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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Un articolo de "Le alternative" che elenca una serie di software che si possono usare per realizzare dei Form invece di usare il sistema di Google... Perché se il servizio è gratis forse il prodotto sei tu...

"Una delle maggiori richieste che abbiamo ricevuto durante il periodo di lockdown è stata proprio quella di trovare delle alternative a Google Forms. È infatti uno dei metodi più utilizzati per creare sondaggi su internet ed il suo utilizzo è ormai prassi comune sia per aziende per molte aziende e privati.

Il suo utilizzo, come spesso accade per i prodotti Google, è in effetti semplice, veloce ed intuitivo. Sappiamo bene però che la privacy di Google è sempre la stessa ed i prodotti sono gratuiti perché, di fatto, Google è una azienda pubblicitaria.

Alternative a Google Forms: chi paga per i prodotti gratuiti?

Purtroppo i metodi che vi andremo a suggerire non sono sempre del tutto gratuiti, sappiamo bene però che il lavoro va pagato e che sarebbe anche ora di pagare per i servizi che utilizziamo. Quando trovate qualcosa di gratuito su internet pensate sempre: “chi sta pagando per tutto questo?”. Molti progetti vivono di donazioni come ad esempio Tor Project. Telegram, ad esempio, vive solo grazie alle generose donazioni di Pavel Durov. Mozilla oltre alle donazioni guadagna soprattutto grazie all’accordo milionario fatto con Google per lasciarlo come motore di ricerca predefinito su Firefox.

L’alternativa alle donazioni ed al pagamento del prodotto è la pubblicità. E purtroppo come ben sappiamo la pubblicità su internet, tranne rari casi come DuckDuckGo, è sempre invasiva."

Leggi l'articolo completo e la lista delle alternative

Così il controllo sulla didattica rafforza lo strapotere delle multinazionali

Quasi nove scuole italiane su dieci si sono affidate alla piattaforma proprietaria di Google. I dati inediti del ministero dell’Istruzione e degli Uffici scolastici regionali nell'inchiesta di Altreconomia a due anni dall’avvio della Didattica a distanza.

L'inchiesta di Stefano Zoja, frutto anche di una richiesta di accesso civico al MIUR e a 18 Uffici Scolastici Regionali, mostra la incredibile penetrazione nella scuola italiana di due piattaforme USA (quindi in teoria fuori legge secondo il GDPR): Google Suite Educazione (86% delle scuole e università) e Microsoft 365 Education (18%).

Nell'inchiesta ci sono alcune interviste che esprimono la propria preoccupazione su vari temi, tra i quali l'uso di piattaforme di sorveglianza di massa che basano i propri business model sui dati personali, che possono utilizzare i dati di milioni di studenti (per lo più minorenni) per i propri scopi; l'orientamento della didattica da parte delle big tech: se Google egemonizza la didattica digitale, saranno sempre più i loro codici tecnologici a stabilire come si fa lezione, con quali modalità e tempi, quali contenuti è possibile caricare, con il rischio di un serio condizionamento culturale nel tempo.

In sostanza il controllo della scuola rafforza lo strapotere economico delle principali aziende tecnologiche mondiali.

L'inchiesta è contenuta nel numero di marzo della rivista Atreconomia ed è a pagamento. Quì per pagare la singola inchiesta e leggerla

In proposito ho scritto due articoli, in linea con le preoccupazioni espresse nell'inchiesta:

Didattica a distanza fuori dall'emergenza, di cui una versione riadattata è uscita anche su Internazionale online

Didattica a distanza seconda ondata, leggibili anche nella seconda edizione di "formare... a distanza? di C.I.R.C.E.