Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Windows 11 ha imposto requisiti hardware molto più severi rispetto al predecessore e, secondo diverse stime, la fine del supporto di Windows 10 potrebbe aumentare i rifiuti RAEE in maniera significativa, a partire da ottobre 2025.

I vecchi PC, tuttavia, spesso non meritano di essere messi da parte: ancora funzionanti, possono continuare ad assolvere funzioni di qualche utilità ancora oggi. Le migliori distro Linux per i PC datati possono trasformare macchine ormai legate al passato in dispositivi efficienti e funzionanti, riportandoli a una seconda giovinezza. È questo lo spirito con cui vogliamo offrire una serie di suggerimenti di distribuzioni Linux per mantenere vivi computer che ormai sentono il peso del tempo.

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Nella puntata del 21 gennaio si parla di Piracy Shield, il sistema di contrasto alla "pirateria" che dovrebbe entrare in vigore il 31 Gennaio.

Previsto dal DL Caivano con il fantomatico pretesto di contrastare il disagio giovanile online (?), si tratta di un sistema automatico in grado di bloccare i siti di streaming entro 30 minuti. I giornali ne parlano come della (ennesima) soluzione definitiva, e puntualizzano che sarebbe pensato per gli eventi sportivi. Vediamo quanto c'è di vero.

A seguire il solito misto di notiziole su copyright, privacy e sorveglianza.

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Il giro d’affari 2024 stimato in 5mila miliardi di dollari, una crescita del 6,8% rispetto all’8% preventivato appena tre mesi fa. Per la prima volta i servizi IT supereranno quelli di comunicazione. E riguardo all’intelligenza artificiale, nonostante l’hype, l’impatto in termini di spesa non sarà significativo. Le aziende avviano sperimentazioni ma il focus resta concentrato sulle tecnologie “tradizionali”

La spesa IT dovrebbe raggiungere a livello globale i 5mila miliardi di dollari nel 2024, con un aumento del 6,8% rispetto al 2023. A dirlo è Gartner, che stima un dato in calo rispetto alla previsione di crescita dell’8% di appena tre mesi fa. Sebbene l’AI generativa (GenAI) abbia suscitato un notevole clamore nel 2023, infatti, secondo la società di analisi non inciderà in modo significativo sulla crescita della spesa IT nel breve termine.

“Anche se l’AI generativa cambierà tutto, non avrà un impatto significativo sulla spesa IT, come l’IoT, la blockchain e altre grandi tendenze che abbiamo sperimentato“, spiega John-David Lovelock, distinguished vp analyst di Gartner.

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L'amministratore delegato della multinazionale Pat Gelsinger non cita più il Belpaese tra le destinazioni dei suoi investimenti, ma ricorda solo dei progetti in Germania e Polonia

A quasi un anno di distanza dalle rassicurazioni rispetto al dialogo in corso tra le parti per i possibili investimenti di Intel in Italia, da parte della multinazionale statunitense continua a non arrivare alcuna certezza su piani industriali che vedono come protagonista il nostro paese.

Come riporta il Corriere delle comunicazioni, l’amministratore delegato del colosso di Santa Clara Pat Gelsinger, incontrando i giornalisti nel corso del World economic forum di Davos, ha affermato di essere “focalizzato sugli investimenti in Germania e Polonia”, sottolineando che “nessun paese è escluso dal nostro interesse”, ma senza citare l’Italia tra quelli in cui l’azienda sta concentrando le proprie iniziative europee, per sostenere le quali sarà cruciale il Chips Act.

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Mentre sta per iniziare la discussione sul rinnovo dei vertici di Tim arriva il semaforo verde del governo alla vendita a Kkr di Netco, la società della rete. Il via libera “con prescrizioni” sulla base della normativa sul golden power è secondo Palazzo Chigi “un ulteriore e fondamentale step nell’operazione di acquisizione della società che detiene sostanzialmente tutte le infrastrutture di rete fissa, a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione”.

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C’è stato Pegasus project, poi Predator files. Le inchieste giornalistiche transnazionali che documentano la sorveglianza illegale su giornalisti, politici, dissidenti e attivisti sono sotto gli occhi di tutta l’Unione Europea. Eppure, a distanza di quasi due anni dalla nascita della commissione Pega – la commissione d’inchiesta istituita dal Parlamento Ue per “indagare sull’uso di Pegasus e altri spyware”, uno sforzo politico non indifferente per gli standard di Strasburgo – poco sembra essere cambiato.

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Leggi anche la newsletter di Carola Frediani

In questo numero:

  • Cyber armi, da Stuxnet all’Ucraina
  • Come armare i video delle celebrità
  • AI e lavoratori
  • L’Europa e gli spyware
  • L’attacco alla British Library allarma le istituzioni culturali
  • E altro

Stupri, abusi, suicidi, i moderatori rimangono per ore seduti davanti al computer, guardano ed eliminano tutti i filmati per ripulire i social. Abbiamo parlato con Sara per capire come funziona il lavoro invisibile di chi filtra i nostri feed.

"Per due anni ho guardato in casa delle persone, so cosa vedono, cosa cercano, cosa scrivono. Ora non ho più un filtro che separa me dagli altri". Sara ci risponde in videochiamata, ha 28 anni ed è una moderatrice per TikTok Italia. Vuole nascondere la sua identità, il nome è di fantasia. Il suo lavoro consiste nel guadare otto ore al giorno i video che nessun altro vorrebbe vedere. Stupri, abusi su minori, suicidi, autolesionismo. "Ho visto filmati di bambini violentati da animali, o la clip di un padre che girava per strada con in mano la testa mozzata di sua figlia". Sara guarda, tagga ed elimina i video.

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Già un anno fa, a gennaio 2023, l’azienda aveva deciso di tagliare il 6% di tutta la sua forza lavoro. Non è l’unica, anche Amazon, Xenrox e Unity Software hanno annunciato nuovi licenziamenti.

La modalità è sempre la stessa. Google ha inviato una mail a centinaia dipendenti, in una manciata di righe li ha licenziati. "Abbiamo dovuto prendere alcune decisioni difficili riguardo all'assunzione continuativa di alcuni lavoratori di Google, e siamo spiacenti di informarvi che la vostra posizione verrà eliminata", si legge nella nota inviata ai dipendenti. L'obiettivo è ridurre le spese, e investire sull'intelligenza artificiale. I licenziamenti sono anche un effetto collaterale delle ambiziose assunzioni delle Big tech fatte durante la pandemia.

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Internet nelle mani dei mastodonti. Il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile

Più telefoni cellulari e più connessioni a Internet. Tuttavia, il sogno di un pianeta connesso al servizio di tutti sembra irrealizzabile. Il divario digitale separa regioni e fasce d’età in una realtà globale in cui tre persone su quattro di età superiore ai dieci anni possiedono un telefono cellulare. Tuttavia, solo il 65% ha accesso alla rete .

Lo scorso settembre, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha riferito che nel 2023 2,6 miliardi di persone, circa un terzo della popolazione mondiale, non avranno ancora accesso a Internet. Secondo swissinfo.ch, la principale piattaforma di informazione svizzera, questa cifra è in leggero calo rispetto ai 2,7 miliardi dell’anno precedente. In entrambi i casi, si tratta di circa la metà dei 5,4 miliardi di persone già connesse – “il maggior numero di persone con accesso nella storia”. Tuttavia, nonostante questo risultato, le tendenze attuali non garantiscono l’obiettivo di una connettività “universale e significativa” entro il 2030.

A fine novembre, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, ha commentato che “gli ultimi dati sulla connettività globale mostrano una crescita, ma rimangono delle lacune”. L’analisi del traffico internet e della copertura della rete 5G, la più veloce per l’uso domestico, rivela forti differenze tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso reddito (Vedi: https://www.itu.int/es/mediacentre/Pages/PR-2023-11-27-facts-and-figures-measuring-digital-development.aspx).

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La smaterializzazione di massa dei prodotti culturali li ha resi più accessibili ma anche più precari, con conseguenze difficili da calcolare

Nel 2024 la grande catena statunitense di negozi di elettronica Best Buy eliminerà gradualmente la vendita di Blu-ray e DVD di film e serie tv, come da piani aziendali emersi già a ottobre scorso. La popolarità dello streaming e dei download digitali, causa del progressivo declino delle vendite dei supporti fisici, ha prodotto ormai da anni un cambiamento radicale delle modalità di fruizione di massa dei prodotti culturali: cambiamento spesso dibattuto e raccontato, ma le cui conseguenze su larga scala e a lungo termine sono difficili da cogliere e valutare nell’insieme.

Il fatto che l’ascolto di una canzone o la visione di un film o una serie siano oggi esperienze nella maggior parte dei casi mediate da una piattaforma di streaming è assodato e ovvio, ma definisce una differenza significativa sotto molti aspetti rispetto a un passato relativamente recente. Fino a qualche anno fa quelle stesse esperienze richiedevano infatti, oltre che un dispositivo di lettura dei dati, un supporto materiale su cui i dati erano incisi: supporto peraltro necessario anche in caso di noleggio, e ora non più.

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