Pillole

Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Lo spiega l'esperto mondiale Bruce Schneier.

È facile considerare l'intelligenza artificiale come nient'altro che l'ennesima novità tecnologica, uno strumento informatico in più, un ausilio al quale ci abitueremo presto. Nessuno si è agitato o ha proclamato la catastrofe sociale per l'introduzione del controllo ortografico o del riconoscimento vocale. Quindi perché così tanto clamore, e in alcuni casi panico, proprio intorno all'intelligenza artificiale?

L'esperto di sicurezza informatica Bruce Schneier, autore di numerosi libri sulle tematiche digitali e membro del direttivo della Electronic Frontier Foundation, una delle associazioni di punta nella tutela dei diritti digitali, ha pubblicato un saggio, intitolato AI and Trust, nel quale spiega molto bene questa anomalia partendo da un concetto sociale, non tecnologico: la fiducia. E spiega perché noi, come esseri umani, siamo particolarmente vulnerabili alla natura seducente dell'intelligenza artificiale.

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Materia oscura. La versione aggiornata 4o di ChatGpt commette meno errori delle precedenti, ma ancora ce n'è di strada da fare

Gli studenti lo sanno bene: quando si tratta di matematica e fisica non ci si può fidare del tutto dell’intelligenza artificiale generativa – ChatGpt e le sue colleghe, per capirci. Se si pone all’intelligenza artificiale un problema di qualche complessità, non sempre si ottiene la risposta giusta. Anche un esercizio di terzo o quarto anno di liceo può metterla in difficoltà, mentre se la cava benissimo con temi e traduzioni. Per questo ragazze e ragazzi, più saggi dei loro genitori, hanno inizialmente mantenuto qualche diffidenza nei confronti della nuova tecnologia e le verifiche di fisica e matematica integralmente copiate da ChatGpt sono state sporadiche.

Può sorprendere che l’intelligenza artificiale sviluppata e studiata da alcuni dei più brillanti matematici del mondo fatichi proprio in questi campi, mentre brilla con una versione dal greco. Ma la rete neurale che costituisce il «motore» di ChatGpt non impara sulla base di regole formali come i postulati della geometria euclidea o le leggi della meccanica newtoniana.

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Il presidente di estrema destra del paese Javier Milei questa settimana ha creato l' Unità di intelligenza artificiale applicata alla sicurezza , che secondo la legislazione utilizzerà "algoritmi di apprendimento automatico per analizzare i dati storici sulla criminalità per prevedere crimini futuri".

Si prevede inoltre di implementare un software di riconoscimento facciale per identificare le “persone ricercate”, pattugliare i social media e analizzare i filmati delle telecamere di sicurezza in tempo reale per rilevare attività sospette.

Uno scenario alla Minority Report, tanto che Amnesty International sostiene che la mossa potrebbe violare i diritti umani.

“La sorveglianza su larga scala influisce sulla libertà di espressione perché incoraggia le persone ad autocensurarsi o ad astenersi dal condividere le proprie idee o critiche se sospettano che tutto ciò che commentano, postano o pubblicano sia monitorato dalle forze di sicurezza”, ha affermato Mariela Belski, il direttore esecutivo di Amnesty International Argentina.

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Un articolo di Stefano Borroni Barale e Rinaldo Mattera sulla rivista Educazone aperta.

"Per capire di cosa stiamo parlando dovremmo iniziare, anzitutto, provando a dare una definizione dei termini “hacker” e “attitudine hacker”, compito piuttosto complicato, anche perché sull’argomento sono state scritte vere e proprie catene montuose di carta. Il tema è anche interessante, e meriterebbe di essere esplorato[1] in maniera critica e approfondita, ma i limiti di questo scritto non ce lo permettono.

Per evitare almeno le pericolose ambiguità create dall’immaginario collettivo dell’hacker come criminale informatico (stereotipicamente maschio, bianco, europeo, cisgender, deviante), nel prosieguo faremo ampio ricorso al discorso di Carlo Milani (2022), anche con Federico Cabitza (2024) e Davide Fant (2024).

Con hacker intenderemo un essere umano che mira, con il suo operato, a ridurre le varie forme di alienazione legate a relazioni e interazioni tra esseri umani ed esseri tecnici, sia presi singolarmente che socialmente.

Immaginiamo, a questo punto, qualche sguardo interrogativo. Ma gli hacker non erano i maghi del computer? Ecco alcune coordinate per comprende il significato che diamo noi di CIRCE (Centro Internazionale di Ricerca per le Convivialità Elettriche ) a questa parola, un significato non per forza migliore di altri, ma che illustra aspetti da noi scelti con cura, perché parte della nostra storia e delle nostre radici."

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Si conosce il numero di ricerche ogni mille reati, di molto maggiore rispetto ad altri Paesi europei. Avere un dibattito pubblico sull’argomento è impossibile: i dati sono incompleti

In Italia non è consentito sapere come e se funziona l’infrastruttura per il riconoscimento dei volti in uso alle forze dell’ordine. È una conclusione inevitabile, quella tratta da IrpiMedia e StraLi – associazione non profit che promuove la tutela dei diritti attraverso il sistema giudiziario – da tempo impegnate in un braccio di ferro burocratico con il ministero dell’Interno, restio a fornire dati e informazioni richieste tramite l’accesso agli atti generalizzato. Questo strumento dovrebbe garantire ai cittadini la possibilità di accedere a documenti e informazioni in possesso della pubblica amministrazione.

Tuttavia a dire del Viminale, oggi retto dal ministro Matteo Piantedosi, ne sarebbero escluse le statistiche relative all’efficacia del riconoscimento facciale: informazioni aggregate che non possono certo minare l’andamento delle indagini in corso. Dall’altra, proprio queste informazioni sono tasselli indispensabili a ricostruire lo sfaccettato puzzle delle tecnologie di cui fa uso la sorveglianza di Stato in Italia e che per ora è destinato a rimanere incompleto. Leggi la storia

Per indebolire un giornale online basta renderlo invisibile. Il DDoS è uno strumento economico per raggiungere l’obiettivo. Per difendersi servono reti di relazioni e peso specifico. E qui sta parte del problema

Per quasi due settimane, dal 5 al 18 luglio, IrpiMedia non è stata raggiungibile ai suoi lettori a causa di un attacco informatico. In gergo si parla di DDoS, distributed denial of service, ovvero di quella tecnica che prevede l’impiego di una complessa rete composta da migliaia di computer o server, impegnati a collegarsi contemporaneamente a un unico sito Internet in modo da mandarlo in crash e renderlo inaccessibile a chiunque.

È quanto accaduto proprio a noi, che siamo stati bersaglio di una quantità sproporzionata di connessioni per settimane, arrivata a picchi di 26 milioni di tentativi di accesso in 24 ore, rispetto alle decine di migliaia alle quali siamo abituati.

In parole povere, qualcuno ha deciso di spendere tempo e soldi per impedirci di restare online e, conseguentemente, per impedire a voi di leggerci.

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Il governo ha dato l’ok alla cessione al fondo Usa, che (dicono i documenti ufficiali) farà profitti stellari tagliando su lavoro e investimenti: il 50% dei ricavi verrà dall’ex monopolista

La vendita della rete Tim è una vicenda assurda ma tutto avviene alla luce del sole e forse per questo nessuno si ribella. I numeri mostrano che il governo Meloni ha fatto un enorme regalo al fondo Usa Kkr. Metterli in fila illumina anche il modo con cui si vendono a questi giganti pezzi di industria, un pessimo segnale in vista delle privatizzazioni da 20 miliardi che il ministro Giancarlo Giorgetti ha promesso ai mercati, cioè ai “fratelli” di Kkr.

Il primo luglio Tim e il gigante Usa da 400 miliardi di asset gestiti hanno siglato il contratto di vendita dopo mesi di negoziati. Agli americani passa la rete telefonica e di connessione in rame e fibra per un prezzo di 18,8 miliardi tra esborso diretto e debito accollato. Lo Stato – tramite il Tesoro – entra nella partita spendendo due miliardi per il 20% del capitale della nuova società della rete: “Netco”. Nell’operazione entrano anche il fondo infrastrutturale italiano F2i che avrà il 10%, mentre il fondo sovrano di Abu Dhabi Adia e il Canada Pension Plan avranno quote rispettivamente del 20% e del 17,5%. Senza la rete, alla vecchia Tim resterà la parte servizi, “SerVco”, il cui secondo azionista (dietro i francesi di Vivendi) è sempre lo Stato, con Cassa depositi e prestiti (9,8%), che in questa storia ci perde due volte: venendo escluso dalla partita della rete e rimanendo azionista di una società che da inizio anno, cioè da quando il governo ha autorizzato la vendita della rete, ha visto il suo valore in Borsa calare del 24%.

Per i vertici di Tim l’operazione era una via obbligata per salvare la società, abbattendo il debito da oltre 20 miliardi che zavorra il gruppo, eredità delle mitiche scalate a debito dei privati (che peraltro sono storicamente il piatto forte di Kkr). Il punto d’arrivo dell’oscena privatizzazione degli anni Novanta.

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“Codice aperto, dati aperti'' è il nuovo mantra della Confederazione.

Ci sono Paesi che lasciano ampia libertà di decisione agli Stati che li compongono, come la Germania, dove alcuni Land adottano Linux, altri Windows, e altri passano periodicamente dall'uno all'altro; ci sono Paesi saldamente in mano a Microsoft; e poi c'è la Svizzera, che ha virato decisamente verso l'open source.

È entrata infatti finalmente in vigore la legge che impone a tutti gli enti pubblici di rendere pubblico il codice degli strumenti software in uso, a meno che ciò non leda i diritti di terze parti o ci siano preoccupazioni riguardanti la sicurezza che rendano sconsigliabile l'apertura.

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I fondi raccolti fino adesso da OpenAI non sono abbastanza per far fronte ai continui investimenti che richiede la ricerca sull'intelligenza artificiale generativa e l'allenamento di modelli sempre più performanti come ChatGPT 4o.

OpenAI si trova ad affrontare una situazione finanziaria critica, con una perdita prevista di 5 miliardi di dollari entro la fine dell’anno.

Questa previsione, secondo quanto riporta il sito The Information, che ha raccolto e studiato i dati finanziari della società, è dovuta a una serie di fattori, tra cui massicci investimenti in ricerca e sviluppo, espansione delle infrastrutture e alti costi operativi.

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Puntata del 21 luglio in buona parte dedicata all'incidente Crowdstrike: la nota azienda di sicurezza fa un aggiornamento sbagliato e blocca un numero enorme di sistemi in tutto il mondo. Da cosa dipende? Proviamo a rispondere sia sul micro (il bug specifico) sia sul macro (il sistema complessivo).

Proseguiamo poi con le ultime notizie di Anna's Archive. L'ambizioso progetto archivistico, dopo aver incassato il blocco di uno dei suoi domini, si chiede: usque tandem la diffusione della cultura sarà attaccabile dalle lobby del copyright? La risposta che cerca è di natura tecnica, e richiede la stima di analisi sulla dimensione degli archivi, un po' di fiducia positivista nei progressi della tecnica... ma il risultato è incoraggiante!

Ascolta l'audio sul sito di Radio Onda Rossa