Puntata di Le Dita Nella Presa dedicata all'estrattivismo in Ecuador.
Con una compagna del Frente Nacional Antiminero parliamo di estrattivismo in Ecuador. Dopo i "boom" delle banane e del petrolio, il governo Noboa accelera i progetti legati, stavolta, alle megaminiere. Come ci ricorda Erika, cambiano soltanto i nomi mentre vediamo impiegate le stesse pratiche di violenza e sfruttamento dei territori e delle vite considerate sacrificabili: il Plan Condor diventa Plan Fenix e all'oro nero si affianca l'estrazione ancora più massiccia di oro e rame. Ma continuiamo a tessere resistenze transnazionali.
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“Il ciberspazio è quel posto in cui si trovano tutti i vostri soldi, a parte il contante che avete in tasca” era una frase di John Perry Barlow che citavo spesso a fine anni ’90. Una volta mi invitarono a parlare di digitale a una piccola conferenza in ambito bancario e mi presi la soddisfazione di dirglielo. Non mi hanno più chiamato.
Questo per dire che il danaro è già digitale da quel dì, e precisamente dal 1971, quando Nixon fece crollare il sistema della parità aurea e della convertibilità della valuta in oro. Da quel momento, le banche centrali possono creare moneta dal nulla, semplicemente mandandola in stampa. Ovviamente, occorrono delle cautele, perché se un Paese normale stampa troppa moneta, quella perde di valore, quindi non è una cosa che si fa a cuor leggero. Tranne gli Stati Uniti, che stampano a destra e a manca perché tanto il dollaro è sempre il dollaro. Fin che dura.
Cominciamo col dire una cosa: il settore dei pagamenti elettronici è saldamente in mano americana. E questo oggi è un problema. Perché?
Perché la Corte Penale Internazionale dell’Aja, ha emesso un mandato di cattura per genocidio contro Netanyahu , Trump si è risentito e Microsoft ha chiuso gli account prima del presidente, e poi di tutto il personale della Corte.
Il vero problema dell’euro digitale non è un problema tecnico, è un problema politico: la moneta digitale, senza salvaguardie di un rigore che non abbiamo ancora mai visto, è il perfetto strumento di sorveglianza di massa.
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Si può anche ascoltare il relativo podcast di Walter Vannini (Dataknightmare)
Secondo i materiali in possesso dell'agenzia Reuters, una parte rilevante del fatturato pubblicitario di Meta proviene infatti dalla diffusione di annunci legati a truffe e prodotti vietati. Nei documenti interni si parlerebbe di circa 16 miliardi di dollari, un decimo del totale.
Tra questi ci sarebbe una nota della società proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp in cui si legge che le sue piattaforme mostrano una media di circa 16 miliardi di “scam advertisements” (pubblicità truffaldine) – che mostrano chiari segni di attività fraudolente. Sette miliardi di dollari di ricavi nel 2024 sarebbero arrivati solo da queste ultime.
Semplicemente utilizzando i dati della Meta Ad Library, l’archivio che contiene le pubblicità circolate su Facebook e Instagram, i ricercatori avevano identificato oltre 46mila inserzioni pubblicitarie contenenti farmaci non approvati e affermazioni sanitarie ingannevoli, comparse sugli schermi degli utenti europei più di 292 milioni di volte. Come si legge sul report: “Questi annunci violavano almeno 15 delle norme pubblicitarie e comunitarie di Meta stessa, includendo deepfake di personaggi famosi, falsi medici o testate giornalistiche, e affermazioni sanitarie fuorvianti".
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Nel 2021, Google e Amazon hanno stipulato un contratto da 1,2 miliardi di dollari con il governo israeliano per fornire servizi avanzati di cloud computing e intelligenza artificiale, strumenti che sono stati impiegati durante i due anni di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. I dettagli del contratto, noto come Progetto Nimbus, sono stati mantenuti riservati.
Documenti riservati del Ministero delle Finanze israeliano ottenuti dal Guardian, tra cui una versione definitiva del contratto, e fonti vicine alle trattative rivelano due richieste vincolanti che Israele ha imposto ai giganti della tecnologia come parte dell'accordo. La prima vieta a Google e Amazon di limitare l'utilizzo dei loro prodotti da parte di Israele, anche se tale utilizzo viola i loro termini di servizio. La seconda obbliga le aziende a informare segretamente Israele se un tribunale straniero ordina loro di consegnare i dati del paese memorizzati sulle loro piattaforme cloud, aggirando di fatto i loro obblighi legali.
I funzionari israeliani incaricati di redigere il contratto avevano previsto la possibilità che Google e Amazon fossero oggetto di azioni legali relative all'uso della loro tecnologia nei territori occupati.
Uno scenario che preoccupava particolarmente i funzionari vedeva le due società ricevere da un tribunale di uno dei paesi in cui operano l'ordine di consegnare i dati di Israele alla polizia, ai pubblici ministeri o alle agenzie di sicurezza come parte di un'indagine. Ad esempio, per valutare se l'uso dei loro prodotti da parte di Israele fosse collegabile a violazioni dei diritti umani nei confronti dei palestinesi.
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Diverse comunità accorrono in solidarietà con Gazaweb, il progetto della ONG ACS che si propone di ripristinare connessione a internet e legami umani nella Striscia di Gaza.
Lo Scanlendario 2026 è il calendario che mette l'amore per i videogiochi al servizio del mutuo aiuto. Tutto il ricavato verrà donato ad “Alberi della rete” di Gazaweb e ACS.
L'edizione di quest'anno propone 12 opere di 12 artiste e artisti del mondo del fumetto e dell'illustrazione, ognuna dedicata a un classico dei videogiochi: Zerocalcare, Valeria Cunto, Roberto D'Agnano, Luca Tieri, Fumettibrutti, Francesco Guarnaccia, Junopika, Matilde Simoni, Matteo De Longis, Fra! Design, Daw, Daniel Cuello
Tutte le info per ordinare lo Scanlendario sono nel sito
I COBAS Telecom hanno deciso di sostenere direttamente Gazaweb, invitando i lavoratori di Telecom Italia a donare per sostenere il progetto.
Tutte le informazioni sono nel sito del sindacato
Le allucinazioni nei modelli linguistici sono un problema intrinseco, non un difetto risolvibile. I tentativi di controllo qualità sui dati richiedono risorse impossibili da ottenere. L’unica soluzione pratica: assistenti personali addestrati su dati limitati
I modelli linguistici rappresentano oggi il cuore pulsante – e più fragile – dell’industria dell’intelligenza artificiale. Tra promesse di precisione e realtà di caos statistico, si rivelano strumenti tanto affascinanti quanto pericolosi, specchio fedele delle illusioni tecnologiche del nostro tempo.
L‘insistenza criminale sui sistemi predittivi fallimentari
C’è solo una cosa peggiore della continua serie di disastri inanellata da tutti i sistemi predittivi nelle pubbliche amministrazioni negli ultimi dieci anni, ed è la criminale, idiota insistenza a volersene dotare.
Uno vorrebbe parlare di informatica parlando di scienza, bene, allora parliamo di tre articoli che i ricercatori in intelligenza artificiale hanno tirato fuori di recente. Ma non temete, non ci mettiamo a discuterli in dettaglio, facciamo un discorso più generale.
leggi l'articolo di Vannini oppure ascolta il suo podcast (Dataknightmare)
L'industria nucleare sta vivendo una rinascita, spinta da un'enorme crescita della domanda di energia, mentre le grandi aziende tecnologiche cercano fonti di energia pulita per alimentare i loro data center.
Google ha annunciato di aver raggiunto accordo con il gruppo americano NextEra Energy che prevede la rimessa in funzione all'inizio del 2029 della centrale nucleare Duane Arnold, nell'Iowa, per lo sviluppo delle infrastrutture di intelligenza artificiale (IA) del gigante californiano.
Si tratta del terzo progetto di riapertura di una centrale nucleare annunciato di recente, dopo quelli relativi ai siti di Palisades (Michigan) nel 2023 e Three Mile Island (Pennsylvania) nel 2024, segno della ripresa dell'industria nucleare dopo decenni senza investimenti significativi negli Stati Uniti.
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Giovedì il governo della Danimarca – che fino alla fine dell’anno ricopre la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, l’organo che detiene il potere legislativo insieme al Parlamento Europeo e che rappresenta i governi dei 27 paesi membri – ha detto di aver cambiato idea su una controversa proposta di legge «per la prevenzione e la lotta contro l’abuso sessuale sui minori» nei messaggi privati online. La proposta prevedeva che nei paesi dell’Unione praticamente qualsiasi conversazione privata in digitale fosse sottoposta a un controllo, ed era stata molto criticata da esperti, attivisti e associazioni a difesa della privacy.
Ora la proposta alternativa della Danimarca è rinnovare la legge che prevede che le aziende tecnologiche possano fare questo tipo di controlli volontariamente, che altrimenti scadrebbe ad aprile del 2026. Se il Consiglio raggiungerà una posizione comune su questa nuova impostazione, ci saranno poi i negoziati con il Parlamento per arrivare a un testo condiviso.
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Per quasi tutta la giornata di lunedì 14 ottobre, grossi problemi con il cloud di Amazon, cioè Amazon Web Services, hanno bloccato tanti servizi nel mondo, anche in Italia. Ma attenzione: la causa del down è negli Usa, non in Europa. E allora smettiamola di parlare a vanvera di sovranità digitale europea e italiana e cominciamo a farla sul serio
In Italia per quasi un giorno intero – almeno secondo Downdetector come riportato ma molti giornali – ci sono stati forti disservizi in Fastweb, Vodafone, TIM, Wind, Iliad, CoopVoce, OpenFiber, e in Agenzia delle Entrate, Poste Italiane, Intesa San Paolo.
Il guasto ha interessato la regione US-EAST-1, con datacenter in Virginia, Stati Uniti. E allora perché sono andati offline servizi pubblici come l'Agenzia delle Entrate o Poste? In sostanza: cosa ci fanno i dati e i programmi del Ministero delle Entrate e di Poste Italiane in Virginia (USA)? Alla faccia della sovranità digitale!
L’IA entra in finanza e moltiplica i rischi di bolle e instabilità. Algoritmi simili, pochi attori dominanti e un mercato sempre più irrazionale
«Ehi, ChatGPT, che azioni mi compro?» Potrebbe sembrare una domanda fatta per gioco, tanto per vedere che risposte si ottengono. Invece, secondo un articolo che riprende una ricerca svolta in 13 Paesi su 10mila investitori, uno su dieci si rivolge a una qualche intelligenza artificiale. Molti tra questi prenderebbero in considerazione l’idea di lasciare direttamente nelle mani dell’IA la scelta su quali transazioni finanziarie eseguire. Dalla ricerca, sembra che le risposte dei chatbot siano ragionevoli e prudenti, insistendo sul fatto che è impossibile predire l’andamento dei mercati, in ragione della complessità e della quantità di fattori che possono influenzarli.
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Riassumendo: un oligopolio di imprese tecnologiche fornisce algoritmi che guidano gli investimenti sui mercati, mercati dominati da un oligopolio di investitori istituzionali, che sono i loro maggiori azionisti. Cosa potrebbe mai andare storto?