Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Quando a fine anni ’80 Deng Xiaoping affermò che “il Medio Oriente ha il petrolio, la Cina le terre rare”, in pochi diedero il giusto peso alla dichiarazione dell’allora leader della Repubblica Popolare cinese.

Come invece sempre più spesso accade, il Dragone asiatico dimostrò di avere la capacità di immaginare e mettere in atto strategie di lungo termine: le terre rare, infatti, rappresentano oggi uno dei maggiori motivi di frizione geopolitica nel mondo, a causa dell’elevata richiesta e del loro complesso approvvigionamento, di cui la Cina detiene il monopolio.

Praticamente nessun settore industriale ad alta tecnologia può farne a meno, da quello militare – per missili guidati, droni, radar e sottomarini – a quello medico, in cui sono impiegate per risonanze magnetiche, laser chirurgici, protesi intelligenti e molto altro ancora.

Non fa eccezione il settore tecnologico e in particolare quello legato allo sviluppo e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Come spiega Marta Abbà, fisica e giornalista esperta di temi ambientali, le terre rare possiedono qualità magnetiche uniche e sono eccellenti nel condurre elettricità e resistere al calore, e anche per questo risultano essenziali per la fabbricazione di semiconduttori, che forniscono la potenza computazionale che alimenta l’AI, per le unità di elaborazione grafica (GPU), per i circuiti integrati specifici per applicazioni (ASIC) e per i dispositivi logici programmabili (FPGA, un particolare tipo di chip che può essere programmato dopo la produzione per svolgere funzioni diverse).

Sono inoltre cruciali per la produzione di energia sostenibile: disprosio, neodimio, praseodimio e terbio, per esempio, sono essenziali per la produzione dei magneti utilizzati nelle turbine eoliche.

Senza terre rare, quindi, si bloccherebbe non solo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma anche quella transizione energetica che, almeno in teoria, dovrebbe accompagnarne la diffusione rendendola più sostenibile. Insomma, tutte le grandi potenze vogliono le terre rare e tutte ne hanno bisogno, ma pochi le posseggono.

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La piattaforma antipirateria varata da Agcom non è conforme alla direttiva europea DSA.

La Commissione Europea ha recentemente inviato una comunicazione formale all'Italia, esprimendo preoccupazioni sulla piattaforma Piracy Shield, il sistema nazionale anti-pirateria gestito dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom). L'Unione Europea ritiene che la piattaforma, così come strutturata, non sia pienamente conforme al Digital Services Act (DSA), il regolamento europeo che disciplina i servizi digitali. Le critiche si concentrano su squilibri tra la lotta ai contenuti illegali e la tutela dei diritti fondamentali, come la libertà di espressione e informazione, oltre che sulla mancanza di meccanismi adeguati per prevenire blocchi errati e garantire trasparenza.

Piracy Shield, operativo dal 31 gennaio 2024, è stato introdotto per contrastare la diffusione illegale di contenuti protetti da diritto d'autore, come partite di calcio, film e serie TV, attraverso il blocco rapido di indirizzi IP e domini segnalati da titolari dei diritti, come Sky e DAZN. La piattaforma consente ai "segnalatori" autorizzati di richiedere il blocco di contenuti entro 30 minuti: un processo quasi interamente automatizzato che non prevede controlli umani preliminari da parte dell'Autorità. Questo meccanismo, pensato per garantire rapidità, ha però generato numerosi problemi, tra cui il blocco di siti e servizi legali: è accaduto lo scorso ottobre, quando una Content Delivery Network (CDN) di Google è stata oscurata per sei ore, rendendo inaccessibili servizi come Google Drive e YouTube per molti utenti italiani.

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Convenzionalmente, quando si parla di dipendenza da Internet (Internet Addiction Disorder), scrivono Maria Pontillo e Stefano Vicari nel volume La paura di essere disconnessi (il Mulino, 2025), ci si riferisce ad «una condizione caratterizzata da un uso compulsivo e problematico della rete, accompagnato da pensieri ossessivi sulla possibilità di connettersi, che compromettono significativamente la vita quotidiana di chi ne è affetto» (p. 12).

Evidenze scientifiche hanno mostrato analogie tra la dipendenza da sostanze a quella da Internet, tanto che alcuni studi hanno recentemente scoperto che il cervello si attiva in maniera analoga in tutti questi tipi di dipendenza. Ad accomunare le diverse esperienze di dipendenza sono, ad esempio: la centralità che assume il comportamento da cui si è dipendenti sul resto della vita; le alterazioni umorali che si provano ad ogni inizio dell’esperienza; la necessità di incrementare la frequenza e la quantità dell’esperienza per ottenere i medesimi effetti; i sintomi d’astinenza in caso di interruzione prolungata; la conflittualità con gli altri e con sé stessi determinata dal comportamento disfunzionale; la tendenza alla ricorrenza del comportamento nel tempo.

A differenza di altre tipologie di dipendenza da sostanze o da comportamenti, nel caso della dipendenza da Internet, sottolineano gli autori, non è possibile, né sarebbe sensato, mirare alla cancellazione totale del rapporto con l’oggetto di dipendenza. Essendo che con l’universo online si è tenuti ad avere a che fare nella quotidianità, scopo della terapia cognitivo-comportamentale non può che essere quello di aiutare l’adolescente a ridurre e gestire consapevolmente il tempo che vive in Internet senza farsi risucchiare da esso abbandonando il mondo fuori dallo schermo.

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Nel suo nuovo libro Superbloom. Le tecnologie di connessione ci separano?, passando in rassegna la storia dei principali mezzi di comunicazione, Nicholas Carr ne mette in luce la funzione politica, il loro agire sulla società e sugli individui incentrando la sua analisi su come, superato un certo livello, la comunicazione attuata attraverso di essi tenda ad alimentare conflittualità piuttosto che dispensare armonia.

Agli occhi delle nuove generazioni cresciute comunicando con un linguaggio stringato, la posta elettronica appare non solo un sistema obsoleto ma persino ansiogeno perché presuppone un momentaneo distacco dal flusso comunicativo in cui gli individui si sentono immersi e da cui faticano a sottrarsi. La sintassi, la ricercatezza lessicale e gli stili specifici necessari alla corrispondenza scritta hanno lasciato il posto ad una comunicazione a flusso costante, non meditata né filtrata in quanto l’efficacia comunicativa sembra ormai misurarsi esclusivamente in termini di tempo.

I contenuti hanno subito un collasso gravitazionale, scrive Carr, «ogni cosa si è appiattita sul comune denominatore dello smartphone, anche il discrimine tra comunicazione privata e comunicazione pubblica ha finito per cancellarsi. Lo stile compatto, informale, spesso anche crudo dei messaggini è diventato il paradigma di riferimento del discorso che circola sui social. […] Lo spirito dei messaggini ha permeato la sfera pubblica» (p. 131).

Tra i dirigenti e gli architetti dei grandi social network che hanno manifestato pentimenti (tardivi e comunque non di rado a conto in banca sistemato) circa il loro operato, c’è chi ha ammesso esplicitamente che l’unico scopo delle piattaforme è quello «di consumare tutto il tempo e tutta l’attenzione consapevole che si potevano estrarre dall’utente» (p. 188).

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Lezioni di Cassandra/ L'alter ego di Cassandra ha fatto una chiacchierata eretica sulle false IA in un paio di eventi pubblici, apparentemente con una certa soddisfazione dei presenti; perché allora non trasformare gli appunti in una esternazione vera e propria, salvandoli dall'oblio digitale?

Se oggi siamo in questa situazione è tutta colpa di Joseph Weizenbaum, noto eretico dell'informatica. Anzi, è colpa di Joseph Weizenbaum e della sua segretaria. Ma andiamo con ordine.

Nell'ambito dell'intelligenza artificiale, una delle pietre miliari più conosciute è stato ELIZA, un programma informatico sviluppato appunto da Weizenbaum nel 1966, che ha rivoluzionato la nostra comprensione delle interazioni tra l'uomo e la macchina. Eliza, sebbene rudimentale rispetto agli standard odierni, ha gettato le basi per molte delle tecnologie di chatbot e assistenti virtuali che utilizziamo oggi.

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In 70 anni di storia dell'IA sono stati sviluppati i motori di inferenza, le reti neurali, le tecniche di apprendimento profondo: tutte cose che nei loro ambiti funzionano benissimo. Se non li avete mai sentiti nominare, ricorderete certo le notizie che l'IA referta le TAC meglio di un radiologo e che ha battuto i campioni mondiali di scacchi e Go (dama cinese). Tre anni fa una tecnologia già nota da tempo, gli LLM (Large Language Models — Grandi modelli di Linguaggio) ha cominciato a funzionare. Perché? Per semplici motivi di scala, cioè l'utilizzo di server più potenti per eseguirli e di più informazioni con cui allenarli.

La speculazione finanziaria delle dotcom in cerca di nuove opportunità di far soldi ci si è buttata a pesce. Improvvisamente ChatGPT e i suoi fratelli sono diventati disponibili a chiunque gratuitamente: hanno cominciato ad affascinare tutti esattamente come Eliza aveva fatto con la segretaria di Weizenbaum. Ma, come Eliza, un LLM non sa niente, non comprende niente, non può rispondere a nessuna domanda e nemmeno rispondere sempre nello stesso modo.

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Dopo un lungo periodo di graduale apertura, Threads – il social network rivale di X e sviluppato da Meta – ha annunciato nel mese di giugno la sua completa integrazione con il fediverso (che sta per universo federato): l’ecosistema social decentralizzato il cui esponente più noto è Mastodon. In sintesi, tutte le piattaforme che fanno parte del fediverso sfruttano lo stesso protocollo e possono quindi comunicare l’una con l’altra. Di conseguenza, ogni utente che lo desidera potrà vedere all’interno di Threads, anche se in un feed diverso e con qualche altra limitazione, i post pubblicati dagli utenti del fediverso che si è scelto di seguire. E viceversa: gli utenti di Mastodon che lo desiderano – e sempre che la loro istanza lo consenta – potranno integrare i post pubblicati su Threads.

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Da una parte, la speranza è che la massiccia infrastruttura di Threads possa far crescere la base utenti delle altre piattaforme del fediverso, incrementandone la visibilità; dall’altra, il timore – espresso anche da parecchi utenti – è che un colosso come Meta possa introdurre le logiche del “capitalismo della sorveglianza” in un mondo piccolo, fragile e che soprattutto a queste si è sempre fieramente contrapposto. È anche per questa ragione che molti utenti di Mastodon si oppongono all’integrazione di Threads e hanno espresso la loro intenzione di “defederare” Threads, impedendogli cioè di comunicare con le istanze di Mastodon che gestiscono.

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Da culla del progressismo a cuore dell’industria bellica a stelle e strisce: Meta, OpenAI, Microsoft, Anduril e l’inarrestabile crescita della defence tech.

“C’è un sacco di patriottismo che è stato a lungo tenuto nascosto e che adesso sta venendo alla luce”, ha spiegato al Wall Street Journal, Andrew Bosworth, direttore tecnico di Meta.

Bosworth – assieme a Kevin Weil e Bob McGrew, rispettivamente responsabile del prodotto ed ex responsabile della ricerca di OpenAI, ai quali si aggiunge Shyam Sankar, direttore tecnico di Palantir – è infatti uno dei quattro dirigenti tech assoldati in quello che è stato ironicamente chiamato “Army Innovation Corps” - Corpo degli ingegneri degli Stati Uniti (il nome ufficiale del programma è Detachment 201).

Il clima che si respira oggi nella Silicon Valley è molto differente, la maschera progressista che le Big Tech hanno a lungo indossato è stata infine calata (come mostrato plasticamente dall’ormai storica foto che ritrae i principali “broligarchs” celebrare l’insediamento di Donald Trump), e adesso nessuno sembra più farsi scrupoli a seguire la strada tracciata dalle due più note realtà del settore “defence tech”: Palantir e Anduril, aziende fondate rispettivamente dall’eminenza grigia della tech-right Peter Thiel e dal guerrafondaio Palmer Luckey (già noto per aver fondato Oculus, poi acquistata da Meta, e per rilasciare dichiarazione come: “Vogliamo costruire tecnologie che ci diano la capacità di vincere facilmente ogni guerra”).

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Preoccupazioni per la privacy.

L'ultimo aggiornamento di WhatsApp è pensato per mettere la IA al servizio di chi si trova spesso sommerso dalle notifiche e riesce ad accumulare decine o magari centinaia di messaggi non letti, tra i quali poi deve destreggiarsi. Con la nuova funzione Message Summaries, già attiva negli Stati Uniti, WhatsApp genera infatti riassunti automatici dei messaggi non letti, sfruttando la IA di Meta.

Il cuore della tecnologia è il Private Processing, un'infrastruttura che, secondo Meta, assicura che né Meta stessa né WhatsApp possano accedere ai contenuti delle conversazioni. I dati vengono elaborati in un ambiente protetto, al quale le richieste di elaborazione vengono inviate in modo anonimo e protette crittografia end-to-end.

La questione della riservatezza per WhatsApp è particolarmente delicata: Meta ha una storia complessa in termini di privacy.

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L’ascesa di Palantir, la controversa azienda di sorveglianza co-fondata da Peter Thiel e guidata da Alex Karp, sta ridefinendo il rapporto tra tecnologia, governo e sorveglianza. L’azienda, da sempre legata a contratti, appalti e legami con il governo federale, sotto l’amministrazione Trump sta godendo del rapporto di Thiel con il Presidente, avendolo sostenuto finanziariamente e politicamente. Le accuse di aggregazione massiva di dati personali dei cittadini statunitensi da parte delle agenzie governative, senza un’adeguata supervisione, hanno scatenato allarmi su un potenziale strumento di spionaggio centralizzato. Nonostante queste preoccupazioni, che avrebbero dovuto causare un problema all’azienda tecnologica, Wall Street ha risposto con un’impennata del prezzo delle azioni di Palantir, consolidando l’azienda tra i giganti.

Un modello di business tra profitto e controversie

Alex Karp, CEO di Palantir, durante una recente chiamata con gli investitori, ha apertamente celebrato il successo finanziario dell’azienda, collegandolo a operazioni che, con discutibile retorica, ha definito «omicidi di massa». «Palantir è qui per sconvolgere e rendere le istituzioni con cui collaboriamo le migliori al mondo e, quando necessario, per spaventare i nemici. E a volte, ucciderli» ha dichiarato Karp, esprimendo «super-orgoglio» per il ruolo dell’azienda in «luoghi di cui non possiamo parlare», e ha persino predetto «un’interruzione» sociale che sarebbe stata «molto buona per Palantir», suggerendo che la sua tecnologia potesse aiutare le élite a mantenere il controllo durante periodi di disordini.

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Uno sguardo al "report sostenibilità" di Google e alle sue molte bugie; il meglio di hackmeeting 2025; Zona Warpa 4-5 Luglio al CSOA Forte Prenestino; notiziole dal Medio Oriente.

A Giugno è uscito, come ogni anno, il report sostenibilità di Google. A leggerlo, sembra che sia possibile fare il miracolo: continuare a consumare sempre più energia, eppure far diminuire l'impatto ambientale. Vediamo insieme alcuni dei trucchi utilizzati (da Google, ma non solo) per far quadrare i conti.

L'Hackmeeting 2025 è stato un mese fa, vi raccontiamo alcuni dei contenuti che ci sono piaciuti... avremmo voluto farlo in modo più esteso, ma ci siamo resi conto che si stava facendo tardi e abbiamo tagliato, non ce ne voglia chi ha curato altri dei momenti interessanti!

Al telefono con Kenobit parliamo di Zona Warpa - La festa del videogioco ribelle itinerante. Il mondo del videogioco è infatti troppo spesso depoliticizzato, e questo festival mira a fare da ponte tra chi gioca e chi fa videogiochi, in una cornice consapevole. Questo weekend è il turno del Forte Prenestino, qui potete vedere alcuni video di edizioni passate per farvi un'idea.

Chiudiamo con delle notiziole dal Medio Oriente:

  • 2 giorni di blackout di internet in Iran, per "ragioni di sicurezza": di cosa si tratta?
  • NSO piange miseria

Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa