La puntata è dedicata principalmente all'intelligenza artificiale, partendo dalla notizia del licenziamento di Blake Lemoine, dipendente di Google che aveva dichiarato che un chatbot basato su IA poteva essere considerato senziente. Evidentemente, Google non apprezza affermazioni esagerate sulle IA che sviluppa e preferisce avere un profilo più basso. Come spiegare, altrimenti, la collaborazione tra Google e il governo israeliano in tema di sorveglianza basata su intelligenza artificiale?
Diamo anche alcune altre notizie - di serietà variabile - riguardanti gli sviluppi dell'intelligenza artificiale.
Ma esiste anche una sorveglianza "stupida": niente IA, ma tanto cloud, dall'uso della domotica al prelevamento del DNA alla nascita, tutto fa brodo.
Infine alcune notiziole: ancora problemi per Google dal GDPR; i giudici americani fanno ricerche come gli studenti delle superiori (su wikipedia); il trenino "Termini-Centocelle", grazie ai lavori di ammodernamento, viaggerà su un futuristico binario unico per 1,5km; ma soprattutto, pare che stavolta il copyright per Topolino scada sul serio!
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È solo un annuncio politico, non c'è ancora un testo, su un nuovo quadro per i flussi di dati transatlantici. Gli esperti privacy attendono di leggere il testo dell'accordo e Schrems già (ri)promette battaglia: "Se non conforme al diritto Ue lo porterò di nuovo in tribunale". Ecco i punti chiave.
L’accordo sul flusso di dati arriva dopo mesi di trattative e segue l’invalidazione nel luglio 2020 da parte della giustizia europea dell’intesa “Privacy Shield” che consentiva questo trasferimento, a causa dei timori sui programmi di sorveglianza americani. Secondo la Corte di giustizia Ue ‘Privacy Shield’ non preservava da “interferenze nei diritti fondamentali delle persone i cui dati vengono trasferiti’. Schrems: “Se testo non conforme al diritto Ue lo porterò di nuovo in tribunale”
E proprio il protagonista della decisione della Corte di giustizia Maximilian Schrems ha subito commentato, in modo critico, l’annuncio politico di Biden-von der Leyen utilizzando questa foto:
“L’accordo era apparentemente un simbolo che von der Leyen voleva, ma non ha il sostegno degli esperti a Bruxelles, poiché gli Stati Uniti non si sono mossi. È particolarmente spaventoso che gli Stati Uniti abbiano presumibilmente usato la guerra contro l’Ucraina per spingere l’UE su questa questione economica”, ha dichiarato l’attivista per la protezione dei dati personali.
L'autorità belga per la protezione dei dati ha dichiarato che il quadro dell'Interactive Advertising Bureau of Europe non è conforme alle normative sulla privacy dell'UE per il modo in cui gli editori ottengono il consenso per la raccolta e l'utilizzo dei dati personali.
La sentenza potrebbe avere un impatto su migliaia di aziende in tutto il continente.
L'autorità ha comminato una multa di 250.000 euro e ha ordinato di eliminare definitivamente i dati personali già elaborati nel sistema Tcf “da tutti i suoi sistemi informatici, file e supporti dati, e dai sistemi informatici, file e supporti dati dei responsabili del trattamento contrattati da Iab Europe”.
La decisione del garante della privacy del Belgio contro Iab Europe “potrebbe cambiare il modo in cui opera l’intero settore della pubblicità mirata, il che è atteso da tempo”. Così la vice direttrice generale dell’organizzazione europea dei consumatori (Beuc), Ursula Pachl, in una nota a commento della multa inflitta dall’Autorità belga.
Leggi l'articolo su Corriere Comunicazione.
Il Garante austriaco ha sentenziato che Google Analytics è illecito ai sensi del GDPR. Sorpresi? Non siatelo.
Il pronunciamento dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali austriaca (vedi articolo di Saetta) ha deciso che l’utilizzo del servizio Google Analytics, fornito da Google LLC, non è conforme alla normativa europea.
Walter Vannini spiega perché questo pronunciamente potrebbe diventare una valanga.
Dal 9 gennaio sono in vigore le nuove linee guida sui cookie dei siti web, presentate dal Garante Privacy a luglio. Le aziende che ancora non si sono messe in regola rischiano ora sanzioni. “Nelle prossime settimane partiranno le ispezioni”, fanno sapere dal Garante Privacy. Le sanzioni sono quelle, salate, del GDPR: fino al 4 per cento del fatturato annuale dell'azienda. Il Garante chiede insomma alle aziende di facilitare la vita agli utenti che navigano sui loro siti, con gli ormai noti (e famigerati) cookie banner. Tra l'altro deve essere possibile rifiutare tutti i cookie chiudendo il banner, con un clic sulla X; e non subirne più la riproposizione assillante, dopo il rifiuto. Fino a luglio invece – e ancora adesso con i siti non a norma – l'utente veniva spesso preso per sfinimento: accettare tutti i cookie era di gran lunga la scelta più comoda; rifiutare alcuni o tutti i cookie richiedeva alcuni clic in più, su varie caselle, a volte per altro impraticabili sul piccolo schermo del cellulare. E chi era riuscito a rifiutare i cookie, con una bella prova di pazienza, poi doveva averne altrettanta dopo: perché lo stesso sito poteva ignorare quella scelta e continuare a chiedere di accettarli.
Leggi l'articolo su "Il sole 24 ore"
Con la decisione del 22 dicembre 2021, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali austriaca ha deciso che l’utilizzo del servizio Google Analytics, fornito da Google LLC, non è conforme alla normativa europea.
Come sappiamo, il quadro normativo americano consente alle agenzie di quel paese di imporre alle aziende di condividere i loro dati (Google ha evaso circa 201mila richieste nel solo 2019). Questo è il motivo per cui la normativa USA non è conforme a quella Europea. La conseguenza è stata che a luglio 2020 la Corte di Giustizia Europea ha invalidato l’accordo, detto “Privacy Shield”, tra l’Unione Europea e gli Usa
La situazione è ormai chiara, l’utilizzo dei servizi digitali delle aziende americane non è pienamente conforme, allo stato, alle norme europee, in quanto nessuna azienda americana si può sottrarre alle richieste delle agenzie americane di ottenere dati dei cittadini europei. E se questo è vero per Google Analytics, tra l’altro uno dei servizi più usati al mondo, vale anche per tutte le altre aziende americane.
Leggi l'articolo completo di Bruna Saetta
Ascolta il podcast di DataKnightMare
Capitalismo delle piattaforme. Il Digital Services Act e il Digital Markets Act si avviano al confronto finale prima dell'approvazione. Tra luci e ombre, resta il nodo del consenso alla profilazione degli utenti
Ti proteggo dagli abusi delle Big Tech, almeno da quelli più evidenti. E non è certo poco, in un mondo – nel resto del mondo – che sta andando nel verso opposto. Metto dei limiti – più tratteggiati che indicati – allo strapotere del “GAFA”, Google, Amazon, FaceBook o Meta che dir si voglia, Apple. Lo faccio. Ma poi ti lascio solo. Solo davanti alla loro invadenza, “te la vedi te”.
E’ in questo modo, infatti, che l’Europa si avvia a concludere un faticosissimo confronto destinato ad incidere direttamente sul lavoro, sulle abitudini e sulle vite di tutti.
Leggi l'articolo intero su "Il Manifesto"
Il sistema potrebbe essere convertito in qualsiasi momento in uno strumento di spionaggio di massa, per rintracciare e perseguire minoranze, attivisti e oppositori politici.
Apple ha annunciato una serie di misure per la “protezione dei bambini” che hanno fatto rabbrividire gli esperti e gli attivisti per la privacy. Si tratta di tre programmi separati, che per ora saranno applicati solo negli Stati Uniti — ma nel proprio comunicato stampa l’azienda di Cupertino ha scritto che i suoi impegni “si evolveranno e si espanderanno del tempo” perché “proteggere i bambini è una responsabilità importante.”
Ma come dovrebbero essere protetti i bambini? Leggi cosa dice Apple e le criticità individuate da "The submarine"
Inoltre il parlamento Europeo ha approvato di recente la Deroga ePrivacy, che consente ai fornitori di servizi di posta elettronica e di messaggistica, di poter cercare all'interno dei messaggi personali di ciascun cittadino con lo scopo di individuare presunti contenuti sospetti, e quindi segnalarli alla polizia.
Presentato il documento che approfondisce aspetti strategici per il percorso di migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali delle amministrazioni. Sul sito dell'agenzia per l'innovazione si può scaricare.
C'è però chi sostiene che i nodi da scogllere sono ancora molti.
Saverio Riotto si interroga su "quali saranno i criteri di selezione dei soggetti (il plurale è d’obbligo) che realizzeranno le infrastrutture e i servizi, da un lato il ministro annuncia un bando e dall’altro raccoglie proposte. Ricordiamo che già questa primavera si erano fatte avanti tre cordate: Leonardo/Microsoft, Fincantieri/Amazon AWS, TIM/Google. Senza giungere ad un qualche risultato, se non alimentare lo spettro del cloud act americano 5 . Attualmente (anche se il ministro non le cita in conferenza) si sono fatte avanti le cordate tra Almaviva e Aruba, il consorzio Italia Cloud e soprattutto Tim, Cdp, Sogei e Leonardo, la cordata più accreditata, considerando che, in linea teorica, il PSN rientrerebbe nel cosiddetto Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e dovrebbe essere affidato ad una entità a controllo pubblico. "
Un articolo molto chiaro di Luciano Paccagnella, docente di Sociologia della conoscenza e delle reti dell'Università di Torino, che spiega in maniera molto chiara quali sono le questioni in ballo nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) relativamente ai processi di digitalizzazione e innovazione del Paese che hanno particolare rilevanza all'interno del Piano.
In cosa consiste una società "completamente digitale"? Come è affrontato il tema delle "competenze digitali, tra le quali non vi sono solo competenze strettamente tecniche (per esempio, come impostare una tabella in un foglio elettronico) ma anche e soprattutto competenze cognitive critiche (per esempio: come stimare rapidamente l’affidabilità del sito internet che stiamo consultando?)".
"Ma il punto cruciale del piano è quello che riguarda la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, dove la parola d’ordine è “cloud first”. " L'autore fa alcuni esempi per spiegare qual'è il problema del Lock In tecnologico. Quali scelte faranno le PA in tema di cloud? Si affideranno al cloud pubblico di Google, Amazon, o Microsoft? Ma cosa hanno di pubblico i servizi di queste aziende?