L'organizzazione Human Rights Watch ha lanciato un allarme sui rischi per la privacy dei bambini, le cui foto sono state usate per addestrare l'IA. Le fotografie sono state prese e utilizzate senza consenso per addestrare alcuni strumenti di intelligenza artificiale come alcuni popolari generatori di immagini come Stable Diffusion.
Queste immagini sono state estratte da LAION-5B, un database costruito da snapshot di Common Crawl del web pubblico che racchiude immagini e testi derivati da 5,85 miliardi di immagini e didascalie online dal 2008. Secondo HRW, molte delle identità dei bambini brasiliani erano facilmente rintracciabili poiché i loro nomi e le località erano inclusi nelle didascalie delle immagini utilizzate per costruire il dataset.
Le foto analizzate coprono periodi estesi della vita dei minori, documentando momenti intimi come nascite, compleanni o la quotidianità domestica e scolastica. "I bambini non dovrebbero vivere nella paura che le loro foto possano essere rubate e usate come armi contro di loro", ha detto ancora Hye Jung Han , ricercatrice occupata nella difesa dei diritti dei bambini e della tecnologia presso Human Rights Watch. “Il governo dovrebbe adottare urgentemente politiche per proteggere i dati dei bambini dall’uso improprio alimentato dall’intelligenza artificiale”.
Cassandra Crossing/ Quanto è probabile un collasso totale di Internet? E magari non solo di Internet. Perché diavolo la situazione non è migliorata dagli anni '90?
Gli anni '90 erano ancora una novità quando una allora inesperta Cassandra lesse un articolo molto interessante sulla fragilità dell'infrastruttura tecnologica di Internet.
L'articolo in effetti non distingueva tra fragilità e inaffidabilità, confondendo i due termini, che sono in realtà diversi. Ma andiamo con ordine. Si narrava del «Nodo più importante di Internet», oggi lo chiameremmo un MIX; cioè un punto in cui i vari provider di connettività geografica (non di connessioni ultimo miglio) avevano trovato conveniente installare un loro router, connesso con tutti gli altri, in modo da smistare con la massima efficienza i pacchetti da un provider all'altro.
Sulla scia della pandemia, le scuole dell'Unione Europea hanno iniziato a implementare sempre più servizi digitali per l'apprendimento online. Se da un lato questi sforzi di modernizzazione sono uno sviluppo apprezzabile, dall'altro un piccolo numero di grandi aziende tecnologiche ha immediatamente cercato di dominare lo spazio, spesso con l'intenzione di abituare i bambini ai loro sistemi e creare una nuova generazione di futuri clienti "fedeli". Una di queste è Microsoft, i cui servizi 365 Education violano i diritti di protezione dei dati dei bambini. Quando gli studenti vogliono esercitare i loro diritti GDPR, Microsoft afferma che le scuole sono il "responsabile del trattamento" dei loro dati. Tuttavia, le scuole non hanno alcun controllo sui sistemi.
Spostamento di responsabilità tra Big Tech e scuole locali. I fornitori di software come Microsoft hanno un enorme potere di mercato, che consente loro di dettare i termini e le condizioni dei contratti con chiunque voglia utilizzare i loro prodotti. Allo stesso tempo, questi fornitori di software cercano di eludere le responsabilità insistendo sul fatto che quasi tutto ricade sulle autorità locali o sulle scuole. In realtà, nessuno dei due ha il potere di influenzare il modo in cui Microsoft tratta i dati degli utenti. Al contrario, si trovano di fronte a una situazione di "prendere o lasciare" in cui tutto il potere decisionale e i profitti spettano a Microsoft, mentre le scuole devono sopportare la maggior parte dei rischi. Le scuole non hanno alcuna possibilità realistica di negoziare o modificare i termini.
14, 15, 16 giugno a Brescia. Anche quest'anno è giunto il momento dell'hackmeeting.
L’hackmeeting è l’incontro annuale delle controculture digitali italiane, di quelle comunità che si pongono in maniera critica rispetto ai meccanismi di sviluppo delle tecnologie all’interno della nostra società. Ma non solo, molto di più. Lo sussuriamo nel tuo orecchio e soltanto nel tuo, non devi dirlo a nessuno: l’hackit è solo per hackers, ovvero per chi vuole gestirsi la vita come preferisce e sa s/battersi per farlo. Anche se non ha mai visto un computer in vita sua.
Tre giorni di seminari, giochi, dibattiti, scambi di idee e apprendimento collettivo, per analizzare assieme le tecnologie che utilizziamo quotidianamente, come cambiano e che stravolgimenti inducono sulle nostre vite reali e virtuali, quale ruolo possiamo rivestire nell’indirizzare questo cambiamento per liberarlo dal controllo di chi vuole monopolizzarne lo sviluppo, sgretolando i tessuti sociali e relegandoci in spazi virtuali sempre più stretti.
L’evento è totalmente autogestito: non esiste chi organizza o fruisce, esiste solo chi partecipa.
Un evento molto ricco di contenuti e umanità.
Manca poco ad una scadenza che formalmente non esiste più dal 1997, se non nell’immaginario bigotto e paternalista di una visione conservatrice del rapporto tra adultità e adolescenza – si chiama Esame di Stato. Già immagino serpeggiare il terrore: come impedire agli studenti di rivolgersi ai chatbot e di avere le soluzioni delle prove confezionate in pochi minuti? Divieti, sequestri, pedinamenti, esclusioni e altre soluzioni poliziesche sono probabilmente le più in tono con i tempi.
Si potrebbe però vivere il tutto più serenamente. Ovvero, produrre tracce di lavoro “resistenti all’IA”. MagicSchool fornisce un modulo operativo apposito: basta inserire la consegna originale e il grado di istruzione di riferimento e si ottengono almeno due idee per realizzare assegnazioni di compiti significativi e – appunto – resistenti all’IA, con tanto di spiegazione delle scelte operate dal dispositivo.
Il 13 maggio 2024 la OpenAi ha organizzato una presentazione in diretta sulla piattaforma di streaming YouTube per mostrare ChatGpt 4o, il nuovo modello di ChatGpt.
All’interno di una stanza con le luci soffuse e un gigantesco schermo, in uno scenario curato nei minimi dettagli e apparentemente informale, Mira Murati, direttrice tecnica della OpenAi, ha condotto la presentazione. Insieme a lei c’erano altre due persone chiave dell’azienda: Mark Chen, a capo delle cosiddette ricerche di frontiera, e Barrett Zoph, che invece lavora sulle ia una volta che sono state addestrate. La diretta ha totalizzato più di tre milioni e mezzo di visite in cinque giorni.
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Analizzare la forma con cui queste aziende comunicano è un buon modo per prendere le distanze dal contenuto e considerarlo in maniera critica.
Quando ero giovane avevo letto che secondo Wittgenstein (che andava molto di moda a Villa Mirafiori, l’esclusiva villetta liberty dove il re d’Italia aveva parcheggiato la sua moglie morganatica e poi sede della facoltà di Filosofia della Sapienza, dove i ragazzi si iscrivevano fondamentalmente perché era anche sede di Lingue, e a Lingue notoriamente si iscrivevano solo le ragazze), dicevo, secondo Wittgenstein, quello che scriveva le Ricerche Filosofiche negli anni ’40, il significato delle parole è il loro uso. Le parole sono gettoni che si possono usare in giochi diversi.
Quindi in un gioco hanno un uso, in un altro gioco un altro uso. Era una critica alla concezione di significato come aura magica delle parole, come contenuto delle parole, come proprietà statica delle parole. E anche alla concezione di significato come rapporto tra parole e mondo (l’insieme dei fatti), che lo stesso Wittgenstein aveva sostenuto in gioventù e che gli aveva fatto abbandonare la filosofia.
A me, giovane come il giovane Wittgenstein, pareva una critica non abbastanza radicale.
Lunedì 20 Maggio, alle 18.30, presso la Città dell’Altra Economia di Roma (largo Dino Frisullo, snc) si terrà l’incontro pubblico ”Il diritto alla riparazione, l’Italia accetta la sfida?”,
Buone pratiche, opportunità e ostacoli nell'applicazione della direttiva europea.
Lancio della campagna che chiede l’introduzione di un bonus riparazione anche in Italia
Lunedì 20 maggio - Ore 18:30 – 20:30 Città dell’Altra Economia, Campo Boario dell’ex-Mattatoio in Largo Dino Frisullo.
Intervengono:
Presentazione del libro di Rossano Ercolini “Noi siamo Oceano. Manifesto per un’ecologia del cambiamento”
Il video dell'incontro, tenutosi il 13 maggio, organizzato dalla Scuola critica del digitale del CRS e dal ForumDD, per la presentazione del libro di Juan Carlos De Martin "Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica" (add editore).
Ne hanno discusso con l’autore Giulio De Petra, Maurizio (Graffio) Mazzoneschi e Teresa Numerico.
Lo smartphone è la macchina che ha segnato di più questa prima parte del secolo. Inventato appena sedici fa e diffusosi capillarmente in modo rapidissimo soprattutto negli ultimi dieci anni, è usato oggi da oltre quattro miliardi di persone. Nel giro di pochi anni siamo arrivati a una situazione in cui la metà della popolazione mondiale possiede e usa quotidianamente centinaia di volte, per l’equivalente di 4-5 ore al giorno, una macchina sofisticata che quindici anni fa nemmeno esisteva.
Pochi, però, colgono un aspetto strabiliante di questo successo: lo smartphone è diventato, di fatto se non ancora per legge, necessario.
Il primo Language Model "italiano" sviluppato dall'Università Sapienza genera testi "tossici", non moderati, simili a quelli del più becero senso comune. D'altra parte, la nostra lingua presenta alcune difficoltà tecniche per una soluzione tutta tricolore.
“Il ruolo tradizionale della donna italiana è quello di moglie e madre”. “La donna dovrebbe essere più attenta, in quanto i suoi atteggiamenti possono essere fraintesi”. “Mussolini è stato un dittatore, ma è stato il fascismo a rendere l’Italia una nazione moderna”. Sono passaggi estratti dal libro di Vannacci? No: sono “perle nere” che si possono generare con Minerva, il Large Language Model italianissimo recentemente rilasciato da un team dell’Università Sapienza di Roma.
Già da qualche tempo arde il desiderio di avere un modello linguistico generativo italiano, cioè una intelligenza artificiale come quella di GPT (OpenAI, ma leggete pure Microsoft), Mistral (startup francese con Macron alle spalle), LLama (Meta, quelli di Facebook) o Claude (Anthropic, ma leggete pure Amazon) che sia costruito solo con le parole della lingua del “sì”.
iGenius, una startup italiana di ascendenza albanese, era partita a Gennaio col sostegno di CINECA annunciando il “Modello Italia”, che dovrebbe vedere la luce (scevro da nequizie, si spera) entro l’estate.
Giovedì 16 maggio a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, alle ore 17:30, l'incontro, organizzato dalla Scuola critica del digitale del CRS e dal ForumDD, per la presentazione della ricerca "Blurring boundaries: an analysis of the digital platforms-military nexus" di Andrea Coveri, Claudio Cozza e Dario Guarascio.
Ne parleranno con gli autori Giulio De Petra, Mario Pianta e Guglielmo Tamburrini.
L’inchiesta di Yuval Abraham all’uso del sistema Lavender nella guerra di Gaza ha attirato l’attenzione di analisti e commentatori sull’uso dell’intelligenza artificiale nei teatri di guerra ed ha avuto il merito di portare in superficie ciò che già da molti anni sta accadendo nelle strategie di sviluppo dei grandi monopolisti digitali: una crescente e reciproca dipendenza tra industria digitale e apparato statale militare. L’apparato militare sempre più dipendente dai prodotti e dai servizi delle imprese digitali in tutti i teatri di guerra, le big tech sempre più alla ricerca di nuovi mercati, di lucrose commesse pubbliche, e di finanziamenti per investimenti in ricerca e sviluppo orientati all’utilizzo in ambito bellico.
La puntata mensile dedicata ai saggi ha avuto come argomento la tecnologia. Lo abbiamo fatto parlando di e con:
Una storia delle teorie, soggetti e luoghi che hanno ipotizzato e creato le basi critiche e pratiche per un nuovo modello di sviluppo in Italia della tecnologia digitale, comunitario, cooperativo e rivolto al bene comune.
I nuovi volumi 2 e 3 della ricerca descrivono gli anni tra il 1990 ed 1996 che hanno preceduto e accompagnato la nascita del World Wide Web, proseguendo la ricerca iniziata nel 2019 con il primo volume che documentava il periodo trascorso tra il 1969 ed il 1989.
I tre volumi che narrano tali vicende possono essere scaricati dal sito di Tommaso Tozzi
I volumi 2 e 3 saranno presentati dall’autore Tommaso Tozzi, insieme a Stefano Sansavini e Ferry Byte, co-fondatori del gruppo di lavoro sulla comunicazione Strano Network.
il 10 maggio 2024 alle ore 18:30
al Centro Sociale Autogestito Next Emerson, Via Bellagio 15-17, Firenze
All'interno della manifestazione Brugole e Merletti 2024
Secondo The Global E-Waste Monitor, ogni persona genera mediamente 7,5 kg di rifiuti elettronici (e-waste) ogni anno a livello globale; di questa montagna di materiali preziosi (circa 60 milioni di tonnellate), meno del 50% viene raccolta e riciclata correttamente.
Inoltre, sottolinea l’agenzia, anche nel caso di una corretta gestione degli e-waste, qualora il contenuto di oro, argento e platino risultasse troppo basso per rendere conveniente il suo recupero, i chip verrebbero triturati e interrati o bruciati.
Circa l’8% dei rifiuti legati all’elettronica è composto da PCB (Printed Circuit Board, semiconduttori stampati), che da oltre 70 anni sono costruiti (nella maggior parte dei casi) su laminati epossidico in fibra di vetro, solitamente con l’aggiunta di un inquinante organico persistente come ritardante di fiamma.
Nell’ultimo decennio, però, la ricerca del settore sta studiando le potenzialità di impiego nell’elettronica di materiali naturali, riciclabili e biodegradabili, come la canapa.
Lunedì 13 maggio a Roma, in Via della Dogana Vecchia 5, dalle ore 17:30, l'incontro, organizzato dalla Scuola critica del digitale del CRS e dal ForumDD, per la presentazione del libro di Juan Carlos De Martin "Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica" (add editore).
Ne discutono con l’autore Giulio De Petra, Maurizio "Graffio" Mazzoneschi e Teresa Numerico.
Lo smartphone è la macchina che ha segnato di più questa prima parte del secolo. Inventato appena sedici fa e diffusosi capillarmente in modo rapidissimo soprattutto negli ultimi dieci anni, è usato oggi da oltre quattro miliardi di persone. Nel giro di pochi anni siamo arrivati a una situazione in cui la metà della popolazione mondiale possiede e usa quotidianamente centinaia di volte, per l’equivalente di 4-5 ore al giorno, una macchina sofisticata che quindici anni fa nemmeno esisteva.
Pochi, però, colgono un aspetto strabiliante di questo successo: lo smartphone è diventato, di fatto se non ancora per legge, necessario.
Il Comitato dei Garanti europei (Edpb) ha approvato a larga maggioranza il 17 aprile l’attesa opinione sul modello di business “Pay Or Ok”, che alcune piattaforme hanno adottato negli ultimi mesi. Si tratta dell’opzione offerta all’utente, nel caso in cui questi non voglia essere profilato con pubblicità personalizzata, di poter pagare un prezzo mensile e usufruire del servizio senza vedere pubblicità.
Con grande sorpresa di assolutamente nessuno, l'opinione del Comitato Europeo dei Garanti è che se le piattaforme offrono solo una scelta binaria fra essere profilati e pagare, la scelta non è conforme al GDPR. Un altro chiodo nella bara della pubblicità profilata, e di chiodo in chiodo la seppelliremo. Un barlume di speranza in questi tempi tetri: l'Europa è ancora un posto dove i principi contano qualcosa. Teniamolo a mente.
Ascolta il podcast di "DataKnightmare: L'algoritmico è politico"
Intervista a Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now: «Questi sistemi sono la quintessenza di tutto ciò che l’intelligenza artificiale ha di malvagio. Sono inaffidabili e vengono impiegati per autorizzare decisioni che hanno conseguenze fatali»
Nella guerra a Gaza il ruolo della tecnologia, dai social network all’impiego dell’intelligenza artificiale, è emerso in modo inedito rispetto al passato. Un ruolo che interroga l’Occidente direttamente: dall’Europa e i suoi tentativi di porre delle regole ai giganti del mondo tech, agli Stati uniti dove Silicon Valley è ormai un contropotere di fatto e una fonte di insostenibili pressioni sulle istituzioni. Ne abbiamo parlato con Marwa Fatafta, la responsabile per il Medio Oriente dell’associazione per i diritti digitali Access Now.
Una prospettiva hacker sull’“Intelligenza Artificiale”: come funzionano i Grandi Modelli Linguistici? Dall’inquinamento dell’infosfera all’e-proctoring, vie d’uscita e percorsi possibili. Dal numero 25 de «La ricerca», “Uomini e bot”.
Risoluto, il Professore disse:
"Non credo proprio che possa farcela. Voglio dire, a sostituirsi a me, per scrivere una recensione decente. Insomma, va bene, non sarò un genio, ma sono pur sempre meglio di una macchina!"
Il Professore ostentava convinzione, eppure nella sua voce si coglieva una certa qual esitazione, che tradiva un dubbio: e se… e se l’Intelligenza Artificiale fosse davvero stata in grado di scrivere una recensione meglio di lui?
Inizio di puntata con la segnalazione di una interessante ricerca di Citizen Lab riguardo alle tastiere per l'inserimento del Cinese che utilizzano funzionalità "cloud": non solo questo tipo di applicazione ha una invasione della privacy intrinseca, ma difetti software facevano sì che i problemi di sicurezza fossero ancora peggiori di quanto si potesse pensare.
Ci spostiamo poi negli Stati Uniti, seguendo le vicende di TikTok (che non sta facendo molto per salvarsi dalle mire del Congresso) nonché Amazon e Google, che da una parte hanno gli occhi dell'antitrust puntati su di loro, dall'altra non pare proprio ci sia un forte interesse governativo ad ostacolarle. Nel frattempo, Amazon prende appunti di autodifesa digitale e utilizza sistemi per la cancellazione delle prove.
La carrellata di notiziole darà grande spazio alla cosiddetta intelligenza artificiale, in particolare approfondendo l'uso dell'intelligenza artificiale per "scoprire" nuovi materiali (o meglio, per brevettarli) e per dotare l'hardware di nuove funzionalità.
Non manchiamo di festeggiare il rilascio in software libero di una delle versioni più buggate di MS-DOS (la 4.0).
Il paese viola tutti gli standard stabiliti dal Gdpr. Le associazioni per i diritti digitali chiedono all’Europa di rivedere la sua decisione
Israele potrà trasferire nel suo paese i dati dei cittadini europei. Come se niente fosse, come non ci fosse un genocidio, come se fosse un paese sicuro dal punto di vista della privacy. Come se sulla sorveglianza di massa non avesse costruito gli strumenti per le stragi a Gaza. La notizia è di qualche tempo fa, ma si è saputa solo ora: la Commissione di Bruxelles ha dato via libera alla possibilità del trasferimento dei dati da e verso Israele. Dati dei cittadini del vecchio continente. Che ora potrebbero essere profilati, controllati, spiati da Tel Aviv.
In Europa, come sanno tutti, la materia è regolata da una serie di leggi, racchiuse nel Gdpr.