In anteprima e in uscita progressiva per i donatori, e poi per i lettori, la monografia di guerre di rete sull'intelligenza artificiale
Guerre di Rete - una newsletter di notizie cyber a cura di Carola Frediani N.167 - 4 settembre 2023
La newsletter riprende con l'annuncio dell’uscita del primo ebook di Guerre di Rete. Si intitola Generazione AI e, indovinate un po’, è dedicato agli ultimi sviluppi dell’intelligenza artificiale generativa, e al loro impatto sulla società, l’economia, la geopolitica. È stato ideato e curato da Carola Frediani, da Sonia Montegiove e da Federico Nejrotti, e i suoi articoli sono firmati da Stefano Casini, Antonio Dini, Carola Frediani, Federica Meta, Giuditta Mosca, Federico Nejrotti, Antonio Piemontese e Andrea Signorelli.
Troverete l’introduzione di Carola Frediani; Andrea Signorelli che racconta la storia del chatbot ELIZA e soprattutto di Joseph Weizenabum, e i suoi riverberi attuali; Antonio Dini ci trasporta in profondità nella “guerra fredda” dell’AI, lo scontro Usa e Cina, e le varie angolature geopolitiche della partita, da Taiwan all’Ucraina; Federica Meta si muove tra Usa, Ue e Cina, tra legislazione e investimenti, e poi analizza alcune delle aziende in campo; Federico Nejrotti racconta e analizza l’impatto dell’AI generativa sul mondo artistico; Giuditta Mosca sviscera un ampio studio, che analizza e critica il ruolo di Big Tech; Antonio Piemontese intervista alcuni esperti fra giornalismo, accademia e politica (Virginia Padovese; Mariarosaria Taddeo; Brando Benifei) sul rischio della generazione automatica di disinformazione; e Stefano Casini descrive alcuni degli strumenti di AI esplosi per il grande pubblico negli ultimi mesi.
La newsletter del 25 giugno di Carola Frediani
In questo numero:
Prosegue il dibattito sull'AI.
Nella Newsletter del 28 maggio si parla di:
Microsoft ha annunciato che nei prossimi mesi integrerà Copilot, il suo assistente AI, in Windows 11. Sarà quindi possibile, fra le altre cose, chiedere all'assistente di "regolare le impostazioni" o di eseguire altre azioni su un computer (The Verge). “Stiamo introducendo Windows Copilot, rendendo Windows 11 la prima piattaforma per computer ad annunciare un’assistenza AI centralizzata per aiutare le persone a intervenire facilmente e a realizzare le cose”, scrive Microsoft nel suo blog...
La newsletter di Carola Frediani questa settimana tratta principalmente temi legati all'IA N.159 - 7 maggio 2023
In questo numero:
Con l'arrivo sulla scena di ChatGPT, la necessità di riconoscere se un testo è stato scritto da un'intelligenza artificiale o meno ha già invaso l'ambito scolastico.
La città di New York e la città di Los Angeles hanno deciso di impedire l’accesso al chatbot sviluppato da OpenAI dalle reti e dai dispositivi scolastici. La preoccupazione è che l’abuso dello strumento possa rendere più facile per gli studenti imbrogliare sui compiti. O che il suo utilizzo possa diffondere informazioni inesatte.
Leggi l'articolo sul sito di "guerre di rete" dove potrai leggere anche l'ultima newsletter di Carola Frediani.
Numero molto interessante della newsletter di Carola Frediani, dedicata in larga misura all'hype (tradotto da wordreference con battage publicitario) sull'Intelligenza Artificiale
L'indice del numero N.150 - 21 gennaio 2023
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Riporto una definizione di ChatGPT frutto del dibattito nella mailing-list pubblica del Centro NEXA su Internet & Società del Politecnico di Torino (Dipartimento di Automatica e Informatica):
"ChatGPT produce testo 'finito' combinando stringhe di testo del cui significato non sa nulla, in modo statisticamente coerente con l'uso di queste stringhe nei testi con cui è stato programmato. Il testo prodotto non ha perciò alcun valore informativo o intento comunicativo. ChatGPT non è programmato per produrre risposte corrette, ma sequenze di parole che siano statisticamente simili a quelle presenti nei testi scelti dai programmatori."
La newsletter di Carola Frediani. In questo numero:
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Negli ultimi 14 giorni è successo di tutto! Licenziamenti di massa, dimissioni di massa ai vertici, cambiamenti nel servizio, inclusi numerosi ripensamenti.
Le Dita nella presa, trasmissione di Radio Onda Rossa e la newsletter Guerre di rete di Carola Frediani fanno il punto su quanto successo cercando di demistificare il carosello mediatico che ha generato l'acquisto di Twitter da parte di Elon Musk.
La pandemia ha spinto piattaforme educative a distanza, realtà virtuali, software di controllo in tutto il mondo. Quali sono le questioni in gioco? Ne scrive Silvia Cegalin sul sito Guerre di Rete.
“Stando sull’Italia, in questo momento nelle scuole dominano soluzioni commerciali. Un’indagine svolta da Altreconomia ha rilevato che l’applicazione educativa più usata dalle scuole italiane è Google G Suite (86,3%), seguita da Microsoft 365 (18%) e WeSchool (6,2%). “Anche tra gli ulteriori sistemi per videocall o strumenti digitali utilizzati emerge la forte prevalenza di soluzioni commerciali (quali Whatsapp, Skype e Zoom) a discapito di quelle con licenza open source (come Jitsi o Moodle)”, scriveva la rivista.
Un tema che era stato posto anche durante un’audizione davanti alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza dell’8 luglio 2020, quando l’allora Garante della privacy, Antonello Soro, suggeriva al ministro dell’Istruzione che sarebbe stato più prudente utilizzare il registro elettronico consolidato (sebbene non privo di problemi), rispetto alle piattaforme di multinazionali straniere. Inoltre chiedeva all’Italia di dotarsi di una piattaforma pubblica italiana che mettesse insieme risorse e competenze, per garantire una maggiore sicurezza dei dati, soprattutto quelli dei minori”.
Internet, per come lo conosciamo oggi, è composto da migliaia di componenti digitali che, assemblate tra di loro, danno forma ogni volta ad applicazioni e piattaforme diverse. Possiamo pensarle come dei mattoncini Lego: le unità fondamentali sono spesso le stesse, ma combinarle in modo diverso permette di generare strumenti e spazi digitali diversi.
Molti di questi mattoncini sono sviluppati direttamente dalle aziende e dalle organizzazioni che costruiscono applicazioni per il web. Altrettanti di questi mattoncini, però, vengono sviluppati da programmatori che non lavorano per grandi aziende e che rilasciano il proprio lavoro come open source, permettendo (eventualmente) a chiunque di contribuire a questi progetti. [...]
Nonostante la loro importanza, però, i mattoncini open source dipendono spesso dal lavoro e dalla volontà di singoli programmatori che a titolo volontario impegnano il loro tempo per aggiornare, riparare e ampliare questi progetti. Le grandi aziende che utilizzano queste librerie gratuite, anche quando sono incluse in applicazioni e servizi a pagamento, il più delle volte non prevedono delle risorse per seguire la manutenzione di questi pezzi di software. Il risultato è che, sempre più spesso, il funzionamento e la sicurezza di librerie essenziali per piattaforme digitali gigantesche dipendono da pochissimi programmatori che lavorano gratuitamente.
Nella pratica, questa dinamica sta facendo emergere dei significativi problemi di sicurezza e compatibilità e, soprattutto, tende a mettere in secondo piano il riconoscimento e la remunerazione del lavoro svolto dai programmatori open source. Nella teoria, però, l’approccio open source dovrebbe poter garantire una vera e propria “mente alveare” in grado di contribuire all’innovazione del software attraverso un approccio orizzontale e decentralizzato.
[...]
Il problema è evidente, sistemico e perlopiù irrisolto. Esiste un rilevante disequilibrio tra il lavoro offerto a titolo volontario da parte degli sviluppatori e i profitti generati dai software venduti che funzionano anche grazie ai pacchetti open-source. È ormai chiaro che questo problema di riconoscimento del lavoro non produca soltanto profonda insoddisfazione e risentimento (come nel caso di Koçulu) negli sviluppatori, ma ponga anche le premesse perfette per dei problemi di sicurezza critici spesso difficilmente monitorabili. Da anni, interi ecosistemi di programmazione stanno cercando di elaborare soluzioni efficaci, ma lo scioglimento definitivo di questo nodo è ancora lontano — e non è detto che possa consistere in una soluzione unica, globale e capillare.
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