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Pillole di informazione digitale

Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...

Una serie di associazioni internazionali hanno proclama l'8 Marzo 2023 Giorno dell'Azione Anti-Cloud.

"In questa giornata proveremo ad astenerci dall'utilizzare, dal foraggiare o dal prenderci cura del Cloud delle Big Tech. Questo sciopero invita a una drastica riduzione dei servizi digitali estrattivi per invece dedicarsi all'organizzazione collettiva. Ci uniamo alla lunga storia degli scioperi femministi internazionali, perchè consideriamo questa una lotta sui temi del lavoro, della cura, dell'anti-razzismo, della vita queer e della tecno-politica trans*femminista.

Troppi aspetti delle nostre vite dipendono dal Cloud. Le modalità espansioniste, estrattiviste e finanziarizzate delle Big Tech trasformano tutti i processi vivi e creativi in profitto. Questo incide profondamente su come ci organizziamo e ci prendiamo cura delle risorse. Molte istituzioni pubbliche come ospedali, università, archivi e scuole hanno trasferito le proprie attività principali su soluzioni software-as-a-service affittate. Gli interessi delle Big Tech condizionano come insegniamo, creiamo accesso, impariamo, conosciamo, organizziamo, lavoriamo, amiamo, dormiamo, comunichiamo, amministriamo, ci prendiamo cura, e come ricordiamo."

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In questa puntata di DataKnightmare Walter Vannini inveisce contro i GAFAM, e questa non è una novità, ma anche contro una pletora di persone che a vario titolo, alcun* anche a titolo ufficiale, insistono sul fatto che non ci sono alternative ai prodotti delle bigtech, siano essi la suite per l'ufficio che il cloud per la Pubblica Amministrazione o per la Scuola.

Ha ragione! Infatti non solo non è vero che non ci sono alternative, ma queste ultime sono migliori delle offerte GAFAM, non fosse altro perché rispettano la privacy dei propri utilizzatori. In realtà, personalmente, i motivi per cui considero le alternative migliori delle offerte della BigTech sono molte di più della questione della difesa della privacy.

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Il nuovo obiettivo per il cloud di Stato francese è mettere, finalmente, l’ecosistema nazionale specializzato nel settore al centro della strategia nazionale.

Schiaffo dalla Francia al cloud Usa. Il Governo cambia la strategia cloud, non più quella presentata l’anno scorso “Cloud di fiducia” con Microsoft e Google protagonisti, ma ora con un sostegno chiaro, massiccio e inequivocabile al settore cloud francese. L’obiettivo: mettere, finalmente, l’ecosistema nazionale specializzato nel cloud al centro della strategia nazionale e rimuovere un certo numero di ostacoli.

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DataKnightmare: L'algoritmico è politico

Il Garante stoppa Google Analytics. E ora? Ci poniamo il problema che forse (forse!) GA 4 è rispettoso del GDPR o riconosciamo che Analytics è solo la punta dell'iceberg, l'inizio della Lunga Marcia verso la nostra sovranità digitale e l'indipendenza da Big Tech (o il riconoscimento dello status di colonia)?

In questa puntata Walter Vannini spiega perché il cloud USA non è adatto alle esigenze Europee e dice che non c'è alternativa alla scelta di far crescere il cloud Europeo (che esiste nonostante i nostri governanti).

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Il numero di maggio della rivista Gli Asini è dedicato principalmente alle riflessioni sulla tecnologia.

In particolare sono tre i contributi di persone che collaborano con C.I.R.C.E. che vi consiglio di leggere:

Anche altri interventi sono molto interessanti, tra questi in particolare quello di Giacomo Tesio, "A scuola da Google" che riprende i temi legati alla DAD trattati anche da C.I.R.C.E. all'interno del libro "Formare a Distanza?"

Nel numero della rivista si parla anche di Software libero (A.R. Meo), di Cloud (D. Lamanna), di guerra per l'attenzione (S. Lanza)

L'indice completo degli articoli Buona lettura

  • È ormai verosimile che i dati della pubblica amministrazione italiana saranno in futuro gestiti da una cordata composta da Tim, Cdp, Sogei e Leonardo, dove però il principale fornitore tecnologico sarà Google, che con Tim ha avviato un’importante partnership nazionale.
  • È un problema innanzitutto di autonomia tecnologica: come si fa a far girare tutti i propri dati e servizi su piattaforme online il cui interruttore si trova negli Usa?
  • E poi c’è il tema della sovranità, perché gli Usa dispongono di normative extraterritoriali, il Cloud Act ed il Fisa 702, che consentono loro di accedere a qualsiasi dato contenuto nei server di loro operatori, anche se ubicati in Europa.

In rete girano già battute del tipo: «I dati della pubblica amministrazione sono su Google, così sarà più facile trovarli». Scherzi a parte...

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Mentre in Italia nasce l’associazione Gaia-X Hub Italia sostenuta da tre ministeri, uno dei fondatori del consorzio lascia per dopo l’ingresso dei big player mondiali. Il progetto rischia di perdere la sua identità? Il punto sulle sfide che caratterizzano il funzionamento di un cloud e la sovranità digitale Ue

In queste ultime settimane il progetto Gaia-X, un’iniziativa europea per riguadagnare almeno un po’ il terreno perduto dall’Europa in tema di cloud, è tornato sotto i riflettori con l’annuncio della costituzione dell’associazione Gaia-X Hub Italia sostenuta da tre ministeri (Sviluppo economico, Innovazione e transizione digitale, Università e ricerca) e da altri attori rilevanti nel panorama nazionale.

Allo stesso tempo uno dei 22 fondatori del consorzio Gaia-X, Scaleway attore francese del public cloud, ha annunciato l’intenzione di non rinnovare l’adesione al consorzio assumendo posizioni molto critiche sul progetto. Il provider francese contesta infatti l’ingresso nel consorzio che oggi conta oltre 300 organizzazioni dei big player del cloud pubblico mondiale come AWS, Microsoft, Google, IBM se si pensa all’America o Huawei se si pensa alla Cina. È evidente che se l’aspetto centrale nel progetto Gaia-X era quello di assicurare un’autonomia europea in materia di cloud l’ingresso di questi grandi player extracomunitari può influenzare il progetto fino a farne perdere l’identità, che è l’essenza dell’accusa mossa da Scaleway.

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Una corrispondenza a Radio Onda Rossa per cercare di comprendere il dibattito nazionale che sta dando molto spazio alla proposta di acquisto di Tim fatta da Kkr.

Colleghiamo a questo argomento anche il tema del cloud europeo, un progetto che rimane ancora non del tutto chiaro. Si può già dare per assodato, però, che il tema della sovranità che viene sbandierato per quanto riguarda la stesura della fibra non sia al centro delle attenzioni quando si parla di cloud.

Ascolta l'intervento sul sito di Radio Onda Rossa

Carola Frediani nella sua newsletter fa il punto sul cloud europeo e italiano.

Il consorzio Gaia-X intende creare un cloud federato europeo attraverso un accordo di collaborazione per definire criteri e standard comuni di gestione dei dati e dei servizi, e prevede anche la creazione di una serie di hub regionali. Attenzione, l’idea è quella di creare non una piattaforma ma un ecosistema, prima ancora un framework, cioè una cornice in cui far funzionare servizi cloud secondo standard e regole comuni (su portabilità, sicurezza, interoperabilità ecc) e a quel punto favorire così lo sviluppo di un’industria locale.

Problema: anche le aziende di cloud extra-Ue sono membri del consorzio, costituitosi come noprofit nel 2021, anche se non è chiaro quale ruolo avranno. Ricordiamo che i servizi cloud di Amazon, Microsoft e Google ammontano al 69 per cento del mercato

Il consiglio di amministrazione del consorzio è composto da aziende europee quali “OVHCloud, Airbus, Orange e ovviamente Deutsche Telekom, ma il coinvolgimento riguarda anche partner extra europei. Tra le crescenti organizzazioni che hanno aderito al progetto – circa 320 dalle poche decine di un anno fa – ci sono alcune che rappresentano gli interessi di aziende esterne, come Bitkom, CISPE e Digital Europe che sono la voce dei vari Amazon, Google e Microsoft all’interno di Gaia X. L’influenza statunitense, quindi, è ancora molto importante”. Nel mentre, alcune aziende di hardware e software europee, scontente di come stava andando il progetto, a luglio hanno creato Euclidia

L’hub italiano Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese ha presentato il suo progetto di hub regionale di Gaia-X lo scorso maggio: il governo ha infatti affidato a Confindustria il compito di costituire e coordinare la “filiale” italiana. A differenza di altri Paesi, in cui è previsto il coordinamento da parte delle istituzioni pubbliche, sul nostro territorio il promotore dell’Hub è Confindustria”, scrive un report di I-Com. Nondimeno il governo avrebbe dato un sostegno finanziario.

Struttura, statuto e lancio operativo dell’hub dovevano essere previsti per fine giugno. Tuttavia anche la parte italiana sembra essere in ritardo

La gara per il cloud della PA del Polo Strategico Nazionale Per quanto riguarda invece il PSN, il Polo Strategico Nazionale, cioè quell’infrastruttura che in Italia dovrà ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali, a fine ottobre si contavano 3 cordate nazionali pronte a presentare i rispettivi progetti: Tim-Cdp-Sogei-Leonardo; Almaviva-Aruba; Engineering-Fastweb.

Ultimo punto del casino. “A sorpresa la gara non sarà gestita dalla Consip, la spa del ministero dell’Economia che si è occupata delle precedenti procedure per il cloud della Pa”, ha scritto Il Sole 24 Ore.

Leggi la newsletter completa di Carola Frediani che spiega i punti sul cloud riassunti qui

Tra annunci roboanti si è arrivati al dunque: tanti soldi grazie al PNRR, un prevedibile assalto alla diligenza, con appetiti ben in vista delle grandi multinazionali, e meccanismi di controllo ancora poco chiari. Si spera che sul Cloud non si verifichi la stessa impostura che si è registrata sul dossier della rete unica.

Il Cloud per la PA prende prepotentemente la scena. Come previsto, il ministero guidato da Vittorio Colao ha ricevuto la proposta progettuale avanzata dalla cordata TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti (CDP, attraverso la sua controllata CDP Equity) e Sogei. A depositare la propria proposta progettuale anche il tandem nazionale composto da Almaviva e Aruba.

La posta in gioco messa a disposizione dal PNRR non è di poco conto: 1,9 miliardi di euro per infrastruttura Cloud e migrazione dei dati, cui si aggiungono altri miliardi per il settore del digitale nel suo complesso, a cui si aggiungono ancora altre ingenti risorse provenienti da misure esterne al PNRR.

Si tratta di soldi pubblici che andrebbero spesi tutti e spesi nel migliore dei modi, salvaguardando alcune prerogative che qualificano le decisioni. Ma vediamo, per questo, quali sono i punti di criticità.

Leggi l'articolo di Barberio sul sito key4biz

Nel frattempo è arrivata la presa di posizione del Consorzio Italia Cloud che non presenterà proposte perché "Non riconosciamo il modello del Governo". Leggi tutto.