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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Sulla scia della pandemia, le scuole dell'Unione Europea hanno iniziato a implementare sempre più servizi digitali per l'apprendimento online. Se da un lato questi sforzi di modernizzazione sono uno sviluppo apprezzabile, dall'altro un piccolo numero di grandi aziende tecnologiche ha immediatamente cercato di dominare lo spazio, spesso con l'intenzione di abituare i bambini ai loro sistemi e creare una nuova generazione di futuri clienti "fedeli". Una di queste è Microsoft, i cui servizi 365 Education violano i diritti di protezione dei dati dei bambini. Quando gli studenti vogliono esercitare i loro diritti GDPR, Microsoft afferma che le scuole sono il "responsabile del trattamento" dei loro dati. Tuttavia, le scuole non hanno alcun controllo sui sistemi.

Spostamento di responsabilità tra Big Tech e scuole locali. I fornitori di software come Microsoft hanno un enorme potere di mercato, che consente loro di dettare i termini e le condizioni dei contratti con chiunque voglia utilizzare i loro prodotti. Allo stesso tempo, questi fornitori di software cercano di eludere le responsabilità insistendo sul fatto che quasi tutto ricade sulle autorità locali o sulle scuole. In realtà, nessuno dei due ha il potere di influenzare il modo in cui Microsoft tratta i dati degli utenti. Al contrario, si trovano di fronte a una situazione di "prendere o lasciare" in cui tutto il potere decisionale e i profitti spettano a Microsoft, mentre le scuole devono sopportare la maggior parte dei rischi. Le scuole non hanno alcuna possibilità realistica di negoziare o modificare i termini.

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Il paese viola tutti gli standard stabiliti dal Gdpr. Le associazioni per i diritti digitali chiedono all’Europa di rivedere la sua decisione

Israele potrà trasferire nel suo paese i dati dei cittadini europei. Come se niente fosse, come non ci fosse un genocidio, come se fosse un paese sicuro dal punto di vista della privacy. Come se sulla sorveglianza di massa non avesse costruito gli strumenti per le stragi a Gaza. La notizia è di qualche tempo fa, ma si è saputa solo ora: la Commissione di Bruxelles ha dato via libera alla possibilità del trasferimento dei dati da e verso Israele. Dati dei cittadini del vecchio continente. Che ora potrebbero essere profilati, controllati, spiati da Tel Aviv.

In Europa, come sanno tutti, la materia è regolata da una serie di leggi, racchiuse nel Gdpr.

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La Commissione europea ha violato le norme sulla protezione dei dati personali per le istituzioni, il Gdpr, usando Microsoft 365. Lo ha fatto sapere il Garante europeo per la protezione dei dati, a seguito di un’indagine aperta sull’esecutivo europeo, che ha evidenziato come la Commissione non sia stata in grado assicurare un livello adeguato di protezione ai dati trasferiti fuori dall’Unione europea o dallo Spazio economico europeo.

Secondo il Garante, Wojciech Wiewiórowski, la Commissione ha infranto diverse disposizioni del regolamento 1725 del 2018, relativo alla protezione dei dati raccolti e trattati all’interno delle istituzioni, degli organi, degli uffici e delle agenzie dell’Unione. Una violazione che ha origine dallo stesso contratto stipulato tra Microsoft e l’esecutivo, nel quale l’istituzione ha mancato di specificare quali dati siano raccolti e a quale scopo quando si utilizza Microsoft 365, che comprende World, Excel, PowerPoint, Outlook e altri applicativi.

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Noyb ha presentato un reclamo contro Meta presso l'autorità austriaca per la protezione dei dati. Gli utenti europei possono ora "scegliere" se acconsentire a essere tracciati per la pubblicità personalizzata o pagare fino a 251,88 euro all'anno per mantenere il loro diritto fondamentale alla protezione dei dati su Instagram e Facebook. Non solo il costo è inaccettabile, ma i numeri del settore indicano che solo il 3% delle persone vuole essere tracciato, mentre oltre il 99% decide di non pagare quando si trova di fronte a una "tassa sulla privacy". Se Meta riesce a farla franca, i concorrenti seguiranno presto le sue orme. Considerando che su un telefono medio sono installate 35 applicazioni, mantenere la privacy potrebbe presto costare circa 8.815 euro all'anno.

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L’azienda statunitense Meta ha annunciato il 30 ottobre che da novembre offrirà agli utenti europei abbonamenti a pagamento per usare Facebook e Instagram senza pubblicità, conformandosi così alla legislazione europea sui dati personali e sulla pubblicità mirata.

[...]

Meta e Google hanno costruito i loro imperi sui ricavi generati dalla pubblicità mirata, basata sui dati personali dei loro miliardi di utenti.

Ma l’Unione europea combatte da anni la profilazione degli utenti senza il loro consenso, prima con il Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) del 2016 e poi con il Digital markets act (Dma), entrato in vigore quest’estate. Le piattaforme digitali avranno tempo fino al 6 marzo 2024 per adeguarsi.

A maggio Meta è stata multata per 1,2 miliardi di euro dall’autorità irlandese, che agisce per conto dell’Unione europea, per aver violato il Gdpr con Facebook. È stata la quarta multa inflitta a Meta nell’Unione europea in sei mesi.

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"A partire dal mese di novembre 2023 il Ministero migrerà le vecchie caselle di posta @posta.istruzione.it su un nuovo sistema a seguito di decorrenza dei termini contrattuali."

Quello che il Ministero omette di dire è quale sarà il nuovo provider e quali sono le ragioni del cambio di fornitore.

Mentre il motivo del cambio di fornitore non è molto chiaro (la sezione vantaggi chiarisce solo in parte), il primo mistero è svelato facilmente visitando la sezione "Per saperne di più" sulla migrazione del sito del Ministero. Si legge: "Potrà accedere alla nuova webmail tramite il seguente link: https://outlook.office.com/". Ovvero il sistema di posta elettronica è "ospitato" sui server Microsoft.

Le domande a questo punto sono lecite:

  • siamo certi che passare da un fornitore di posta elettronica italiano (Aruba), compatibile con il regolamento per la protezione dei dati personali (GDPR) europeo, ad uno americano (Microsoft), con tutti i dubbi sulla medesima compatibilità di aziende USA e in attesa di un probabile nuovo ricorso e conseguente pronunciamento contrario della Corte di giustizia dell'Unione europea (sarebbe il terzo), sia negli interessi del sistema scuola italiano?
  • Siamo certi che i dati dei docenti "catturati" da Microsoft non siano usati all'insaputa degli insegnanti per "addestrare" ChatGPT?
  • Siamo certi che non sarebbe meglio, sia economicamente che per la crescita del sapere locale, adottare una soluzione basata su software libero (vedi gli esempi della Provincia autonoma di Bolzano)?

Queste le domande. Ci sarà mai risposta?

Quì per il sito del Ministero sulla migrazione

Per saperne di più sul GDPR

Il deputato francese Philippe Latombe ha intentato una battaglia legale control il Data privacy framework, il nuovo patto Usa-Ue per lo scambio di dati su base transatlantica.

Latombe, membro del parlamento in patria, chiede di sospendere subito l’accordo e ha depositato la richiesta alla Corte di Giustizia Ue, aprendo la stura ad una valanga di ricorsi contro il nuovo accordo per la trasmissione dati fra le due sponde dell’Atlantico.

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Nella puntata del 19 luglio Vannini fa un po' di storia degli accordi USA - UE sulla protezione dei dati e spiega perché il tema è completamente politico.

E così gli USA hanno riottenuto da una commissione sdraiata la loro brava adeguatezza. Le aziende possono continuaree in pace a trasferire i loro dati oltreoceano. Circolare, gente, non c'è niente da vedere. Senonché nemmeno questo "aaccordo bilaterale" (trad. decidiamo che si fa come dicono gli USA) reggerà. Solo un altro giro di danza per non tirare le conclusioni dei principi che l'Europa dice di avere, salvo poi inginocchiarsi davanti allo Zio Sam.

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Lunedì 17 luglio, si è svolto a Pordenone un incontro, organizzato dal Gruppo consiliare Misto dal titolo "Codice dell'Amministrazione digitale (Cad) e Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr): casi di successo a km zero".

Lo evidenzia in una nota il consigliere regionale promotore, Furio Honsell (componente del Misto e rappresentante di Open Sinistra Fvg), ricordando che si tratta di un appuntamento, dedicato primariamente alle istituzioni scolastiche, nel corso del quale verranno approfonditi i possibili vantaggi delle soluzioni Open Source, soprattutto rispetto al tema della riservatezza dei minori nelle scuole.

Honsell promuove ormai da anni l'utilizzo di sistemi di Open Source quale opportunità sia tecnica che culturale. Attraverso l'evento di Pordenone l'obiettivo è perciò quello di sensibilizzare i dirigenti e tutti gli operatori del mondo della scuola attraverso gli interventi di docenti, esperti e professionisti del settore. Tra questi anche Giorgio Favaro, Stefano Borroni Barale, Paolo Dongilli, Albano Battistella e Mauro Biasutti.

"È fondamentale sollecitare sul tema anche l'Amministrazione regionale - evidenzia Honsell - attraverso la discussione e l'esame di leggi ad hoc, come quella che avevamo presentato durante la scorsa legislatura e che ripresenteremo nelle prossime settimane in aula. La finalità è quella di promuovere l'utilizzo, lo sviluppo e l'educazione al software libero, affrancando il nostro Paese e le nostre amministrazioni dal colonialismo digitale di poche multinazionali e sviluppando così i principi della conoscenza aperta, creando nuovi posti di lavoro qualificati nel settore".

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Critiche da ogni parte, anche in seno all’Europa. Schrems ha annunciato ricorso. Tutto ciò, inevitabilmente, solleva grossi dubbi riguardo alla consistenza e alla lunga durata di un accordo che è stato gestito in modo affrettato dalla Commissione e che potrebbe quindi essere impugnato e nuovamente invalidato dalla Corte di Giustizia

La recente approvazione da parte della Commissione Europea del “EU-US Data Privacy Framework”, accordo sul trasferimento dei dati tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, ha suscitato reazioni contrastanti e sollevato quesiti sulla sua autentica validità e capacità di garantire la protezione dei dati personali dei cittadini europei.

Tutte le critiche al Data Privacy Framework

Ricordiamo che secondo il comunicato stampa della Commissione europea, la decisione stabilisce che gli Stati Uniti garantiscono un livello di protezione adeguato – paragonabile a quello dell’Unione europea – per i dati personali trasferiti dall’UE alle società statunitensi nell’ambito del nuovo quadro normativo”.

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