Già un anno fa, a gennaio 2023, l’azienda aveva deciso di tagliare il 6% di tutta la sua forza lavoro. Non è l’unica, anche Amazon, Xenrox e Unity Software hanno annunciato nuovi licenziamenti.
La modalità è sempre la stessa. Google ha inviato una mail a centinaia dipendenti, in una manciata di righe li ha licenziati. "Abbiamo dovuto prendere alcune decisioni difficili riguardo all'assunzione continuativa di alcuni lavoratori di Google, e siamo spiacenti di informarvi che la vostra posizione verrà eliminata", si legge nella nota inviata ai dipendenti. L'obiettivo è ridurre le spese, e investire sull'intelligenza artificiale. I licenziamenti sono anche un effetto collaterale delle ambiziose assunzioni delle Big tech fatte durante la pandemia.
Internet nelle mani dei mastodonti. Il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile
Più telefoni cellulari e più connessioni a Internet. Tuttavia, il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile. Il divario digitale separa regioni e fasce d’età in una realtà globale in cui tre persone su quattro di età superiore ai dieci anni possiedono un telefono cellulare. Tuttavia, solo il 65% ha accesso alla rete .
Lo scorso settembre, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha riferito che nel 2023 2,6 miliardi di persone, circa un terzo della popolazione mondiale, non avranno ancora accesso a Internet. Secondo swissinfo.ch, la principale piattaforma di informazione svizzera, questa cifra è in leggero calo rispetto ai 2,7 miliardi dell’anno precedente. In entrambi i casi, si tratta di circa la metà dei 5,4 miliardi di persone già connesse – “il maggior numero di persone con accesso nella storia”. Tuttavia, nonostante questo risultato, le tendenze attuali non garantiscono l’obiettivo di una connettività “universale e significativa” entro il 2030.
A fine novembre, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, ha commentato che “gli ultimi dati sulla connettività globale mostrano una crescita, ma rimangono delle lacune”. L’analisi del traffico internet e della copertura della rete 5G, la più veloce per l’uso domestico, rivela forti differenze tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito (Vedi: https://www.itu.int/es/mediacentre/Pages/PR-2023-11-27-facts-and-figures-measuring-digital-development.aspx).
La smaterializzazione di massa dei prodotti culturali li ha resi più accessibili ma anche più precari, con conseguenze difficili da calcolare
Nel 2024 la grande catena statunitense di negozi di elettronica Best Buy eliminerà gradualmente la vendita di Blu-ray e DVD di film e serie tv, come da piani aziendali emersi già a ottobre scorso. La popolarità dello streaming e dei download digitali, causa del progressivo declino delle vendite dei supporti fisici, ha prodotto ormai da anni un cambiamento radicale delle modalità di fruizione di massa dei prodotti culturali: cambiamento spesso dibattuto e raccontato, ma le cui conseguenze su larga scala e a lungo termine sono difficili da cogliere e valutare nell’insieme.
Il fatto che l’ascolto di una canzone o la visione di un film o una serie siano oggi esperienze nella maggior parte dei casi mediate da una piattaforma di streaming è assodato e ovvio, ma definisce una differenza significativa sotto molti aspetti rispetto a un passato relativamente recente. Fino a qualche anno fa quelle stesse esperienze richiedevano infatti, oltre che un dispositivo di lettura dei dati, un supporto materiale su cui i dati erano incisi: supporto peraltro necessario anche in caso di noleggio, e ora non più.
Alphabet ha raggiunto un accordo preliminare per l'accusa di aver tracciato i dati degli utenti che pensavano di navigare in incognito
Google ha accettato di risolvere una causa sulla privacy dei consumatori del valore di almeno 5 miliardi di dollari di danni per l'accusa di aver tracciato i dati degli utenti che pensavano di navigare in incognito. Il giudice ha confermato che gli avvocati di Google hanno raggiunto un accordo preliminare per risolvere la causa collettiva - originariamente intentata nel 2020 - in cui si sosteneva che probabilmente "milioni di individui" erano stati colpiti.
Il nuovo presidente della Commissione algoritmi
Con la conferenza stampa di inizio anno della premier, la classe dirigente della destra meloniana ha perso un pistolero e imbarcato un frate. È il francescano cinquantenne Paolo Benanti, messo in quattro e quattr’otto a capo della cosiddetta «commissione algoritmi» al posto di Giuliano Amato dal sottosegretario Alberto Barachini. La commissione dovrà consigliare il governo sulle norme in materia di tecnologie digitali e informazione. È un doppione di un’altra commissione governativa sullo stesso tema nominata dall’altro sottosegretario Alessio Butti. Per non sbagliarsi, Benanti fa parte anche di quella.
In molti hanno storto il naso: chiedere a un sacerdote di regolare le nuove tecnologie è un oscurantismo da ayatollah. Macché, hanno risposto gli altri (non solo da destra): rispetto all’ottantacinquenne Amato, il religioso è giovane e competente. Benanti è un prete, ma anche uno studioso di «altissimo profilo», «esperto della materia e unico italiano componente del Comitato sull’Intelligenza artificiale delle Nazioni Unite».
Leggi l'articolo su "Il Manifesto"
Mentre i miliardari proprietari delle società tech discutono dell’avvento di un’improbabile “singolarità”, uno scenario fantascientifico dove le macchine conquisteranno l’umanità, l’intelligenza “artificiale” si basa in realtà ancora sui lavoratori del Sud del mondo. Impegnati in mansioni sottopagate e non regolamentate
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Negli stessi giorni in cui i giornali erano intasati da questa telenovela, mi sono ritrovato a seguire online un’interessante conferenza dal titolo “Come l’Ai promuove le diseguaglianze a livello globale”, tenuta presso l’Università di Groninga in Olanda. Dopo due anni di studi sul campo in America Latina e Africa, questi erano i dati raccolti dai ricercatori. La tecnologia che chiamiamo Ai si basa sui “minitask” come l’etichettatura manuale dei dati (e su questo è d’accordo anche più d’uno degli “entusiasti” dell’Ai, solo che lo considerano un problema da risolvere attraverso le prossime generazioni di sistemi di intelligenza artificiale). Contrariamente a quanto sostengono in Silicon Valley questi lavori non stanno diminuendo al crescere delle capacità dell’Ai (che, quindi, non sembra diventare più “intelligente” al passare degli anni), bensì sono in crescita esponenziale. L’intelligenza su cui si basano sembra avere origine molto più umana che artificiale.
Stakka Stakka del 20 dicembre ha intervistato Stefano Borroni Barale, autore del libro "L’intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all’intelligenza artificiale"
Ma perché tutti parlano di Ai? Perché è un'eccezionale operazione di marketing: una delle meglio organizzate degli ultimi anni. Su questa le imprese della Silicon Valley si stanno giocando il tutto per tutto, per invertire il trend negativo fatto di tagli al personale e cambi drastici dei loro programmi di sviluppo. Per comprendere quali siano le aspettative di queste aziende - e quali dovrebbero essere le nostre - in questo libro si ricostruiscono le tappe, le intuizioni e i paradossi che hanno attraversato la comunità scientifica, provando a tracciare una linea che collega Alan Turing, primo sostenitore dell'Ai forte, con i creatori di ChatGPT, il software in grado di sostenere un dialogo credibile con un essere umano. Che cosa verrà da qui in avanti non lo sappiamo, e per scoprirlo non ci aiuterà una tecnologia che basa le sue previsioni sull'ipotesi che il futuro sarà una replica di quanto accaduto nel passato. Comprendere questo fenomeno, però, può aiutarci a costruire tecnologie alternative, che promuovano la convivialità e la partecipazione diffusa, a scuola come nella società.
Il prezzo dei modelli più economici è diminuito moltissimo negli ultimi vent'anni, ma c'è un costo nascosto
Oggi un televisore da 32 pollici con una definizione maggiore rispetto al modello del 2003, e la capacità di collegarsi a Internet per ricevere i servizi in streaming, costa tra i 150 e i 250 euro, cioè trenta volte meno di quanto sarebbe costato all’epoca, sempre fatti i dovuti aggiustamenti. Negli ultimi 20 anni il prezzo dei televisori più economici ha continuato a ridursi, inizialmente in modo significativo e in seguito più gradualmente con prezzi che possiamo definire stabili da qualche anno.
Su questa riduzione hanno inciso soprattutto l’enorme scala su cui sono prodotti i televisori, la semplificazione dei processi produttivi stessi e nuove possibilità di guadagno per i produttori, che non passano dalla vendita in sé dei televisori, ma dai dati che possono raccogliere sul loro utilizzo da parte di chi li acquista.
Newsletter di dicembre 2023 dedicata ai consigli di lettura.
Durante le vacanze invernali si ha più tempo per dedicarsi ai propri piaceri.
In questo numero della newsletter troverete alcuni consigli di libri da leggere e/o regalare. Alcuni sono dedicati all'Intelligenza Artificiale, hype del momento, altri trattano differenti aspetti del digitale, sempre con approccio critico e spesso demistificando i luoghi comuni che ne accompagnano la narrazione.
In fondo trovate un bonus track: un libro che non riguarda il digitale, ma merita di essere letto.
Buon anno nuovo!
Noyb ha presentato un reclamo contro Meta presso l'autorità austriaca per la protezione dei dati. Gli utenti europei possono ora "scegliere" se acconsentire a essere tracciati per la pubblicità personalizzata o pagare fino a 251,88 euro all'anno per mantenere il loro diritto fondamentale alla protezione dei dati su Instagram e Facebook. Non solo il costo è inaccettabile, ma i numeri del settore indicano che solo il 3% delle persone vuole essere tracciato, mentre oltre il 99% decide di non pagare quando si trova di fronte a una "tassa sulla privacy". Se Meta riesce a farla franca, i concorrenti seguiranno presto le sue orme. Considerando che su un telefono medio sono installate 35 applicazioni, mantenere la privacy potrebbe presto costare circa 8.815 euro all'anno.
È ora disponibile il n. 25 de La ricerca con un contributo di C.I.R.C.E dal titolo "Hacking IA". La rivista è disponibile interamente online e il cartaceo è in distribuzione nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado.
È online il pdf integrale ed è in distribuzione il numero 25 de La ricerca, “Uomini e bot”, in cui si ragiona sulle intelligenze artificiali, o «assistenti artificiali ad attività cognitive mediante prestazioni che imitano quelle umane» e basate su LLM, Large Language Models, ma anche sui programmi TTI, Text-to-image, o Text-to-video.
"Tecniche e Miti: le trappole dell'intelligenza artificiale" è un e-BOOK de Gli Asini che vuole tracciare un percorso critico che metta in luce le problematiche dell'hype che accompagna il machine learning. Per farlo è necessario indagare l’IA da diversi punti di osservazione. Al numero ha contribuito come C.I.R.C.E. con l'articolo "Nuove intelligenze, vecchi pregiudizi."
Sull'Intelligenza Artificiale scrive la redazione: "In primo luogo proviamo a smontarne i meccanismi, mettendo in discussione la stessa denominazione: si tratta infatti di un apparato tecnologico che non è “intelligente” né “artificiale”.
Partiamo dal caso di Beeper Mini, applicazione per Android che reimplementa le funzionalità di iMessage (altrimenti disponibili solo su Mac). Apple non gradisce. Proviamo a capire perché questo non è utile alla Apple, perché le implementazioni alternative non piacciono mai alle aziende e perché a volte non piacciono nemmeno a chi usa il software.
Parliamo poi di OpenStreetMap e Overture, il progetto patrocinato da tutte le grandi aziende del settore tranne le due più grandi, col chiaro intento di fare concorrenza. Il progetto aperto e comunitario di OpenStreetMap ne uscirà rafforzato o svuotato?
A seguire notiziole!
Giovedì 14 dicembre alle ore 17.00 si terrà il seminario “Dalla DAD sostitutiva all’intelligenza artificiale a scuola” organizzato da CUB Scuola Università e Ricerca Torino.
Il mondo della scuola è investito dalle parole d’ordine del marketing digitale: DAD, Social, intelligenza artificiale, coding, scratch, pensiero computazionale… le novità si susseguono con ritmo battente.
La spinta del Piano Scuola 4.0, con la sua formazione “obbligatoria”, sembra voler imporre l’adozione in fretta e furia di tutto quello che le imprese del digitale mettono a disposizione.
Come fare? Respingere del tutto l’offerta di ‘novità’? L’avanzata della tecnologia è inarrestabile come uno tsunami? Non esistono tempi e modi alternativi, più conviviali?
Insieme a Carlo Milani e Stefano Borroni Barale proveremo a rispondere ad alcune di queste domande, insieme all’imperdibile dilemma: “Ma davvero ChatGPT segna la fine dei compiti a casa?”
Carlo Milani, PhD. Saggista e formatore attivo a livello internazionale con CIRCE (Centro Internazionale di Ricerca sulle Convivialità Elettriche: www.circex.org). Pratica quotidianamente la pedagogia hacker in corsi di formazione rivolti a docenti e allievi delle scuole di ogni ordine e grado. Scrive da anni di questi temi sia a livello accademico che divulgativo. Il suo ultimo libro è “Tecnologie conviviali” (Eleuthera, 2022).
Stefano Borroni Barale. Fisico, docente di informatica e formatore sindacale sulle nuove tecnologie. Ha scritto per Altreconomia “Come passare al software libero e vivere felici” (2003), uno dei primi manuali sul tema. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all’intelligenza artificiale” (Altreconomia, 2023).
Dove: Corso Marconi 34, Torino – 2° Piano (Sede CUB SUR) Quando: Giovedì 14 Dicembre 2023 ore 17-18.30 Per chi: docenti e genitori di allievi delle superiori Come: partecipazione gratuita fino ad esaurimento posti, prenotazione obbligatoria
Form di prenotazione: https://dadia.vado.li/
giovedì 14 Dicembre 2023 ore 17:00 - 18:30
L’editore tedesco rivoluziona l’app internazionale di notizie upday e chiude la redazione italiana, licenziandone i redattori. Un caso su presente e futuro dell’informazione
Un «nuovo generatore di notizie di tendenza guidato esclusivamente dall’intelligenza artificiale» sostituirà il lavoro dei giornalisti in carne e ossa.
Mentre l’Unione europea ha varato l’Ai Act, prima legge al mondo sull’intelligenza artificiale, arriva la notizia che non è uno scenario fantascientifico di una serie tv ma la realtà di upday, app e sito internazionale di notizie che ha una testata registrata anche in Italia.
Venerdì, 15 Dicembre 2023 in occasione della 15° Conferenza Nexa su Internet & Società sono stati invitati a parlare di digitali possibili, tra gli altri, Carlo Milani (C.I.R.C.E.), autore di "Tecnologie Convivali" e Stefano Borroni Barrale, autore di "L'intelligenza inesistente. Un approccio conviviale all'intelligenza artificiale"
Abstract
Negli ultimi anni, sempre più spesso sono state mosse critiche al modo in cui le tecnologie digitali di cui ci serviamo nella nostra vita quotidiana vengono concepite e utilizzate: i social media ci renderebbero tristi e ci imporrebbero modelli di comportamento sbagliati; i siti web, le app e gli oggetti “intelligenti” raccoglierebbero informazioni su di noi, per sorvegliarci e indirizzare i nostri comportamenti; l’intelligenza artificiale, particolarmente energivora e inquinante, verrebbe sviluppata sfruttando in maniera brutale i micro-lavoratori, per rendere le imprese e le istituzioni più produttive, consentendo loro di rimpiazzare dove possibile le persone. Sono moltissimi, ormai, i libri o gli articoli di giornale che denunciano tutto questo, ma i loro stessi autori sottolineano quanto sia difficile resistervi e, soprattutto, immaginare un altro tipo di digitale, perché si tratterebbe, in sostanza, di pensare a nuove forme di economia, nuovi modi di lavorare, nuove leggi e, in definitiva, a un’altra idea dello stare insieme.
Eppure, per quanto tutto questo sia complicato, c’è già chi prova a offrire soluzioni e proporre alternative: la quindicesima conferenza annuale del centro Nexa cerca di proporre una panoramica su ciò che è stato immaginato e messo in pratica in vari ambiti. Dal lavoro alla scuola, dall’ecologia alla partecipazione politica, l’idea è di mostrare che un altro digitale è già possibile, nel pensiero e nelle azioni di chi, ripensandolo, vuole evidentemente portare avanti anche un’altra visione del mondo che lo produce e lo utilizza tutti i giorni.
Sul sito si Nexa trovate il programma e ulteriori informazioni su come partecipare
È la prima volta che i ricercatori calcolano le emissioni di anidride carbonica causate dall’utilizzo di un modello di intelligenza artificiale per diversi compiti. OpenAI, Microsoft, Google… quando soluzioni AI più green?
Ogni volta che usiamo l’AI per generare un’immagine, scrivere un’e-mail o fare una domanda a un chatbot, ha un costo per il pianeta.
Infatti, generare un’immagine utilizzando un potente modello di intelligenza artificiale richiede tanta energia quanto caricare completamente il tuo smartphone, secondo lo studio dei ricercatori della startup di intelligenza artificiale Hugging Face e della Carnegie Mellon University.
Il boom della Cina negli ultimi 20 anni, il crollo di Stati Uniti e Giappone, così si sintetizza la classifica dei maggiori Paesi esportatori al mondo di prodotti di elettronica di consumo dal 2000 al 2021.
Il mercato dell’elettronica nel suo complesso è in forte crescita e secondo le stime di Mckinsey le esportazioni globali hanno raggiunto i 4,1 trilioni di dollari nel 2021.
Al primo posto c’è la Cina, che negli ultimi 20 anni ha visto aumentare la propria quota di esportazioni dal 9% dell’anno 2000 al 34% del 2021, per un valore di 1,4 trilioni di dollari.
Il fondatore e CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha ammesso che agli Stati Uniti occorreranno tra i dieci e i venti anni per ottenere l’indipendenza della catena di fornitura dei chip da Cina e Taiwan. In ballo il già delicato rapporto con la Cina.
Nel corso della conferenza DealBook svoltasi a New York e organizzata dal New York Times, il fondatore e CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha affermato gli Stati Uniti sono tra i dieci e i vent’anni di distanza dall’indipendenza del Paese nella produzione di chip da Taiwan e Cina, nonostante la costruzione di nuove fabbriche e gli incentivi. Per poi precisare che il successo della sua compagnia, fondata nel 1993, è legato “a una miriade di componenti che provengono da diverse parti del mondo.
Prima di ogni raid, Israele è a conoscenza di quanti saranno i cosiddetti “danni collaterali”, ossia il numero di vittime civili che resteranno uccise in quell’operazione. È quanto rivela un’inchiesta realizzata dal magazine +972 insieme a Local Call, che si basa sulle testimonianze anonime di attuali ed ex membri dell'intelligence militare israeliana, ma anche su dati e documenti provenienti dalla Striscia di Gaza. “Nulla accade per caso”, ha spiegato una fonte che ha preferito rimanere anonima. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema, che era un prezzo da pagare per colpire un altro obiettivo. Noi non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente ‘quanti danni’ collaterali ci sono in ogni casa”.
Tutto questo è possibile grazie a un software basato sull’intelligenza artificiale che permette di “generare” target da colpire a un ritmo molto più veloce di quello che era possibile fare in precedenza. Il programma si chiama Habsora, “il Vangelo”: un ex ufficiale dei servizi segreti ha dichiarato che questo sistema contribuisce a creare a Gaza una “fabbrica di uccisioni di massa”, in cui il focus “è sulla quantità e non sulla qualità”.
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Sul Guardian altre informazioni sul funzionamento dell'AI usata dall'esercito Israeliano