Segnalazioni di articoli su diritti digitali, software libero, open data, didattica, tecno-controllo, privacy, big data, AI, Machine learning...
Il nodo italiano della collaborazione Cochrane si associa all’appello del British Medical Journal affinché i dati «grezzi» siano accessibili a tutti. D’accordo anche il farmacologo Garattini. Rita Banzi (istituto «Mario Negri»): non è una richiesta no vax, la trasparenza è necessaria su tutti i farmaci
I dati e le decisioni sui farmaci e sui vaccini devono essere «aperti», cioè accessibili ai ricercatori per analisi indipendenti. Dopo l’appello del British Medical Journal (Bmj), lo chiede anche l’Associazione «Alessandro Liberati». L’associazione è il nodo italiano della rete internazionale Cochrane, una rete di ricercatori indipendenti che riesamina in modo sistematico i dati e la letteratura scientifica su terapie e dispositivi medici alla ricerca di manipolazioni, inconsistenze nei dati e conflitti di interesse. Ai tempi dell’influenza suina, proprio la Cochrane evidenziò il caso del Tamiflu, farmaco anti-influenzale comprato in miliardi di dosi da tutti i governi che, dopo una lunga battaglia per ottenere i dati originali dalla Roche, si rivelò assai poco efficace.
Come hanno scritto l’attuale direttore del Bmj Karim Abbasi, l’ex-direttrice Fiona Godlee e il ricercatore Peter Doshi (uno dei protagonisti dell’affaire Tamiflu), le aziende che producono vaccini e terapie anti-Covid sono ancora restie a condividere i dati originali raccolti durante le sperimentazioni. Per il vaccino Pfizer, ad esempio, l’azienda si è detta disponibile a condividerli su richiesta, ma solo dopo il 2025.
Leggi l'articolo completo di Andrea Capocci su "Il Manifesto"