Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Mai come in questo periodo di pandemia le multinazionali della tecnologia si stanno riempiendo le tasche. Nelle crisi economiche ci sono immancabilmente vincitori e vinti e che piaccia o meno lockdown, coprifuochi e stop agli eventi stanno consentendo ad Amazon, Facebook e compagnia bella di crescere ancora più rapidamente di quanto non stessero già facendo prima della pandemia. Basti pensare che sulla scia del successo dell’e-commerce l’AD di Amazon, Jeff Bezos, ha visto il suo patrimonio personale raggiungere la cifra record di 192 miliardi di dollari (+69,9% da marzo). Questo a metà ottobre, mentre i patrimoni di Mark Zuckerberg e Bill Gates salivano rispettivamente a 97,9 (+78,6%) e 118 miliardi di dollari (+ 20,4%), e quello di Eric Yaun, il fondatore di Zoom, passava da 5,5 a 24,7 miliardi di dollari (+349%). È giusto che così tanto denaro si concentri in così poche mani? È un processo reversibile?

Intervista di Raffaella Oliva a Cory Doctorow.

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Organizzato da TECH WORKERS COALITION ITALIA il 25 dicembre

Il Cyberpunk, genere artistico nato ad inizio anni ‘80, ha influenzato pesantemente, nel bene e nel male, consciamente o inconsciamente, il modo in cui ci rapportiamo alla tecnologia e ai suoi impatti sociali. Una critica al neo-liberismo che in quegli anni iniziava ad affermarsi come ideologia dominante nell’Occidente ma anche un tentativo di esorcizzare la paura della perdità di centralità del mondo anglosassone in favore delle nascenti potenze asiatiche, il Cyberpunk incorpora una critica al libero mercato e all’autoritarismo in cui la tecnologia è sia strumento di oppressione da parte di corporation e regimi autoritari che di liberazione. La tecnologia come fonte di potere da padroneggiare che permette agli eroi-hacker di sovvertire le relazioni sociali di potere tramite una maggiore conoscenza dei sistemi digitali su cui i sistemi oppressivi sono costruiti.

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Cosa significa per tutti noi la piccola notizia del segretario nazionale di un grande sindacato che tenta di mandare in streaming su Facebook, in maniera più o meno sotterranea, l’incontro che sta iniziando con il Governo in un momento drammatico per il Paese?

Leggi l'articolo completo di Mantellini su "Il Post".

Tempi presenti. Un percorso di letture sull’azienda di Bezos e il suo potere contrattuale. Il dietro le quinte di Angioni, «country manager» per l’Italia e la resistenza dello scrittore Carrión. Un’impresa nata sfruttando la quantità enorme di dati che i clienti sono pronti a consegnare in tutte le forme possibili e la debolezza dei governi di fronte alla sua volontà di dettare regole

Articolo di Maria Teresa Carbone. Leggi tutto

di Constant

Traduzione e adattamento di Dear student, teacher, worker in an educational institution,

questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020

Agli studenti, agli insegnanti e ai lavoratori impiegati nella formazione...

Insieme abbiamo assistito all'avvento della "didattica a distanza", che per la maggior parte degli istituti scolastici si è tradotto nella firma di contratti e accordi con le grandi piattaforme commerciali. Quello che pochi mesi fa avevamo chiamato "un elefante nella stanza"[^1] ha finito per travolgere gli spazi della formazione. Nonostante possa sembrare un cambiamento repentino ed emergenziale, in realtà è il proseguimento di un processo in atto già da tempo.

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Inizia la prima campagna di Tech Workers Coalition Italia.

Il problema è chiaro: l’IT italiano è stato costruito sullo sfruttamento, sull’illegalità, sulla violazione dei diritti e questa situazione non è più sostenibile. Il cambiamento non può che venire dalle lavoratrici e dai lavoratori del settore tecnologico: non dalla politica che ci ignora, non da una classe imprenditoriale nazionale incapace di superare le sue logiche feudali e sicuramente non dalle grandi aziende straniere che vedono l’Italia come una miniera da cui estrarre manodopera usa e getta a basso costo.

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Addio ai backup gratuiti illimitati.

Poco più di sei mesi: è questo il tempo a disposizione degli utenti per mettere ordine tra le immagini di Google Foto prima che la scure si abbatta su quelle in sovrannumero.

Al momento Google segue una politica abbastanza generosa per quanto riguarda il salvataggio delle fotografie e dei video: il materiale caricato in risoluzione originale viene conteggiato ai fini di calcolare lo spazio occupato, ma il backup dello stesso (eseguito in formato compresso e in qualità ridotta) no.

A partire dal primo giugno 2021 ciò cambierà. Anche le copie di backup verranno conteggiate all'interno dello spazio a disposizione di ogni account, che ammonta a 15 Gbyte per quelli gratuiti.

Leggi l'articolo completo su ZEUS News

Vogliamo dal Governo tutti i dati su COVID-19 per monitorare il rischio epidemico, in formato aperto, ben descritti e machine readable
Così la società civile sarà realmente pronta ad aiutare le Istituzioni nella gestione dell'emergenza Coronaviru.

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«Il tuo capo è un algoritmo» di Antonio Aloisi e Valerio De Stefano (Laterza). Gli autori intervistati da il manifesto descrivono le strategie politiche per non finire «schiavi» delle piattaforme. Districarsi tra obblighi di cura, isolamento e lavoro è una prova ardua per le categorie vulnerabili. La tecnologia non è neutra. Il suo impiego è spesso fonte di abusi. Con l’irrompere della pandemia, i fanatici del «soluzionismo tech» sostengono che le «macchine non si ammalano». Lo smart working ha aumentato produttività e soddisfazione, malgrado i disagi. Anche se pensato per le professioni impiegatizie, estende i suoi benefici agli altri

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La raccomandazione del Garante europeo della protezione dei dati è rivolta alle istituzioni, uffici, agenzie e organi dell’Unione europea: “I trasferimenti internazionali in corso e futuri siano effettuati in conformità con la legge sulla protezione dei dati dell’UE”.

Sul trasferimento dei dati personali verso gli Stati Uniti il Garante privacy europeo mette in guardia l’intera Unione europea e la invita ad utilizzare cloud provider che rispettano solo la normativa europea sulla data protection. 

“Il Garante incoraggia vivamente le istituzioni, uffici, agenzie e organi dell’Unione europea a evitare trasferimenti di dati personali verso gli Stati Uniti per nuove operazioni di trattamento o in caso di nuovi contratti con fornitori di servizi”.

La chiusura delle scuole causerà problemi in quelle famiglie dove mancano i device e la connessione. Le periferie delle grandi città e le aree rurali sono i territori più a rischio. Il vicepresidente di Con i Bambini: «La Dad al 100% comporterà una crisi educativa»

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di Alessia Bleve

Challenge social e sfide sociali. Riflessioni in margine, per un chill out consapevole.

questo articolo verrà pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, C.I.R.C.E. novembre 2020

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana c’erano quelli che, come me, avevano tra gli undici e i quattordici anni negli anni Novanta, troppo cresciuti per essere ancora bambini, troppo ingenui per essere adulti, in quella delicata fascia che cerca una definizione, un’appartenenza che spazzi via il senso profondo di inadeguatezza.

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The new Netflix documentary is a distraction from the drive to regulate tech companies, including Netflix itself

BY John Menick in Opinion | 29 OCT 20

A new subgenre of documentary is emerging, one in which young, white, semi-retired tech workers voice their regrets for having built the digital platforms that rule our lives. In well-rehearsed paragraphs, our heroes tell similar stories. First, they dropped out of a top-tier university, usually Stanford, overeducated in computer science and undereducated in everything else. They were then hired by one of the tech companies belonging to the Pynchonian acronym, FAANG: Facebook, Amazon, Apple, Netflix and Google. While there, they worked on new features for time-wasting apps, such as the Like Button or photo tagging.

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I sovranisti digitali dicono che l'Italia deve gestire i dati dei propri cittadini. Intanto nasce Gaia-X e la Corte di Giustizia Europea invalida l'accordo "Privacy Shield" con gli USA, ma siamo sicuri che abbiamo davvero bisogno di memorizzare tutti questi dati?
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Nella puntata di domenica 25 ottobre si parla di:

  • Negli ultimi due DPCM c'è un articolo particolare: obbliga gli operatori sanitari a caricare il codice immuni dei pazienti positivi sulla piattaforma del ministero. Perché, non lo facevano già? Evidentemente no. Cosa che ci riporta al problema della app immuni, ovvero il fatto che può funzionare solo con un sistema sanitario nazionale ben organizzato.
  • un bug sul sistema di crittografia GPG, ed ai suoi keyserver.
  • bot che raccolgono foto su Telegram e le trasformano in deepnude
  • FCC dà una mano a Trump nella sua lotta contro i social
  • Google torna a collaborare con la creazione di un muro tra USA e Messico

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Dopo l’invalidazione di Privacy Shield e l’effettiva illegalità delle piattaforme dei colossi con sede negli US, (vedi articolo di Paolo Vecchi su Agenda Digitale) è il momento giusto per muoversi.

Strumenti messi a disposizione dal Linux User Group di Bolzano Leggi tutto

Da Internazionale: Dana Mackenzie, Knowable, Stati Uniti

L’edonometro è un sistema informatizzato per valutare la nostra felicità e la nostra disperazione.

L’edonometro è uno strumento relativamente recente in un campo in cui ormai da cinquant’anni gli informatici cercano di valutare lo stato emotivo del mondo usando i computer. Per costruirlo, l’informatico dell’Uvm Chris Danforth ha dovuto insegnare a una macchina a capire le emozioni dietro i tweet analizzati (nessun essere umano potrebbe mai leggerli tutti). Questo processo, chiamato analisi del sentimento, ha fatto grandi progressi negli ultimi anni, trovando molteplici applicazioni.

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Il lockdown deciso dal governo Italiano e dalla maggior parte dei governi degli Stati a capitalismo avanzato ha determinato un'accelerazione fortissima dell'uso del digitale.

Scuole ed università si sono viste costrette ad adottare la didattica a distanza per poter proseguire le lezioni.

Questa situazione di emergenza ha fatto venire al pettine tutti i nodi di decenni di immobilismo e distruzione del poco che era stato costruito.

Innanzi tutto va detto che gli insegnanti, ma anche gli studenti e, ahimè, i genitori, si sono dovuti far carico della distanza, di inventarsi "a distanza", poiché poco o nulla è stato sperimentato sotto la guida degli organi competenti e quindi nulla è stato messo a sistema. In ordine sparso, scuole e università hanno tentato di fare buon viso a cattivo gioco, a volte facendo finta di nulla: riprodurre la didattica in presenza attraverso le video chat. Poi, pian piano, sono arrivate le assegnazioni dei compiti da fare a casa; chi attraverso le mail, chi attraverso Google Drive, qualcuno attraverso piattaforme come Edmodo, e così via. Nel frattempo il Ministero ha cominciato a dare indicazioni, tramite la sua pagina web (https://www.istruzione.it/coronavirus/didattica-a-distanza.html), sulle piattaforme per la didattica a distanza da adottare: Google Suite, Office 365, Weschool. [...] In questo panorama sono spariti completamente il metodo didattico, la libertà di insegnamento, la questione della privacy e dei dati, il digital divide. Proviamo a farli riemergere.

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Le “killer application” che vengono proposte oggi per il 5G, con la notevole eccezione del mercato business e dell’IIoT, sono generalmente banali e quasi sicuramente destinate a non avverarsi. Vediamo perché, e quale sarà, ancora una volta, l’elemento preponderante per l’uso delle nuove reti da parte degli utenti

Il 5G è fondamentale per lo sviluppo economico del paese. Si, ma perché? Per la sua minore latenza? Perché ci permetterà di dialogare col frigo e di sapere se lo yogurt è scaduto? Per abilitare la circolazione delle auto a guida autonoma o per consentire operazioni chirurgiche a distanza?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza, per capire – oltre l’hype – perché la vera killer application della nuova generazione mobile, per gli utenti, non sarà, probabilmente, nessuna di quelle finora pubblicizzate. Leggi tutto

di Enrico Nardelli, professore di Informatica all’Università Roma Tor Vergata e presidente di Informatics Europe.

Una comunità pubblica che non sviluppa e controlla una propria infrastruttura di gestione e scambio di dati e competenze pagherà un prezzo enorme in termini di possibilità di scegliere la sua direzione di sviluppo perché sarà sempre più dipendente da sistemi e conoscenze che non le appartengono, soggetta alla sorveglianza di chi controlla le infrastrutture usate. Leggi tutto