Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

"L’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale (AIUCD) ritiene urgente sollecitare l’attenzione del Governo italiano e in particolare del Ministero dell’Istruzione e del Ministero dell’Università e della Ricerca sulla svolta fondamentale impressa dalla pandemia da Covid-19 nell’applicazione della tecnologia dell’informazione all’insegnamento, a tutti i livelli di formazione."

[...]

In un prossimo futuro, anche dopo la fine della pandemia, la didattica sarà sempre più strutturalmente digitale, perché proprio il lockdown ha fatto emergere – insieme ai problemi – anche le grandi opportunità e i vantaggi di una formazione in cui si rendano complementari forme di insegnamento in presenza e a distanza. Per questo motivo creare infrastrutture pubbliche per la didattica digitale è una scelta strategica di enorme importanza

Leggi l'intera lettera aperta.

"Mi trovo a scrivere in una condizione particolare: per 15 anni mi sono occupato di didattica a distanza in centri di ricerca universitari, fino a essere assunto nel 2015 come professore di matematica al liceo."

La testimonianza di un docente, animatore digitale, esperto di didattica a distanza che descrive con tono scanzonato e pure molto profondo la situazione di insegnanti e studenti nella scuola ai tempi del COVID.

Leggi l'articolo di Alfredo Imbellone

Di come la scuola italiana abbia dato il peggio di sé con la tecnologia, finendo con noncuranza nell’illegalità

L'articolo ripercorre le nefandezze delle scelte della scuola (e non solo) sul digitale con particolare attenzione alla questione dei dati e della privacy. Ricordando che "è ora, insomma, di rifiutarsi di essere merce che rappresenta l’ultima ruota del carro, e di ricordarsi di essere persone. È ora, ora, di dire basta."

Leggi tutto su eticadigitale

Il guasto a Google è servito anche a confermare che le credenziali di tutti gli utilizzatori dei loro servizi sono gestite da un’unica piattaforma di autenticazione situata negli Stati Uniti. E questo – come si è visto per i servizi colpiti – riguarda anche le scuole italiane. È ora che il Garante Privacy intervenga

La documentazione ed i contratti proposti da Google indicano chiaramente che i dati personali “potrebbero” essere trasferiti negli Stati Uniti ma diversi addetti alla privacy, istituzioni come il Ministero dell’Educazione o altre organizzazioni diversamente abili dal punto di vista tecnico ed in materia di protezione dei dati hanno promosso gli strumenti Google, e Microsoft, credendo che i dati ed i servizi sarebbero rimasti in Europa.

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Cancelli, Cancellini e cancelletti.

Una recensione di Giuliano Milani.

Trovate la recensione della seconda edizione di "Formare a distanza?" nel numero 1387 del 4 dicembre di Internazionale .

Potete leggerla nella scansione della pagina.

è arrivata la seconda edizione di "formare... a distanza?"

Si trova anche in libreria, 212 pagine di contributi su Inventare, Raccontare e Didattica a distanza.

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Didattica a distanza, formazione a distanza... Cosa vuol dire formare a distanza? È possibile? Come? Il libro raccoglie una serie di contributi che raccontano, fra entusiasmi e frustrazioni, relazioni formative «da lontano», apprendimenti attraverso gli schermi digitali.

Con questa seconda edizione rivista, corretta e ampliata, formare a distanza è disponibile in libreria grazie a Ledizioni

Leggi indice e alcuni contributi nel sito di C.I.R.C.E.

Non tutte le scuole hanno risorse formate per rivestire un ruolo strategico nell’innovazione e nella digitalizzazione. Servirebbero laureati in informatica, ingegneria e così via. Per questo in molti sperano nella figura dell’Assistente Tecnico Informatico. Ma l’esperienza delle scuole è costellata di luci e ombre.

Le persone sono la chiave di volta. Occorre formazione adeguata, qualificata, certificata e obbligatoria, per saper scegliere le soluzioni tecnologiche adatte ai diversi contesti. Non tutte le scuole posseggono risorse umane formate opportunamente per rivestire un ruolo strategico nell’innovazione e nella digitalizzazione.

Leggi l'articolo completo di Nicoletta Vitali

A quanto pare, come nella prima ondata della pandemia di Covid-19, il MIUR e, quindi la scuola, si è fatto trovare impreparato da diversi punti di vista. Da quello della progettazione didattica: il blended learning ha la stessa necessità di progettare le attività didattiche della DaD o della didattica in presenza, anzi forse di più; dal punto di vista dell’utilizzo dei dati: per la verità la questione si è aggravata, perché nel frattempo la Corte di Giustizia Europea ha invalidato l’accordo, detto “Privacy Shield”, tra l’Unione Europea e gli Usa; infine anche dal punto di vista del software libero.

questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020

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Perché non approfittare degli strumenti tecnologici ‘a distanza’ per riaggregarsi in Rete?

Ho utilizzato https://meet.jit.si molte volte sia come app che come servizio Web e la trovo una fantastica opportunità Open Source alternativa alle offerte commercial per la Didattica A Distanza (con il limite però di 50 partecipanti che lo rende inutilizzabile in alcuni contesti didattici)...

Leggi come fare su scacco al web

 

di Constant

Traduzione e adattamento di Dear student, teacher, worker in an educational institution,

questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020

Agli studenti, agli insegnanti e ai lavoratori impiegati nella formazione...

Insieme abbiamo assistito all'avvento della "didattica a distanza", che per la maggior parte degli istituti scolastici si è tradotto nella firma di contratti e accordi con le grandi piattaforme commerciali. Quello che pochi mesi fa avevamo chiamato "un elefante nella stanza"[^1] ha finito per travolgere gli spazi della formazione. Nonostante possa sembrare un cambiamento repentino ed emergenziale, in realtà è il proseguimento di un processo in atto già da tempo.

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La chiusura delle scuole causerà problemi in quelle famiglie dove mancano i device e la connessione. Le periferie delle grandi città e le aree rurali sono i territori più a rischio. Il vicepresidente di Con i Bambini: «La Dad al 100% comporterà una crisi educativa»

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Dopo l’invalidazione di Privacy Shield e l’effettiva illegalità delle piattaforme dei colossi con sede negli US, (vedi articolo di Paolo Vecchi su Agenda Digitale) è il momento giusto per muoversi.

Strumenti messi a disposizione dal Linux User Group di Bolzano Leggi tutto

Il lockdown deciso dal governo Italiano e dalla maggior parte dei governi degli Stati a capitalismo avanzato ha determinato un'accelerazione fortissima dell'uso del digitale.

Scuole ed università si sono viste costrette ad adottare la didattica a distanza per poter proseguire le lezioni.

Questa situazione di emergenza ha fatto venire al pettine tutti i nodi di decenni di immobilismo e distruzione del poco che era stato costruito.

Innanzi tutto va detto che gli insegnanti, ma anche gli studenti e, ahimè, i genitori, si sono dovuti far carico della distanza, di inventarsi "a distanza", poiché poco o nulla è stato sperimentato sotto la guida degli organi competenti e quindi nulla è stato messo a sistema. In ordine sparso, scuole e università hanno tentato di fare buon viso a cattivo gioco, a volte facendo finta di nulla: riprodurre la didattica in presenza attraverso le video chat. Poi, pian piano, sono arrivate le assegnazioni dei compiti da fare a casa; chi attraverso le mail, chi attraverso Google Drive, qualcuno attraverso piattaforme come Edmodo, e così via. Nel frattempo il Ministero ha cominciato a dare indicazioni, tramite la sua pagina web (https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html), sulle piattaforme per la didattica a distanza da adottare: Google Suite, Office 365, Weschool. [...] In questo panorama sono spariti completamente il metodo didattico, la libertà di insegnamento, la questione della privacy e dei dati, il digital divide. Proviamo a farli riemergere.

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di Enrico Nardelli, professore di Informatica all’Università Roma Tor Vergata e presidente di Informatics Europe.

Una comunità pubblica che non sviluppa e controlla una propria infrastruttura di gestione e scambio di dati e competenze pagherà un prezzo enorme in termini di possibilità di scegliere la sua direzione di sviluppo perché sarà sempre più dipendente da sistemi e conoscenze che non le appartengono, soggetta alla sorveglianza di chi controlla le infrastrutture usate. Leggi tutto

Si leggono in questi mesi una pletora di articoli di professori, intellettuali, esperti su quanto manchi la didattica in presenza, la magia dell’aula, il contatto diretto e quanto invece sia algida e distaccata la didattica a distanza... Chi più chi meno, ma il senso prevalente è questo.

Poi, vabbè, ci sono i tecno-entusiasti, esaltati dallo sdoganamento dell’e-learning, ma quelli basta che si usi un qualche dispositivo elettronico gioiscono indipendentemente da come siano andate le cose, lo facevano già prima del lockdown e lo continueranno a fare in barba a tutto e tutti, quindi lasciano il tempo che trovano.

I vari Piani Nazionali per la Scuola Digitale andranno avanti, nonostante il loro evidente fallimento, con nuova linfa dopo questi mesi di digitalizzazione forzata. Non importa quale sarà stato l’impatto, non si sono fatti finora e non si faranno adesso bilanci seri di questi processi. L’informatizzazione della scuola è un diktat, legato a doppio filo alla sua burocratizzazione e alimentato da interessi economici troppo forti per metterlo in discussione.

Leggi l'articolo completo di Alfredo Imbellone.