione subite, secondo lui, da account di estrema destra. Vista la composizione attuale della corte suprema, c'è da tremare.

Apple è stata accusata dall'antitrust USA di abusare della condizione di monopolio, facendo il tipo di cose che hanno sempre fatto: evitare l'interoperabilità.

L'ONU approva a larghissima maggioranza una risoluzione non vincolante sull'intelligenza artificiale. Si parla di rispetto dei diritti umani, ma sempre rimanendo sul vago. Non stupisce quindi ci sia stata l'unanimità.

Ascoltate la puntata intera o i singoli argomenti sul sito di Radio Onda Rossa

Stati uniti. Musk: «L’invasione di migranti voluta da Biden continua. Solo un’onda rossa a novembre può salvare gli Usa»

È troppo presto per dire che lo scopo di Elon Musk nel comprare Twitter fosse quello di riportare il suo amico Trump alla presidenza degli Stati Uniti? No, non lo è. Nel 2022 Musk ha pagato 44 miliardi di dollari (l’equivalente dello stipendio di diecimila operai americani per 200 anni) e ha ribattezzato Twitter “X” per esibire il suo ego smisurato. Poi la sua prima mossa è stata quella di eliminare il gruppo che si occupava di fiducia e sicurezza, ovvero di controllare che la piattaforma non diventasse uno strumento per aggressioni politiche o personali. L’unica parola che contava era la sua: il caos che ne è derivato ha causato la fuga degli inserzionisti e l’apertura di indagini da parte delle autorità di regolamentazione di tutto il mondo.

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Il dipartimento di Giustizia: la big tech viola le leggi antitrust penalizzando le compagnie che potrebbero farle concorrenza

Per la terza volta in 14 anni il Dipartimento di Giustizia, Doj, e i procuratori di 16 stati, hanno citato in giudizio Apple, accusata di impedire alle società concorrenti di accedere alle funzionalità hardware e software di iPhone e Smart Watch, violando le leggi antitrust.La causa è stata depositata presso un tribunale federale del New Jersey e rappresenta il culmine della cosiddetta «indagine del secolo» avviata nel 2019, quando il dipartimento ha citato in giudizio Google e Alphabet per monopolizzazione del mercato. L’anno seguente un’indagine della sottocommissione giudiziaria della Camera ha poi stabilito che Apple, insieme a Google, Amazon e Meta esercitava «tipologie di monopoli» simili a quelli visti «all’era dei baroni del petrolio e dei magnati delle ferrovie», e che potevano essere considerate colpevoli «di aver ucciso la concorrenza acquisendo i competitor, e di aver privilegiato e sostenuto i loro servizi affossando quelli di soggetti terzi di più piccole dimensioni».

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Quando si parla di sviluppo di intelligenza artificiale si sottovaluta l'impatto ambientale di un processo fortemente energivoro. E l'IA è al centro delle attenzioni dell'edizione 2024 del Digital Cleanup Day, l'iniziativa che dal 2020 ci invita a ripulire la nostra vita digitale. Ecco alcuni pratici consigli da seguire.

In un mondo sempre più connesso, internet è diventato uno strumento indispensabile che influisce su quasi ogni aspetto della vita quotidiana: dall’accesso istantaneo alle informazioni alla capacità di mantenere in contatto persone e comunità su scala globale, la sua importanza non può essere sottovalutata. Le aziende operano online, le relazioni si formano e si mantengono attraverso reti sociali e l’istruzione si sviluppa in ambienti virtuali, rendendo Internet un pilastro della società moderna.

Tuttavia la digitalizzazione su vasta scala porta con sé sfide ambientali significative: i data center che alimentano la nostra insaziabile sete di (conservare i) dati consumano enormi quantità di energia (spesso alimentata da fonti fossili) contribuendo, quindi, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Uno studio pubblicato nel 2017 – divulgato dal Guardian – ha stimato che l’industria ICT potrà arrivare ad utilizzare fino al 20% dell’elettricità mondiale entro il 2025 con un impatto ambientale paragonabile a quello dell’intera flotta aerea.

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Obiettivi e lacune della prima legge al mondo sull'intelligenza artificiale

Con 523 voti favorevoli, 46 contrari e 49 astensioni, dopo un lungo e travagliato iter nel quale talvolta sembrava di essere a un vicolo cieco, ieri il Parlamento europeo ha approvato l’AI Act, la prima regolamentazione al mondo sugli utilizzi dell’intelligenza artificiale e dei sistemi basati su questa tecnologia. Composto di 113 articoli e 12 allegati, il documento si propone di proteggere diritti fondamentali e la sostenibilità ambientale, mantenendo l’obiettivo di facilitare e promuovere la crescita di competitor europei ai colossi statunitensi.

L’articolo 3 è quello che definisce cosa si intende per intelligenza artificiale, ovvero «un sistema basato su macchine progettato per funzionare con diversi livelli di autonomia» e che dalle previsioni e dai contenuti generati «può influenzare ambienti fisici o virtuali». La definizione non si applica quindi ai sistemi di software tradizionali o agli approcci che si basano su regole predefinite.

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