Ad Aaron Swartz dobbiamo molto. Aveva 14 anni quando scrisse le specifiche del protocollo RSS, ancora oggi uno dei più usati formati per la distribuzione di contenuti web. Progettò e sviluppo Tor2web, un sistema per accedere ai servizi della rete Tor attraverso un normale browser.
Ma sopattutto si è battuto con grande forza e creatività per la libertà di accesso alla conoscenza, partecpando a molte campanga contro le leggi che punivano le violazioni del copyright (Stop SOPA).
Scaricò 4 milioni di articoli accademici da JSTOR (Una importante biblioteca digitale statunitense) probabilmente per renderli disponibili in open access. Gli articoli scaricati, risalendo ad anni precedenti al 1923, erano già di pubblico dominio nella loro versione originale, ma le versioni digitalizzate erano coperte da copyright . Per questo fu accusato di frode informatica dal procuratore del Massachusetts. Accuse che prevedevano fino a 35 anni di detenzione.
Il processo non si tenne mai. Aaron si tolse la vita l'undici gennaio 2013, ad appena 26 anni.
Le proteste che sono divampate in Kazakistan, scatenate dalla crisi dell’elettricità e del gas, sembra abbiano a che fare anche con un’attività finanziaria in cui il Paese è campione: l’estrazione di cripto valute, come Bitcoin e Ethereum.
Nella puntata del 9 gennaio si parla di quelli che facebook ci ha insegnato a chiamare "eventi", e ci guardiamo intorno analizzando i diversi modelli che troviamo in uso: se Facebook propone uno strumento che si suppone universale, i siti tematici continuano ad essere in vita; Google per ora non sembra particolarmente attivo su questo settore, pur lasciando già intendere quale sarebbe il suo approccio a riguardo. Diamo anche un'occhiata ad alcuni degli approcci tentati nel mondo anticapitalista.
Riportiamo poi la notizia che ha fatto inorridire importanti testate: l'intermediazione nel mercato - tipica in regime di libero mercato ogni volta che c'è un ampio margine tra domanda ed offerta - può essere operata in maniera automatizzata anche nel mercato al dettaglio! Si stanno quindi diffondendo bot che effettuano acquisti in maniera automatizzata, riuscendo a cogliere al volo buone offerte e prodotti molto ambiti. Per qualche motivo, la cosa desta particolare ribrezzo, tanto che gli Stati Uniti stanno valutando di fare una legge contro questa pratica.
Passiamo poi ad un breve commento su quello che succede in Kazakistan e il nesso tra le rivolte, il prezzo dell'energia e... i Bitcoin.
Ascolta la puntata sul sito di Rado Onda Rossa
È andata deserta la prima gara della Strategia per la banda ultralarga finanziata con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Si tratta del bando per portare le connessioni internet veloci anche nelle isole minori: 60,5 milioni di euro.
Il termine per la presentazione delle offerte è scaduto il 22 dicembre senza alcuna candidatura. Secondo le informazioni raccolte dal Sole 24 Ore, hanno inciso soprattutto il tema delle garanzie fideiussorie bancarie e delle polizze assicurative, considerate troppo impegnative. Al tempo stesso, per la necessità di rispettare le scadenze intermedie imposte dalla Commissione europea sulla realizzazione dei progetti Pnrr, sono state previste penali in caso di ritardi ritenute da alcuni severe, pari fino al 20% dell’ammontare netto contrattuale.
Verso la trattativa privata
Il cronoprogramma prevede che già nel primo semestre 2022 si arrivi alla progettazione esecutiva e per sbloccare l’impasse potrebbero ora esserci colloqui tra il ministero dell’Innovazione guidato da Vittorio Colao e alcuni dei potenziali candidati, considerato che il codice degli appalti consente di procedere in questi casi direttamente a procedura negoziata in alternativa alla riproposizione di un bando riveduto e corretto.
Leggi l'articolo completo su Il sole 24 ore
Mercoledi 12 Gennaio 2022 AVANA & CSOA Forte Prenestino presentano:
Workshop: installazione server mail
Dalle ore 19:00 al CSOA Forte Prenestino, installiamo insieme un server di mail ad uso personale su un computer ormai vecchio che rischiava di finire nel cassonetto. Rendersi indipendenti dalle Big Tech può essere divertente!
Nel workshop verrà spiegato l'utilizzo e l'integrazione di programmi come fetchmail, dovecot, sieve. Attenzione: quello che faremo non è il "classico" server di posta basato su SMTP!
mercoledì 12 gennaio ore 19.00, CSOA Forte Prenestino, AvANa
Nel magico mondo dei dati certe storie non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, come diceva Venditti.
Una di queste storie riguarda i CAP, codici di avviamento postale, che sono dati pubblici ma non sono open data. Pagati con le tasse di noi cittadini, raccolti negli anni dallo Stato italiano, ora sono di proprietà di Poste Italiane, che li vende. Se fossero open data sarebbero utilissimi per chi fa le mappe. Per come stanno le cose oggi invece, se un cittadino come me volesse usare per lavoro quei CAP, dovrebbe ripagarli un’altra volta. È uno degli “scandali” dell’Open Data italiano questo, e la stessa assurda limitazione vale ad esempio per i dati delle aziende: pagati dalle aziende e dai cittadini, oggi sono raccolti dalle Camere di Commercio che li vende (e tra gli acquirenti sai chi c’è? Ovviamente anche lo Stato! :D).
Ma andiamo per gradi, per capire per bene il tutto.
Nell'articolo ci sono dritte e criticità per trovare, usare e analizzare i dati relativi al Covid.
In rete girano già battute del tipo: «I dati della pubblica amministrazione sono su Google, così sarà più facile trovarli». Scherzi a parte...
Leggi l'articolo su Domani
Intervista. Parla Sanneke Kloppenburg, autrice di un saggio su climate governance e criptovalute. L’illusione di rivoluzionare la lotta alla CO2 con codici informatici
Di recente Sanneke Kloppenburg è stata co-autrice di un articolo estremamente informativo in cui lei e i suoi due colleghi conducono un’indagine di quella che soprannominano «cryptogovernance climatica». Hanno analizzato i documenti di svariate organizzazioni internazionali che si occupano di governance climatica e hanno scovato un gran numero di tesi che potrei definire soltanto “tecno-risolutive” riguardo all’immenso potenziale trasformativo del blockchain. Eppure, leggendo l’articolo, ho avuto l’impressione che somigliassero a quelle «soluzioni non trasformative» – frase che prendo in prestito dal loro ottimo saggio – che circolano nel dibattito sulle politiche internazionali.
Come era prevedibile, emerge che gran parte di questo genere di discorso sulla cryptogovernance non è che l’ennesimo modo di legittimare gli approcci esistenti, fondati su una combinazione di tecnocrazia e di fiducia nel funzionamento delle soluzioni incentrate sul mercato. Come viene chiarito dall’articolo, le tecnologie blockchain rafforzano inoltre molte delle tendenze esistenti della governance ambientale, fra cui – parola nuova per me – la “misuramentalità”.
Leggi l'intervista di Morozov
A cavalcare l'onda dei chip sono sia il mercato dell'auto, dove ormai i semiconduttori sono presenti in molteplici parti, dal gruppo motore alla navigazione all'infotainment, alla strumentazione, sia gli altri prodotti come i pc, le cui vendite sono aumentate in seguito al maggior peso dello smartworking in tempi di pandemia
Ndr: Nessuno prende in considerazione di ridurre la corsa al prodotto nuovo? Per esempio: sto scrivendo con un computer ricondizionato, acquistato 4 anni fa, che ha 6 anni di età ed è ancora velocissimo.
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Le smart tv comunicano e inviano dati anche a destinatari terzi. Un traffico, che secondo uno studio dell’Imperial college e della Northeastern university, non è necessario a fornire il servizio. È quello che emerge dalla nuova inchiesta di Report in onda su Rai 3 il lunedì 27 dicembre alle ore 21:20
Non siamo solo noi a guardare la tv, ora è la tv che guarda noi. Grazie agli esperimenti condotti dai ricercatori dell’Imperial College e della Northeastern University, è emerso che tra gli elettrodomestici intelligenti, le smart tv sono quelle che più di tutti contattano terze parti, cioè servizi di profilazione, pubblicità, tracking e destinazioni non richieste per fornire il servizio.
leggi l'articolo completo su Domani
La decisione dello scorso 13 dicembre del Tribunale di Venezia segna un’importante vittoria per il Software Libero in Italia.
Rappresenta infatti un passo importante nella direzione di un potenziamento della tutela delle opere dell’ingegno distribuite attraverso licenze di software libero in tutte le sue forme, un concreto progresso per la giurisprudenza italiana in materia e più in generale per il Paese.
La vicenda nasce da un ricorso di Ovation S.r.l., società titolare del software Dynamic.ooo – Dynamic Content for Elementor, tra i principali plugin per Elementor, il più importante page builder al mondo per creare siti internet con WordPress.
Bello il telelavoro agile. O forse non sono tutte rose e fiori?
Puntata del 17 dicembre del podcast DataKnightmare: L'algoritmico è politico di Walter Vannini.
Perché non ci abbiamo pensato prima. Come cambia la vita dei lavoratori da remoto. Chi guadagna dal lavoro agile.
Mentre in Italia nasce l’associazione Gaia-X Hub Italia sostenuta da tre ministeri, uno dei fondatori del consorzio lascia per dopo l’ingresso dei big player mondiali. Il progetto rischia di perdere la sua identità? Il punto sulle sfide che caratterizzano il funzionamento di un cloud e la sovranità digitale Ue
In queste ultime settimane il progetto Gaia-X, un’iniziativa europea per riguadagnare almeno un po’ il terreno perduto dall’Europa in tema di cloud, è tornato sotto i riflettori con l’annuncio della costituzione dell’associazione Gaia-X Hub Italia sostenuta da tre ministeri (Sviluppo economico, Innovazione e transizione digitale, Università e ricerca) e da altri attori rilevanti nel panorama nazionale.
Allo stesso tempo uno dei 22 fondatori del consorzio Gaia-X, Scaleway attore francese del public cloud, ha annunciato l’intenzione di non rinnovare l’adesione al consorzio assumendo posizioni molto critiche sul progetto. Il provider francese contesta infatti l’ingresso nel consorzio che oggi conta oltre 300 organizzazioni dei big player del cloud pubblico mondiale come AWS, Microsoft, Google, IBM se si pensa all’America o Huawei se si pensa alla Cina. È evidente che se l’aspetto centrale nel progetto Gaia-X era quello di assicurare un’autonomia europea in materia di cloud l’ingresso di questi grandi player extracomunitari può influenzare il progetto fino a farne perdere l’identità, che è l’essenza dell’accusa mossa da Scaleway.
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Capitalismo delle piattaforme. Il Digital Services Act e il Digital Markets Act si avviano al confronto finale prima dell'approvazione. Tra luci e ombre, resta il nodo del consenso alla profilazione degli utenti
Ti proteggo dagli abusi delle Big Tech, almeno da quelli più evidenti. E non è certo poco, in un mondo – nel resto del mondo – che sta andando nel verso opposto. Metto dei limiti – più tratteggiati che indicati – allo strapotere del “GAFA”, Google, Amazon, FaceBook o Meta che dir si voglia, Apple. Lo faccio. Ma poi ti lascio solo. Solo davanti alla loro invadenza, “te la vedi te”.
E’ in questo modo, infatti, che l’Europa si avvia a concludere un faticosissimo confronto destinato ad incidere direttamente sul lavoro, sulle abitudini e sulle vite di tutti.
Leggi l'articolo intero su "Il Manifesto"
Nella puntata del 14 novembre 2021 affrontiamo il tema dello sfruttamento nel mondo del lavoro dell'IT, soffermandoci in particolare sulle specificità italiane, tra cui l'uso di forme di organizzazione del lavoro come il body rental, le (più o meno finte) consulenze. Insieme a Simone, uno degli organizzatori di Tech Workers Coalition Italia, riflettiamo sulle conseguenze che queste modalità hanno sugli ambienti di lavoro, sulla vita di lavoratori e lavoratrici, sulla qualità dei software prodotti - i quali, non dimentichiamolo, spesso si traducono in servizi offerti al cittadino.
Ci facciamo anche raccontare cosa TWC è e non è, a chi si rivolge, quali modalità di organizzazione ha e quali prospettive.
Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa
Una corrispondenza a Radio Onda Rossa per cercare di comprendere il dibattito nazionale che sta dando molto spazio alla proposta di acquisto di Tim fatta da Kkr.
Colleghiamo a questo argomento anche il tema del cloud europeo, un progetto che rimane ancora non del tutto chiaro. Si può già dare per assodato, però, che il tema della sovranità che viene sbandierato per quanto riguarda la stesura della fibra non sia al centro delle attenzioni quando si parla di cloud.
Ascolta l'intervento sul sito di Radio Onda Rossa
Investigative Reporting Project Italy ha realizzato un'inchiesta sulla filiera dell’industria in Italia, tra attori emergenti, testimonial della politica ed ex appartenenti a forze armate e forze dell’ordine.
Il software più famoso si chiama Pegasus e l’ha prodotto una società israeliana, NSO. È stato utilizzato per spiare giornalisti, oppositori politici, attivisti. Lo scopo che ci si aspetta dai sistemi di sorveglianza è proteggere. Invece, a volte, i prodotti possono essere “offensivi”. Data la sensibilità delle materie che riguardano la sicurezza, spesso le informazioni sono poche e parziali. NSO è uno dei principali attori di questa industria e ha già attraversato una lunga serie di scandali.
[...]
Anche l’Italia ha attori di primo piano in questo settore, che spesso si intrecciano in vari modi a Leonardo, azienda le cui azioni appartengono per il 30% al Ministero delle finanze. E l’industria esiste anche grazie a un sistema di fondazioni e think tank che creano una rete di scambio di opinioni idee, e tecnologie con gli Stati. Un vero e proprio micelio sotterraneo di cui è spesso difficile comprendere l’estensione.
Questa serie indaga sulle diverse sfaccettature dell’industria della sorveglianza e della sua filiera, sui canali usati per espandere il controllo della propria fetta di mercato e sui prodotti che le aziende italiane cercano di introdurre per sfidare i competitor mondiali.
Leggi tutte le puntate dell'inchiesta sul sito di IRPI
Carola Frediani nella sua newsletter fa il punto sul cloud europeo e italiano.
Il consorzio Gaia-X intende creare un cloud federato europeo attraverso un accordo di collaborazione per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi, e prevede anche la creazione di una serie di hub regionali. Attenzione, l’idea è quella di creare non una piattaforma ma un ecosistema, prima ancora un framework, cioè una cornice in cui far funzionare servizi cloud secondo standard e regole comuni (su portabilità, sicurezza, interoperabilità ecc) e a quel punto favorire così lo sviluppo di un’industria locale.
Problema: anche le aziende di cloud extra-Ue sono membri del consorzio, costituitosi come noprofit nel 2021, anche se non è chiaro quale ruolo avranno. Ricordiamo che i servizi cloud di Amazon, Microsoft e Google ammontano al 69 per cento del mercato
Il consiglio di amministrazione del consorzio è composto da aziende europee quali “OVHCloud, Airbus, Orange e ovviamente Deutsche Telekom, ma il coinvolgimento riguarda anche partner extra europei. Tra le crescenti organizzazioni che hanno aderito al progetto – circa 320 dalle poche decine di un anno fa – ci sono alcune che rappresentano gli interessi di aziende esterne, come Bitkom, CISPE e Digital Europe che sono la voce dei vari Amazon, Google e Microsoft all’interno di Gaia X. L’influenza statunitense, quindi, è ancora molto importante”. Nel mentre, alcune aziende di hardware e software europee, scontente di come stava andando il progetto, a luglio hanno creato Euclidia
L’hub italiano Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese ha presentato il suo progetto di hub regionale di Gaia-X lo scorso maggio: il governo ha infatti affidato a Confindustria il compito di costituire e coordinare la “filiale” italiana. A differenza di altri Paesi, in cui è previsto il coordinamento da parte delle istituzioni pubbliche, sul nostro territorio il promotore dell’Hub è Confindustria”, scrive un report di I-Com. Nondimeno il governo avrebbe dato un sostegno finanziario.
Struttura, statuto e lancio operativo dell’hub dovevano essere previsti per fine giugno. Tuttavia anche la parte italiana sembra essere in ritardo
La gara per il cloud della PA del Polo Strategico Nazionale Per quanto riguarda invece il PSN, il Polo Strategico Nazionale, cioè quell’infrastruttura che in Italia dovrà ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali, a fine ottobre si contavano 3 cordate nazionali pronte a presentare i rispettivi progetti: Tim-Cdp-Sogei-Leonardo; Almaviva-Aruba; Engineering-Fastweb.
Ultimo punto del casino. “A sorpresa la gara non sarà gestita dalla Consip, la spa del ministero dell’Economia che si è occupata delle precedenti procedure per il cloud della Pa”, ha scritto Il Sole 24 Ore.
Leggi la newsletter completa di Carola Frediani che spiega i punti sul cloud riassunti qui
Puntata speciale dedicata ai Facebook files. Raccontiamo le rivelazioni riguardo Facebook e Instagram uscite di recente, rivelazioni che mostrano alcuni elementi ben più pesanti del solito.
In particolare emerge che Facebook non era rimasta con le mani in mano riguardo alle critiche sulle implicazioni sociali che gli venivano risolte. Al contrario era ben cosciente degli effetti nefasti che aveva sul piano sociopolitico o sulla depressione che fomentava soprattuto nei più giovani. Sapeva anche quali scelte avrebbero potuto ridurre questi difetti. Tuttavia, ha deciso di non prendere quelle scelte per dare priorità al profitto.
Ascolta la puntata sul sito di Radio Onda Rossa
Meta è alla ricerca di titoli di giornale che dimostrino il suo impegno per la privacy — ma la storia della cancellazione dei dati biometrici su Facebook è più complessa.
In un post sul blog aziendale, il vicepresidente all’intelligenza artificiale Jerome Pesenti spiega che Facebook vuole limitare il proprio uso di tecnologie di riconoscimento facciale su larga scala, perché “anche nei molti casi in cui il riconoscimento facciale può essere utile, bisogna confrontarsi con le crescenti preoccupazioni della società sull’uso della tecnologia stessa.”
Il post non menziona, tuttavia, la cancellazione di DeepFace, l’algoritmo di riconoscimento facciale che Facebook ha allenato proprio sulle foto dei propri utenti, e che l’azienda quindi potrebbe utilizzare in qualsiasi momento in prodotti futuri.