Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

L'azienda di Zuckerberg si era rivolta alla CGUE per contestare un'indagine dell'Antitrust tedesca. Ma i giudici hanno scoperchiato un vaso di Pandora

Sono tempi difficili per Mark Zuckerberg in Europa. In attesa dell’inizio dei controlli ai sensi del Digital Service Act -che partiranno il prossimo 25 agosto – la CGUE (Corte di Giustizia Europea) è andata contro un ricorso presentato da Meta nei confronti di un’indagine avviata dall’Antitrust tedesca. Tutto era partito da un’inchiesta per “abuso di posizione dominante” avviata dalla Bundeskartellamt, con Menlo Park che aveva contestato la legittimità delle autorità nazionali di intervenire su questi ambiti. E la risposta ha deluso le aspettative della holding che controlla Instagram, Facebook e Whatsapp.

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I garanti della privacy di Italia, Austria e Francia avevano confermato che Google Analytics non rispetta il GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati). L’autorità svedese ha invece deciso di sanzionare due aziende locali.

Il garante svedese ha esaminato i casi di CDON, Coop, Dagens Industri e Tele2. Dato che le misure tecniche implementate dalle quattro aziende non garantiscono un sufficiente livello di protezione dei dati inviati negli Stati Uniti, l’autorità ha ordinato di non usare più Google Analytics. Tele2 ha già rispettato l’ordine, ma dovrà pagare una multa di 12 milioni di corone (circa un milione di euro). Una sanzione di 300.000 corone (circa 25.400 euro) è stata invece inflitta a CDON.

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Le temute truffe di identità basate sulle immagini sintetiche si sono concretizzate e sono in corso; i siti di disinformazione generano fiumi di falsità per incassare milioni; e le immagini di abusi su minori generate dal software travolgono, per pura quantità, chi cerca di arginare questi orrori.

Quando sono stati annunciati pubblicamente i primi software di intelligenza artificiale capaci di generare immagini e testi, per molti imprenditori la reazione istintiva è stata un entusiasmo sconfinato di fronte all’idea di poter tagliare i costi di produzione dei contenuti mettendo al lavoro questi nuovi servitori digitali al posto delle persone. Ma per molti altri, anche non esperti di informatica, la reazione è stata ben diversa. Paura, pura e semplice. Paura per il proprio posto di lavoro e paura per i possibili abusi, facilmente prevedibili, di questa tecnologia.

Questa è la storia di come quella paura del possibile è oggi diventata reale, raccontata attraverso tre casi recenti che sono un campanello d’allarme urgente. Le temute truffe di identità basate sulle immagini sintetiche si sono concretizzate e sono in corso; i siti di disinformazione generano fiumi di falsità per incassare milioni; e le immagini di abusi su minori generate dal software travolgono, per pura quantità, chi cerca di arginare questi orrori. La politica nazionale e internazionale si china su queste questioni con i suoi tempi inevitabilmente lunghi, ma nel frattempo i danni personali e sociali sono già gravi e tangibili, ed è decisamente il momento di chiedersi se si possa fare qualcosa di più di un coro tedioso di meritatissimi “Ve l’avevamo detto”.

Benvenuti alla puntata del 30 giugno 2023 del Disinformatico, il podcast della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane – e questa settimana inquietanti – dell’informatica. Io sono Paolo Attivissimo.

Ascolta il podcast sul blog di Paolo Attivissimo

In caso di mancato rispetto della previsione dell’articolo 4 co. 1 dello Statuto dei lavoratori si profilano due responsabilità di diversa natura: penale del datore di lavoro, inteso quale rappresentante legale della Società, e amministrativa dell’ente derivante dalla violazione della normativa privacy. Facciamo chiarezza

Esistono importanti rischi sanzionatori collegati alla violazione dell’art. 4 co. 1 dello Statuto dei Lavoratori relativo al controllo a distanza dei lavoratori.
In caso di mancato rispetto della previsione normativa, infatti, possono profilarsi due responsabilità di diversa natura. La prima riguarda la responsabilità penale del datore di lavoro, inteso quale rappresentante legale della Società.
La seconda riguarda la responsabilità amministrativa dell’ente derivante dalla violazione della normativa sulla protezione dei dati personali (Codice Privacy e GDPR).
Analizziamo le norme per fare un po’ di chiarezza.

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La lotta. Le alternative a Google Classroom. Inchiesta sul Progetto Fuss avviato fin dal 2005 dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Parla Graffio, collaboratore del centro C.I.R.C.E.: "Le scuole sono spinte ad adottare software che hanno un modo loro di funzionare che non è quello delle relazioni umane. Così rischia di venire meno quindi la relazione tra i compagni di classe e tra gli insegnanti"

La digitalizzazione nella scuola può anche essere guidata e non imposta. Lo pensano alcuni gruppi di pensatori informatici che hanno avviato incontri in tutto il paese per aiutare i docenti a capire cosa significa, soprattutto nella didattica, lavorare con il modello del software libero e perché scegliere tra grandi gruppi e piattaforme non-profit.
Non è una scelta tecnica ma del tutto politica e riguarda la condivisione del sapere, la libertà di accesso alle informazioni e l’idea di scuola come una comunità in cui tutte le sue componenti partecipano attivamente al processo di costruzione della conoscenza.

Leggi l'articolo su C.I.R.C.E.

Nella stessa pagina anche un'intervista a Renata Puleo (ALAS) dal titolo "«Oltre il Pnrr, a scuola con un’idea cooperativa della tecnologia»". Parla Renata Puleo, già dirigente scolastica e oggi socia dell'Associazione lavoratori scuola (Alas) che partecipa alla mobilitazione contro la digitalizzazione imposta dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): "Serve una critica all’uso capitalistico delle piattaforme digitali impiegate anche nella didattica in funzione di una loro concezione democratica, solidale e conviviale"

Leggi l'Intervista a Renata Puleo

Come temevamo i nodi relativi al nudging (spinta gentile) verso l'accettazione delle "decisioni" dell'Intelligenza Artificiale in campo medico stanno venendo al pettine.

Il WSJ racconta del caso di una esperta infermiera specializzata in oncologia che si è trovata di fronte a una diagnosi, secondo lei sbagliata, fatta da una IA. La diagnosi era di sepsi. L'allarme dell'algoritmo ha messo in relazione un elevato numero di globuli bianchi con un'infezione settica. A quanto pare l'IA non avrebbe tenuto conto che il paziente fosse affetto da leucemia, che può causare valori di globuli bianchi simili. L'algoritmo attiva l'allarme quando rileva modelli che corrispondono a precedenti pazienti con sepsi. Peraltro il sistema non ha spiegato la sua decisione.

Le regole dell'ospedale in questione prevedono che gli infermieri seguano il protocollo quando c'è una segnalazione di setticemia a meno che non ricevano un'approvazione da parte del medico responsabile. Secondo l'infermiera, Melissa Beebe, però anche con l'autorizzazione, in caso di errore rischia un procedimento disciplinare.

Risultato: l'infermiera ha eseguito gli ordini e ha effettuato il prelievo di sangue mettendo a rischio il malato. Alla fine la diagnosi dell'algoritmo si è rivelata sbagliata, come sosteneva l'infermiera.

Certamente l'uso di Intelligenza Artificiale, sempre più usata nella diagnosi medica, costituisce un grande aiuto per la cura della salute dei pazienti. Allo stesso tempo sta sollevando un grande interrogativo: chi prende le decisioni in caso di emergenza: gli umani o il software?

Temiamo che per un/una medico o un/una infermiere sarà sempre più difficile assumersi la responsabilità di contraddire la diagnosi di una Intelligenza Artificiale. Speriamo di sbagliarci, ma le avvisaglie sembrano andare in questa direzione.

Leggi la storia sul sito del WSJ o nella newsletter "Guerre di Rete"

La newsletter del 25 giugno di Carola Frediani

In questo numero:

  • AI Act, effetto Bruxelles
  • AI: Biden accelera, ascolta i rischi, cerca finanziatori
  • Se infermiera e AI non sono d’accordo
  • Microsoft e Anonymous Sudan
  • Che fine ha fatto la piattaforma per il Referendum digitale?
  • Altro

Leggi la newsletter sul sito di Guerre di rete

Un testo del sociologo Antonio Casilli che è interventuo alla giornata di dibattito presso il Monk di Roma dal titolo «C’è vita oltre il lavoro», organizzata da Tlon

Angelica, giovane donna di 27 anni, vive a Tambaú, a nord della megalopoli di San Paolo. Il suo lavoro: «addestrare» robot aspirapolvere, piccoli elettrodomestici dotati di telecamere intelligenti che riconoscono e evitano ostacoli. Anche i più inattesi, come gli escrementi degli animali domestici. Angelica è retribuita per scattare foto delle deiezioni del suo cane. Le sue immagini, etichettate e catalogate, vengono pagate solo pochi reais su una delle cinquantaquattro piattaforme di micro-lavoro attive in Brasile. L’esempio di Angelica è tratto dal rapporto Micro-lavoro in Brasile. I lavoratori dietro l’IA? pubblicato il 19 giugno dal centro Latraps (Brasile), in collaborazione con il mio gruppo di ricerca DiPLab (Francia). Per anni, con i miei colleghi e studenti ho condotto inchieste come questa in diciannove paesi in Europa, Africa e America Latina. Alla domanda: «Dove viene prodotta l’intelligenza artificiale?», oggi noi diamo una risposta originale: non nella Silicon Valley o in grandi centri tecnologici dei paesi del Nord. I dati, ingredienti fondamentali dell’IA, vengono prodotti nei paesi emergenti e in via di sviluppo.

Leggi l'articolo sul sito de Il Manifesto

Presentazione del libro di Alessandro Delfanti, Il magazzino.

“Amazon si vanta di essere relentless, ovvero implacabile, inarrestabile. È un termine che ricorre con estrema frequenza tanto nella sua storia quanto nei discorsi di Bezos e nelle lettere annuali agli investitori. In un primo momento doveva addirittura essere il nome dell’azienda: ecco perché, se digitate «relentless.com» nel vostro browser, verrete reindirizzati sul sito di Amazon. Ancora oggi Bezos è titolare del dominio.”

La brutale realtà lavorativa dei magazzini di Amazon, fatta di ritmi insostenibili, tattiche antisindacali aggressive e sorveglianza digitale, non è più un mistero, come testimoniato da numerose inchieste giornalistiche. Queste, per quanto necessarie, non restituiscono però la portata storica di quello che sta succedendo nei centri logistici del colosso di Seattle sparsi in mezzo mondo. Oggi sono loro, infatti, gli avamposti del capitalismo, come negli anni Sessanta e Settanta del Novecento lo furono le fabbriche del Nord Italia che alimentarono il boom economico. Ed è proprio tra le mura dei magazzini di Amazon che si sta ridefinendo il nuovo rapporto, conflittuale, tra capitale e lavoro.

Alessandro Delfanti li ha visitati, questi magazzini, e ha intervistato decine di dipendenti ed ex dipendenti. Il racconto che emerge dalle pagine del suo libro diventa l’innesco per una riflessione che arriva al cuore del capitalismo digitale.

Ascolta la trasmissione radiofonica del 21 giugno 2023 sul sito di Radio Blackout.. Se volete andare dritte al punto, ascoltate dal minuto 17:20

Sono ormai mesi che l'Unione Europea è al lavoro sul ritorno delle batterie rimovibili in smartphone e cellulari, possibilità che consentirebbe di allungare la vita utile dei dispositivi e ridurre i rifiuti elettronici.

Un nuovo passo in questa direzione è stato fatto pochi giorni fa, quando il Parlamento Europeo ha approvato - con 587 voti a favore, 9 contrari e 20 astenuti - la revisione delle regole sulle batterie.

All'interno del testo approvato, accanto a varie imposizioni ideate per ridurre le possibilità di inquinamento, è chiaramente elencata l'introduzione dell'obbligo di «progettare le batterie portatili nei dispositivi in maniera tale da consentire agli utenti di rimuoverle e sostituirle da sé con facilità».

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Sarà valido fino a fine 2025, e non era scontato visto che piacciono molto al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi

La Camera ha approvato decreto-legge 51 del 2023 che tra le altre cose contiene l’estensione della moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale in scadenza alla fine dell’anno. Fino al 31 dicembre 2025, e non più fino al 31 dicembre 2023, le autorità pubbliche e i privati non potranno installare impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici e aperti al pubblico. L’emendamento che ha confermato il divieto in scadenza era stato presentato da Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filiberto Zaratti del Partito Democratico, e approvato la scorsa settimana in commissione.

La conferma della moratoria non era scontata perché alla fine di aprile il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, aveva sostenuto la necessità di installare sistemi di riconoscimento facciale nelle stazioni, negli ospedali e nelle zone commerciali delle grandi città per garantire più sicurezza. «La videosorveglianza è uno strumento ormai unanimemente riconosciuto come fondamentale», aveva detto Piantedosi, intervistato dal Quotidiano Nazionale. «La sua progressiva estensione è obiettivo condiviso con tutti i sindaci. Il riconoscimento facciale dà ulteriori e significative possibilità di prevenzione e indagine». L’estensione del divieto fino al 2025 non era scontata anche perché negli ultimi anni molti sindaci, soprattutto di centrodestra, avevano cercato di installare telecamere a riconoscimento facciale: tutti i tentativi fatti finora erano stati bloccati dal Garante della privacy.

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Nei mesi scorsi la biblioteca di internet – e con essa il futuro dell’accesso alla cultura online – è finita sul banco degli imputati. Nelle aule di un tribunale federale di New York si è svolto il primo round di un procedimento legale intentato da alcuni editori americani nei confronti di Internet Archive, la biblioteca digitale non profit fondata dall’informatico, attivista e archivista Brewster Kahle nel 1996 a San Francisco. Lo scontro è tra Davide e Golia, e rischia di definire per sempre il modo in cui la conoscenza è condivisa.

Cosa è e cosa vuole Internet Archive

“Accesso universale alla conoscenza” è da 27 anni lo slogan di Internet Archive. L’organizzazione raccoglie e mette a disposizione di chiunque, gratuitamente, 37 milioni di libri, 16 milioni di file audio e molti altri contenuti nonché servizi come la Wayback machine, il più noto archivio di pagine Web. Una delle maggiori e più evidenti eredità culturali e intellettuali che gli esseri umani possano vantare per raccontare la loro storia.

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L'azienda americana aveva promesso all'Italia un investimento di 4,5 miliardi di euro, di cui non si hanno notizie da un anno.

La firma dell’accordo tra il governo tedesco e Intel, una delle più importanti aziende produttrici di microprocessori al mondo, per costruire una nuova fabbrica di semiconduttori a Magdeburgo, nell’est della Germania, ha ricordato a diversi addetti ai lavori che gli ultimi due governi italiani avevano lavorato a un’intesa con l’azienda americana per costruire una grande fabbrica anche in Italia. Ma a differenza della trattativa tedesca, di quella italiana non si sa nulla da circa un anno. Negli ultimi mesi non ci sono stati aggiornamenti ufficiali in merito a un obiettivo dato quasi per certo e pubblicizzato con orgoglio e soddisfazione dai ministri che si sono succeduti negli ultimi anni.

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Web Analytics Italia è un servizio di statistiche web basato sul software open source Matomo, fornito direttamente da AgID - Agenzia per l'Italia Digitale.

Monitora PA in una delle primissime PEC inviate alle PA, oltre a richiedere l'interruzione dei trasferimenti illeciti verso Google, suggerì l'adozione di Web Analytics. Moltissime pubbliche amministrazioni richiesero di accedere al servizio ed evidentemente l'hardware dedicato non era stato dimensionato sulla base delle reali esigenze della PA italiana.

AgID disabilitò temporaneamente la possibilità di registrarsi al servizio, spiegando il problema e promettendo, entro il gennaio del 2023, la riabilitazione delle registrazioni, in modo che tutte le altre PA potessero finalmente usufruirne.

...su Amazon Web Service

Purtroppo, come è stato segnalato da diverse persone da dentro e fuori dalla pubblica amministrazione, per risolvere il problema di carico, AgID ha adottato i servizi forniti da Amazon Web Service, Inc. società statunitense controllata da Amazon che ripropone tutti i problemi di trasferimento transfrontaliero dei dati personali, già posti da Google Analytics...

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Bellisima puntata di Mordicchio.

DENTRO C'È:

  • AGLIO, TANTISSIMO AGLIO
  • TECNOLOGIE CONVIVIALI, PEDAGOGIA HACKER E SETTING NOTTURNI
  • GLI OCCHIALI DI JOHN NADA
  • DAVIDE FANT, CARLO MILANI E C.I.R.C.E.
  • STAR "CHEBBELLO" TREK
  • FATE L'AMORE, NON FATE IL DOMINIO

💖

(Con la voce di Diāvoli, in questo episodio le idee e le produzioni artistiche di: Davide Fant, Carlo Milani, C.I.R.C.E.)

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Cassandra Crossing/ Lasciare Google o Apple diventa più facile, non ci sono ormai motivi pratici o difficoltà tecniche da usare per autoassolversi; in più, ecco una piccola guida rapida su cosa fare e come farlo.

I 24 indefettibili lettori, ma non solo loro, sono ormai edotti sul lungo viaggio che ha portato Cassandra ad abbandonare i sistemi operativi proprietari per smartphone, riducendo moltissimo i danni alla propria privacy subiti, a malincuore, per poterne usare uno. Sono passati ormai tre anni, e le uniche difficoltà incontrate sono state dover fare i conti con le applicazioni sostitutive di Search, Maps e cose così.

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26 giugno 2023
Incontro con le scuole del Lazio. Un approccio alle tecnologie informatiche da parte delle scuole che fa leva su un modello di condivisione realmente democratico basato sul software libero in grado di garantire la sicurezza dei dati personali secondo il GDPR e nel pieno rispetto del Codice di Amministrazione Digitale (CAD)

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Partecipa all'incontro Guido Scorza, componente del collegio del garante per la protezione dei dati personali

Programma
ore 17 - Introduzione.
Massimo Corinti, Data Protecion Officer (DPO)

ore 17,05 - Che volto avrà la scuola del futuro
Stefano Borroni Barale. Docente. CUB SUR

17,20 - Il progetto FUSS e la creazione di Valore Pubblico
Paolo Dongilli, Progetto FUSS, Provincia Autonoma di Bolzano

17,35 - L'impegno di Zorin per una scuola libera
Albano Battistella, Zorin

17,45 - Aspetti legali da considerare quando la PA acquisisce software
Marco Ciurcina, Avvocato

18,0 - Cosa significa lavorare con il modello del software libero e perché è la soluzione ideale per le scuole. 3 testimonianze di aziende operanti operanti sul territorio azionale

  • Christian Surchi, True Elite
  • Marco Marinello, Qnets
  • Giorgio Favaro, Continuity

18,15 - Sostegno sul territorio a Km zero
Associazioni nel Lazio (Linuxshell Italia, Linux Club Italia, Raom2Lug
Anna Pizzicato e Marco Zampetti

18,30 - 19 - domande e discussione

Per iscriversi e per seguire la videoconferenza:
https://fuss.bz.it/incontro-scuole-lazio

Naomi Klein, The Guardian, Regno Unito
Le aziende tecnologiche sostengono che l’intelligenza artificiale risolverà molti problemi e migliorerà la vita delle persone. Ma senza regole adeguate produrrà sfruttamento e povertà

Tra i molti dibattiti in corso sulla rapida diffusione della cosiddetta intelligenza artificiale (ia) ce n’è uno relativamente sconosciuto sulla scelta della parola “allucinazioni”. È il termine che i programmatori e i sostenitori dell’ia generativa (quella in grado di generare a richiesta testi, immagini o altro in risposta a una richiesta) usano per descrivere le sue risposte quando sono completamente inventate o semplicemente sbagliate. Per esempio, quando chiediamo a un chatbot (un software che simula la conversazione di un essere umano) la definizione di una cosa che non esiste e il programma, in modo piuttosto convincente, ce ne dà una con tanto di note a piè di pagina false. “Nel nostro campo nessuno è ancora riuscito a risolvere il problema delle allucinazioni”, ha detto di recente Sundar Pichai, l’amministratore delegato di Google e dell’Alphabet, l’azienda che controlla il motore di ricerca californiano.

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E' disponibile la registrazione video della conferenza di Richard Stallman, tenuta il 7 giugno, alle ore 10.00, nell’Aula multimediale di Palazzo Ricci - Univrsità di Pisa. La conferenza ha avuto luogo nell’ambito di un convegno su Working for the public. Universities, software and freedom.

Richard Stallman è tra i principali esponenti del movimento del software libero: ha avviato nel 1983 il progetto GNU, con l’intento di creare un sistema operativo composto interamente da software libero. Fondatore della Free Software Foundation, nel 1989 ha creato la GNU General Public License, una delle licenze libere più diffuse.

Guarda il video della registrazione su GARR Tv

7 persone sono state accusate di terrorismo per aver messo in sicurezza le proprie comunicazioni, tramite strumenti quali il sistema operativo Tails, la rete Tor e l'applicazione di messaggistica Signal. Tra le altre cose, la conoscenza di questi strumenti e l'aver partecipato a dei "caffè della privacy" sono state usate come argomentazioni contro le persone arrestate.

"Cosa ne pensi delle GAFA (Google Amazon Facebook Apple)?", "Sei contro le GAFA?" sono alcune delle domande che la polizia e i giudici hanno posto ripetutamente alle persone accusate, come se criticare queste aziende fosse segno di radicalizzazione.

Le persone arrestate sono state accusate di avere "comportamenti clandestini" e di far parte di un "culto basato sulla segretezza" solo per avere a cuore la propria privacy. Tuttavia la polizia non ha trovato alcuna prova a supporto di questa tesi.

Quì la notizia originale

Notizia tratta dal canale telegram di Etica Digitale