Non si può dire che il cloud sia un tema sottostimato dell’agenda nazionale: il Ministero dell’Innovazione l’ha individuato come un punto fondamentale della propria azione,
Il ministro dell’Innovazione ha recentemente annunciato che l’Italia seguirà il modello francese, quello cioè annunciato da Parigi la settimana scorsa, che prevede che i dati della PA siano rigorosamente gestiti da operatori europei, in modo da porli al riparo da intrusioni di agenzie estere, in particolare americane, alle quali la normativa statunitense del CLOUD ACT ha concesso il dono dell’extraterritorialità.
Quindi tutto bene se il nostro governo seguirà questa via che, peraltro, avrebbe il pregio di dare fiducia e fiato all’industria ICT nazionale. Poi però si leggono notizie di stampa secondo cui il futuro Polo strategico nazionale, dove dovrebbero confluire asset e dati strategici della nostra PA, sarà gestito da un “campione nazionale” in “partnership” con un campione digitale globale. I nomi circolati fino ad ora sono TIM (con Google), Fincantieri (con Amazon) e Leonardo (con Azure/Microsoft). E allora viene il dubbio: il governo ha capito fino in fondo la lezione francese?
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L'annuncio è arrivato proprio all’ultima curva. Perché il primo giugno scadeva la data di un’altra moratoria, che era stata decisa nelle drammatiche settimane che seguirono l’assassinio di George Floyd
Il gruppo ha deciso di prolungare – senza una data di scadenza – la moratoria per la vendita alla polizia americana e alle polizie locali della sua tecnologia per il riconoscimento facciale.
Un “prodotto” che proprio nella primavera e nell’estate scorsa, nel pieno delle tensioni seguite all’assassinio da parte dell’agente Derek Chauvin, si scoprì essere in dotazione a tanta parte dell’apparato di sicurezza statunitense. E che tanti drammi ha causato. Ai neri, alle donne, ai trans. Ai migranti.
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